La gatta Cenerentola: un brutale omicidio
Siamo ad inizio Seicento quando viene pubblicato postumo Lo cunto de li cunti di Basile, una raccolta di fiabe in dialetto napoletano. Tra di esse troviamo una delle prime versioni di Cenerentola, una versione molto più oscura di quella che è diventata famosa grazie alla Disney. Prima di tutto qui la protagonista non si chiama Cenerentola e non è neppure una borghese, ma una principessa: Zezolla. La fanciulla è rimasta orfana di madre in giovanissima età e il padre ha deciso di risposarsi con una donna che lei non approva. Così un giorno Zezolla va dalla sua maestra di cucito che le consiglia di uccidere la matrigna e di proporre poi lei al padre come nuova consorte. La ragazza segue il consiglio e con una scusa fa mettere la testa della matrigna dentro una cassapanca che poi lei chiude uccidendola. A seguito di ciò il padre si risposa con la maestra di cucito che rivela la sua vera natura: è ben peggio della precedente matrigna e costringe la nostra eroina a fare la sguattera, preferendo a lei le sue sei figlie di cui prima non si sapeva nulla. Zezolla cade nella più grande disperazione, ma in fondo chi è causa del suo male pianga se stesso. La nostra principessa non è il tipo di ragazza che si arrende davanti alle avversità e chiede al padre di andarle a prendere un particolare seme fatato che lei coltiverà. Questo va a sostituire la figura della fata madrina. La fine della fiaba ricalca quella della Disney, con una fondamentale differenza: le sorellastre, andate al suo matrimonio nella speranza di ottenere dei favori, vengono accecate da alcuni uccelli amici della principessa.
La fiaba ebbe subito un gran successo: il popolo non poteva che immedesimarsi nella povera ragazza che veniva trattata come una sguattera e gioire con lei una volta che questa aveva raggiunto il suo lieto fine. A ben pensarci però la figura di Zezolla non è del tutto positiva: si macchia infatti dell'omicidio della prima matrigna. Ma si tratta di un vero omicidio? Oppure è una semplice fantasia? Sembra infatti strano che una ragazza che commette un atto simile sia alla fine premiata con un matrimonio felice. Forse Zezolla ha solo immaginato di uccidere la matrigna, o meglio la figura materna che ora vede come una nemica essendo una concorrente nella corsa per l'affetto del padre. La ragazza è quindi punita per queste fantasie e denigrata al ruolo di serva.
Zezolla inoltre è una fanciulla intraprendente: è lei stessa che cambia il suo destino, nel bene e nel male. "Uccide" la prima matrigna nella speranza di ottenere una vita migliore ed in seguito chiede al padre di portarle il seme che l'aiuterà ad incontrare il principe. Il principe diventa inoltre un premio finale, quasi un sostituto di quell'oggetto dell'amore edipico che è stato il padre.
La storia è ripresa da alcuni racconti orali e lo stesso nome di gatta Cenerentola sembra riferito ad altre fiabe in cui la protagonista si trasforma in gatto od altri animali. Si trovano infine riferimenti a piatti e tradizioni tipici di Napoli.
Una fiaba molto famosa con una versione completamente italiana.
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