Colazione da Tiffany, leggerezza, sensualità e dolore
Holly Golightly sempre in transito.
Non si può dare il proprio cuore ad una creatura selvatica.
Più le si vuole bene più diventa ribelle: finché un giorno se ne scappa nelle praterie e poi in cima a un albero, e poi su un albero più alto.
Romantico, capace di far sognare generazioni, Colazione da Tiffany è un film di cui si parla ancora oggi a decenni di distanza. Non tutti sanno che è tratto da un libro del 1958, dal titolo omonimo, di Truman Capote e forse ancora meno sono al corrente che l'autore del libro lo aveva scritto pensando a un'attrice molto diversa da Audrey Hepburn, pare infatti che si fosse immaginato Marilyn Monroe come Holly e che quando scoprì che non sarebbe stata lei la protagonista si arrabbiò. La Holly del romanzo è inoltre molto più trasgressiva rispetto a quella del film (alcuni indizi lasciano infatti pensare che intrattenga una relazione con una donna e resta incinta per poi abortire a causa di una folle cavalcata) e fisicamente molto simile a Marilyn. Infine il romanzo non ci da il lieto fine, il protagonista infatti, anche lui molto diverso rispetto al personaggio del film, prende spunto per raccontarci di Holly da un'informazione appena ottenuta: pare infatti che la ragazza abbia fatto un viaggio in Africa e che le abbiano fatto una scultura in cui, seppur un po' grottesca, l'uomo riconosce la giovane. Il libro è poi ambientato nel 1943, mentre il film nel 1961. Ma di cosa potrebbe soffrire Holly?
Il disturbo istrionico di personalità potrebbe essere una diagnosi. Holly fa della sua vita una vera opera d'arte, ciò che dice, ciò che fa, sembra tutto studiato nel più piccolo dettaglio. Organizza feste, si lascia coinvolgere in affari illegali, frequenta uomini diversi, ma non riesce mai a soddisfare quella mancanza di amore che la spinge a una vita così eccentrica. Si presenta come una creatura principalmente sensuale (questo è particolarmente evidente nel romanzo). Interessante è che non dia nemmeno un nome al gatto che abita con lei, lo chiama semplicemente Gatto, perché quell'animale è un po' come lei, libero, senza padrone. Holly ha un bisogno costante di attenzione, di aumentare la sua autostima, stringe un rapporto particolare con il protagonista maschile, che nel romanzo non si può definire amore romantico, ma qualcosa di molto simile a un affetto fraterno. Sappiamo che il vero nome di Holly è Lula Mae, che la sua infanzia non è stata facile, che ha già un matrimonio alle spalle e che è molto legata al fratello, partito per la guerra e che morirà, lasciando la giovane nel più cupo dolore. La figura del fratello non è presente nella storia se non attraverso i racconti della sorella che pare volerlo tenere sempre accanto a sé chiamando con il suo nome anche il protagonista. Holly sembra voler rifiutare un passato difficile, vuole crearsi una nuova identità, vuole essere più forte, avere il controllo sulla propria vita.
Nel romanzo non ci viene detto il nome del protagonista maschile, che Holly chiama Fred come il fratello, sappiamo solamente che è uno scrittore esordiente mantenuto dai genitori (nessuna ricca amante qui a differenza che nel film).
Il nome Holly significa agrifoglio, ma il nome intero è Holiday (vacanza), mentre il cognome Golightly significherebbe andare con leggerezza, a sottolineare la spensieratezza che caratterizza il personaggio. Nel libro in realtà la giovane appare molto meno ingenua rispetto alla Holly del film.
Il romanzo termina con Holly che se ne và, lasciando il suo gatto e il protagonista maschile che si augura che alla fine anche lei troverà un posto in cui sentirsi a casa, proprio come il gatto che viene adottato da una famiglia che probabilmente gli darà un nome. Il fatto che non abbia mai scelto un nome per il Gatto potrebbe riferirsi al fatto che lei non ha mai voluto legarsi a nessuno.
Potremo quasi dire che Holly trasmetta un messaggio: prendere la vita con leggerezza, anche quando le cose non vanno per il meglio. E pensando a ciò non si può che citare una delle frasi più belle del film:
Non sono capace di leggere un messaggio triste senza prima mettermi il rossetto.
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