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Circe, Calipso, le sirene, guida alle donne pericolose

Non tutti sanno che l'Odissea è molto di più di un'opera dedicata al diletto. In un'epoca in cui la scrittura non era ancora diffusa e quando veniva usata spesso era solo per compiti amministrativi, come si tramandavano gli insegnamenti? Proprio attraverso i poemi che viaggiavano in ogni luogo grazie agli aedi.  

Non è un caso per esempio che nell'Odissea venga descritto nel dettaglio come costruire una zattera. L'uomo greco imparava in quel modo qualcosa di pratico che poteva essere molto utile nel mondo reale. Attraverso i poemi venivano anche dati altri tipi di consigli. Per esempio come riconoscere una possibile brava moglie.

Perché era importante trovare una brava donna, che potesse diventare una moglie, una donna quindi da distinguere dalle donne non perbene. In un'epoca in cui non esistevano la televisione, internet o altri modi per comunicare, beh, la poesia epica correva in aiuto.


Quali sono quindi le donne non perbene nell'Odisseo? Ne abbiamo diverse: Circe, Calipso, le sirene, si può quasi dire che siano più queste che le donne perbene. Il contrasto con le figure femminili perbene è forte. Il personaggio di Penelope in primis (anche se su Penelope possiamo avere qualche dubbio), ma non solo. Un altro esempio è la bella Nausicaa, il cui pensiero meno casto è quello di volere un marito come Ulisse. La nostra Nausicaa rappresenta le brave ragazze dell'epoca, timide, legate alla famiglia, ubbidienti. La cosa più audace che fa è quella di consigliare a Ulisse come comportarsi con i suoi genitori affinché questi lo aiutino. Nessun tentativo di seduzione quindi. Le donne perbene quindi non seducono.

E a questo punto quali sono le caratteristiche delle donne non serie?

A ben vedere Circe, Calipso e le sirene hanno qualcosa in comune. Cantano. Le donne perbene non parlavano. L'uso della voce non era necessario alla brava donna greca.  Così per distinguere le brave donne da quelle cattive si poteva usare proprio questo.

E qui aggiungo un'altra cosa: c'è un'altra donna che usa la voce in modo particolare nell'epica (e nell'Odissea). Si tratta di una donna che pur essendo adultera viene perdonata, una donna che riveste certamente un ruolo molto particolare, che si pone a metà strada tra questi due tipi di figure femminili. Si tratta di Elena, colei che causò la guerra di Troia.

Elena non canta, ma racconta (usa quindi la sua voce). Nell'Odissea troviamo una lunga parte in cui lei non solo racconta, ma dà ai suoi ospiti, tra cui c'è anche Telemaco, figlio di Ulisse, un pharmakos, ovvero una pozione per calmare i loro spiriti. Si potrebbe pensare a un richiamo alla stregoneria e alla figura di Circe (anche lei somministra queste pozioni). Alcuni hanno teorizzato che si trattasse di oppio.

Elena racconta della volta in cui Ulisse entra a Troia, vestito da mendicante. Nonostante sia irriconoscibile a tutti lei lo riconosce e lo sottopone alle leggi dell'ospitalità. E qui arriva il primo fatto atipico. Ulisse confida a Elena che i Greci hanno un piano per entrare in città. Perché lo fa? Ulisse non svela la sua identità alla casta Penelope quando arriva a Itaca, perché dovrebbe fidarsi di Elena, che ha una fama meno felice? La bella regina di Sparta però non si ferma qua. Aggiunge che quando il cavallo fu portato dentro la città lei imitò la voce delle mogli dei soldati che c'erano all'interno per farli uscire. Fatto strano nessuno le rimprovera questo. Sembra che ad Elena ogni cosa sia concessa.

Ora però torniamo alle altre donne pericolose e all'uso che una di loro in particolare fa della voce.

Circe dà ordine alle sue ancelle di sottoporre Ulisse ai riti dell'ospitalità, ma in seguito cerca di trasformarlo in un maiale. Perché non rispetta i riti? Semplicemente perché è una donna e come tale non è tenuta a farlo. La voce femminile è sempre ingannevole, per cui se è una donna che dà l'ordine questo in realtà non ha valore.

E poi c'è la tessitura. Sia Circe sia Calipso tessono. Il tessere è qualcosa che fanno le donne perbene (un esempio classico è quello di Penelope). Loro però aggiungono una cosa al loro tessere: il canto. La donna che canta è sempre ingannatrice. L'autore avverte quindi che le donne pericolose possono nascondersi dietro una parvenza di onestà, ma a ben vedere la loro disonestà è sempre manifesta.

Un'altra cosa accomuna tutte queste donne. Sono tutte donne che abitano da sole, senza un uomo che le controlli. Questo era ciò che nell'antica Grecia distingueva le donne non perbene da quelle che invece erano perbene. Le brave donne erano sottoposte al controllo di un uomo (padre, marito, fratello o altro non aveva importanza), che in caso di necessità doveva difendere il loro onoro. Se un uomo seduceva una donna perbene poteva essere ucciso da colui che aveva il controllo della donna in questione.

Ulisse resta con Circe un anno e con Calipso ben sette (altre tradizioni ci riferiscono altri anni, ma a noi non importa). Questo c'insegna una cosa.  L'uomo greco può avere delle relazioni con queste donne, l'importante è che sappia quando è ora di chiuderle... e soprattutto che sia ben chiaro chi dei due comanda. Al riguardo Ulisse diventa l'amante di Circe, solo dopo aver fatto valere il suo potere, minacciandola di morte. A questo punto lei riconosce che lui è più forte e Ulisse può prenderla come amante. Le figure di Circe e Calipso in realtà si somigliano molto, tanto che alcuni autori hanno fatto confusione tra le due. Circe a un primo sguardo può apparire più crudele, trasforma infatti in maiali i compagni di Ulisse, ma anche Calipso si dimostra in qualche modo terribile: offre l'immortalità all'amato. Per i Greci l'immortalità faceva perdere la propria natura di essere umano.

E ora passiamo alle sirene. Le sirene compaiono in altre tradizioni (non sono quindi solo presenti nella tradizione omerica). E hanno un forte legame con la morte. Sembra infatti che il loro compito sia quello di trasportare le anime nell'Ade. Secondo le antiche storie le sirene non avevano la coda di pesci, ma le ali, questo le rendeva molto più simili alle Arpie.

Le sirene tentano gli uomini sdraiate su un prato. Il prato è il luogo di perdizione per eccellenza. Persefone stessa viene attirata dai profumi dei fiori di un prato rima di essere trascinata nell'Ade. Non è un caso se con il termine leimon (prato) s'intendessero anche gli organi femminili. E naturalmente anche le sirene cantano.

Ma cosa potrebbero conoscere le sirene di così affascinante dar impazzire i marinai? Se ci pensiamo bene le donne nell'antichità sapevano poco. Le donne non perbene però una cosa la conoscevano molto bene: l'arte della seduzione. E allora era proprio questo quello che cantavano? Le sirene possono quindi essere una metafora per indicare le seduttrici che portavano via gli uomini dalle loro famiglie? L'Odissea insegna allora a stare lontani da queste, ad evitarle. O perlomeno a non sottostare al loro potere. 

Qualcuno si è spinto a dire che in fondo tutte le donne dell'Odissea, a parte Nausicaa (che comunque è una ragazzina, quindi non ancora da considerarsi donna) sono personaggi negativi (per quanto riguarda l'ambiguità della stessa Penelope vi rimando al capitolo che ho scritto su di lei). In realtà la mitologia greca è piena di personaggi femminili negativa (si pensi a Medea, nipote di Circe, oppure a Fedra, altra nipote di Circe, essendo la figlia della sorella). Le donne spesso venivano considerate negativamente proprio per il loro essere donne. E l'uomo omerico aveva bisogno di sapere riconoscere le poche che si distinguevano per la loro virtù.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Come vi sembra questo capitolo? Vi è piaciuto? Ho scritto il capitolo in fretta, per cui spero che non ci siano errori.

A presto!

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