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"Pestilentia" di Stefano Mancini

Sinossi:

Un ragazzo in fuga da qualcosa che non doveva essere liberato. È l'inizio della fine. Quattro secoli dopo, il mondo è un ammasso purulento. Una pestilenza ha spazzato via quasi ogni forma di vita, e il gelo ha stretto nella sua morsa gli ultimi superstiti. Quando la setta eretica della Mors Atra trafuga la più potente reliquia della Chiesa di Nergal, ultimo faro contro la decadenza, padre Oberon si ribella. E convoca Eckhard, devoto cavaliere della Fratellanza. Ispirato dalla fede, questi darà vita a uno spietato inseguimento sulle tracce della ladra Shree e del suo insolito compagno di viaggio, un eretico appartenente alla razza dei gha'unt. Perché la reliquia va recuperata a ogni costo. O il suo terribile segreto trascinerà nel baratro la chiesa, condannando il mondo all'oblio.

Recensione:

Buongiorno, lettori, e benvenuti! Era da un po' che non recensivo un cartaceo, ed effettivamente mi mancava, quindi oggi sono qui per dire la mia su uno dei libri che ho comprato al Salone del Libro, in questo caso il primo che abbia deciso di leggere.
Ma andiamo per gradi, come sempre.

Le vicende narrate in quest'opera sono ambientate in un contesto fantasy-medievale, in cui quattro secoli prima degli avvenimenti che coinvolgono i protagonisti un morbo conosciuto come Morte nera è stato misteriosamente liberato, distruggendo così il mondo.
Tutto inizia quando Vikas, uno dei personaggi principali, ruba la reliquia più antica della Chiesa di Nergal, che gestisce le fila di quello che resta di quel mondo, per portarlo alla Mors Atra, la setta eretica che vuole soverchiare il potere della Chiesa. Tuttavia qualcosa va storto: Vikas viene derubato e in questo modo una semplice ladra, Shree, si ritrova catapultata nella guerra fra le due fazioni, inseguita da un cavaliere della Fratellanza, Eckhard, un uomo senza scrupoli fedele al proprio dio.
Da qui poi seguono un sacco di eventi che non riassumerò per evitare di spoilerare.

La trama di Pestilentia appare ben studiata fin da subito, si capisce già dai primi capitoli che l'autore sa il fatto suo e sa dove vuole andare a parare, gestendo abilmente i tanti PoV che si alternano di capitolo in capitolo. Per tutto lo svolgimento il lettore è assorbito dagli eventi, deciso a capire cosa sia questa misteriosa reliquia e quale sia il potere distruttivo per cui gli eretici la vogliono.
Sotto questo punto di vista, mi sento di fare i complimenti all'autore, che non solo è stato capace di mantenere il mistero sulla reliquia, ma che è stato anche in grado sia di tenere vaghi i PoV che richiedevano di esserlo, mantenendo in questo modo la suspense, sia di convincere il lettore di una cosa per poi capovolgere tutto dalla seconda metà in avanti, rivelando plot twist del tutto inaspettati.
L'unica cosa negativa che mi sento di dire sulla trama è il fatto che la conclusione è apparsa troppo forzata, troppo velocizzata, andando a perdere su elementi che promettevano tantissimo, come il rapporto che viene a instaurarsi tra Shree e Aelis o il cambiamento che subisce Eckhard. La stessa rivelazione su chi sia il vero cattivo risulta un po' superficiale, così come gli ultimi capitoli sulla guerra e l'epilogo, che sinceramente mi è piaciuto, ma oggettivamente ho trovato confusionario. Dovrebbe esserci un continuo? È autoconclusivo? E come ha fatto Shree a salvarsi dopo che Gleb è stato messo fuori gioco?

Per quanto riguarda l'ambientazione, non ho moltissimo da dire, perché quello che si viene a sapere durante la lettura è molto poco. Sappiamo che quattro secoli prima delle vicende che coinvolgono Shree ed Eckhard qualcuno ha liberato misteriosamente questo virus, cambiando per sempre il clima del pianeta e facendo ammalare la maggior parte della popolazione. Tuttavia non sappiamo se questo pianeta sia la Terra o un continente inventato, non sappiamo come si sia venuta a creare la razza dei gha'unt, fondamentale per lo svolgimento di tutta l'opera, e le informazioni rivelate verso la fine dalla reliquia non rendono più chiari i collegamenti fra un punto e l'altro.
Al contempo, vi sono alcune falle di vitale importanza che mi sono saltate parecchio all'occhio:
▪ perché se la reliquia è così pericolosa per la Chiesa i primi sacerdoti l'hanno creata? E soprattutto, perché non è stata bruciata dal prete che l'ha letta? In questo modo il furto non sarebbe avvenuto, la Chiesa non avrebbe rischiato nulla e tutti gli eventi non avrebbero preso luogo;
▪ perché Gleb non balbetta, nel capitolo della notte precedente alla battaglia, quando parla con Aelis? È l'unico momento in cui parla normalmente, e si potrebbe giustificare con il fatto che ora è di nuovo conscio di sé, ma allora perché già dal capitolo seguente ricomincia a balbettare?
▪ il fatto che la storia sia a finale aperto è effettivamente interessante, dà la possibilità all'autore di scrivere un seguito e al lettore di immaginare come possano andare le cose dopo la battaglia, ma ci sono tante cose che avrebbero potuto essere analizzate meglio e che – se in presenza di un libro autoconclusivo – potrebbero essere lasciate per sempre al caso. Un esempio può essere il rito tramite cui è stato rilasciato il morbo, o in cosa consiste la cura, come sia stata trovata dai primi sacerdoti ecc. E soprattutto, chi sono davvero i vincitori? E cosa faranno? Sono domande che hanno un certo peso, se collegate ai punti non sviluppati precedenti.

La narrazione, nonostante tutto, è ben fatta. Avvenimenti e azioni sono raccontati in modo pulito e lineare, senza creare confusione nel lettore e procedendo cronologicamente con limpidezza. Mi è stato riferito da una ragazza che conosco e che sta leggendo l'opera che lei trova la lettura particolarmente complicata, che non riesce a seguire la linea degli eventi e che la confonde. Questo mi ha lasciato un attimo perplessa, perché questo è uno dei pochi libri dove ciò che accade risulta perfettamente chiaro, senza però risultare semplicistico o superficiale.
Al contrario, le descrizioni sono un po' carenti. Per tutto il libro viene ripetuto quasi solo quanto il mondo in cui vivono i personaggi sia grigio, spento e pieno di nebbia, come se le descrizioni riguardanti edifici, stanze e personaggi stessi non fossero indipendenti da questo. Arrivata alla fine del libro, conosco solo il colore di occhi e capelli di Shree, Jari e Aelis. Tutti gli altri personaggi sono un mistero, e non si sa che forma del viso abbiano, che corporatura, lineamenti ecc., solo Vikas viene descritto quasi interamente. Sotto questo punto di vista è stato molto lasciato al caso.
Riguardo i dialoghi, invece, non ho molto da dire. Sono fatti bene, coerenti con il contesto e scritti in modo corretto. E aiutano a delineare ulteriormente il carattere dei personaggi. Un bel pollicione in su.
Infine, lo stile di narrazione scelto trovo sia il più adatto, permette di vagare con i PoV e di non soffermarsi su un solo protagonista alla volta.

La caratterizzazione ci ha messo un po' a ingranare, questo devo riconoscerlo. Per tutta la prima parte del libro, solo Shree ha una personalità concreta, che il lettore non fatica a inquadrare, subito seguita da Eckhard. Tuttavia, gli altri personaggi hanno avuto bisogno di più tempo per emergere e per far capire davvero la loro natura. Questo non è un male, ma come mi è stato riferito ad alcuni lettori potrebbe risultare confusionario, perché non riescono a immergersi pienamente nella storia senza un appiglio fermo su cui far leva.
Ammetto che a ora non riesco a decidere quale sia il mio personaggio preferito. Li adoro tutti, perché ognuno di loro è unico a modo suo, ha preso vita con l'andare della storia e con i propri PoV è stato capace di farmi immedesimare. Che si tratti di Shree la ladra, Eckhard il cavaliere, Gleb lo schiavo, Aelis la leader o Vikas l'instabile, sinceramente parlando non so scegliere quale mi sia piaciuto di più, perché tutti loro hanno una propria storia, e devo ammettere che è la prima volta che mi trovo a non saper decidere quale personaggio preferisco. Forse Shree, ma solo perché è quella che mi somiglia di più fra tutti.
In ogni caso, anche qui un bel pollicione in su.

Lo stile dell'autore è fluido, né troppo semplice né troppo ricercato, riesce a mantenersi stabile per tutto il tempo. A tratti mi è sembrato quasi un punto d'incontro fra le due realtà del libro: quella ricca della Chiesa e quella povera e d'ignoranza caratteristica dei cittadini di Palash e Valissa. Ecco, forse l'unica cosa che non quadra è il modo di esprimersi di Shree, un po' troppo... "sviluppato" se messo a confronto con la miseria del contesto in cui è cresciuta.
Al contempo, un problema è rappresentato dagli errori presenti nel testo, dovuti a varie ragioni:
▪ battitura;
▪ "gli" al posto di "le" quando riferito a un soggetto femminile;
▪ virgole ove non devono essere presenti o mancanti ove necessarie;
▪ congiuntivi saltati;
▪ ripetizioni.
La lettura non risulta faticosa, ma l'editing non è stato fatto nel modo migliore, perché molte volte mi sono trovata di fronte questi errori, e nonostante non fossero gravissimi la quantità era troppa per non creare una punta di fastidio.

Quindi, eccoci arrivati al punto che so più stavate aspettando. Consiglio questo libro? Assolutamente sì. È vero, l'editing non è ben fatto, ci sono delle falle e l'ambientazione fantasy su certi punti avrebbe potuto essere meglio sviluppata, ma senza ombra di dubbio Pestilentia vale. A ora posso affermare con certezza sia uno dei miei libri preferiti, l'ho letto in una settimana (da tradurre: settimana passata il 90% del tempo a studiare come un'indemoniata), e questo è tutto dire. La storia cattura, è bella e insegna qualcosa.

Il libro costa 13,90 ma credo che senza ombra di dubbio li valga tutti, al di là dell'editing.
Lo consiglio a tutti quelli che apprezzano i distopici apocalittici, il fantasy e storie in cui siano presenti "eretici" (ad esempio, io dopo aver conosciuto Warhammer sono fissata con le storie sugli eretici). Non lo consiglio se siete amanti del fantasy alla Tolkien, semplicemente perché non è quel genere di fantasy. Ma se vi piacciono le fughe drammatiche, le apocalissi e i viaggi in terre dimenticate... beh, fa al caso vostro!
Unico appunto: la cover potrebbe ingannare, ma qui non vi sono zombie.

E niente, io ho finito.
Vi ringrazio per essere passati a leggere questa nuova recensione e vi aspetto con la prossima (che sinceramente non so quando arriverà).
Detto questo vi auguro una buona giornata,
che Nergal vi benedica!

Stelle: ⭐⭐⭐⭐ ½

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