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23th December 2021 & 2022







23th December 2021



<<Ti ci vedo perfettamente. Tu sei lì, con quel tuo maglioncino blu a collo alto che io adoro. È il giorno della Vigilia di Natale e sei in fila per entrare da Prescott, la pasticceria di Londra preferita di tua madre, dove sei corso dopo esserti reso conto di non averle comprato uno stralcio di regalo. Sì, fai schifo a fare i regali anche in questa versione della storia>>

<<Ma che ci faccio a Londra?>> lo interrompe il ragazzo, sistemandosi meglio contro il suo petto.

<<Sei andato lì a studiare. Vuoi fare tipo, che so, il procuratore sportivo e stai facendo un corso alla London School of Economics. Che poi era solo una scusa per scappare via da casa. Tua madre e tua sorella hanno deciso di passare il Natale da te così ti sei risparmiato noiosissimi giorni di vacanza in Belgio. Io invece mi trovo a Londra perché suono in una band e sono un promettente batterista, ma andiamo per ordine>>

<<Seh, ciao>>

<<Shh. Dicevo, sei in fila davanti alla pasticceria e inizi a gridare contro una signora che si è permessa di passarti davanti. Hai ragione, fa freddo e sei lì da tre ore e sembri sempre più lontano dall'entrata...>>

<<Dai, non sono più uno di quelli che si mette a gridare per 'ste cazzate, soprattutto con una signora>>

<<Si, ma qui hai tipo vent'anni, sei nel pieno del tuo periodo di rabbia verso tutto e tutti. Comunque, ti metti a gridare con questa tipa e io mi giro a guardarti. Sono distante qualche portone dalla pasticceria e ho appena finito le prove con la band, con i ragazzi ci stiamo concedendo una chiacchiera prima di lasciarci per il pranzo. Mi giro, ti vedo e vorrei commentare con loro quanto tu sia cafone, ma in realtà mi zittisco perchè rimango come folgorato. Sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto, con la faccia incazzata e quel dannato maglioncino blu>>

<<Leccaculo>>

<<Non farmi queste proposte, Maxie>>

<<Vabbè, va' avanti Dan>>

<<Ok, ok. Ti vedo e comincio a pensare ad un modo per venire a parlarti. Per fortuna conosco la signora con la quale stai litigando, viviamo entrambi in quel quartiere e frequentiamo lo stesso Costa Caffè. Così mi avvicino con fare sicuro, intimandoti di smetterla, che litigare il ventiquattro Dicembre davanti al posto più dolce di Londra proprio non si può. Per farti sentire in colpa mi mostro anche super gentile, invitando la signora Rose a tornare a casa, al caldo, e offrendomi di fare la spesa da Prescott per lei. Sono geniale, eh? Ho fatto una buona azione e guadagnato un posto accanto a te. E non sbuffare, sono dannatamente geniale. Siamo presissimi l'uno dall'altro, da subito. Sai da cosa lo noto? Dal fatto che tutti attorno a noi stanno congelando ma noi no, non più, il freddo sembra qualcosa di improvvisamente lontano, anche per uno come me che lo soffre dannatamente. Con te, imparo in quel momento, non avrò mai più freddo.
Non so di cosa potremmo parlare al nostro primo incontro da non piloti, però ti faccio ridere e questo ci basta.
Ti consiglio cosa prendere da Prescott, anche se in realtà io odio quel posto e l'unica volta che c'ho preso una torta ho passato tre giorni in bagno, ma non te lo dico. Poi tu aspetti che prenda il vassoio di dolci per la signora Rose e usciamo da lì insieme. Impacciati facciamo per salutarci, ma col cazzo che ti lascio andare così dopo un primo imbarazzo ti dico di accompagnarmi a lasciare le cose dalla signora.
Ci conosciamo da quaranta minuti e già ci amiamo. Cioè, a me ne sono bastati cinque in realtà per innamorarmi, sei tu quello senza cuore che forse avrà bisogno di un po' più di tempo, ma ti sei già affezionato abbastanza da invitarmi a pranzare da te dopo aver scoperto che sono solo a Londra alla Vigilia di Natale. Non avevo soldi per tornare in Australia, ho usato tutti i risparmi per comprarmi la batteria nuova>>

<<Non inviterei mai uno sconosciuto a pranzo il giorno della Vigilia, soprattutto uno che fa il carino con le vecchiette. Che ne so io che non sei un pervertito?>>

<<Questa è la mia dannata storia e la racconto io. Tu puoi cominciare a pensare alla tua, fredda e piena di cinismo>>

<<Andiamo avanti. Quando si va al sodo?>>

<<Ah, poi sarei io il pervertito. Idiota. Fai passare almeno il pranzo della Vigilia. Che tra parentesi, va benissimo. Anche perché siamo da soli, le tue donne sono fuori e torneranno direttamente per il cenone così possiamo chiacchierare tranquillamente sul divano, davanti al tuo minuscolo albero di Natale. Spoiler: quell'albero te lo faccio sparire nel giro di qualche mese e il Natale dopo te ne regalo uno alto due metri e mezzo. E niente, quel giorno va così. Inizia tutto un po' come un film ma procede in modo quasi ordinario, come una semplice, semplicissima storia d'amore. Tu vieni a vedere i miei concerti in locali scadenti, io passo la notte sveglio a sentirti ripetere per gli esami. Tu mi baci appena scendo dal palco, ogni volta, per far capire a tutti che quel figo del batterista è fidanzato, io invece ti lascio studiare mezzo sdraiato su di me, nel letto, e ti accarezzo le spalle, i capelli, come piace a te. Come in questo momento>>

Daniel piega il collo fino a far combaciare le proprie labbra con la spalla nuda di Max mentre passa le dita sul suo braccio in una lenta e ripetuta carezza.
I due ragazzi sono sdraiati sul confortevole divano della loro solita suite, pelle contro pelle, con solo una coperta pesante ad avvolgerli ed il caloroso crepitio del camino acceso a riscaldarli e illuminarli.

<<E' una bella storia>> commenta il più piccolo, chiudendo gli occhi e godendo del senso di familiarità infuso dal tocco delle dita di Daniel sul proprio corpo. La sua schiena è poggiata contro il petto ampio di lui, le loro gambe intrecciate tra loro e con la coperta, tanto da non riuscire a capire quali appartengono ad uno e quali all'altro. Prende un respiro profondo, poi si gira quanto basta per stampare un bacio sul mento di Daniel. <<Ma è troppo semplice, fantasiosa e improbabile, come sei tu>>

<<Semplice?>> esclama l'altro, sollevando esageratamente le sopracciglia <<Non hai idea di quante liti abbiamo anche in questa versione di te e me. Tipo perchè poi stai male per i dolcetti di Prescott e io ti dico che c'ero stato male anche io e tu te la prendi perchè non te l'ho detto prima. Oppure peggio, sai quante grida devo sopportarmi quando ti invado casa con il mio albero di Natale da due metri e mezzo. E perchè, le scenate di gelosia per quei quattro fan che mi ritrovo? Dramma, dramma dopo ogni concerto>>

Max scuote la testa non troppo convinto, provando a cercare le parole giuste per fargli capire ciò che intende davvero senza però rovinare la bella atmosfera che sono riusciti a ricreare.

<<E comunque tra ogni altro te e me di ogni altro universo sarebbe facile >> ritenta Daniel, facendo salire la propria mano sino a poggiarla sul viso di Max e strizzargli le guance <<tranne quello in cui siamo due famosissimi piloti di uno sport machista, motivo per il quale tuo padre e probabilmente chiunque altro non accetterebbe il nostro essere dannatamente innamorati>>

Prima di dargli la possibilità di replicare, Daniel poggia le sue labbra su quelle dell'altro, ancora arricciate a causa della sua stretta. Affoga in un bacio tutto ciò che non va, ciò che non si sposa con la sua adorata aria natalizia che aleggia ovunque attorno a loro, ciò che gli aveva reso così difficile presentarsi anche quell'anno, come tutti i precedenti, al loro rendez-vous segreto prima di partire per passare le festività con le rispettive famiglie.

È una tradizione che dura ormai da cinque anni. Daniel e Max prenotano sempre la stessa stanza, ogni ventitré dicembre, in un piccolo paesino tra le alpi francesi chiamato Le Grand Bonard. Ci sono stati insieme, per la prima volta, durante il loro secondo anno come compagni di squadra. La RedBull li aveva trascinati lì per assistere ad una competizione sciistica dal nome impronunciabile e da loro sponsorizzata, Daniel l'aveva vista come una bella opportunità per godersi qualche giorno lontano dalla frenetica vita monegasca e Max come occasione per passare tanto, tantissimo tempo a stuzzicare Daniel.

Era il suo passatempo preferito allora. L'olandese tormentava il povero australiano come un bambino di prima elementare tormenterebbe il proprio vicino di banco e l'altro, per quanto gli piacesse lamentarsene, in realtà adorava il modo in cui Max gli ronzava attorno. Aveva portato una ventata di freschezza nel box e, nonostante in pista avessero diversi problemi, una volta fuori dalle monoposto il loro feeling era innegabile. Daniel lo chiamava tangled love, qualcosa di incasinato ma pur sempre amore - o meglio, al tempo, affetto-. Un soprannome fantasioso e semplice, alla Daniel, per descrivere qualcosa che facile non era. A Max in realtà non importava particolarmente come lo chiamasse, purché gli permettesse di avere l'australiano accanto nonostante tutto.

Nessuno dei due però si sarebbe aspettato di finire a letto con l'altro, durante quella atipica trasferta. Stare insieme però era così bello da non poter fare a meno di viversi appieno, tra le lucine dei mercatini di Natale, la neve e il vin brûlé.

La prima volta che ci sono tornati, hanno trascinato con loro nuovamente tutta la squadra. Sempre nello stesso albergo, sempre il ventitré dicembre. Non erano tempi facili - quando mai lo sono stati? - ma, come sempre, stare in quel posto li aveva aiutati a ritrovarsi. Così hanno prenotato la stessa suite l'anno dopo e l'anno dopo ancora, questa volta da soli, sentendo il bisogno di un rifugio in cui passare un giorno, anche uno soltanto, lontano da tutto e tutti.

Poi Le Grand Bonard è diventato proprio questo: un posto sicuro, un luogo in cui scappare e dimenticare tutto ciò che non li riguarda, come se oltre le Alpi innevate e i tetti spioventi delle casette giù in paese e gli alberi pieni di lucine e l'odore del vin brûlé non vi fosse niente.
Il ventitré dicembre era - ed è - per loro il giorno più bello dell'anno.
È tutto ciò che succede dopo il problema.
Abbandonare il letto, spegnere il fuoco e chiudere le valige, darsi un ultimo bacio tra le mura della stanza e salutarsi a malapena con un abbraccio in aeroporto, augurandosi una buona Vigilia di Natale, distanti come ogni anno e ogni anno un po' di più.

Daniel però quell'anno aveva provato a ribellarsi, per questo Max lo stringe un po' più forte, lo bacia un po' più a lungo. Il solo pensiero che ciò che hanno possa finire in uno schiocco di dita lo manda fuori di testa e sapere che Daniel è andato non vicino, vicinissimo a mandare tutto a quel paese spinge Max a provare a far sentire all'altro quanto questo sia importante per lui.

Max non ha mai pensato che qualcosa come fare outing potesse essere così complicata e, soprattutto, che il non volerlo fare potesse portare con se così tanti problemi. All'inizio piaceva ad entrambi il dover fare le cose di nascosto, quel brivido che gli saliva lungo la schiena quando sentivano Christian Horner cercarli per il motorhome e loro erano mezzi nudi nascosti nello sgabuzzino, sgattaiolare da una casa all'altra nel pieno della notte anche quando avevano ospiti, sparire di punto in bianco da qualsiasi evento pur di darsi un bacio, anche uno soltanto, come ricarica per affrontare ogni momento al meglio.

Il più piccolo trova tutto ciò ancora, dannatamente, eccitante. Però è anche di parte, considerando che è lui a voler continuare a tenere la loro relazione nascosta al mondo.

Fosse per Daniel lo griderebbe al mondo intero, seduta stante. Max invece, più conservatore, glie lo impedisce. Non è pronto a vedere il mondo, il loro mondo, reagire ad una notizia del genere, né tanto meno sarebbe capace di dirlo a sua padre e sua madre. Max ha più cose da perdere. 

Così sono fermi in questo limbo, senza i mezzi per costruire qualcosa di più ma senza neanche essere capaci di lasciar perdere, come dei sogni chiusi in un cassetto del quale si è persa la chiave. Sono lì ma non puoi farli crescere, non puoi vederli realizzarsi, ma non puoi neanche svuotarlo per mandarli via.

Daniel vorrebbe fare tante cose, vorrebbe baciare Max subito dopo ogni gran premio, quando è ancora tutto sudato, con la faccia rossa e i capelli in disordine. Vorrebbe dire ad ogni intervistatore le piccole cose che ama di lui, parlare di lui, scherzare su di lui, facendo invidia al mondo. Vorrebbe cambiare le menti chiuse di uno sport troppo ancorato alle proprie radici e poco incline ad adattarsi ai cambiamenti sociali. Vorrebbe andare a vivere ufficialmente con lui. Passare le vacanze con lui, in quella casa in Olanda che Max tanto odia, e poi portarlo con se in Australia, vederlo parlare sul patio con sua madre e giocare con suo nipote.

Più di tutto, vorrebbe che Max smettesse di colpevolizzarsi per non essere ciò che suo padre ha sempre voluto ed imparare ad essere Max, solo Max. Max che ama Daniel.

Max che bacia Daniel, in quel momento, con la stessa foga con la quale l'ha fatto per tutti i cinque anni passati assieme. E anche un po' di più.

<<Voglio sapere la tua storia>> lo interrompe però il più grande, passandogli una mano tra i capelli scompigliati per toglierglieli dal viso e restando ad osservare il viso dell'altro illuminato dalla luce intermittente delle lucine dell'albero di Natale e dal fuoco del camino.

<<Non sono bravo ad inventarle come te>> risponde l'altro, girandosi fino a far combaciare il suo petto con quello di Daniel. Sdraiato su di lui e con le braccia incrociate comincia a pensare a qualcosa da dire, che tanto lo sa di non avere scampo.

<<Dai, è divertente>> cerca di spronarlo l'australiano, spalancando il viso in un sorriso <<Se io e te non fossimo io e te, come ci saremmo incontrati? Puoi essere cinico e disfattista>>

<<Tu dammi un bacio>>

Daniel non ci pensa due volte ad accontentarlo per poi mettersi comodo e pronto ad ascoltare, con una mano dietro la testa e l'altra sulla schiena nuda di Max, da sotto la coperta.

<<Me lo immagino come una cosa spontanea, naturale. Forse accadrebbe qui e proprio sotto Natale, perché tu lo ami e ti meriti che qualcosa del genere accada proprio tra la neve e gli alberi illuminati di Le Grand Bonard, così potrai dire per sempre di aver trovato la persona della tua vita durante la tua festività preferita>>

<<Mi piace il modo in cui ti definisci senza problemi la persona della mia vita>> lo interrompe Daniel.

<<Perchè lo sono, e lo sai anche tu. E anche questi noi lo sanno. Ci mettono un po' a capirlo perchè è così che fanno le persone normali, non quelle delle tue storie, però l'importante è che alla fine ci arrivano. Ci arriviamo. E io non lo so come succede, né so chi sei tu o chi sono io, cosa facciamo nella vita, se ci meritiamo di trovarci. Sono particolari che lascio scegliere a te>>

<<Non vale così però>> comincia Daniel, ma l'altro lo interrompe subito facendogli segno di aspettare.

<<Però so dove succede. E quando. È la sera del ventitré dicembre di un anno in cui abbiamo entrambi un disperato bisogno l'uno dell'altro. E ci innamoriamo seduti accanto su quella panchina giù in paese dove vuoi fermarti sempre, quella da cui si vede tutta la cittadina illuminata a festa e ci si sente un po' come dentro una palla di vetro, di quelle che se agiti vien fuori la neve. Io ti guardo per tutto il tempo con gli occhi spalancati sperando che tu capisca quanto conti per me quel momento, quanto io abbia bisogno di te accanto. Ti amo Dan. Come qualsiasi me amerebbe qualsiasi te in qualsiasi mondo, in qualsiasi modo>>

Max finisce di parlare mentre nasconde il volto nell'incavo tra il collo e la spalla di Daniel, inspira forte il profumo della sua pelle, si stringe a lui con un'improvvisa tristezza.

<<Non mi importa dell'Australia>> sussurra ad un certo punto Daniel, con le labbra tra i capelli di Max <<Ti prego, dimmi di non andarci. Fammi venire con te in Olanda, o passiamo il Natale qui, così, solo io e te nudi davanti al camino>>

Ma tutto ciò che Daniel chiede, è tutto ciò che Max non può dargli.

Max può essere questo: un amore immenso, una passione folle, una tenerezza grezza, una fuga dal mondo, una quotidianità nascosta da occhi indiscreti. Alla luce del sole però, è solo un suo collega.

Daniel decide di farselo andar bene ancora una volta, fingendo, mentre su quel divano le carezze cominciano a bruciare e i baci si fanno più intensi, che quello sia il giorno di Natale e che lo stiano finalmente passando insieme.

Mente a se stesso ancora una volta.
Ancora una fuga a Le Grand Bonard.
Ancora un bacio e poi un altro ancora.

Ancora un biglietto per l'Olanda che Daniel come da quattro anni a questa parte compra e poi straccia, senza dirgli niente, tarpando le ali alla silenziosa speranza che Max finalmente si decida a dirgli che lo ama così tanto da volersi vivere a trecentosessanta gradi e lasciar perdere gli stupidi preconcetti di suo padre, del mondo e, tristemente, anche quelli che ha su se stesso.

23 dicembre 2022

E un po' Max se lo aspettava, l'anno dopo, di arrivare nella loro solita suite a Le Grand Bonard, il solito giorno, con il solito albero sotto il quale va a mettere il solito brutto regalo, con il solito camino acceso, di non trovarci Daniel.

Non si sono mossi insieme per raggiungere il loro piccolo posto nel mondo.
A dir la verità non parlano da giorni e non si baciano da ancor di più.
Però Max ha prenotato comunque la stanza e ha guidato da solo per le montagne, pensando di aprire la porta e trovare Daniel lì, per una volta ancora.

Una parte di se sapeva di starsi solo illudendo, ma fa male comunque.

Si affaccia alla finestra e poggia la fronte contro il vetro gelido, osservando le scoppiettanti vie di quel posto in cui è sempre Natale. Senza Daniel però Max non ce la fa ad apprezzarne le luci, la neve, i colori, le risate. Gli alberi addobbati sono solo abeti e le canzoni Natalizie dei fastidiosissimi motivetti, mentre Daniel sa fargli piacere persino quelli quando li canta sotto la doccia.

Decide di chiamarlo.

Lo fa per ben dieci volte, ma nessuno risponde.

Nel frattempo ripensa allo scorso Natale e a tutti quelli prima, anche se il ricordo non basta a riscaldarlo. Ricorda quella stupida storia di Daniel, come secondo lui non avrebbero mai più sentito freddo se fossero rimasti accanto.
Poi un'idea ancor più stupida gli balena in testa.

Con uno scatto abbandona la finestra e si rimette il cappotto, si infila il cappello, scambia le scarpe con gli stivali da neve e corre fuori dall'albergo.
Cammina frettolosamente per le viuzze del paesino, scappando dalla voce di Daniel in testa che come fosse un fantasma gli sussurra nell'orecchio tutto ciò che lui avrebbe detto se fosse stato lì.

Che buono il profumo del vin brûlé.
Vorrei tanto un waffle.
Adoro queste lucine.
Voglio quest'albero a casa.
Amo il Natale.
Amo questo posto.
Amo te.

Quello che poi vede, seduto sulla sua panchina preferita, non è un fantasma anche se un po' gli somiglia.
È il Daniel dell'universo parallelo di cui gli raccontava, è il Daniel che aspetta il Max con cui le cose sarebbero semplici.

Lui però non è quel Max, anche se vorrebbe esserlo, anche se si siede lì come lo fosse.

<<Sapevo saresti venuto>> sussurra il più piccolo, le mani strette in mezzo alle gambe, il volto inclinato verso l'altro, in attesa.

Il ragazzo riccio non si gira mai a guardarlo però.

<<Ho una nuova storia quest'anno>> afferma però, mentre le parole si condensano davanti alle sue labbra <<Ci sono due ragazzi che si amano da impazzire. Prima di conoscersi non pensavano che questo potesse essere un problema, sai, pensavano fosse una cosa bella amare qualcuno sino alla follia. Invece fa schifo. Però non sono le litigate il problema, quelle si risolvono. Non è la gelosia. Non è l'abitudine. Il problema è che tra i due c'è sempre uno che ama un po' più dell'altro, ed è proprio lui a rischiare di impazzire davvero>>

<<Dan...>>

<<Dicevo, la storia. Uno dei due è australiano, l'altro è mezzo belga e mezzo olandese. Il primo è uno che prova sempre a portare felicità ovunque vada, l'altro è una testa calda che semina disastri, però l'australiano lo trova tenero nonostante tutto. Sono compagni di squadra, poi amici, poi teste di cazzo perchè ci mettono una vita per riuscire a capire di essere qualcosa di più. Certo, Max ci provava con Daniel come fossero bambini di cinque anni, è stato complicato per Daniel capire davvero cosa volesse Max. Però poi si baciano, in un paesino sulle alpi che sembra uscito da un film di Natale. E piano piano si innamorano, giorno dopo giorno, sia delle cose stupide che delle cose grandi. Si supportano, si scannano, si divertono. Però Daniel è quello che ama di più, lo è sempre stato, anche quando portava avanti quella stupida farsa per far credere a Max di voler essere solo amici. Probabilmente, Daniel continuerebbe a farlo se solo Max gli desse la certezza di essere pronto anche lui a rischiare il tutto per tutto pur di averlo accanto>>

Daniel si ferma per la prima volta a prendere un grosso respiro, poi guada Max con gli occhioni grandi e scuri e tristi, come se fosse scontata la fine della storia.

<<Poi che succede?>> si azzarda comunque a chiedere l'altro.

<<Succede che Max non lo fa, non gli dà ciò che vuole. Ha paura. Ha paura di cosa direbbe suo padre, ha paura di cosa direbbe il mondo, è bloccato in una situazione dalla quale non sa se ha la forza di uscire. Ma non capisce che non deve dare retta al mondo, che il mondo si sbaglia sempre. Ad esempio, il mondo è convinto che sia Max quello coraggioso. Non sa invece che lo è Daniel. Coraggioso abbastanza da guardare la persona che ama e dirle "Buon Natale, Maxie. Se non mi ami abbastanza da dirlo al mondo, amami quanto basta per lasciarmi andare">>

E Max lo fa.

Decide, per una volta, di accontentarlo. Di fargli un regalo. 

Lo lascia andare.

<<Buon Natale, Dan>> sussurra nel gelo di quella notte di Dicembre, su una panchina che li ha visti innamorati e non li vedrà mai più, in una cittadina che sembra improvvisamente una prigione di ghiaccio più che una palla di vetro.

Ci sono tante cose che vorrebbe dire ma non lo fa, ed anche se rimangono seduti l'uno accanto all'altro sono in realtà già distanti. Piuttosto, Max pensa che probabilmente un giorno riuscirà ad ammettere chi è, e quel giorno vorrebbe poter avere Daniel accanto. Ma non è qualcosa che può dargli in quel momento e allora è giusto mollare la presa.

Poi ride.

E Daniel fa lo stesso.

<<Sei finalmente riuscito a farmi un bel regalo di Natale>> esclama quest'ultimo, capendo al volo ciò che aveva fatto ridere l'altro.

<<Non il più bello, il più bello non sarebbe arrivato in tempo>> controbatte Max, abbozzando un sorriso malinconico.

<<Lo so, però è un regalo che mi farà bene, che mi fa già sentire più libero>> afferma Daniel alzandosi dalla panchina <<e comunque, almeno non è una delle tue solite schifezze che vorrei gettare nel camino>>

E che Max non avrà più occasione di regalargli.

<<Verità>> si prende però il tempo di mormorare quest'ultimo, rievocando quel gioco grazie al quale un tempo hanno imparato a volersi bene.

Ad un certo punto hanno entrambi smesso di farlo. Certe verità sono più difficili da dire quando si sta insieme, pesano di più, implicano più cose.
Prima, quando tutto sembrava impossibile, in realtà era più facile.

<<Odio che tu non abbia scelto me>> risponde Daniel prima di alzarsi dalla panchina. <<Tocca a te. Verità>>

<<Ti lascio andare, ma...>>

Daniel, però, è già andato via.



***

Buona sera e buona vigilia ❤️
Qualcuno di voi avrà già letto questa One Shot su Jingle Drivers Bells' di lucreziasstories , ma l'idea è sempre stata parte di qualcosa di più grande. Così eccoci qui, oggi, con questa piccola storia sui miei amati Maxiel.
ne uscirà presto un'altra e il progetto rimarrà aperto, così da poter ogni anno aggiungere una loro avventura... un po' come se fossimo anche noi a Le Grand Bonard, con loro, a rispettare la loro tradizione.

Tornare a scrivere di loro è sempre magia, e in questo Natale, di quella magia, ce n'era un po' bisogno.

Ci vediamo entro fine anno❤️

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