Nora, giocare ad essere una bambola
« NORA: Tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l'angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. Ed io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t'eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell'attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli... Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero!
TORVALD: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme...
NORA: Guardami come sono: non posso essere tua moglie.
TORVALD: Ma io ho la forza di diventare un altro.
NORA: Forse, quando non avrai più la tua bambola. »
Siamo nel 1879 quando Ibsen pubblica l'opera teatrale: Casa di bambola, ed è subito scandalo. Perché Casa di bambola è la storia di una donna che, accortasi dell'indifferenza del marito, decide di lasciarlo. Od almeno questo è ciò che sembra succedere.
L'opera va a toccare dei punti critici della morale vittoriana ed in particolare cosa significata essere donna in quell'epoca. Nora è la classica donna del tempo, si occupa della casa, dei figli, del suo abbigliamento, è quasi una bambola che gioca a sua volta con una casa di bambole. Il marito è accondiscendente con lei, la tratta come una bambolina. All'apparenza il loro matrimonio e la loro vita sono perfetti. In realtà Nora nasconde da anni un segreto al marito: un debito contratto falsificando la firma del padre proprio con l'intento di salvare il consorte. Proprio a causa di ciò la donna viene ricattata da Krogstad, e quando il marito alla fine ne viene a conoscenza non pensa minimamente a difendere la reputazione della moglie, come questa aveva creduto che avrebbe fatto. Sarà solo l'intervento di un'amica di Nora che, sposando Krogstand, riuscirà ad annullare il debito contratto anni prima. A questo punto il marito di Nora sospira di sollievo, il pericolo è passato e lui può tranquillizzarsi, tornare a giocare con la propria bambolina. Ma se per lui non è cambiato nulla, per Nora non è così, forse ha capito che il marito non la considera una vera donna, forse è maturata, oppure, più probabilmente, ha scoperto che il marito non è il principe azzurro che ha sempre creduto, anzi, è un codardo, incapace di proteggerla e la nostra principessa ha bisogno di qualcosa di più, di un uomo vero, non di uno di stoffa. La rottura è quindi inevitabile, ma la domanda è: Nora riuscirà a formare la propria identità? Oppure cercherà un uomo uguale al marito, con la sola speranza che questo riesca a darle la sicurezza che lei cerca? In pratica: Nora vuole davvero cambiare e diventare veramente una donna oppure vuole restare una bambola, semplicemente cercando un principe che la possa salvare da un mondo che lei considera ingiusto? Purtroppo nulla ci fa dire con certezza che l'allontanamento dal marito sia definitivo e che non sia semplicemente l'ultimo capriccio di una donna che donna non mai diventata per davvero, il suo ultimo gioco.
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