Frankenstein, l'uomo che voleva sconfiggere la morte
Ti ho forse chiesto io, Creatore, di farmi uomo dall'argilla? Ti ho forse chiesto io di trarmi fuori dall'oscurità? (dal Paradiso perduto di Milton, epigrafe del romanzo)
Questa è la storia di un uomo che non vuole arrendersi all'idea della morte. Il giovane Victor Frankenstein è costretto ad assistere alla morte della madre, contagiata dalla scarlattina, sarà questo l'evento scatenante (il trauma non elaborato) che lo spingerà a costruire un essere che sconfigga la morte, un essere creato dalla stessa morte, da pezzi di cadaveri sottratti al cimitero. In realtà Frankenstein si spaventa subito della creatura che ha creato e, pessimo padre e creatore, lo abbandona al suo destino, senza nemmeno darsi la pena di dargli un nome. Probabilmente è questo il suo peggiore errore, non l'aver dato vita a ciò che vita non ne aveva più, ma non essersi preoccupato delle conseguenze, aver abbandonato una creatura che lui stesso aveva messo al mondo. Il mostro, così conosciuto ormai nella cultura popolare, non nasce mostro, nasce simile a un essere umano, bisognoso di affetto, costretto alla solitudine per il proprio orrendo aspetto, rifiutato da tutti e proprio per questo diventa cattivo. Inoltre Frankestein non da mai un nome alla sua creatura (anche se molto spesso nei media le viene attribuito il nome del suo stesso creatore), come a sottolineare il fatto che lui non lo riconosca come essere vivente
La leggenda narra che l'idea di questo romanzo sia nata da un sogno dell'autrice, Mary Shelley, in seguito a una gara indetta da Lord Byron, durante un soggiorno in Svizzera, il cui scopo era premiare il miglior racconto dell'orrore. Ironia della sorte nella stessa circostanza viene rilanciata un'altra figura che è entrata nell'immaginario popolare insieme a quella del mostro di Frankenstein: quella del vampiro, grazie all'omonimo racconto di Polidori, anche lui un non-morto, proprio come il nostro mostro. Interessante notare che Mary era ossessionata dalla morte e dall'idea di riportare in vita i morti. Sua madre infatti morì poco dopo averla partorita e lei stessa dovette assistere alla morte dei propri figli. Mary sognò di poter riportare in vita una delle sue figlie. Inoltre la giovane litigò col padre, dal quale fu ripudiata, quando decise di frequentare Shelley, che era già sposato. Il rapporto quindi tra Frankestein e suo figlio potrebbe essere la proiezione del rapporto tra Mary e il padre? All'interno del romanzo inoltre il protagonista scrive alla sorella le cui iniziali, MWS, sono le stesse della scrittrice Mary Wollstonecraft Shelley, come se l'autrice avesse voluto fare un omaggio a se stessa con questa citazione. Il romanzo fu accolto con un'ostilità tale (soprattutto quando si venne a sapere che era stato scritto da una donna) da rendere la povera Mary una reietta agli occhi della buona società dell'epoca.
La creatura viene paragonata a Prometeo, sia perché questo si ribella a Zeus, come l'essere al suo creatore, sia perché, secondo un mito riportato da Ovidio, Prometeo avrebbe creato gli esseri umani dalla cera, proprio come il dottor Frankenstein crea il mostro dalle membra dei morti. La creatura è sola e si ribella a colui che le ha dato la vita senza prendersene cura, gli rovina la vita, si vendica, eppure alla fin fine è visceralmente legata a lui, forse gli vuole anche bene, l'amore del figlio escluso verso il padre che non si è mai preso cura di lui, forse è geloso, perché Frankenstein riversa il suo affetto su tutti tranne che su di lui, sul fratello, sull'amico, sulla fidanzata, non su suo "figlio" (colui che, essendo inoltre così mostruoso, ne avrebbe più diritto e bisogno), non gli concede neppure una moglie. Il libro si chiude sul grido di dolore di un essere che non appartiene a questo mondo e che questo mondo non può accettare. Dopotutto la sua richiesta era semplice, la richiesta di un qualsiasi essere umano, un'altra creatura che rendesse meno dolorosa la propria solitudine.
Citazioni:
Niente è tanto doloroso per la mente umana quanto un grande e improvviso cambiamento.
Maledetto creatore! Perché hai dato forma ad un mostro così orrendo da suscitare persino il tuo disgusto? Dio nella sua pietà ha fatto l'uomo bello e attraente, a propria immagine; il mio aspetto, invece, è una grottesca imitazione del tuo, resa ancora più orribile dalla stessa somiglianza.
Stranissima cosa è la conoscenza! Quando si è impadronita della mente, si abbarbica ad essa come un lichene alla roccia. Qualche volta provavo il desiderio di cancellare ogni pensiero ed ogni sentimento; ma avevo imparato che esisteva un solo mezzo per vincere il dolore: la morte, uno stato che, senza conoscerlo, temevo.
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