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Inghilterra,1852.

Mi feci stretta stretta nel mio cappotto fin troppo ricamato e pieno di futili fronzoli. Veramente di pessimo gusto, ma mia madre lo adorava e non ero stata in grado di rifiutarmi. La mia mente voleva, ma il mio corpo e la mia forza di volontà erano fragili come il ramo di un giunco appena sbocciato.
–Su Eugenie, stai dritta.- Mia madre mi strinse una mano in vita per far scattare la mia schiena. Guardai con occhio curioso quella grande casa,a più piani,dipinta di un tenue color crema. Mi chiesi se vi fossero degli angoli nascosti come una piccola mansarda o dei passaggi segreti per permettere agli ospiti di quella dimora di poter scappare, con il favore della notte, nell'immenso giardino all'italiana. In lontananza mi era possibile udire il fruscio dell'acqua, ma non vedevo la fontana che ne era la causa. Probabilmente si trovava nel retro della tenuta.
Rimanemmo sulla soglia di quel portone immenso finché un maggiordomo, infagottato in una divisa troppo ricamata e pretenziosa per il suo viso trasandato, non ci aprì guardandoci da sopra i suoi folti baffi striati.
Si spostò di lato per permetterci di entrare per poi condurci in un piccolo salottino dove potevamo accomodarci.
Con cura prese i nostri soprabiti e i vari ninnoli con cui sia io che mia madre eravamo adornate. Togliermi quell'enorme cappello e quel fastidioso manicotto fu un sollievo inestimabile.
Mi sedetti sul divano nonostante mi fosse difficile per colpa di quel vestito troppo ingombrante per la mia figura minuta. Dopo una manciata di minuti venimmo ricevuti dal padrone di casa. Feci un profondo inchino insieme ai miei genitori. Del mio futuro marito sapevo bene poco. Ero solo a conoscenza del fatto che era il futuro principe di un regno, chissà quale dei tanti.
Lo guardai a lungo e sentii le mie ginocchia tremare.
Era un uomo alto e con spalle larghe, occhi verdi e un sorriso smagliante che sembrava oscurare tutti i mobili lussuosi nella sala. Al suo fianco vi era un uomo più anziano con i capelli striati da qualche capello bianco.
Speravo solo di piacergli abbastanza così sarei uscita dalle grinfie dei miei genitori. Quell'ultimo anno era stato un inferno in terra e mi chiedevo cosa avessi mai fatto di così orribile nella mia breve vita.
-Che piacere incontrarvi Mr. Du Coeur.-
I capofamiglia si strinsero la mano.
-Il piacere è tutto mio, Vostra Grazia.-
-Accomodatevi suvvia, non siate così rigidi.- Il Re rise di gusto sciogliendo l'atmosfera severa che si era creata nella sala.
–Voi, dunque, sareste Mss. Du Coeur.- Annuii e accennai un timido sorriso.
–Si Maestà.-
-E quanti anni avreste?-
-Diciassette, Vostra Grazia.-
–Molto bene, lui è mio figlio Leopoldo. Sono certo che andrete molto d'accordo.- Non appena finì di pronunciare la frase ebbe un forte accesso di tosse che lo fece piegare. Il principe lo accorse e lo accompagnò fuori dal salottino.
–Mi dispiace per l'inconveniente ma mio padre è malato. Se volete potete accomodarvi nel salone adiacente per la cena .-
-Perdonatemi ma sapreste dirmi dove si trova il bagno? Sia io che mia figlia avremmo bisogno di incipriarci.-
-Ma certo.- Schioccò le dita e una cameriera comparve dal nulla. Ci accompagnò a destinazione per poi congedarsi.
-Resterai con il principe.-
Mi ordinò mia madre dopo avermi afferrato il polso con forza.
–Fagli vedere che gli sei vicina ed mostra questo seno.-
-Madre non voglio, non posso dargli un'impressione sbagliata di me.- Senza troppi complimenti, prese e mi tolse quella piccola balzina di pizzo che copriva quella scollatura troppo profonda per i miei gusti. Afferrò i miei seni e li sistemò in modo che sporgessero in modo vergognoso.
–Vai ora.- Mi spinse, malamente, fuori di lì. Tornai sui miei passi fino a raggiungere il salottino dove il principe era rimasto in attesa che il padre lo chiamasse per dirgli che stava bene e che poteva desinare con noi.
–Perdonatemi, sapete dove si trova mio padre?-
Chiesi timidamente e misi una mano sulla mia scollatura perché non volevo in alcun modo che mi rivolgesse uno sguardo desideroso. –Si è già accomodato in sala, se volete potete andare.- -Oh no, se volete posso restare qui con voi a farvi compagnia.- Mi regalò un sorriso che fece sobbalzare il mio cuore.
–Ma certo, accomodatevi.- Indicò la poltrona vicina a lui. Presi posto, affondando nei morbidi cuscini, e lo guardai curiosa.
–Siete molto piccina nonostante la vostra età.- Arrossii appena e mi spostai una ciocca bionda dietro l'orecchio.
–Ho ereditato questa corporatura dalla mia nonna materna. Non credo avrò modo di conquistare qualche altro pezzo di altezza.- Rise divertito alla mia affermazione per poi puntare i suoi occhi nei miei. Sembrava nascondere qualcosa ma non me ne curai molto.
–A quanto pare ci sposeremo a breve.-
La sua voce spezzò il silenzio che si era creato.
–Si...io vi prometto che farò di tutto per essere una brava moglie.- Guardai le punte dei miei piedini che a mala pena toccavano il pavimento.
–Io non voglio nascondervi nulla, ma devo essere sincero. Questo matrimonio è solo un accordo fra mio padre i vostri genitori. Come avrete notato, il Re è malato e teme di morire prematuramente, anche se spero vivamente che accada il più tardi possibile. Voglio solo che sappiate che io, come dirvelo...- Si fermò in modo che potesse soppesare al meglio le parole.
–Il mio cuore appartiene già ad un'altra donna, ma vi prometto che farò di tutto affinché voi siate felice e che abbiate tutto ciò di cui abbiate bisogno. Dio solo sa quanto mi dispiacerebbe farvi soffrire per una situazione di cui non avete colpe.- Tenni lo sguardo basso mentre il mio cuore non faceva altro che sprofondare sempre più nell'angoscia e nella tristezza. Per un momento, nella mia testa, mi balenò l'idea di congedarmi e trovare la direzione per il tetto da cui avrei potuto porre fine alla mia patetica esistenza. Ma ero troppo codarda per poter far compiere quel gesto folle.
–Vi sentite bene?- Si avvicinò a me notando che non avevo né risposto né avevo compiuto nessun gesto.
–Vi prego.- Gli afferrai le mani con forza quando fu abbastanza vicino.
–Vi scongiuro, vi supplico, fate credere a mia madre che la mia presenza vi è gradita. Vi chiedo solo questo.- Osservò i miei occhi colmi di lacrime per poi posarli sul mio petto. Vedi il suo sguardo incupirsi e capii subito cosa aveva visto.
–Cosa vi è capitato?- Con un dito sfiorò,lievemente, una delle mie cicatrici. Neanche un barattolo di cipria era bastato a celarle.
–Non importa, non preoccupatevi.- Si allontanò da me, come se avesse fatto chissà quale scoperta nella sua mente, e mi porse il braccio.
–Ma certo, vi aiuterò vostra madre. E poi devo ammettere che la vostra presenza mi è gradita, quindi non vi è molto da fingere- Mi alzai e gli presi il braccio.
Sperai che,un giorno, anche io sarei stata degna di custodire il cuore di un uomo.

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