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Casa Dolce Casa


Seduta alla fermata dell'autobus, dopo un ritardo di almeno mezz'ora, lo vedo arrivare all'orizzonte e posso finalmente dire di sentirmi quasi a casa. Ci salgo su, sedili vecchi e impolverati, odore stantio come se fosse morto qualcosa lì dentro e tutto questo mi porta alla mente mille ricordi di casa, Lake Mills.

Mi chiamo Josette Bishop, sono una ragazza di ventidue anni e ho lasciato la mia cittadina Lake Mills, nella contea di Jefferson, per seguire i miei sogni. Studio all'università del Wisconsin nel Madison, per diventare scienziata. Mia madre è molto fiera della strada che ho deciso di prendere e so che anche mio padre lo sarebbe altrettanto se fosse ancora con noi.

Dopo mezz'ora di viaggio comincio a vedere le prime case familiari, a sentire l'inconfondibile odore di pino, mi sento a contatto con la natura e inizio a sentirmi a casa.

Non avevo avvisato nessuno del mio ritorno e arrivata a casa, non sembrava esserci nessuno. Entrando non sentì nessun rumore. "Mamma!" nessuna risposta. "Ely!" sentì un rumore di passi al piano di sopra ed eccola lì con quel suo bellissimo sorriso sul ciglio delle scale. "Josie sei tornata!" correndo verso di me per un abbraccio che vorrei non fosse finito mai. Eleonor, la mia sorellina di dieci anni, da quando sono andata via di casa ha imparato a cavarsela da sola, poiché la mamma è sempre molto occupata col suo lavoro di ricercatrice e dopo che papà non ha fatto più ritorno dall'ultima spedizione di ricerca che ha avuto. Si sono conosciuti sul lavoro loro due, amore a prima vista dicevano, uno di quelli che non dimentichi facilmente e mia madre, infatti, non ha dimenticato, cerca ancora di capire cosa sia successo quel giorno, come mail il marito non l'abbia avvisata del rischio che correva partendo per quella spedizione... perché abbandonare tutto, le sue figlie, sua moglie e non farsi più sentire. L'unica cosa che è rimasta di lui è un biglietto, lasciato sul tavolo da pranzo prima di partire. "Cara Annette, so che ti ho deluso, non sono stato un buon marito e un buon padre ultimamente, ma non posso rinunciare a questa spedizione. E' da una vita che ci lavoriamo e finalmente ho trovato una soluzione, credo di aver scoperto qualcosa in più e devo partire immediatamente. Tornerò amore mio te lo prometto, dillo anche alle ragazze. Tuo, Brent." Nessuna di noi sa dove sia andata precisamente, neanche la mamma, non parlava neanche più con lei del suo lavoro nell'ultimo periodo. Ormai sono passati quasi due anni da quando è scomparso, anche se la mamma non vuole perdere le speranze e continua a cercare nelle sue ricerche qualche indizio che la possa ricondurre a lui ed Eleonor che aspetta ancora che il suo "eroe", così lo chiamava sempre, faccia ritorno a casa trionfante, io penso solo che lui non tornerà più, ha deciso di abbandonarci preferendo il suo lavoro a noi.

"Ely dov'è la mamma?" le domandai mentre andava a prepararsi un sandwich con burro d'arachidi e marmellata. "In cantina, ha detto che aveva cose importanti da finire per domani."

Tornai all'ingresso, mi avvicinai a quella porta alla destra delle scale che mi era sempre proibita da papà quando ero bambina, aprì la porta e iniziai a scendere le scale. "Eleonor ti ho detto che non voglio che mi disturbi mentre lavor..." si girò a guardarmi non riuscendo a finire la frase, si alzò dalla sedia, venne da me e ci lasciammo cadere in un lungo abbraccio. "Tesoro, perché non mi hai detto che saresti tornata?" "Volevo farti una sorpresa mamma e ci sono riuscita." Cominciammo a ridere. "Su cosa lavori da essere così impegnata?" "Ah... no niente di nuovo, cose che non potresti capire..." e mi girò dall'altro lato per evitare che guardassi le sue ricerche, ma qualcosa avevo visto. Tra tutti quei ritagli di articoli da giornale, ricerche, c'era una foto che mi saltò all'occhio, un castello e la scritta "Bran" anche se non sapevo dove fosse o cosa volesse dire quella scritta, decisi di andare a fare delle ricerche per conto mio, ma non oggi, ora avevo solo voglia di passare del tempo con la mia famiglia.

La mattina seguente mi svegliai confusa, avevo fatto un sogno strano, però non ricordavo molto solo il volto di un uomo, capelli scuri, occhi verdi, affascinante ma allo stesso tempo molto inquietante... alle sue spalle si ergeva una tenuta enorme piena di pini tutti intorno e una donna in lontananza lo chiamava per nome, ma non riesco a ricordare come. Scesi in cucina, la colazione era pronta, la mamma era cosi contenta del mio ritorno che mise il suo lavoro da parte. Mangiammo tutte insieme e finita la colazione, iniziai a prepararmi per far visita a una vecchia amica. "Mamma sto uscendo vado a far visita a Blair." Dissi prima di aprire il portone di casa, "Ok tesoro, stai attenta..." chiusi la porta prima che mia madre potesse finire di completare la frase. La caffetteria "Da Andy" dove lavorava Blair era due isolati dopo casa mia e poi a destra, non c'era molta gente in giro se non gli studenti che andavano a scuola, quanti ricordi a guardarli sarebbe così bello poter ritornare indietro. Arrivata all'esterno del locale intravidi il suo volto sempre solare, quei capelli mori che teneva sempre legati durante il lavoro, cosa che faceva anche durante la scuola, la mia compagna di banco, la mia migliore amica, sempre stata al mio fianco, lei c'è sempre stata per me e io per lei se non fino a quando l'ho lasciata qui per continuare i miei studi altrove... ma non c'è un giorno che non ci siamo sentite e adesso era lì davanti a me e non sapevo da dove iniziare. Entrai alla caffetteria, mi sedei davanti a lei "Un caffè macchiato grazie." "O mio Dio Josie!" si allontanò dal bancone e venne verso di me, sembrava una vita che non ci vedevamo, ci abbracciamo fortissimo, fin quando il suo capo non la sgridò "Blair a lavoro, non voglio nessuna giustificazione ma tu devi stare da questo lato del bancone." "Mi scusi signor. Marshall." Tornò al suo posto e m'iniziò a tartassare di domande "Perché non mi hai detto nulla che tornavi, sei una scema" aveva quasi le lacrime agli occhi e anch'io. "Volevo fare a tutti una sorpresa e poi non sapevo neanche quando avrei finito la sessione, per fortuna sono arrivata con i tempi." "Oddio sono così contenta che tu sia qui. Stasera festeggiamo, ci sarà una piccola festa qui, ma sicuramente poi ci sposteremo tutti al parco giochi dietro la scuola come da tradizione, devi venire con me e non accetterò un no come risposta." "Lo sai che non mi piacciono questo genere di cose..." "Ti prego fallo per me, non lasciarmi sola ci sarà anche Connor... e ovviamente anche Faith." "E' dalle superiore che vai dietro a Connor, come ha fatto Faith a convincerlo a stare con lei, non sembrava tanto stupido." Cominciammo a ridacchiare e il signor Marshall la sgridò ancora "Non voglio più sentire pettegolezzi sul lavoro signorina Jonson." "Mi scusi capo." Non ricordavo Andy in questo modo, così autoritario sul lavoro, ai tempi della scuola ogni mattina venivamo qui prima di entrare in classe a fare colazione e anche quando ci capitava di non entrare passavamo le nostre mattinate qui a chiacchierare insieme a lui, era come un secondo padre per noi e per me forse anche la figura più vicina ad un padre che abbia mai avuto. "Come mai si comporta così?" "Dopo la morte della moglie ha iniziato a dare di matto... non gli do torto ma sono passati quasi due anni. Poi anche il figlio che lascia la città e va a studiare in un altro stato non deve essere il massimo per lui." "Cody? E' andato via non lo sapevo!" "Si è una cosa recente, ogni tanto si fa vedere fa visita alla famiglia ma niente di più... non è più lo stesso dopo sua madre." Cambiamo argomento non appena Andy esce dalla cucina e viene verso di noi "Josie, mi dispiace per il mio tono di prima, oggi non è proprio giornata." "Non è mai giornata veramente..." disse Blair sotto voce "Cosa Blair?" "Oh nulla capo mi sono dimenticata che Josie vorrebbe mangiare i suoi buonissimi pancakes, sa non fanno roba cosi buona nel Madison." "Vado subito a prepararteli tesoro, e bentornata" "Grazie mille Andy."

Mentre aspettavo i pancakes sento il rumore del campanellino della porta di ingresso, mi giro e vedo entrare nel locale un ragazzo mai visto in città fino a questo momento però allo stesso tempo mi sembra così familiare. "Oh mio Dio e chi è questo bell'uomo?" "Blair abbassa la voce potrebbe sentirti." "Oh si scusa l'ho detto senza pensarci." Si siede al tavolo in fondo alla stanza e comincia a fissarmi, cosa che ha fatto da quando è entrato nel locale. "Josie se io fossi in te andrei lì da lui a presentarmi, non ti stacca gli occhi di dosso!" "Ma che, forse pensa di conoscermi... anche a me il suo viso pare familiare ma non ricordo dove..." "Vai a chiederglielo!" "Non dovresti andare tu a prendere la sua ordinazione piuttosto?" ridacchiando "Oh mi ha talmente confusa che lo avevo scordato!" Blair si dirige verso di lui con il suo blocco e la penna inizia a scrivere l'ordinazione e poi torna al banco a preparare quanto ordinato. Intanto il ragazzo misterioso continua a guardarmi, io cerco di evitare il suo sguardo ma mi sembra quasi impossibile resistergli. Quei capelli castani che sotto la luce del sole diventano di un color bronzo, i suoi occhi verde smeraldo così belli da perdersi lì dentro, la sua pelle pallida sembra quasi mi dia un senso di calore e di gelo tutti e due insieme, quello sguardo così deciso, sensuale e minaccioso allo stesso tempo, come di qualcuno che ne abbia passate tante ma nonostante tutto riesce ancora ad andare avanti. Non so come ma mi sembra di conoscerlo da tutta una vita. "Josie ci sei?" "Ehi si scusa che è successo?" "Ti ho chiamato diverse volte e non mi rispondevi, continuavi a fissare il nostro amico laggiù, pensavo ti avesse incantata o qualcosa del genere" "Oh Dio che imbarazzo e tu non me lo hai impedito?" "Eri cosi presa non volevo interromperti!" Cominciò a ridere "Stupida. Io me ne vado a casa ci sentiamo dopo." "Va bene per stasera vengo a prenderti fino a casa se non ti presenti alla festa." "Si tranquilla ci penserò." "No no senza pensarci vieni e basta." "Ok a dopo." Le do un abbraccio forte e poi mi dirigo verso la porta, ha smesso di guardarmi adesso ma io non riesco a smettere di pensarci. Esco dal locale e continuo a vedere nella mia testa un immagine, i suoi occhi verdi, il suo viso, non riesco a togliermelo dalla testa. Mentre camminavo verso casa mi tornò in mette il sogno di stanotte, l'uomo che avevo sognato era lui, stessi occhi, capelli scuri e forse la tenuta alla sue spalle era la sua casa? Dovevo scoprirlo. Decisi di tornare indietro e parlarci ma arrivata fuori dalla caffetteria lui non c'era più, mi guardai intorno ma niente era come se fosse sparito. Erano passati forse cinque minuti da quando erano andata via da lì e lui stava ancora mangiando il suo piatto di pancakes, non capisco come abbia fatto a finire cosi in fretta. Smisi di farmi domande, di pensare a lui e a quello stupido sogno che avevo fatto e tornai a casa.

Era quasi ora di cena, superai il portico e entrai in casa. "Mamma? Ely?" Nessuna risposta, andai in cucina e c'era un bigliettino sul frigo "Siamo uscite a prendere il pollo fritto." Io ed Ely adoravamo il pollo fritto che facevano qui e la mamma lo sapeva. Mi misi ad apparecchiare la tavola, posate, bicchieri, tovaglioli, mi girai per prendere i piatti nel ripiano alto della cucina e, guardando fuori dalla finestra, mi sembrò di vedere qualcuno e mi ritornarono alla mente quelle immagini del sogno, la tenuta. Mi allontanai dalla finestra, avevo paura, ero io che stavo impazzendo o c'era davvero qualcuno fuori dalla finestra? Andavi verso la cantina, adesso che la mamma non era in casa dovevo vedere se la foto di quel castello somigliava a quello del mio sogno, non riuscivo a trovare una spiegazione, magari lo avevo già visto in passato da bambina. Aprì la porta, scesi le scale, la foto non c'era più. Continuai a cercare qualcos'altro che potessi aiutarmi a collegare le due cose ma non trovai nulla. Perché la mamma aveva fatto sparire quella foto? C'è qualcosa che non vuole che io scopra, ma cosa? Sentì il rumore della macchina arrivare nel vialetto, tornai di sopra chiusi la porta e andai in cucina. "Josie, abbiamo preso il pollo! Senti che profumo." "Ely!" Le diedi un abbraccio e poi ci sedemmo tutte e tre a tavola. "Hai visto Blair oggi?" disse mia madre. "Si siamo state da Andy, lavora ancora lì. Mi ha invitata ad una festa stasera ma non credo di andarci." "Perché no? Ci saranno tutti i tuoi vecchi amici dovresti salutarli." "Non lo so ci penserò... mamma volevo chiederti una cosa, sai per caso se di recente si è trasferito qualcuno di nuovo in città?" "Non lo so Josie ma si sarebbe saputo, è una piccola cittadina Lake Mills, quindi non credo perché?" "No niente solo curiosità, oggi ho visto un ragazzo nuovo alla caffetteria per questo chiedevo." "Ti deve aver colpito davvero tanto questo ragazzo se ci hai pensato tutto il pomeriggio." Disse ridendo. "Ah-ah molto divertente mamma, ti ho detto che era solo curiosità tutto qua." "Va bene tesoro, e... com'è questo ragazzo descrivimelo forse lo conosco." "Beh capelli castani, occhi verdi e viso pallido..." "Ci sono tanti ragazzi così perché la prossima volta che lo vedi non gli domandi il suo nome e il numero di cellulare magari potresti anche presentarcelo vero Ely?" Si misero entrambe a ridere "Mamma!" "Scusa tesoro ma sembri così presa da questo ragazzo anche se non sai nulla di lui, dico sul serio." "Non mi importa niente di lui era solo curiosità la mia." "Va bene tesoro, curiosità." Disse continuando a sorridere. "Magari lo troverai alla festa di stasera, motivo in più per andarci no?" "O forse un buon motivo per non andarci mamma!" La discussione finì lì. Dopo cena aiutai a sparecchiare la tavola e dopo salì sopra in cameretta. Erano quasi le ventidue e al cellullare continuavano ad arrivare messaggi da Blair "Vieni alla festa?" "Passo a prenderti fra mezz'ora." "Dove sei finita?" "Ehi sono qui alla caffetteria e c'è anche il tuo amico di oggi se ti interessa." Adesso mi aveva dato un buon motivo per non andarci, ero così attratta da quel ragazzo, così curiosa di sapere di lui ma alla stesso tempo così spaventata dal conoscerlo e magari di sapere che non era la persona che immaginavo. E se era davvero lui fuori dalla finestra, se non fosse stato solo il frutto della mia immaginazione? Non sapevo cosa fare ma una cosa era certa non potevo lasciare Blair sola a guardare Connor e Faith che si sbaciucchiano e lei solo in un angolo, dovevo starle vicino. Mi sistemi con un rossetto arancio chiaro, Blair diceva sembra che si abbinava al colore dei miei capelli ma non le ho mai dato retta. Non uso altro, coprire le mie lentiggini sarebbe quasi impossibile. Cercai di sistemare i miei ricci con un po' di schiuma, presi la giacca e uscì di casa.

Arrivata all'esterno della caffetteria vidi Blair, al bancone con tutti i ragazzi che le sbavavano dietro, anche se lei continuavo a guardarne solo uno, abbracciato su uno dei divanetti con Faith Mills, bionda, occhi azzurri, carnagione rosea, tutto quello che un ragazzo cerca in una ragazza, unico difetto il suo carattere, egocentrica, superba e chi più ne ha più ne metta, però neanche la sua vita è stata rosa e fiori come un po' quella di tutti qui in città. Rimasta orfana all'età di quattordici anni da entrami i suoi genitori, morti in un incidente d'auto, da allora vive con la nonna Margareth Mills, discente dai fondatori della città adesso lei e sua nonna se la passano abbastanza bene e vivono nella villa più grande e desiderata della città. Per quanto riguarda Connor, beh non si sa perché abbia scelto di stare con lei, non l'ha mai sopportata ai tempi delle superiori, anche quando le veniva dietro. Faith è sempre stata attratta dai ragazzi più grandi, anche se in questo caso la differenza è poca, tutti pensavo sia questo il motivo per cui lei esca con Connor a cui invece di lei non sembra importarle molto forse saranno i soldi chi lo sa.

Continuo a guardarmi intorno senza trovare traccia di quel ragazzo, allora vado da Blair. "Amica mia sei qui finalmente! Vieni ti preparo un po' di tequila." "No Blair non voglio niente lo sai che mi sento male poi..." "Non importa questa sera dobbiamo divertirci e dopo la chiusura andremo tutti a festeggiare al parco." "Si abbiamo già pronto il barilotto pieno!" Disse uno dei ragazzi che corteggiavano Blair. "No ragazzi sembra bello ma vi farò compagnia solo qui al locale, dopo torno a casa." Blair mi guardò con quel suo solito sguardo, di quando mi pregava di fare qualcosa per lei e io ci cascavo sempre ogni volta. "O forse per questa sera potrei fare un eccezione..." "Si!" disse Blair. "Solo qualche ora però." "Va bene mamma." Si misero tutti a ridere. Continuavo a guardarmi in giro da una parte sperando di incrociare quello sguardo e dall'altra contenta che non fosse lì. "Lo stai cercando vero?" disse Blair. "Chi?" "Lo sai bene. In realtà non è mai venuto qui, l'ho detto solo per convincerti a venire." "Non mi importa di lui Blair, nemmeno lo conosco, sono qui soltanto per te ok?" "Va bene amica mia." Disse sorridendo.

Era quasi mezzanotte e il locale stava per essere chiuso, non avevo nessuna voglia di andare al parco ma lo avevo promesso a Blair e non volevo deluderla. Questo tipo di feste non sono il mio forte, gente che si ubriaca e va in giro a imboscarsi fra gli alberi, solo una volta mi è capitato di bere troppo e per poco non finivo all'ospedale... per questo non voglio ricascarci. Arrivati al parco erano tutti organizzati musica, posti a sedere, anche un piccolo falò e il barilotto pieno di birra o almeno così dicevano e poi andavano a mischiarci insieme bottiglie di ogni genere. "Vado a prendere da bere, lo porto anche per te." "No non voglio niente." Fece finta di non sentirmi e ritornò con due bicchieri pieni. "Dai bevi, per una volta diverti un po' anche tu Josie." "Ok, ma solo uno." Per Blair non fu solo uno infatti arrivato al quarto bicchiere cominciò a ballare senza fermarsi un attimo. Io continuavo a guardarmi intorno ma niente, lui non c'era e in fondo mi sarebbe piaciuto vederlo. Vedo una panchina vicino al fuoco un po' isolata dagli altri vado a sedermi lì e tengo d'occhio Blair da lontano. "Bella festa vero?" Dice qualcuno alle mie spalle, mi giro e lo vedo. E' lui. L'ho cercato talmente tanto e adesso che me lo ritrovo davanti non so più cosa dire. "Ehm.. si bella." "Non sembri convinta." "Diciamo solo che non sono un tipo che ama le feste." Mi sorride, col sorriso più bello che io abbia mai visto, non riesco a smettere di guardarlo, e quegli occhi sono come una calamita per me. "Non abbiamo avuto il piacere di presentarci, mi chiamo Marcus Gallagher." "Gallagher? Lo sceriffo Gallagher?" "Si era mio zio." "Mi dispiace molto, non sapevo avesse un nipote... è orribile quello che è successo." "Purtroppo in questi boschi non sai mai a cosa puoi andare incontro." Sembrava così impassibile davanti alla morte di suo zio come se non gli importasse molto, ed ecco di nuovo quella sensazione di pericolo, come se ci fosse qualcosa di oscuro in lui. L'ex sceriffo infatti è scomparso qualche mese fa nel bosco mentre era a caccia, ci andava sempre nel fine settimana. Non è stato trovato subito, circa una settimana dopo e ciò che hanno trovato... beh diciamo solo che ci è voluto un po' per capire che fosse lui. Tutti parlano di un attacco animale, ma non ci sono bestie cosi feroci qui a Lake Mills o almeno non ci sono mai state fino a quel momento. "Eh si, ma è comunque una cosa orribile mi dispiace molto... e come mai sei tornato adesso?" "Diciamo che non era in buon rapporti con la mia famiglia e mio padre ha deciso di non dirmi nulla sulla sua morte e quando l'ho scoperto ho deciso di venire qui... non penso mi avrebbe riconosciuto se mi avesse visto oggi. Quando ci siamo visti l'ultima volta avevo cinque anni da allora non sono più tornato qui." "Mi dispiace molto, è una storia così triste." "Tranquilla sono passati tanti anni ormai è acqua passata e poi c'è una bella festa qui perché non ci divertiamo un po'?" Si alzò e mi prese la mano "Mi faresti l'onore di ballare con me?" "Oh ma certo." Avevo perso di vista Blair ma lei si accorse di noi, si girò verso di me e cominciò a gesticolare in segno di approvazione. Mi sentivo gli occhi di tutti addosso perfino Faith sembrava essere invidiosa, fu il momento più bello della mia vita, tra le sue braccia mi sentivo a casa come se lo stessi aspettando da una vita intera. "Se solo ti avessi incontrato prima." Non so da dove mi uscirono quelle parole, credevo di averle soltanto pensate e invece mi accorsi dopo di averlo detto ad alta volta. "Anche per me è lo stesso, mi sembra di conoscerti da sempre Josie." Ed è lì che le cose iniziarono a spaventarmi, come faceva a sapere il mio nome? Non glielo avevo ancora detto. Blair? Non credo me lo avrebbe detto che avesse parlato con lui. Ha chiesto di me in giro? Può darsi, ma perché? "Come fai a sapere il mio nome?" Allontanandomi da lui lentamente. "Alla caffetteria oggi ho chiesto in giro e poi c'era Andy si ricordava di me, quando da piccolo venivo qui, siamo rimasti in buoni rapporti." "Ah, perché non sei venuto da me se eri così curioso?" "Diciamo che anche se non sembra sono un ragazzo abbastanza riservato." Mi avvicinai di nuovo a lui, in fondo cosa importava a chi avesse chiesto di me era una bella cosa forse gli interessavo come a me interessava lui, e per la prima volta con un ragazzo sentivo che era quello giusto a cui avrei dato tutto il mio cuore, anche se forse già apparteneva a lui. Da quel primo momento in cui incrociai il suo sguardo la mia mente non ha fatto altro che pensare a lui, avrei tanto voluto dirglielo ma avevo paura e poi era la nostra prima chiacchierata, meglio non affrettare le cose. "C'è qualcosa che non va?" "No niente perché lo pensi?" "Continui a fissarmi come se dovessi dirmi qualcosa." "Oh scusa non ci ho fatto caso, comunque no sono solo contenta di averti conosciuto Marcus." "Anche io moltissimo Josie."

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