13
Belgio 1853, qualche tempo prima del matrimonio.
Attesi davanti alle stanze del principe con una calma innaturale. Mi avevano mandata a chiamare poco dopo essere rientrata dal pomeriggio con Jean, ormai era quasi ora della cena.
Quando fu il momento, venni fatta accomodare nel salottino dal suo domestico. Dopo pochi minuti mi raggiunse e si mise seduto davanti a me, sembrava sollevato e preoccupato allo stesso tempo. Avvertii un'altra porta chiudersi dietro di me e con la coda dell'occhio notai l'angolo di una gonna di dama, sicuramente non era di una delle cameriere; per quanto riuscì a vedere, notai che il tessuto di cui era fatta era ricolmo di un alternarsi di ghirigori.
Passai la mia attenzione su Leopoldo e lo guardai in volto, con un sopracciglio sollevato e la bocca leggermente aperta, ero divertita da quella situazione.
-Cara Eugenie, finalmente posso parlarvi. Perdonate la mia assenza ma stavo sistemando delle faccende che vi riguardano.- Annuii e gli feci cenno di proseguire nel suo discorso.
-Veramente penso che eravate impegnato in ben altre attività- Mi allungai e presi dal tavolinetto basso davanti a me una scatolina di metallo. Feci scattare la chiusura e presi un sigarino da questa, era lungo e avvolto da una carta bianca. Il tipico modello che è solito trovarsi tra le dame di classe.
-Uno di questi in cambio del mio silenzio.- dissi ridacchiando, come i bambini quando vogliono qualcosa in cambio. Vidi il suo viso passare dal paonazzo, tipico di chi era stato beccato con le mani nel sacco, al tranquillizzarsi non appena udì che avrei mantenuto il silenzio. Mi alzai dalla poltroncina e mi diressi verso la finestra, in una mano avevo i fiammiferi e un posacenere argentato; li avevo recuperati sempre dal mobile dei sigarini. Lo accesi e buttai il fumo fuori dalla finestra. Leopoldo si schiarì la voce per richiamare la mia attenzione, con lui ero in ottimi rapporti e potevo permettermi di prendere delle libertà che non avrei avuto mai l'audacia di avere con Jean o in pubblico.
-Ormai la notizia delle nozze è sparsa, l'unica fortuna dalla nostra parte è che non avevamo mai rivelato in via ufficiale chi sarebbe stata la sposa. Ci sono molte voci in giro e, per una volta, ci sono utili per mischiare le carte in tavola.- Si fermò come se volesse fare un resoconto mentale, per esprimersi correttamente.
-E come possono tornarci utili i pettegolezzi di corte?- Guardai l'ultimo scampolo di luce essere inghiottito dalle ombre della notte.
-Io voglio solo proteggervi e darvi ciò che vi ho promesso. Per adempiere alla mia promessa, abbiamo fatto un accordo con il nostro vicino, l'imperatore d'Austria. Come vi ho già accennato, vi spacceremo per sua figlia così che possiate vivere serena.- Lo guardai palesemente confusa e mi sporsi in avanti. Incredibile come, d'un tratto, sentii dire nello stesso giorno che due uomini diversi volevano proteggermi. Ma chi lo faceva realmente per me e chi solo per se stesso?
-Perdonate l'audacia, ma non sarebbe stato meglio per voi liberarvi direttamente di me e sposare lei? Sapete che non sono una persona esigente, mi sarebbe anche bastato rimanere qui come cameriera a patto di avere l'accesso illimitato alla biblioteca.- Sorrisi, volevo alleviare un po' di quella atmosfera così pesante che si era creata nella stanza. Era stata già una giornata pesante avendo avuto a che fare con il teatrino del mio passato e identità, l'ultima cosa di cui avevo bisogno erano altri pesi sul cuore. In quel momento mi sentivo una persona diversa, non mi sentivo di essere la solita Eugenie tenera e che tutti compativano, non volevo essere piena di paura ed insicurezze. Volevo essere capace di camminare a testa alta, di affrontare chiunque ci fosse davanti a me senza temere le conseguenze; volevo rinascere, anche se gli scheletri del mio passato erano sempre con me. La paura di restare da sola con un uomo in un ambiente troppo piccolo, il contatto troppo prolungato, disturbavano profondamente la mia psiche; eppure Leopoldo aveva un ascendente benevolo su di me, come se fosse stato un balsamo. Mi aveva sempre trattata al suo pari e con il massimo rispetto.
Notai di essere andata fuori da quella stanza, rapita dai miei pensieri quando lo vidi scuotere la testa in segno di dissenso ma senza darmi una spiegazione. Possibile che tenesse troppo a me? Impossibile. Nonostante fossimo in ottimi rapporti d'amicizia, stentavo a crederci che si fosse messo in una posizione di tale scomodità solo per me. Fare un accordo di un tale livello con l'imperatore significava essere alla loro mercé. Sarebbero per sempre stati in debito con loro e per cosa poi? Per una ragazza sciocca e qualunque come me?.
D'improvviso mi si accese una scintilla, era ovvio che volesse tenermi vicina. Quale altra donna avrebbe mai accettato di sposare un uomo conoscendo della sua amante? Di certo non la principessa di un regno di un tale calibro. E ancor meno il suo orgoglioso padre avrebbe mai accettato una cosa simile, sia che ne fosse venuto a conoscenza prima dell'accordo sia che fosse stato scoperto durante il matrimonio.
Passai una mano sulla fronte, era tutta una farsa, tutto falso fino all'ultima goccia.
Mi chiesi, per un istante, cosa si provasse ad essere amate così da tanto da vedere il proprio uomo fare dei tali marchingegni pur di stare insieme. Gratitudine? Ammirazione? Cos'era l'amore per me? L'avrei mai conosciuto?
-L'unica cosa che vi chiedo è di tingervi i capelli di marrone così da rendere il tutto più credibile agli occhi del popolo, nessuno dovrà sapere cosa abbiamo architettato.- Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi dopo aver usato il posacenere per spengere l'ultimo pezzo del sigarino. Lo guardai, il sorriso misto alla smorfia stampato sul volto.
-Va bene, qualsiasi cosa desideriate mi va bene.-
Feci per andarmene, quando Leo mi bloccò. Non volevo guardarlo, la mia frustrazione la si poteva leggere nei miei occhi. Rabbia, angoscia e sconfitta, avevo solo bisogno dei miei libri e di immergermi in quel mondo di scienza che non mi avrebbe mai deluso, ma solo arricchito. Non sbagliai quando il mio intuito mi disse che se ne era accorto, l'ultima cosa che volevo era altra pietà da parte di qualcuno che non riusciva ad essere sincero con se stesso, costretto a ricorrere a inganni per vivere la sua storia d'amore. Quel che cercavo da quella vita non era solo pace, era anche una persona di cui fidarmi senza titubanze.
-Non andate vi prego, non voglio che voi fraintendiate.- sciolse la presa e si prese un sigarino . -Sono per le dame quelle.- gli dissi confusa.
-Lo so, ma ogni tanto penso che voi dame abbiate oggetti più belli di noi Messeri.-
Abbassammo entrambi il capo per trattenere le risa. Come poteva un uomo pensare questo, dopotutto erano privilegiati già solo a partire dal solo pensiero della loro nascita; della speranza in essa.
-Lo sapete che è un ossimoro bello e buono? Comunque spero che facciano degli studi su queste ''crisi'' d'identità-
Decisi di rimanere e di conoscere quel che per gli altri era mio marito, per me, invece, stava diventando un amico senza convenzioni. Forse.
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