31
Amami o odiami, entrambi sono a mio favore, Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore, se mi odi, sarò sempre nella tua mente. William Shakespeare
Ansai dai Sunset. L'unico posto che, in quel momento, potessi definire casa. Arrivai quando la signora Sunset stava uscendo per la spesa e suo marito era già a lavoro quindi, su sua insistenza, restai sola nella casa del mio ragazzo. Essere lì e ricordare tutti i momenti passati insieme, i baci rubati su ogni superficie disponibile, ricordare quei giorni in cui avevamo la casa tuta per noi era doloroso certo, ma anche appagante. Dimenticare ti lascia un vuoto che solo i ricordi possono riempire, per quello non avrei mai voluto che accadesse.
Con un profondo respiro, la lettera che mi aveva dato Byron poco prima al planetario ancora stretta fra le dita, andai verso la camera di Jake. Così familiare... Quel profumo che tanto mi piaceva, quel letto che ci aveva visti abbracciati, stretti l'uno all'altra più volte di quante ne potessi contare. Era bello essere lì.
Mi sedetti sul bordo del letto e, con mani tremanti, aprii la busta per leggere il foglio di carta all'interno, la scrittura così pulita e ordinata, familiare. Iniziai a leggere, trattenendo il respiro. Non sapevo cosa mi aspettassi, ma di certo non quello che mi ritrovai davanti.
Cara Harmonie,
Mia bellissima Sirio,
Oggi siamo stati al planetario e per la prima volta in vita mia la mia attenzione non era rivolta alle stelle bensì a te. Mi sono sentito il re del mondo vedendo il tuo sorriso sapendo di esserne la ragione e mi sono ripromesso di fare tutto ciò che posso per vederlo sempre, ogni giorno, per il resto della vita. Nell'esatto istante in cui hai detto di essere destinata a me l'ho capito sai? Ho capito di amarti, di averti sempre amata sin dal primo incontro al molo. (Grazie ancora per l'aiuto Amy 😉). Non ce lo siamo ancora detti, credo che tu non sia pronta anche se la tua confessione di oggi mi dimostra che provi lo stesso.
È vero, siamo destinati ora e sempre. Sono le stelle che ci hanno fatto incontrare e sono loro che ci terranno insieme. Non so tra quanto mi deciderò a consegnarti questa lettera, queste mie parole, ma volevo che sapessi da quanto tempo ho intenzione di sposarti. Sì, perché in quel planetario oggi, vedendo il tuo sguardo entusiasta, ho desiderato inginocchiarmi ai tuoi piedi e chiederti di essere per sempre parte di me. Non l'ho fatto solo per paura di ricevere un calcio da parte tua, cosa molto probabile, e pensare che stessi affrettando le cose. Ma in tutta onestà credo che non potrò resistere molto prima di farti la proposta. Forse due anni, ma ora come ora credo di non riuscire a resistere neppure due minuti in più.
Il motivo per cui non sono io a consegnartela, ma il mio migliore amico Byron, che l'ha custodita, o la custodirà, dipende dai punti di ista, per tutto questo tempo è perché io sono impegnato ad organizzarti la miglior proposta di matrimonio che tu possa mai desiderare. Quindi che ne dici di raggiungermi adesso? Il mio amico ti dirà dove trovarmi. Sono già in trepidante attesa. Forse da un giorno, forse da un anno. Sappi solo che è comunque troppo e che, fosse stato per me, ti avrei sposata anche subito.
Ti amo, a questo punto lo avremmo già ripetuto milioni di volte probabilmente.
Il tuo per sempre, che veglierà su di te dalle stelle quando sarà il momento, Jake.
L'unica cosa a cui riuscivo a pensare, dopo aver riletto la lettera milioni di volte ancora, era che non lo avrei preso affatto a calci quel giorno se me lo avesse chiesto. Certo, avrei pensato che fosse avventato e affrettato, ma avrei detto di sì. Senza una proposta epocale, senza un anello, solo noi, la musica e le stelle. Perché non me lo aveva chiesto nei successivi due anni? Perché aspettare quel Natale? Non mi sarebbe importato di nulla, avrebbe potuto chiedermelo anche mentre eravamo accoccolati sul divano nel nostro appartamento a guardare la TV e avrei risposto di sì senza esitare. A quanto pare le stelle avevano altri piani per noi...
Jake
Il giorno dell'indicente...
Eravamo tornati a casa dai nostri genitori per le vacanze estive. Avremmo fatto quattro anni a breve e avevo intenzione di non aspettare oltre. Era da più di due anni che desideravo sposarla e farla mia legalmente e quell'anno lo avrei fatto. Stavo organizzando tutto dal Natale precedente, dopo averle regalato l'anello e aver visto una punta di delusione nel suo sguardo. Avevo capito che anche lei era pronta per quel passo e mi ero messo subito a lavoro. Le cose, dopo la rottura, andavano meglio di prima. Sapere che da un momento all'altro avrei potuto perderla per sempre mi incentivava a vederla sempre felice e a non darla più per scontato.
-Devo andare- cercai di alzarmi dal suo letto, i suoi non erano in casa quindi eravamo soli, ma lei me lo impedì salendomi a cavalcioni in grembo. D'istinto portai le mani sui suoi fianchi e la strinsi per evitare che potesse cadere giù dal letto.
-Sirio...- cercai di ammonirla quando iniziò a baciarmi la mascella per poi scendere lungo il collo e la clavicola, con le mani cercava di sbottonare quanto più in fretta la camicia. Il tono che usai non convinse neppure me.
Il tutto perché non avevo davvero voglia di andare via, chissà quando avremmo avuto di nuovo un'occasione come quella di stare insieme. La notte avremmo dormito nello stesso letto abbracciati, certo, anche perché nessuno dei due era più abituato a stare da solo, ma non ci saremmo spinti oltre ai baci e qualche palpatina. Non che io mi tirassi indietro, ma sapevo quanto lei avesse paura di fare troppo rumore e farsi sentire da chiunque quindi avrei fatto il bravo e tenuto le mani apposto. Ma avevo un viaggio di due ore da fare più una mostra d'arte a cui assistere per poi cercare d convincere un nuovo pittore emergente ad accettare la mia commissione. Un quadro rappresentante musica e universo intrecciati. Una versione più grande del disegno che qualche giorno prima avevo dato a Sirio perché troppo impaziente. Vedendo quanto le fosse piaciuto e quanto fosse commossa mi ero messo subito alla ricerca di un buon pittore e ne avevo trovato uno abbastanza vicino casa.
-Harmonie...- tentai di nuovo quando mi sbottonò definitivamente la camicia per baciarmi gli addominali. Avrei fatto tardi se non mi fossi messo in viaggio all'istante quindi ignorai la mia erezione e il suo broncio e la scostai dal mio grembo mettendomi seduto e dandole le spalle mentre mi davo una sistemata.
-Mi sono accorta che in tre anni non mi hai mai chiamata Delia- era vero. E mai lo avrei fatto. Mi piaceva essere l'unico a chiamarla con il suo secondo nome e con il nomignolo che le avevo dato. Sapevo che le piaceva altrettanto che la chiamassi in quei modi, ma il soprannome aveva un significato che lei ignorava, o almeno così pensavo.
Sirio.
La stella più brillante della galassia.
La mia Sirio, la mia stella brillante che illuminava le mie giornate con solo la sua presenza. Anche quando era giù di morale era sempre la guida verso la strada giusta. Dio, quanto la amavo. Non avevo proprio tempo per perdermi in lei?
Controllando l'orologio da polso che mi aveva regalato per il mio scorso compleanno mi resi conto che no, non avevo tempo e anzi era già in ritardo.
-Perché io non sono come gli altri. Io sono l'unico a poterti chiamare Harmonie oppure Sirio. È una cosa nostra- mi voltai verso di lei e mi resi conto che era seduta al centro del materasso, gambe incrociate e braccia al petto con un broncio davvero irresistibile stampato in viso. Mi protesi verso di lei e la baciai accarezzandole una guancia. Si sciolse all'istante facendomi sorridere come un babbeo. Lo stesso ascendente che lei aveva su di me io lo avevo su di lei. Era gratificante saperlo.
-Ma io ti chiamo semplicemente Jake- c'era stato un tempo in cui aveva preso a chiamarmi uni, come universo, ma poi aveva smesso perché non piaceva a nessuno dei due. Il fatto era che avrebbe potuto chiamarmi in qualsiasi modo, anche insultarmi, ma era lei che dava importanza al nome che usava.
-Sì, ma solo tu lo pronunci così bene- la tirai verso di me per baciarla ancora.
-Quel tuo tono sexy che mi fa impazzire ogni volta- le sussurrai sulle labbra prima di baciarla ancora e ancora e ancora. Non potevo trovare un altro pittore per il quadro? Oppure avrei potuto farlo io... Solo che non ne ero capace. Disegnare era un conto, ma dipingere non era nelle mie corde purtroppo. Una volta avevo provato a fare un ritratto a Sirio, nuda, sul nostro letto. Mi ero perso a guardarla senza neppure sfiorare il foglio con la matita e poi mi ero precipitato da lei. Non riuscivo a starle lontano. Era come se solo con lei potessi respirare a dovere altrimenti mi sentivo soffocare.
-Non dovevi andare?- mi stuzzicò rendendo il bacio più profondo di quanto avessi fatto io. Controllai di nuovo l'orario e decisi che anche se fossi arrivato verso la fine della mostra non sarebbe stata una tragedia.
-Forse posso prendermi cinque minuti in più...- iniziai a spogliarla osservandola come se fosse la prima volta mentre le mi sfilava la camicia. Era così perfetta che cinque minuti non sarebbero bastati per ciò che avevo in mente.
-Facciamo dieci- il mio tono o forse il mio sguardo puntato su suoi seni nudi che entravano alla perfezione nelle mie mani la fecero ridacchiare. Con un calcio chiuse la porta della camera e poi mi spinse più su sul letto fino ad essere sdraiato sotto di lei, alla sua mercè.
-Okay, mezz'ora. Hai vinto tu- sorridemmo entrambi per poi iniziare la nostra solita lotta per il predominio.
Entrambi volevamo il controllo. Nessuno dei due era disposto a cederlo il più delle volte. Quindi era una sfida a chi facesse perdere di più il controllo all'altro. Di solito ero io quello più calmo a letto quindi vincevo e la cosa mi faceva impazzire considerando che lei, fuori dalla camera da letto, aveva il controllo di tutto il resto.
-Muoviti su di me. Cavalcami oppure ribalto le nostre posizioni- il mio ringhio la fece ridere, ma allo stesso tempo la convinse a darsi una mossa, lasciando i preliminari da parte e facendomi affondare dentro di lei. Prendeva la pillola da un po' ormai perché entrambi preferivamo la sensazione della nostra pelle nuda a contatto senza nulla di mezzo.
Più di mezz'ora dopo eravamo ancora a letto, abbracciati. Lei accoccolata su di me e io che la stringevo forte non volendola lasciarla andare. Era in momenti come quelli che desideravo mandare tutto all'aria, rapirla, portarla a Las Vegas e sposarmela. Invece mi limitavo a ripeterlo di continuo che l'amavo e lei faceva lo stesso, dimostrandomelo con i suoi baci. Eravamo davvero una coppia perfetta noi due.
-Devo davvero andare adesso- dissi con voce arrochita eppure invece di spostarla la strinsi più forte a me baciandole la testa, la punta del naso e infine il sorriso contagioso sulle sue labbra.
-Vuoi dire che questo impegno è meglio dei miei baci?- mi riempì il viso di piccoli bacetti facendomi ridere di gusto cosa che la spostò leggermente verso il mio fianco.
-Nulla sarà mai migliore di te, ma è importante- presi la sua mano stretta alla mia e me la portai alla bocca per baciarne le nocche, una ad una.
-Mi farò perdonare stasera, promesso- dopo un ultimo bacio ci rivestimmo entrambi, riluttanti a lasciare il letto così allettante in una casa così vuota che sembrava volesse prendersi gioco di noi.
-Ti farò urlare più porte di quanto tu non abbia fatto già ora- mi diede un piccolo spintone, ma sorrise eccitata a quella promessa. Bene, perché anche io lo ero. Adoravo sentirla gemere per me, i suoi versi solo miei così come sapevo che lei adorava i miei grugniti da cavernicolo, ma che considerava sexy.
-Ci vediamo dopo- le diedi un altro bacio sulla soglia della porta, più lungo e dolce degli altri. Mi presi il mio tempo per assaporarla con la lingua per poi separarmi da lei. Anche se per poco avevo una strana sensazione. Non volevo allontanarmi neppure di un passo da lei.
-Ti amo- mormorammo insieme sorridendo. Le diedi l'ultimo bacio di saluto prima di salire in auto e avviare il navigatore. Non vedevo già l'ora di ritornare da lei, tra le sue braccia e le sue labbra. Ma ne sarebbe valsa la pena. Vedere il suo sguardo quel Natale mi avrebbe ricompensato di ogni cosa.
Dopo due ore di viaggio e una mostra d'arte, io e il pittore disegnammo la bozza del quadro insieme. Era semplicemente spettacolare, Sirio sarebbe impazzita vedendolo. La sua reazione sarebbe stata cinque volte tanto quella di quando, non avendo resistito, le avevo dato il disegno che avevo fatto quando mi era venuta l'idea. Sarebbe stata la miglior sorpresa di sempre, solo speravo che come al solito non capisse tutto prima e mi rovinasse i piani.
Tra ruota bucata e la strada principale interrotta per dei lavori, tutto sembrava essere contro di me quella sera, ma io volevo solo tornare tra le braccia di Harmonie. Ero quasi arrivati a Wellington quando i fari di un'auto difronte mi abbagliarono. Cercai di sterzare ed evitarlo, solo che sembrava non avesse più il controllo di ciò che faceva. L'istante prima era sul lato opposto della strada, l'attimo dopo stava venendo contro di me schiantandosi contro la mia fiancata. L'unica cosa a cui riuscissi a pensare in quel momento era che volevo rivedere il sorriso della mia Sirio un'ultima volta, un fischio nelle orecchie che non mi faceva sentire null'altro, un mal di testa allucinante e poi il buio più totale...
Mi risvegliai, non sapevo neppure dopo quanto, in una camera d'ospedale con addosso un camice e collegato a dei macchinari. La prima cosa su cui posai lo sguardo fu Sirio rannicchiata contro di me sul letto troppo piccolo per entrambi e il suo braccio sul mio petto, le mani intrecciate alle mie. Vidi delle lacrime incastrate tra le sue ciglia e non resistetti dall'asciugarle con la mano libera facendola ridestare dal suo sonno in un attimo. Mi sentii sprofondare quando vidi i suoi occhi riempirsi di nuove lacrime, il labbro inferiore tremare mentre cercava di non scoppiare a piangere. La strinsi a me più forte che potei, per quanto le mie condizioni me lo permisero, mentre continuava a ripetermi quanto mi amava e io lo ripetevo a mia volta.
-H-hai avuto... i-incidente- la sua voce spezzata e tremante mi fece sentire da schifo. Era colpa mia se stava così male e non volevo vederla in quel modo. Non avrei mai voluto vederla così. Volevo che sorridesse sempre.
-Shh... Shh... Sto bene Sirio. Sono con te adesso. Sempre e per sempre- le baciai i capelli mentre lei continuava a rannicchiarsi contro il mio petto. Cercai di ignorare i dolori alle costole e di inghiottire i gemiti sofferenti che volevano uscire dalla mia bocca per concentrarmi solo su di lei. Lei era più importante di tutto, lo era sempre stata.
-Lo sentivo... Ti giuro che lo sentivo che qualcosa non andava- spostandosi di poco più indietro mi imprigionò con il suo sguardo indifeso facendomi desiderare di proteggerla da tutti i mali del mondo.
Era troppo innocente per quel pianeta, per la vita vera, avrei voluto tenerla al sicuro finché avessi potuto solo che lei non si lasciava mettere in guardia ed era proprio una delle tante cose che mi avevano fatto innamorare di lei. In realtà io amavo tutto della mia splendida ragazza, donna, un giorno fidanzata, sposa e madre dei miei figli.
Spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio le sorrisi perché sapevo di che stava parlando. Anch'io avvertivo quella connessione, sin dal primo momento. era quella stessa connessione che, dopo un brutto litigio, ero rimasto ad aspettarla fuori il bar in attesa che la serata con le sue amiche terminasse. C'era mancato poco che un maniaco la violentasse, non me lo sarei mai perdonato, eppure qualcosa mi aveva spinto a restare. Mandare via i miei amici e aspettare per due ore e mezza fuori quel locale, nell'ombra, così da poterla riaccompagnare a casa. Quindi sì, le credevo al cento per cento quando diceva di aver sentito che mi era successo qualcosa.
-Quando mi hanno chiamata dall'ospedale mi è crollato il mondo addosso. Ero la prima tra le tue chiamate rapide quindi ho dovuto informare io la tua famiglia. Mi sentivo morire non sapendo come stessi... Quando mi hanno lasciata entrare ho aspettato il tuo risveglio, sdraiata accanto a te senza allontanarmi un momento- volevo chiederle per quanto tempo fossi stato in quello stato, ma non volevo turbarla oltre.
Già vederla così fragile tra le mie braccia mi spaventava a morte. Il modo in cui mi adorava, in cui mi amava mi aveva sempre spaventato. Lei dava tutto indipendentemente dall'altro e io non sapevo se ne sarei mai stato all'altezza. Per lei io ero perfetto così come lei lo era per me. Volevo farla mia in quell'istante, aldilà dell'unione fisica. Volevo sposarla. Lì, raggomitolata contro il mio fianco, quasi a cavalcioni su di me, stretta al mio petto, volevo sposarla.
-Hai presente quelle unioni spirituali che vediamo sempre nei film o nei libri che ti piacciono tanto? Quelle senza un prete, né nessuno. Solo i due protagonisti...- quelle parole uscirono senza che potessi rifletterci del tutto. Di solito dopo quelle unioni uno dei due moriva sempre... E lei lo sapeva. Lo sapeva meglio di chiunque altro perché adorava quel tipo di film.
Restavamo sul divano accoccolati a guardarli dall'inizio alla fine. Dopo aver provato un paio di volte ad abbandonare il film e a distrarla con dei baci lei mi aveva ammonito dicendomi che non mi avrebbe più permesso di guardare la TV con lei se non l'avessi piantata. Ero diventato un agnellino nelle sue mani e non mi importava perché io avevo la stessa influenza su di lei. Fatto sta che piangeva sempre durante quei film drammatici/romantici ed erano anche i suoi preferiti.
-Tutto quello che vuoi- la sua voce un sussurro, la consapevolezza di chi aveva capito negli occhi... Mi sentii sprofondare lentamente su quel lettino accanto a lei perché, la verità era che, non stavo meglio. Era come se mi fossi svegliato solo per darle un ultimo saluto, l'addio che non avevo potuto darle prima e lei lo sapeva. Lo sentiva. Sapevo che era così per questo mi accontentò asciugandosi in fretta le lacrime e mettendosi leggermente seduta aiutando anche me a fare lo stesso.
-Ti amo Jake, più di ogni altra cosa o persona che esista a questo mondo. Perché tu sei il mio mondo- asciugai le sue lacrime una ad una baciandole piano e assaporandole.
-Ti amo Harmonie e voglio solo che tu sia felice- anche senza di me avrei voluto aggiungere, ma non ci riuscivo. Non potevo lasciarla, non volevo. Pensare al suo dolore se mi fosse successo qualcosa era straziante, mi faceva sentire in colpa, perché sarebbe stato lo stesso dolore che avrei provato io alla sua perdita.
-Prometto di amarti sempre e per sempre e di renderti felice in goni modo possibile- Sirio continuò a parlare, a guardarmi, ma io non riuscivo più a trattenermi. Volevo perdermi in lei, dimenticare tutto eccetto noi. In mancanza degli anelli mi prese la mano sinistra e baciò l'anulare nell'esatto punto dove sarebbe dovuto andare il gioiello. Sorrisi.
-Prometto di amarti anche oltre la morte Harmonie. Sempre è per sempre e non è solo un modo di dire. Troveremo un modo per stare di nuovo insieme un giorno- le presi il mento fra l'indice e il pollice e riportai il suo sguardo distrutto su di me.
-Io sono felice solo se tu sei felice quindi sii felice- stava già scuotendo la testa con veemenza liberandosi dalla mia presa. Le lacrime che ormai bagnavano anche il mio viso. Nessuno dei due si asciugò il viso.
-Anche senza di me- pronunciare quelle parole con lei in quello stato fu davvero troppo.
-Promettimelo- mai avrei pensato di poterle chiedere di essere felice con un altro, ma lei era più importante di me. la sua felicità era la mia felicità ed ero convinto sul serio che un giorno avremmo trovato il modo per tornare a stare insieme. In un'altra vita, in un'altra epoca, noi due ci saremmo ritrovati prima o poi e nel frattempo avrei vegliato su di lei come lei aveva sempre fatto con me.
-Harmonie, ti prego, promettilo...- lei annuì, ma non mi bastò. Avevo bisogno di sentirle dire quelle parole. Che ci avrebbe provato, almeno per me. Anche se sarebbe stato doloroso.
-Okay...- quella sola parola servì a farmi contorcere le viscere e a farmi rilassare allo stesso tempo. Presi la sua mano destra, dove indossava ancora l'anello che le avevo dato a Natale, e glielo tolsi. Le baciai l'anulare sinistro senza smettere di guardarla negli occhi e poi glielo infilai. La sua mano si serrò attorno la collana che le avevo regalato per il nostro primo anniversario, un pianeta incastrato tra due note, la mia mano andò sul mio petto, all'altezza del tatuaggio che avevo fatto per lei.
-Ti amo- la sua mano libera, quella con il solitario al dito, si posò sulla mia che tenevo ancora sul petto.
-Ti amo- l'altra mia mano si serrò attorno la sua, quella che teneva stretta la collana come per trarne energia.
Poggiammo la fronte l'uno contro l'altra e ci baciammo. Eravamo un groviglio di mani, dita intrecciate, lacrime e baci. Non era stato il matrimonio che avevo pianificato, ma era stato perfetto perché ero con lei.
-Cantami qualcosa- sentendomi improvvisamente stanco mi sdraiai di nuovo a letto e la portai contro il mio petto. sentivo le sue spalle tremare e, anche se non potevo vederla, sapevo che le sue lacrime mi stavano bagnando il camice. Lo sentivo. La pelle bruciava per la sua tristezza.
-Lo sai che sono stonata- cercò di ribattere eppure mi accontentò. Mi accontentava sempre alla fine. Cantò We're the stars. Querida rosa. E infine Diciembre, la canzone che il suo idolo ci aveva dedicato durante il concerto. La sua voce era così melodiosa che mi spinse a chiudere gli occhi.
-La mia Sirio...- li tenevo socchiusi non riuscendo ad essere del tutto vigile, ma volevo guardarla ancora. Le accarezzai la guancia e lei si spinse contro il mio palmo girandosi appena per baciarlo.
-Ti amo Sirio. Sii felice, io sarò sempre al tuo fianco, vegliando su di te- non riuscivo più neppure a parlare e ogni suono si faceva più lontano.
-Ti amo Jake. Resta con me...- le sue parole furono l'ultima cosa che sentii prima di chiudere gli occhi e lasciarmi cadere nel buio con la certezza che, per la prima volta per quanto volessi, non sarei riuscito a darle ciò che mi aveva chiesto perché io già non c'ero più, ma me n'ero andato con il sorriso sulle labbra grazie a lei...
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