Un giorno qualunque nel lontano Medioevo.
Questa fu la tenzone che vide il bello scontrarsi col brutto: i due duellanti si trovano in una cupa taverna, affollatissima di gente che   incita a gran voce lo scontro imminente.

BELLO Salve, io son del regno il piú bello,
ogni dama ha per me un pegno
e certo non pel mi' pingue borsello;
Ma tu, chi mai sei ,
ch' alla tua veduta nauseato i' divegno
per l'ingiustizia che t'ha fatto costei ?

BRUTTO Io son dei lineamenti l'orrore,
colui che dell'aspetto non fa orpello
e che de' tracotanti è lo zimbello.
Ma or dicesti qualche cosa
delle corna a me cresciute
per l'agir d'una vil donna
sanza onestà e sanza virtude;
Ma di che tu vai favellando ?
Io una dama non ebbi mai,
chè tutte fuggon da me gridando,
anche se molte i' n'amai.

BELLO Per Dio, qual animo bifolco,
chè pur nel cervell' hai un grosso solco!
I' non intendea pria niuna donna,
bensì la Natura, che di te si prese gioco:
del tuo volto neppur la Madonna
avria misericordiosa e divina pietade,
chè niun naso fu sì lungi dalla beltade.
Dico del naso per primo
perchè di tutti gli altri è il più vicino
a quel che l'uomo imitò di Dio.
In sul tu' muso tutt'è ancor più in sfacelo:
dagli ampli ventagli ch'odono i suoni
e che al lor moversi creano 'l gelo,
alle aduste labbra ch'emetton tuoni,
tanto meschini quanto beoti.

BRUTTO Veggio io che la mia laida sconcezza
nel profondo dell'animo sì ti turba,
ma i'ti dico che cotanta tronfiezza
il cor e la mente ti deturpa.
E ai truci, efferati vituperi
scagliati sanza cura alcuna,
i' così rispondo, chè non ho affatto paura:
della mia bruttezza son sì certo
che posso dire sanza incertezza
che più recondita cosa Iddio m'ha offerto, tanto immensa nella sua grandezza
quant' invisibile da sguardo esterno.

BELLO Oh, villano! Oh ciarlone!
Quali corbellerie vai dicendo!
Tu, disumano e impudente squallore,
forse che stai asserendo
ch' a edulcorar la tua mostruosità
sia il prezioso utensile,
essenzial alla virilità
pel sollazzo femminile ?

BRUTTO Ma qual utensile,
qual sollazzo femminile!
Ben più nobile cosa Iddio mi diede:
la virtude, che ti vide e volse lo sguardo,
l' unica eterna bellezza che Dio fece,
ella mette in ridicolo ogni bugiardo,
e i superbi brucia nell' infernal pece.
La virtude, che obnubila ogni caduca beltà,
La virtude che pone un velo sulle deformità
La virtude, destinata per gli uomini
a essere tutto, fuorchè realtà.

Dopo queste parole il brutto si arrestò, visibilmente provato e stanco. Poi sollevò lo sguardo, per assistere alla reazione della folla, che nel frattempo si era chiusa in un silenzio nervoso. Gli occhi di quasi tutti erano lucidi dall'emozione e profondamente commossi dal discorso persuasivo e idealista del brutto; tanto che dopo pochi istanti tutti presero ad abbracciarlo, chi con le lacrime agli occhi, chi acclamando le sue parole. Per il bello invece, ci fu unicamente solitudine e amarezza.
Sta di fatto che il giorno dopo, senza un apparente motivo, tutto tornò come prima: le donne circondavano il bello ammirando il suo giovane fascino, e pure gli uomini, pur invidiosi, cercavano inspiegabilmente la sua approvazione.

Il brutto invece, restò solo. Ma non era affatto meravigliato. Lui del resto lo aveva detto: ci sono cose che gli uomini vedono solo come un miraggio.