𝟑. 𝐈𝐥 𝐦𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢𝐨𝐬𝐨 𝐜𝐚𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐈𝐬𝐚𝐚𝐜 𝐌𝐢𝐥𝐥𝐞𝐫
Qualche ora e lezione dopo l'incontro ravvicinato – quasi del terzo tipo – con una parte del mio passato, Alice, Claire ed io ci ricongiungiamo per il pranzo.
Sfortunatamente, a causa della pioggia, il nostro benamato tavolino da picnic è inutilizzabile, perciò dobbiamo usufruire della mensa scolastica.
Nonostante la Westwood vanti di essere una delle migliori scuole del paese, il cibo della mensa è pessimo esattamente come in tutte le altre. Ma non abbiamo molta scelta.
Dopo una prima ora insieme, ci siamo dovute separare per frequentare lezioni diverse e non abbiamo più avuto modo di parlare fino ad ora.
Fortunatamente, non ho più visto nemmeno Isaac.
Nel pomeriggio, tuttavia, ci ritroveremo di nuovo a lezione di inglese, obbligatoria e comune a tutti gli studenti – tranne Adam, che ovviamente continua a frequentare le proprie lezioni private.
Claire sembra ostinata nel voler scoprire i dettagli che da sempre occulto a proposito di Isaac.
La sottoscritta, in tutta risposta, tenta in ogni modo di schivare domande e conserva fermamente il religioso silenzio.
In quanto ad Isaac: durante la mattinata ho preso più volte al vaglio l'ipotesi di prenderne a pugni il viso perfetto. Ma anche l'idea di fuggire dal paese mi ha spesso sfiorato e allettato particolarmente.
Andare a vendere cocchi in qualche isola caraibica non dev'essere poi tanto male, no?
Alla fine, però, non ho fatto assolutamente nulla.
Il ritorno di Isaac mi ha investito come un'onda d'urto e non è stato per niente facile riuscire a tenere uniti i pezzi.
Tuttavia, sono riuscita a rimanere perfettamente composta per tutta la mattinata.
Un mare di pioggia mi scroscia al centro del petto, così forte che ogni goccia è un sasso che si schianta su un vetro.
Ma crollare di fronte a tutti è fuori questione.
Non posso assolutamente permettermi di attirare troppi sguardi indiscreti. Innanzitutto, perché sentire gli occhi bruciarmi addosso in tutta la loro bramosa curiosità è un'esperienza che preferisco sempre risparmiarmi. E, in secondo luogo, attirare troppi sospetti potrebbe essere oltremodo dannoso.
Se non sarà Isaac a smascherarmi, potrebbero sempre provarci i più indiscreti.
E' una verità scomoda, ma chi ha una vita – apparentemente – perfetta attira inevitabilmente invidia su di sé.
Non mi stupirebbe se qualcuno approfittasse della situazione per indagare e tentare di riesumare quel passato che ad ogni costo deve rimanere sepolto.
<<Ma almeno mi stai ascoltando?>>, sento domandare da una Claire quasi collerica.
Mi limito ad annuire.
Nonostante non abbia sentito nemmeno una parola, so già qual è l'argomento principale: il misterioso caso di Isaac Miller.
<<Siamo le tue migliori amiche>> tenta di giocare la subdola carta Claire, puntando tutto sulla mia coscienza, <<Non dovresti tenerci nascosti dettagli così fondamentali. Potremmo offenderci.>>
Mi domando se Isaac ed io continueremo ad ignorarci per tutto il resto dell'ultimo anno – scelta conveniente a entrambi e anche la più prevedibile.
Senza dubbio non sarò io ad affrontare per prima la situazione: sono abbastanza orgogliosa e ostinata da riuscire a conservare il rigido silenzio fino alla fine dei secoli. E so che per Isaac vale lo stesso.
Lancio per l'ennesima volta un'occhiata al mio pranzo e sento la nausea salirmi in gola. La pasta ormai fredda, che in altre circostanze avrei comunque divorato, giace immobile all'interno del piatto di plastica. Ne spilucco un po', giusto per non ricevere i rimproveri delle mie migliori amiche, che mi stanno già guardando con un'espressione deplorevole.
<<È tornato per te. Altrimenti non avrebbe mai scelto questa dannata scuola>> si pronuncia Alice, prima di addentare il proprio sandwich al tonno con voracità.
Claire ed io non riusciamo a trattenere uno sguardo disgustato: dall'odore non promette davvero nulla di buono.
<<Sicuramente non è qui per l'ottimo cibo>> non posso fare a meno di scherzare io. <<Come diavolo fai a mangiare quella
roba?>>
Alice si limita a fare spallucce, mentre continua a ingurgitare il panino.
<<La questione è un'altra, Alice>> controbatte Claire, facendo sparire una ciocca bionda e ribelle dietro l'orecchio. Poi, mi punta una forchetta contro con fare quasi minaccioso. <<Il problema non è Miller. Ma la riccia qui presente, che non si decide a raccontarci la verità.>>
Non ricordo esattamente come l'argomento sia saltato fuori negli anni. Probabilmente, in una qualche occasione, devo essermi limitata a confidare loro - in maniera piuttosto vaga - che un certo Isaac Miller, dagli occhi e i capelli di pece, mi aveva spezzato il cuore quando ero ancora abbastanza piccola.
Ma non nel modo in cui immaginavano loro.
La fantasia, la curiosità e l'intuito non si sarebbero mai potuti spingere così oltre da sfiorare la realtà: quel ragazzo è solo una parte dell'opera. Un pezzo che compone un puzzle dalle dimensioni incalcolabili.
Senza dubbio, non sarei stata io a fornire loro i colori necessari per completare il dipinto.
I miei segreti dovevano - e devono - restare al sicuro.
A causa di questo mio fare così enigmatico, l'argomento è stato contrassegnato come "Il misterioso caso di Isaac Miller". E accantonato.
Almeno fino a oggi.
<<Ciò che è successo fa parte del passato. Non ha più alcuna importanza>> taglio corto io, con una disinvoltura impressionante. È un copione che recito a me stessa da anni. Lo conosco talmente bene da essermi ormai convinta che sia la verità.
<<Seriamente non ti importa sapere per quale motivo sia tornato in città? O dove sia stato per tutto questo tempo?>> interviene Alice.
<<Onestamente no. È troppo tardi per le risposte.>>
Claire sembra sul punto di contraddirmi, ma io la precedo: <<Quando l'anno sarà concluso, ognuno andrà comunque per la propria strada. Dopo il diploma, se riuscirò ad optare per il college, conto di andare il più lontano possibile da questa città. E nulla potrà cambiare i miei piani.>>
Forse, però, ho lasciato sfuggire qualche dettaglio di troppo, perché Claire si affretta a farmi notare: <<In tutto questo, pare proprio che tu stia dimenticando una parte fondamentale della tua vita.>>
La osservo con un'espressione interrogativa, ed è in quel momento che mi sento avviluppare da un paio di braccia muscolose.
Trasalisco, ma solo per un istante, perché riconosco subito l'aroma inconfondibile di Adam. <<Cos'è che staresti dimenticando?>>
<<Te>> ribatte Claire saccente, ammiccando nella mia direzione.
<<Assolutamente falso>> mi affretto a ribattere, lanciando un'occhiata torva alla mia amica del cuore, che in questo momento vorrei strozzare con le mie mani.
<<Spiegati meglio>> la invita a proseguire il mio fidanzato, scansando in malo modo Alice e prendendo posto accanto a me.
Lancio uno sguardo mortificato alla mia amica, per scusarmi del suo atteggiamento da cavernicolo, ma lei sembra non esserne rimasta granché colpita.
A volte ho la sensazione di essere l'unica a trovare fuori luogo l'arroganza del mio fidanzato e che le persone la accettino più di quanto riesca a fare io.
<<La tua dolce metà ha tutte le intenzioni di trasferirsi dopo il diploma. Ne eri a conoscenza?>> rivela Claire e io non posso fare a meno di guardarla in cagnesco: so che lo sta facendo per dispetto e la cosa mi fa davvero infuriare.
Adam sembra cascare dalle nubi, mentre mi guarda accigliato. <<A dire la verità, no.>>
<<Claire deve aver capito male>> mormoro a denti stretti. Mi rivolgo a lui ma continuo a guardare in direzione della bionda, nella speranza che ritratti. Ma temo che sia già troppo tardi. <<Non so ancora cosa farò dopo il diploma, ne abbiamo già parlato.>>
<<Strano>> confuta invece lei, rincarando la dose in tono quasi civettuolo. <<Sembravi molto convinta poco fa.>>
È allora che Adam si alza in piedi bruscamente, urtando in malo modo una Alice piuttosto imbarazzata. Le scosse del suo terremoto interiore non risparmiano nemmeno me.
Si allontana, senza aggiungere una sola parola.
<<Non potevi farti gli affari tuoi, per una volta? Dovevi per forza mettere il becco in cose che non ti riguardano?>> sputo velenosa contro Claire, prima di lasciare entrambe le mie migliori amiche basite e rincorrere il mio fidanzato.
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