"Angel" di Dorotea De Spirito
Sinossi:
Le antiche mura di Viterbo custodiscono un segreto: una comunità di angeli che da secoli convive pacificamente con gli abitanti della città. Vittoria ha sedici anni, è un angelo, ma è diversa da tutti i suoi simili: è senza ali e per tutta la vita si è sentita un'esclusa, un'estranea persino nella propria famiglia. Questa consapevolezza l'accompagna sempre, mentre la sua esistenza scorre tranquilla giorno dopo giorno tra scuola, amici e litigi con la sorella maggiore. Ma quando arriva in città Guglielmo, un ragazzo misterioso dagli occhi magnetici, il mondo di Vittoria viene sconvolto, e lei scopre che l'amore può rivelarsi il peggiore dei demoni.
Recensione:
Innanzitutto, bentrovati.
Prima di iniziare la recensione vorrei scusarmi per la mia lentezza nel procedere con le opere in lista. So che state aspettando da un bel po', ma vi chiedo di perdonarmi e attendere solo un altro pochino, è per me molto difficile negli ultimi tempi leggere su Wattpad, e come se non bastasse anche il tempo per farlo non è facile da trovare.
Secondariamente, però, oggi sono qui per parlare del libro Angel di Dorotea De Spirito.
Letto più per curiosità che altro, Angel è uno young adult leggero e senza pretese dalle sfumature paranormali.
L'opera ha come protagonista Vittoria, un angelo adolescente privo di ali e dalle caratteristiche fisiche del tutto differenti dagli altri membri della sua razza. La storia inizia lentamente, ingranando con calma, per finire rocambolescamente tra amori giovanili, drammi molto teen e una "battaglia finale" molto velocizzata con un nemico sconosciuto al lettore, che appare solo alla fine e viene presto vinto.
Insomma, la trama non è complicata e si può riassumere in pochi semplici step:
- Vittoria incontra per caso Guglielmo;
- Vittoria e Guglielmo si conoscono, mentre di sfondo vediamo i problemi di cuore dei personaggi secondari, poco considerati dall'autrice;
- Vittoria scopre la natura di Guglielmo;
- arriva l'antagonista, viene sconfitto e tutti vivono felici e contenti.
Questa a grandi linee è la trama.
La brevità del libro, la grandezza dei caratteri e i capitoli corti danno - da più o meno la metà dell'opera - un ulteriore senso d'accelerazione al procedere degli eventi. La trama si regge in piedi, ma non ha basi solide né è contornata da informazioni supplementari sull'ambientazione e sull'origine delle creature trattate; di queste ultime, infatti, sappiamo solo che si trovano sulla Terra da innumerevoli generazioni e che non possono usufruire delle proprie capacità a causa della loro lenta umanizzazione (capacità mai pienamente esplicate).
Le falle sopra citate sono davvero molte, e le riporterò qui di seguito nell'ordine cronologico in cui me le sono appuntate:
▪ 1) il prologo è scritto al passato in terza persona, ma il libro è in prima al presente, e ciò non viene motivato;
▪ 2) se la protagonista narra al presente come fa a raccontare cose che non vede? Faccio un esempio: in uno dei primi capitoli, Vittoria torna a casa di sera dopo essere uscita con Ginevra, e mentre entra dalla porta non si rende conto che qualcuno dietro di lei la osserva, tuttavia, durante la narrazione, scrive "non mi accorgo degli occhi che mi guardano". Ma non potrebbe, non sapendo lei di essere osservata;
▪ 3) nel capitolo "Le cose belle fanno male" la protagonista dice che uscendo da scuola gli alunni si tirano gavettoni, a causa del caldo e per divertirsi un po', ma nel capitolo precedente, ambientato quello stesso mattino, è chiaramente scritto che a causa dell'incredibile freddezza della giornata Vittoria indossa il giubbotto. Giubbotto che poi svanisce nel nulla;
▪ 4) come fa Paride a drogarla, durante la festa, se lei stessa sostiene di aver preso casualmente un bicchiere dal tavolo e non il proprio?
▪ 5) perché mai Lorenzo, Ginevra e Guglielmo portano via di tutta fretta Vittoria dalla festa ma invece di ricondurla a casa la portano da Guglielmo? Perché i genitori non devono sapere che è stata drogata? Così potrebbero denunciare Paride, che non solo la minaccia, la droga e quasi la violenta, ma che pure rischia di ucciderla;
▪ 6) perché Guglielmo sostiene che Vittoria debba per forza restare sveglia dopo essere stata drogata? Ho cercato su Internet delle delucidazioni a riguardo, e solo l'eroina, gli ansiolitici e gli stimolanti – oltre alla droga dello stupro – possono provocare sonnolenza, ma nessuna fonte sostiene che sia un male dormire dopo esser stati drogati. Se mi sbaglio, correggetemi;
▪ 7) l'autrice nel libro sostiene che Viterbo sia una cittadina piccola, per lo più sconosciuta, in cui tutti si conoscono e i turisti sono pochi, ma a quanto si legge su Internet non è così. Anche qui, se sbaglio, ditemelo;
▪ 8) quando avviene il primo – e unico – omicidio, i genitori della protagonista le dicono di evitare il contatto con persone che non conosce, perché chiunque potrebbe essere l'assassino... però a Viterbo vivono quasi settantamila anime, come possono sostenere di conoscersi tutti fra loro?
▪ 9) al capitolo "La notte è silenzio", la protagonista capisce di essersi innamorata di Guglielmo, ma sarebbe un po' improbabile, essendo trascorsa solo una settimana, loro non conoscendosi affatto ed essendosi visti sì e no quattro volte. È più plausibile sia una cotta;
▪ 10) Lavinia, uno dei personaggi secondari, ha gli occhi color ametista, ma ciò è impossibile fisicamente parlando. Se ciò fosse stato spiegato, anche vagamente, come "è una caratteristica da angeli", sarebbe stato accettabile, ma non così, dato che gli angeli hanno tutti occhi di colori "normali";
▪ 11) è un po' un cliché il fatto che gli insegnanti decidano di fare un progetto di storia unendo le classi di Vittoria e Guglielmo, ed è altrettanto stereotipato che i due finiscano a lavorare assieme e poi bloccati dentro una grotta;
▪ 12) perché mai Paride, se era suo intento ucciderla e farla soffrire, dovrebbe intervenire per salvare Vittoria e Guglielmo insieme a Lorenzo?
A causa della poca attenzione rivolta al tratteggio dell'ambientazione, delle creature di cui si parla e degli eventi, l'originalità dell'opera viene intaccata in modo profondo, perché non permette al lettore di capire appieno quello che legge. Se l'autrice fosse stata più attenta – ma non gliene facciamo una colpa, tutti siamo stati inesperti all'inizio – avrebbe dato più cura ai dettagli, permettendo alla storia di reggersi in piedi senza problemi e di catturare un lettore all'infuori del proprio target. Qui invece è tutto molto superficiale, basato solo ed esclusivamente sull'amore che anima i due protagonisti, a discapito della coerenza sia in quanto ad ambientazione sia in quanto a personaggi.
Peraltro, questo senso di superficialità è accompagnato da uno stile molto semplice che a tratti vuole essere ricercato, però pieno zeppo di errori di sintassi. Qui di seguito riporterò alcune delle frasi che mi sono segnata:
▪ dal prologo: "Gocce sottili e fittissime, piccole come schizzi lucenti d'argento riempivano il cielo imperlato di nuvole";
▪ dal capitolo uno: "La mia città è una mezza fregatura, penso socchiudendo gli occhi al sole intenso e sbuffando leggermente. Nel senso che è una città per definizione, ma tecnicamente è poco più che un paesone";
▪ dal capitolo "La verità è un'altra":
"– Non è stato un suicidio – dice secca mia madre.
– Ma, allora? Chi è stato? Stanno indagando? E perché mi avete mentito?
– Aspetta cara, ora ti diremo ogni cosa.";
▪ dal capitolo "L'ultima casa sul viale": "Si che ce l'ho presente: grande rossa isolata e spaventosa";
▪ "Guardo quegli occhi e mi accorgo che sono spenti. Colmi di una tristezza vuota, come pozzi profondi di cui all'improvviso intravedo chiaramente il fondo. E in quegli occhi non l'ho mai visto il fondo, mai".
In quanto alla narrazione, invece - molto frammentaria e per tale poco fluida -, troviamo vari problemi abbastanza gravi:
- le descrizioni non mancano di certo, ed è apprezzabile come l'autrice abbia cercato di darci una visione d'insieme almeno per quanto riguarda i luoghi e l'aspetto dei personaggi, tuttavia non sono scritte nel modo corretto. Tra ripetizioni, virgole mancate o mal inserite, aggettivi scambiati fra loro e inverosimiglianze quello che ci appare è superficiale e affrettato, e personalmente sono stupita sia da quanti errori gravi ci siano nonostante l'editing della casa editrice sia da come siano presenti interi paragrafi di descrizioni scritte con uno stile assai differente da quello della De Spirito;
- i dialoghi sono spesso oltre la logica, con botta e risposta poco verosimili e frasi fatte.
Oltre a questo mi sento anche di parlare della presenza quasi fastidiosa di alcuni aspetti considerabili poco "seri" all'interno dell'opera, fra cui:
▪ la presenza di frasi "rubate" a Tumblr;
▪ il volere sottolineare in modo quasi ossessivo la differenza fra Vittoria e gli altri angeli o come Viterbo sia piccola e sconosciuta;
▪ la presenza di interi paragrafi di sole citazioni a testi di canzoni e la frequenza esagerata con cui vengono nominate;
▪ gli eccessivi voli pindarici inseriti qui e lì nella narrazione, come nel capitolo "Ti voglio bene": "Guardo quegli occhi azzurri, intensi come il cielo d'agosto, quando sfrecci a rotta di collo con la moto per le strade arroventate e deserte; azzurri come il cielo d'estate, che si riversa sugli occhiali da sole come una cascata di colore brillante, sporcando le lenti di zaffiro e indaco".
Passando alla caratterizzazione, essa è uno dei punti più critici dell'opera, in quanto i personaggi mancano di profondità e tridimensionalità, soprattutto se secondari. Ma andiamo per gradi.
I personaggi più analizzati sono Vittoria e Guglielmo, gli unici su cui verta davvero la storia e gli unici su cui la De Spirito si sia sentita in dovere di puntare i riflettori. Nel caso di Vittoria il personaggio è indiscutibilmente Mary Sue, e a riprova di ciò abbiamo una lunga lista di punti (chiunque la tratta bene, ha dei migliori amici che darebbero tutto per lei, è bellissima ma si vede brutta, è un angelo unico nel suo genere, è l'unica che Paride tormenti, inciampa magicamente sugli sbuffi d'aria e cade quasi addosso al protagonista maschile), mentre Guglielmo è assai incoerente a se stesso: fin da subito si mostra misterioso e distaccato, per poi rivelarsi estremamente dolce e comprensivo (e questo è da riconoscere, non è solito trovare un coprotagonista così); tuttavia spesso ha uscite infelici in cui si comporta da stronzo senza una valida ragione, ma su cui nessuno nel libro sembra mai soffermarsi.
I personaggi secondari, invece, a parte Lorenzo, Ginevra, Lavinia e Paride, non sono che ombre, comparse a cui non viene mai assegnato un vero e proprio carattere. Prendiamo a esempio la madre di Vittoria: lei dice sì e no qualche battuta ogni tanto, ma al lettore non è dato sapere che ruolo, personalità o influenza abbia. Un altro esempio è invece la zia di Guglielmo, che appare una singola volta in tutto il libro e poi, nonostante i due si frequentino alla casa di lui, non si rifà più viva.
Lorenzo, Ginevra, Lavinia e Paride sono invece il perfetto prototipo di stereotipo, nel caso del quarto anche mal trattato per via dell'incoerenza finale che dimostra.
Dell'antagonista invece non sappiamo assolutamente nulla.
Insomma, la caratterizzazione avrebbe potuto essere fatta meglio, perché, come sostengo sempre, in un libro non sono mai importanti solo i protagonisti, ma anche tutti gli altri personaggi che fanno da sfondo, come gli aiutanti, l'antagonista e a tratti anche le comparse. Ognuno di loro ha una funzione importante, perché determina una certa situazione e uno certo svolgimento, e agli occhi del lettore è sempre meglio un gruppo di personaggi ben equilibrati che due protagonisti e tante comparse.
Lo stile, infine, come già accennato, è di grande semplicità e superficialità per quanto riguarda la correttezza sintattica. Qui di seguito elencherò a grandi linee, per facilità, gli errori che bene o male ho riscontrato in ogni pagina del cartaceo:
▪ punteggiatura generalmente errata;
▪ spesso e volentieri le frasi vengono interrotte con un punto a capo senza motivazioni;
▪ ripetizioni;
▪ tempi verbali errati non solo per quanto riguarda il presente ma anche per tempi come passato prossimo e remoto.
La lettura a tratti risulta spezzata e velocizzata oltre maniera, cosa che specialmente nel finale va a intaccare la verosimiglianza degli avvenimenti. Il pesante editing apportato dalla casa editrice c'è e si vede, ma non è stato fatto nel modo corretto data l'alta concentrazione di errori grammaticali e il contrasto fra i due stili.
Ho preso questo libro come una sfida, ma sapevo già in partenza – avendo sentito in precedenza pareri molto duri su Angel – che sarebbe stata una recensione negativa. Ammetto però che, nonostante le necessarie pause di meditazione, l'opera non mi è dispiaciuta del tutto. Alla fine è da prendere per quello che è, una storiella leggera da portare con sé in vacanza o in cui tuffarsi per una facile distrazione.
Infine, quindi, lo consiglio? Per 8 euro non è una grande perdita, è sì vero che, se lo si legge con occhio critico, a lungo andare stanca un po', ma se ci si limita a leggerlo per distrarre la mente non è una cattiva scelta. Il costo non è elevato, la storia d'amore è carina, i protagonisti hanno feeling e descrizioni buone ce ne sono. Pertanto, non lo consiglierei generalmente parlando, ma solo a chi è fan del genere letterario e non vuole qualcosa con grandi pretese.
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