Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

8

La musica è una delle vie per le quali l'anima ritorna al cielo. 

Torquato Tasso

Lo avevo sognato. Ancora. E poi ancora e ancora, ma stavolta il sogno era cambiato. Non ci trovavamo più al planetario, ma a casa mia e poi in un pick-up diretti verso Los Angeles. Mi ero svegliata da poco, con le lacrime agli occhi. Piangendo. Non riuscivo a capire cosa ci fosse di sbagliato in me. Perché mi sentissi così, perché avrei voluto piangere in ogni momento per ogni cosa.

Alzandomi andai verso la mia scrivania, c'era uno specchio dietro che usavo quando mi truccavo, ma che quella volta avrei voluto distruggere. Perché non faceva altro che mostrarmi fragile, debole e tremante scossa dai singhiozzi già di prima mattina. Quando vidi un disegno, proprio al centro della scrivania, incastrato allo specchio, per poco non credetti di svenire. Mi portai una mano al petto mentre con l'altra accarezzai il foglio, non riuscivo a distinguere bene cosa vi fosse rappresentato a causa delle lacrime, ma ero davvero a pezzi.

-Ho una cosa per te- Jake aveva insistito per portarmi al molo dove ci eravamo conosciuti. Sarei andata ovunque con lui. Mi mostrò un disegno che aveva fatto lui. Lo teneva alzato, all'altezza del suo petto. Mi vennero le lacrime agli occhi per quanto era bello, ma anche per il significato dietro a quel disegno. Era in imbarazzo, lo capii dal modo in cui si grattò la nuca e cercò di decifrare il mio sguardo. Era sempre così quando mostrava le sue opere a qualcuno, ma con me era ancora più nervoso nel caso non mi fosse piaciuto. Amavo tutto di lui. Il suo lato spavaldo e sfrontato di tutti giorni, ma anche quello dolce e romantico e premuroso che veniva fuori quando eravamo insieme. Il modo in cui mi guardava avrebbe fatto invidia all'Amore in persona.

-È... bellissimo- la mia voce era un sussurro, rotta dall'emozione. Era l'esatta rappresentazione di ciò che eravamo noi. Musica e universo. Astratta e concreto. Ci completavamo a vicenda.

-Lo spazio sarà anche il mio sogno- avanzò di un passo accorciò tutta la distanza che ci separava. Mi sfiorò la guancia con le dita e io chiusi gli occhi beandomi di quel contatto tanto intimo, delle sue carezze.

-Ma la musica è il tuo- era vero. La musica era tutto per me, così come lo era lui. Ci capivamo alla perfezione perché, anche se avevamo sogni diversi riuscivamo a capire a pieno l'amore che provavamo, la devozione per quel qualcosa che volevamo fosse lo scopo delle nostre vite. Io adoravo l'universo, le stelle, le galassie e passavamo ore a discutere di possibili teorie della vita su altri pianeti, altre realtà, così come passavamo ore a cantar e ballare insieme. A scrivere canzoni. Lui sapeva suonare chitarra e pianoforte e aveva insegnato anche a me a farlo. Capivamo e condividevamo le passioni dell'altro pur avendo le nostre ed era una delle cose migliori del nostro rapporto.

-Ti amo Jake Sunset- le mie labbra sfiorarono le sue quando parlai, anzi mimai quelle parole dato che la voce non voleva saperne di uscire.

-Ti amo Delia Harmonie Norton... La mia Sirio- mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio sfiorandomi la guancia. Dopo tre anni non ero ancora abituata alla sensazione delle sue labbra sulle mie, la sua lingua che mi accarezzava ed esplorava, il suo sapore, il suo odore, le sue mani sui miei fianchi mentre le mie erano intente a scapigliarlo tutto. In portoghese si direbbe "Cafuné" l'arte di passare delicatamente le dita tra i capelli di qualcuno. Descriveva perfettamente ciò che amavo fare. Una volta glielo dissi e lui, passandomi le dita tra i capelli, ripeté questa parola come fosse un mantra, da quel momento era diventata una delle nostre parole preferite. Era l'amore della mia vita e non riuscivo ad immaginarmi senza di lui.

Sbattendo freneticamente le palpebre cercai di tornare alla realtà. Non capivo cosa mi stesse succedendo. Perché continuavo a vedere il volto di quel ragazzo ovunque mi girassi, perché lo vedevo in sogno con me e perché, nel momento in cui mi svegliavo, ero sempre messa peggio? Non riuscivo più a fingere, neppure con me stessa. Lasciai le lacrime libere di massacrarmi e i singhiozzi di invadermi. Mi portai il disegno più vicino e ricucii a metterlo a fuoco, cosa che causò solo un'altra mia crisi di nervi. C'erano delle note musicali riempite con stelle, immerse nell'universo. Quei due mondi erano un tutt'uno. Perché tutto fosse collegato alla musica lo capivo, io amavo la musica, ma l'universo? Le stelle? La Luna? Adoravo quelle cose, le studiavo persino all'università, ma sentivo che c'era qualcosa che mi sfuggiva. Un motivo in più per cui tutto, lì dentro, vedeva quelle due realtà agli antipodi incrociarsi e incastrarsi perfettamente. Non ricordavo neppure di avere quelle cose, ma mi sentivo legata a loro come mai prima. Nel portagioie aperto trovai anche una collana, un ciondolo di un pianeta tra due note musicali. Me la strinsi al petto piangendo sempre più forte. Avevo bisogno di qualcosa che mi alleviasse quel dolore che non sapevo neanche di provare.

Io e Jake eravamo in spiaggia aspettando il tramonto. Era l'ultimo giorno che avremmo trascorso a L.A. con la sua famiglia che era stata incredibilmente felice di ospitarmi. A quanto pareva ero la prima ragazza che Jake gli avesse mai presentato. Io avevo una stanza tutta per me, ma ciò non impediva al mio ragazzo di sgattaiolarvi dentro ogni notte per dormire abbracciati e coccolarci. All'alba, puntualmente, faceva ritorno in camera sua senza che nemmeno me ne accorgessi e restavamo a dormire finché uno dei due non si fosse svegliato e avrebbe tormentato l'altro fino a fargli aprire gli occhi. Il mio ragazzo, adoravo da mati dirlo, si mise alle mie spalle abbracciandomi da dietro. Eravamo entrambi in piedi ammaliati dal panorama quando lui iniziò a scostarmi i capelli dal collo e a lasciarmi piccoli baci umidi e morsetti che mi fecero fremere. Ero sul punto di girarmi e abbandonarmi tra le sue braccia quando qualcosa mi avvolse il collo. Una collana.

-Ti amo Sirio...- la sua voce era suadente e sexy da morire mentre mi sussurrava all'orecchio e, intanto, mi mordeva il lobo.

-Buon anniversario- mi chiuse la collana e poi la lasciò andare così da potermi permettere di osservarla. Un pianeta incastrato tra due note musicali, in argento. La strinsi forte nel palmo della mano come se da quell'oggetto potessi ricavarne la forza per non piangere. Un conforto. Quello era il nostro simbolo.

-Ma è stato due settimane fa!- protestai debolmente girandomi verso di lui e prendendogli entrambe le mani tra le mie. Lui intrecciò le dita ad una mentre l'altra se la portò alle labbra per baciarmi le nocche, gesto che ricambiai. Con ancora la sua mano sulla mia iniziai a sfiorargli il labbro inferiore, il mento, la mascella, il viso... Era perfetto.

-Ma io ero qui con i miei e non ho potuto dartelo- chiuse gli occhi abbandonandosi al mio tocco. Fece un passo verso di me annullando il minimo di distanza che era rimasta tra noi. Anch'io, a casa, avevo un regalo per lui che non vedevo l'ora di dargli.

-Ti amo Jake. Sempre e comunque- sostituii al mio tocco su di lui le mie labbra tracciandogli una scia su tutto il viso.

-Ti amo Harmonie. Sempre e per sempre- sempre e per sempre. Mi piaceva come suonava quella promessa.

-Sempre e per sempre- ripetei un secondo prima di fiondarmi sulle sue labbra e divorarlo completamente come lui avrebbe fatto con me.

Perché continuavo a piangere dannazione! Non riuscivo a fermarmi, specialmente dopo aver avuto l'ennesima illusione su quel ragazzo. Decisamente non si trattava di sogni eppure non riuscivo a darmi una spiegazione migliore. Mia mamma arrivò in camera mia più preoccupata che mai, ma io non riuscivo a fingere per evitarle di soffrire. Non quando a soffrire così tanto ero io. Dietro di lei apparve Byron, il ragazzo che Stacy mi aveva presentato il giorno prima quando avevo avuto un altro crollo. Si fiondò accanto a me accovacciandosi. Tentò di toccarmi, ma mi scostai iniziando a tremare. Non volevo essere toccata da nessuno, non da lui.

-Non respiro- fu l'unica cosa che riuscì a dire. Continuando a stringere al petto la collana cercavo di prendere respiri profondi per calmarmi, ma ottenevo l'effetto opposto.

-Respira con me- continuava a ripetermi Byron mentre mia madre mi massaggiava la schiena cercando di calmarmi. Avrei voluto che la smettesse. Non sopportavo il tocco di nessuno in quel momento e sentivo di poter svenire da un'istante all'altro.

-Delia conta con me in ordine decrescente partendo da dieci- dovetti fare quell'esercizio più di una volta prima di riuscire a calmarmi. Quando ci riuscii mamma era bianca come un lenzuolo per la preoccupazione e io volevo andare il più lontano possibile da lì per quello accettai al volo l'offerta di Byron di farmi compagnia e, dopo aver indossato la collana che mi dava un minimo di conforto, uscimmo di casa diretti verso il parco.

Avevo indossato una maglietta di Jake che avevo usato come pigiama per tutta la nostra vacanza a L.A. Non vedevo l'ora di prendermi anche tutte le sue felpe. Quella maglietta aveva il suo odore misto al mio. Sapeva di noi e mi rendeva più facile dormire che era proprio ciò che ero sul punto di fare quando il mio caro ragazzo entrò in camera mia, in piena notte, con i miei genitori a pochi passi da noi. Cercai di fargli notare che, se mio padre lo avesse beccato in camera mia, lo avrebbe ammazzato, ma lui mi zittì con un bacio. Uno di quelli fenomenali in grado di farti girare la testa per giorni, anche se quello era l'effetto che mi faceva sempre stare con lui.

-Non sono più abituato a dormire da solo...- mi sorrise facendo un passo indietro e squadrandomi da capo a piedi, probabilmente apprezzando che indossassi ancora la sua maglietta.

-E non sono l'unico a quanto pare- mi attirò di nuovo tra le se braccia sollevandomi in aria fin quando non dovetti cingergli le gambe alla vita.

-Io dormo con Amy che, a proposito, non sarà affatto contenta di avere un'ospite- eppure non lo avrei cacciato per nulla al mondo. Non ne sarei stata capace. Mentre lui mi metteva a letto entrò il mio cagnolino che per un po' abbaiò e ringhiò, ma che alla fine si arrese all'intruso nel nostro letto. Si posizionò all'inizio in mezzo a noi, ma poi accanto a me dal mio lato libero. Ero circondata: da un lato le braccia di Jake che mi stringevano al suo petto, il viso immerso nel mio collo, dall'altro la mia dolce cagnolina piccolina che si prendeva metà letto.

-Jake?- lo chiamai dopo un po', la voce un sussurro per non svegliarlo nel caso stesse dormendo, ma era sveglio invece e mi fece voltare sull'altro fianco così da essere uno difronte l'altro.

-Quando... Ehm... Quand'è stata la tua prima volta?- non avevamo mai toccato l'argomento ex e neanche quello però ero curiosa. Io non avevo molta esperienza, ma volevo stare con lui solo che avevo paura di non essere all'altezza. Lui era stupendo e giocava a football, di sicuro aveva avuto molte ragazze, come aveva sottinteso la madre durante la nostra vacanza. Lo guardai di sottecchi, provando vergogna per aver anche solo sollevato l'argomento, ma lui sembrava sereno, per nulla turbato.

-A sedici anni- rispose come se nulla fosse. Per poco non mi nascosi sotto le coperte dall'imbarazzo. Sedici anni! Quando era ancora un ragazzino in pratica...

-Lo fai da quando avevi sedici anni? Ovvero quasi tre anni...- mi sentivo male. Non era stata per nulla una buona idea quella, ma quando provai a voltarmi di nuovo per dargli le spalle e dormire abbracciata ad Amy, lui me lo impedì.

-Non è che lo faccio tutti i giorni, tutto il girono- sembrava si stesse sforzando di non ridere. Lo colpii al petto per poi rannicchiarmi ancora di più tra le sue braccia. Mi sentivo veramente a casa accanto a lui.

-Visto che noi di certo non lo facciamo, mi sento sollevata- dissi nel tentativo vano di smetterla di parlare. Per fortuna lui mi capì, lo faceva sempre, e accarezzandomi la schiena lentamente mi addormentai tra le sue braccia.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro