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Capitolo XIX

Ella cercò in mezzo alla miriade di persone presenti nel vagone di ritrovo un gruppetto di volti noti. Sapeva di non essere eccitata come la situazione richiedeva. Sentiva la ferita alla mano pizzicare e il sangue, che aveva continuato a fuoriuscire anche durante la notte, aveva macchiato le garze, costringendola a cambiarle più di una volta.

Il solito gruppo di Imperiali, fra cui spiccavano naturalmente Jasmeen, Sara e Brix, era seduto intorno a un tavolino, apparentemente a chiacchierare di sciocchezze. Ella sapeva bene che, nascosta da un'aria innocente e da risatine frivole, si celava invece la scaltra organizzazione del piano di fuga.

Si avvicinò al gruppo con ampie falcate, mettendosi a sedere proprio di fianco a Brix. Fu sorpresa nel vedere anche Noah e Maya. Gli Imperiali sembravano non andare molto d'accordo con i due magicanti. Forse erano soltanto spaventati dalle loro diversità.

La Guardiana finse un sorriso nel vanno tentativo di camuffare l'espressione triste degli occhi, poi cominciò a parlare.

- Ci sono ottime notizie! Una fata di luce, Sorien, mi ha detto quanto tempo manca, approssimativamente, perché il treno raggiunga il binario tortuoso. Stando a quello che mi ha riferito, dovremmo avere circa due settimane di tempo.

Gli Imperiali si scambiarono alcune rapide occhiate.

- Ce le faremo bastare. - rispose secco Brix.

- Tu che mi dici? Come procede la costruzione del globo?

- Diciamo che procede a rilento. Il fatto di non avere una stanza sicura a disposizione ci sta penalizzando parecchio. Al momento abbiamo pronta soltanto la guida di metallo esterna. Come pensavo, la forma sferica è decisamente la migliore. Sarà più facile da lanciare e raggiungerà con più facilità le ruote del treno. In ogni caso... mancano ancora molti pezzi.

- Va bene, possiamo farcela! Non preoccupatevi, troverò il modo di usare una no rules room, così potrete velocizzare il processo di costruzione.

Brix annuì.

- Dobbiamo anche capire qual è il punto migliore da cui lanciare il globo. Potrebbe essere necessario aprire uno dei finestrini sigillati. - sospirò sconsolato, in un modo che Ella non capì - Hai detto che sei riuscita a convincere un lupo grigio ad aiutarci. Potremmo essere costretti ad usare la sua forza...

Brix sembrava riluttante, quasi come non volesse avere nulla a che fare con Fenrir.

- Sì, la forza del lupo grigio è a nostra disposizione. È una bella notizia, no?

- Ella... - Jasmeen prese parola - I lupi grigi sono pericolosi. Tutte gli esseri che abitano il Vortice lo sono. Secondo noi ti stai fidando delle creature sbagliate.

- Magari è proprio per questo che riusciremo a scappare. - la Guardiana era indispettita - Magari ci serve l'aiuto di creature diverse da noi. Magari è per questo motivo che siete rimasti prigionieri di quest'incubo per anni! Forse dovreste smetterla di costruire un muro attorno a voi che vi allontani da tutte le creature che non fanno parte della vostra razza!

Era arrabbiata. Non si rese nemmeno conto di quanto quella frase suonasse ridicola detta proprio da una delle Guardiane. I presenti la guardarono sorpresi, ma nessuno ebbe il coraggio di ribattere.

Si alzò rapida dalla sedia, dirigendosi verso la porta. Non aveva più voglia di discutere. In fondo, aveva già parlato di Sorien e di quello che la fatina le aveva detto. Non c'era più motivo di restare nella stanza. Sarebbe potuta tornare nella sua cuccetta, magari per cambiare nuovamente le garze e per sciacquare la ferita, che, nel frattempo, aveva cominciato a bruciare prepotente.

Una voce femminile catturò però la sua attenzione. Eden, in piedi vicino ad alcuni divanetti, stava parlando con due controllori e un macchinista. Ultimamente sembrava che l'Infiltrata avesse preso di mira proprio il vagone di ritrovo preferito da Ella, dato che la Guardiana la vedeva spesso rilassarsi fra tavoli e poltroncine. Oppure fra le braccia di Daemon.

Aveva i capelli raccolti in una odiosa coda alta come al solito. E stava parlando con la sua voce sgraziata e fastidiosa. Tutto di lei sembrava dare sui nervi ad Ella. Ogni movenza dell'Infiltrata alimentava la rabbia che la stava consumando. Ogni più piccolo gesto le faceva desiderare di distruggerla.

La Guardiana avvertì nuovamente quella strana e bruciante sensazione che si era impossessata di lei anche quando la aveva vista avvinghiarsi a Daemon. Una sensazione che la spingeva a far del male a qualcuno. E il miglior bersaglio non sarebbe potuto essere altri che Eden.

Ricordò di come quella spietata Infiltrata la aveva colpita al volto, facendola cadere a terra. Ricordò il suo sorriso quando Lux aveva ucciso Tommy. Ricordò il suo ghigno quando Daemon la aveva trascinata nella sua stanza. Non c'era altro che cattiveria in lei.

Quel suo visetto antipatico, quella sua insopportabile risata, quel suo crudele modo di fare... tutto di lei meritava una punizione...

Ella afferrò una piccola lampada appoggiata su uno dei tavolini. Lo fece senza pensarci, come se la sua mano si stesse muovendo da sola. La strinse con forza e poi la scagliò in direzione di Eden con inaudita violenza. Il vetro che la componeva si andò a frantumare in mille pezzi colpendo il muro dietro l'Infiltrata, mancandola solo di qualche centimetro.

Lei trasalì e si voltò nella direzione da cui proveniva l'oggetto con uno sguardo fra il sorpreso e lo spaventato. Quando si accorse che era stata la Guardiana a lanciare la lampada, la sua espressione cambiò, sollevò il mento e restò a fissare la sua rivale con aria di sfida. Le due rimasero a scrutarsi per interminabili secondi.

Nel frattempo Jasmeen era scattata in piedi, pronta a correre verso l'amica. Sara l'aveva però fermata, consapevole di quanto stava per accadere.

Una guardia si presentò all'interno della sala. Solo la sua voce metallica fu in grado di far concludere il gioco di sguardi che si era venuto a creare tra Ella e Eden.

- È vietato aggredire il personale del treno è vietato danneggiare gli gli oggetti contenuti nel treno è vietato aggredire il personale del treno è vietato...

Le sopracciglia di Ella, prima aggrottate in una smorfia d'odio, si sollevarono lasciando sfuggire la paura che la guardia provocava in lei. Quella disgustosa creatura stava cominciando a modificare il suo aspetto, lasciando cadere la mandibola e facendo sì che occhi e capelli si squagliassero.

La ragazza provò a indietreggiare di qualche passo, ma il mostro allungò una mano e la afferrò saldamente, graffiandola con gli artigli appena spuntati. Dopo di che, con una forza quasi incredibile, la trascinò fuori dal vagone di peso. Vani furono i tentativi di Ella di sfuggire a quella morsa. Sembrava che più si dimenasse, più la guardia stringesse la presa.

L'ultima cosa che vide prima di essere portata via furono i grandi occhi verdi di Jasmeen, terrorizzati.

*****

Ella si rifiutò di camminare per l'intero tragitto, lasciandosi trascinare sul pavimento. Combatté la guardia con calci, pugni e persino morsi. Ma quell'essere sembrava non solo impassibile a tutto, ma anche indistruttibile. Pareva che non provasse dolore e che niente fosse in grado di ferirlo. Al contrario, quella creatura era stata in grado, con i suoi artigli, di aprire profondi tagli sul braccio di Ella, lacerando anche la manica della divisa. Tagli che erano ben lontani dal guarire e che ora stavano iniziando a sanguinare.

Arrivarono davanti ad una porta chiusa dopo diversi minuti. Di fianco all'ingresso svettava un piccolo cartello con su scritto "M-601". A causa dello sfregare contro il pavimento, la gonna della divisa della ragazza si era leggermente sgualcita.

La guardia spalancò la porta senza neanche toccarla. Ella non ebbe il tempo di chiedersi come avesse fatto, dato che venne lanciata all'interno della stanza con violenza, ricadendo pesantemente sulle dure mattonelle.

La sala in cui si trovava doveva essere una sala di tortura, come quella in cui lei e Jasmeen erano state chiuse alcuni giorni prima, anche se era decisamente più grande. Emanava la stessa atmosfera cupa e terrificante ed anche in questo caso erano presenti sedie e catene, addossate alla parete destra. A differenza della stanza conosciuta da Ella, però, conteneva anche, disposti sul lato sinistro, alcuni armadi e un lunghissimo tavolo su cui erano gettati alla rinfusa spranghe metalliche, pinze, tenaglie, fruste, siringhe e diversi tipi di coltelli. C'erano anche altri oggetti, ma la ragazza non seppe riconoscerli.

Mentre scrutava spaventata gli orrori contenuti nella stanza, la guardia le si avvicinò inesorabilmente. La mandibola sembrava essersi dislocata, visto che si muoveva in modo bizzarro all'altezza del bacino della creatura, quasi fosse uno strano pendolo. Gli occhi si erano del tutto liquefatti, lasciando al loro posto delle orbite vuote e profonde. Anche i capelli sembravano squagliarsi, colando ai lati del viso deformato e assumendo sempre più le sembianze di sangue nero e denso. Una delle sue mani si avvicinò pericolosamente ad Ella. Ora che la vedeva da vicino, si rese conto che quelli che inizialmente sembravano artigli non erano altro che appuntite ossa fuoriuscite dalla pelle delle dita.

L'irruzione di un uomo e una donna all'interno della stanza si rivelò provvidenziale. Si trattava di due controllori.

- Che succede... sparisci tu! - disse l'uomo rivolto alla guardia.

La creatura si ricompose in pochi secondi ed uscì dalla stanza. Ella non sarebbe mai riuscita ad abituarsi a quella ridicola indifferenza che le guardie mostravano quando venivano congedate, quasi come se non ricordassero nulla di quanto appena accaduto.

- E questa chi è? - disse poi la donna riferendosi ad Ella.

- Che importa. Legala, faccio mandare qui qualcuno.

La donna si avvicinò a lei, facendosi poi aiutare dall'altro controllore per sollevarla e spingerla contro il muro. Venne legata in modo tale da rimanere adiacente alla parete, con le braccia sollevate verso l'alto e i polsi uniti insieme, mantenuti dolorosamente attaccati da delle strette manette di metallo. Le legarono anche le caviglie, forse per impedirle di scalciare.

Poi la lasciarono da sola, richiudendo la pesante porta di ingresso e facendo piombare la stanza in un'inquietante oscurità. La mancanza di finestre e le luci artificiali spente rendevano il buio che avvolgeva Ella talmente denso da impedirle persino di respirare. L'unica cosa che riusciva ad avvertire era il sangue che le colava dal braccio.

Rimase così talmente a lungo che le sue mani iniziarono a detestare le manette e i suoi occhi iniziarono ad amare le tenebre.

Una voce familiare la riportò alla realtà. La porta si spalancò, lasciando entrare un fascio di luce talmente prepotente che le pupille della Guardiana divennero quasi invisibili, esponendo le iridi marroni.

- Va bene, me ne occupo io. - era la voce di Daemon.

Quando il ragazzo entrò nella stanza, sembrò sorpreso di trovarla legata lì. Evidentemente i controllori che lo avevano avvisato della presenza di un passeggero nella stanza M-601 non avevano specificato di chi si trattasse.

L'Infiltrato afferrò una delle sedie posizionate vicino ad Ella, la posizionò proprio davanti a lei e vi si sedette al contrario, a cavalcioni, appoggiando lo sterno contro lo schienale. Rimase a fissarla sorridendo, mentre lei ricambiava lo sguardo seria.

- Mi hanno detto che hai aggredito Eden.

- Non l'ho aggredita. Le ho lanciato contro un oggetto nella speranza di colpirla. È diverso.

- Ah capisco. - rise lui - Effettivamente è molto diverso.

- L'ho mancata, se può interessarti.

- Oh, ne sono molto sollevato. A questo punto il mio consiglio è quello di esercitarti a prendere meglio la mira. - rise di nuovo - Se devi essere torturata, che sia per un motivo valido. - tornò improvvisamente serio - Perché lo hai fatto? Non è un comportamento tipico di una Guardiana.

- Vuoi torturarmi?

- Ti ho fatto una domanda.

- E io l'ho ignorata.

Daemon si alzò, allontanando la sedia con un calcio. Si avvicinò lentamente ad Ella, fino ad essere così vicino da potersi appoggiare a lei. I loro volti erano quasi in procinto di sfiorarsi. Si guardarono. Ella poteva chiaramente sentire il delicato respiro del ragazzo che premeva contro il suo torace.

- Ma che ti è preso? - le chiese. Aveva una voce tranquilla. Non sembrava nemmeno volere una vera e propria risposta.

- Eden se lo meritava. Si merita anche di peggio. Le ho solo fatto prendere uno spavento. La prossima volta le lascerò addosso una cicatrice che le faccia ricordare per sempre tutto il male che ha fatto agli altri.

- Buona fortuna allora. - la derise lui - Fammi sapere se mai ci riesci. Sarà un giorno da ricordare. - aveva un chiaro tono sarcastico.

- Magari ci riproverò la prossima volta che ti bacierà.

- Cosa? - rise di gusto - Sei gelosa?

Ella rimase in silenzio per qualche secondo. Non aveva idea di cosa significasse quella parola.

- Allora, vuoi torturarmi? - disse lei infine.

Daemon avvicinò le labbra all'orecchio della Guardiana.

- Per stavolta te la cavi senza un graffio, - le sussurrò - ritieniti fortunata.

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