"Wintersong" di S. Jae-Jones
Sinossi:
L'inverno si avvicina, e il Re dei Goblin sta per partire alla ricerca della sua sposa... Sin da quando era una bambina, Liesl ha sentito infiniti racconti sui Goblin. Quelle leggende hanno popolato la sua immaginazione e ispirato le sue composizioni musicali. Adesso ha diciotto anni, lavora nella locanda di famiglia e sente che tutti i sogni e le fantasticherie le stanno scivolando via dalle mani, come minuscoli granelli di sabbia. Ma quando sua sorella viene rapita dal Re dei Goblin, Liesl non ha altra scelta che mettersi in viaggio per tentare di salvarla. E così si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto, strano e affascinante, costretta ad affrontare una decisione fatale.
Tag:
#amore, #sposa, #Erlkönig, #re, #sottosuolo, #Germania, #solitudine, #musica, #famiglia, #bellezza, #goblin
Recensione:
Bentornati!
La recensione di oggi tratterà di una lettura scelta non per un particolare volere personale ma per curiosità: poiché mi stavano tempestando di pubblicità su Wintersong ho deciso di leggerlo, così da poter dire la mia.
La protagonista è Liesl, una ragazza sciatta e bruttina che vive in condizioni prossime alla miseria. La locanda gestita dalla sua famiglia non permette loro di mantenere la ricchezza che avevano un tempo, ma la povertà non è l'unica cosa di cui preoccuparsi.
L'inverno infatti è arrivato e con esso il tempo dei goblin. E soprattutto del loro re, uscito dal Sottosuolo per cercare una sposa e portarla con sé, per nutrirsi della sua vita.
Quest'anno il re ha preso Käthe, sorella e migliore amica di Liesl, e sarà suo compito sfidarlo per andare a salvarla, ignara che questo potrebbe costarle più di quanto ha già perso.
La trama è lineare e cronologica, ma molto lenta: prima che la storia inizi si deve raggiungere metà libro, quindi almeno pagina 200, e lo stile pesante fa sembrare ancora più lenti gli eventi. Ho faticato tanto, nonostante il grande interesse, nel finire le prime 100 pagine.
Mi ha stupito il fatto che il libro non si sia concluso con l'ovvio matrimonio, ma che invece sia andato avanti fino a una conclusione inaspettata. Questo, se da una parte mi è sembrato davvero inusuale, dall'altra mi è piaciuto, sia proprio per l'essere inusuale sia perché fino alla fine non si ha la minima idea di dove l'autrice voglia andare a parare – o almeno io non l'ho capito se non a poco dalla fine.
Una cosa che non ho apprezzato particolarmente è stato lo svolgersi generale dei fatti. Nel leggere la sinossi, mi ero fatta un'idea precisa del libro, ma durante la lettura ho scoperto che tutti i palchi che mi ero costruita non si sarebbero realizzati, poiché ciò che in realtà si vede è diametralmente opposto. Ero convinta avrei visto una fuga contro il tempo, un mondo terribile pieno di insidie e avventure... e invece il tutto è stato molto scialbo: non ho visto avventure, non ho visto fughe rocambolesche e la corsa contro il tempo è sembrata più una "ah, sì, mia sorella è in pericolo, vero... che palle".
Anche l'importanza della musica mi ha fatto storcere il naso, più che altro perché arrivati a un certo punto diventa ripetitiva. Se per le prime 100 pagine l'elemento musicale era affascinante e poetico, da quando Liesl rimane nel Sottosuolo diventa asfissiante e tedioso, tanto che ogni volta che ci si perdeva in voli pindarici sulla musica volevo chiudere il libro.
Tuttavia, riconosco che ci sono alcuni concetti davvero belli, come per esempio una perla donataci da Käthe: "Non essere invidioso della bellezza, perché la bellezza svanisce, ma il talento e l'eleganza rimangono". Ce ne sono varie sparse qui e lì che sono riuscite a compensare la pressante presenza della "musica".
Ho trovato alcune falle, come per esempio la differenza fra Erlkönig e Re dei Goblin, che spesso si inverte, o come egli sia diventato tale, se con ogni Sposa ci sia anche un Re diverso ecc. Ma soprattutto la maggiore incongruenza è Liesl, che prima insiste troppo sulla sorella e poi se ne dimentica ogni due per tre, mostrando quanto in realtà sia egoista e andando a cozzare con l'aspetto perfetto da Mary Sue che l'autrice vuole darle.
L'ambientazione non è propriamente chiara, non sappiamo con esattezza in che anno ci troviamo (si presume fra 1700 e 1800) né in che luogo (Germania? Che parte della Germania? Boh). Ho trovato questo fatto abbastanza grave, perché si punta molto sul mondo circostante e sulle leggende ma non ci viene mai detta qualche informazione in più che ci permetterebbe di capire appieno cosa stiamo leggendo.
L'opera è originale, principalmente per tre ragioni:
▪ il concetto fondamentale della musica (in questo caso davvero fondamentale);
▪ il rapporto fra i due protagonisti;
▪ l'evoluzione della trama.
È indubbio che Wintersong abbia qualche problema interno di coerenza e di spiegazioni poco limpide, tuttavia – seppure in modo inaspettato – la piega che gli eventi prendono riesce a distinguere la storia dalle altre. Le premesse non vengono proprio mantenute al cento per cento, tuttavia è da riconoscere che è raro trovare un libro che non si concluda con l'unione amorosa (e quindi con il solito cliché, dando anche la possibilità di una trilogia) ma che invece proceda a narrare fino alla ovvia separazione, in un modo o nell'altro. Questo è un pro che devo riconoscere a Wintersong e che è riuscito a farmelo apprezzare nonostante la delusione.
In ogni caso, dei cliché ci sono, prima di tutto la protagonista, che seppure bruttina e ignorata si rivela essere unica e speciale. E le dinamiche palesi fra personaggi, tra quelli che devono odiare Liesl per forza, le reazioni stereotipate dei suoi famigliari e il rapporto con la sorella.
Poi ho sinceramente odiato Constanze, la nonna, perché si comporta come una tredicenne gelosa.
Dal punto di vista della narrazione c'è un problemino.
Il procedere degli eventi e il compiersi delle azioni non presentano difficoltà di comprensione e le descrizioni sono veramente buone (sia per personaggi che luoghi e atmosfere) ma i dialoghi sono tutto tranne che coerenti:
1) è abbastanza scontato che nel libro la lingua usata sia il tedesco, e okay... ma allora perché vengono usate e sottolineate parole tedesche? Ora, capisco che l'effetto sia bello, ma contestualmente parlando questa scelta non ha il minimo senso. È come se io ambientassi una storia in Italia ma scrivessi il libro in francese. Che motivo ho di far usare ai personaggi parole italiane se è ovvio che parlano in italiano e non in francese? C'è una discrepanza di fondo, che va a intaccare la sospensione della lettura;
2) seppure il modo di parlare sia adatto a luogo e tempo, certi termini o concetti espressi sono troppo moderni rispetto ai personaggi. Idem alcuni comportamenti. Nel 1800 le donne non avevano tutta questa libertà di parola, né di scelta, anzi! Tanto che sembra che il XXI secolo sia stato fuso insieme alle usanze dell'800.
Lo stile di narrazione di per sé, invece, si adegua al libro, ci permette di immedesimarci un po' di più, ma non ho capito perché in alcune parti si passa dal passato remoto al presente. È palese sia stato fatto di proposito, per mettere in rilievo quei pezzi, separati anche da uno spazio, ma perché?
La caratterizzazione dei personaggi è un argomento un po' più complicato da analizzare.
In primo luogo, sono pochi i personaggi che davvero ci vengono presentati: Liesl, il Re dei Goblin, Käthe, Constanze, Spina e Stecco. Solo loro ci mostrano la propria personalità con le azioni che compiono, mentre tutti gli altri (come i genitori di Liesl, il fratello ecc.) non sono altro che macchioline il cui carattere ci è raccontato (il fantomatico show don't tell).
Per la maggior parte, tuttavia, anche fra quelli su cui la Jones si concentra non è sempre chiaro o coerente ciò che vediamo:
▪ Liesl: è fatta di incoerenza e la tipica Mary Sue, che da bruttina si rivela unica e speciale agli occhi del belloccio di turno e che bene o male è fondamentale per ogni cosa o per ogni personaggio. Tutto verte in modo fin troppo irrealistico su di lei, tanto da sfiorare l'esagerato. Il suo carattere è tipicamente negativo, poiché l'autrice ce la mostra come ragazza semplice ma un po' invidiosa, che per una volta si lascia andare all'egoismo, quando invece tutte le sue scelte sono egoistiche e permeate di invidia. Liesl non è un'eroina, nonostante sia dipinta come tale, e anche il finale se analizzato da questo punto di vista diventa forzato, poiché [SPOILER]
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per far star bene lei tutto il resto viene sacrificato.
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[FINE SPOILER].
Käthe: la sua superficialità è tediante.
Il Re: incoerenza a tutto spiano, fra "ti amo ma non posso"/"sono buono ma non lo mostro" e "gioco con voi perché mi annoio". Per quasi tutto il libro è un tira e molla continuo, che rischia di scadere nello sciocco, poiché il coprotagonista non rimane mai coerente a se stesso e non si decide se vuole Liesl o meno. Personalmente l'ho comunque apprezzato, ma riconosco che non si può passare da una personalità all'altra a caso, a meno che non si soffra di un disturbo di personalità. Che in realtà potrebbe pure starci... però va specificato, mentre la Jones lancia appigli che poi lascia nel dimenticatoio.
Constanze: è una delle peggiori nonne letterarie di cui abbia mai letto, davvero. Mi ha lasciata basita. B-A-S-I-T-A. I suoi comportamenti sono tutto tranne che maturi, e seppure l'autrice ce li voglia spacciare per severi io non considererei mai positiva la figura di una nonna che quasi insulta la nipote e non le mostra uno straccio di gentilezza, che nel momento del bisogno sì, l'aiuta, solo per mostrarsi invidiosa quando scopre che "l'Erlkönig ha parlato con te e non con me! Non è giusto!". Livello mentale: asilo.
Spina e Stecco: queste due... fate? Goblin? Non lo sanno bene manco loro, sono una l'opposto dell'altro, e seppure mi siano piaciute le dinamiche fra loro e Liesl e abbia apprezzato in egual misura sia l'una che l'altra, non posso non notare come l'atteggiamento di Spina verso Liesl sia assurdo e forzato (il cliché di quella che deve odiare per forza la protagonista perché sennò non ha senso di esistere). Soprattutto considerando che è la sua regina, non una servetta qualunque.
In generale quindi c'è un problema alla base che mette in luce l'acerbità dell'opera, in quanto prima di questa autrice. Spero solo che con il secondo volume le cose vengano un po' limate e che le tante domande lasciate senza risposta in Wintersong vengano spiegate.
Per quanto riguarda lo stile, come anticipato, risulta pesante e rende il procedere della lettura un po' faticoso, ma non vi sono problemi di comprensione e gli errori di traduzione sono lievi e sparuti.
Questo libro vale? Diciamo di sì. Nonostante la fatica nell'arrivare a metà storia e i vari difetti del contenuto, si vede che la Jones si è impegnata, cosa che si nota anche dagli elementi che riescono a far differire l'opera dalla massa. Personalmente l'ho trovata comunque una lettura interessante, non eccellente ma neppure terribile, e credo che leggerò anche il sequel, se non altro per avere qualche risposta in più.
Quindi, lo consiglio? Nì. Se siete appassionati di musica e/o storie d'amore complesse e articolate in tira e molla potrebbe piacervi, ma se cercate un fantasy, avventure o una lettura già più "seria" non è quello che fa per voi. Se ne siete attirati perché vi piacciono le leggende tedesche, vi avverto di non cadere nella mia stessa trappola: qui dell'Erlkönig si vede davvero poco e quel poco che è inserito sembra più un lavoro di fantasia che qualcosa di applicabile al lore, quindi potreste rimanerne parecchio delusi.
Voi lo avete letto? Siete d'accordo con me o credete che Wintersong meriti molto di più? Fatemi sapere nei commenti!
E per ora questo è tutto!
Vi auguro una buona giornata,
alla prossima recensione!
Stelle: ⭐⭐⭐
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