Una coperta dalla quale il piccolo Linus non si allontana mai. Un oggetto di vitale importanza per lui. Ma perché è così attaccato ad esso? Possiamo parlare di oggetto transizionale.

Il primo a parlare di oggetto transizionale è Winnicott e si riferisce ad esso dicendo che l'oggetto transizionale è quello che aiuta il bambino a creare uno spazio lontano dal care-giver, ovvero la figura di riferimento (molto spesso la madre). È il classico orsacchiotto dell'infanzia, un oggetto con caratteristiche uniche, insostituibile, dal quale non ci si può allontanare, anzi, lo stesso oggetto se viene lavato perde parte della propria unicità. L'istaurarsi della relazione con questo oggetto segna una fase importante nello sviluppo del bambino, ovvero la fine del rapporto esclusivo tra bambino e care-giver e l'intromettersi di un "terzo".

L'oggetto transizionale accompagna il bambino alla scoperta del mondo reale ed oggettivo. A questo oggetto il piccolo si attacca così tanto che diventa quasi impossibile separarlo, soprattutto in momenti particolari, come la fase che precede l'addormentarsi, che potrebbe essere vista come un allontanamento dal care-giver. Con la crescita il bambino, presa più sicurezza con il mondo esterno, si staccherà dall'oggetto, ma questo sarà sempre guardato con un certo affetto per il ruolo che ha avuto in un momento cruciale della crescita.

Da sottolineare che non tutti i bambini hanno un oggetto transizionale, anche se la sua presenza è molto comune.

L'oggetto transizionale può essere qualsiasi cosa, addirittura delle parole che vengono ripetute spesso, anche se molto più frequentemente si tratta di un oggetto materiale, magari morbido, come un peluche o la famosa coperta. Che Linus sia un po' troppo grande per portare sempre con sé un oggetto transizionale poco c'importa ora. Importante è solo il fatto che si sia creato un grande legame tra questo bambino e la sua coperta, un modo per superare le difficoltà del mondo esterno e di cercare di crescere, la coperta è il suo modo per essere più sicuro di sé e non può non farci pensare al nostro oggetto transizionale dell'infanzia.