10: L'inchiostro della verità
Gli occhi di Ajax erano annebbiati dalle lacrime, il suo respiro spezzato da un nodo che gli serrava la gola.
Il suo peggior incubo si era avverato: Pantalone e Dottore non erano riusciti a rubare l'orologio in tempo, e Zhongli aveva scoperto tutto quanto. Adesso, il loro futuro matrimonio era sicuramente in pericolo, così come la loro relazione.
Come avrebbe potuto Zhongli fidarsi di lui, adesso?
E cosa ne sarebbe stato di lui, della sua famiglia e della Tsaritsa?
Furina non poteva essere così clemente da perdonarli per una seconda volta. Signora aveva già rubato a Fontaine, anni prima: avevano già ricevuto una seconda possibilità. Possibilità che era appena andata in fumo, così come tutto il loro futuro.
I peggiori scenari gli attraversarono la mente in pochi istanti: sarebbero stati incarcerati, forse, o esiliati per sempre. Sarebbero stati la vergogna di Teyvat, e, ancora peggio, lui non avrebbe mai potuto più vedere Zhongli, nemmeno se Zhongli lo avrebbe perdonato, cosa di cui dubitava fortemente: era buono, certo, ma Ajax era consapevole di quanto lo avesse ferito.
Non avrebbe potuto presentargli i suoi fratelli, vivere con lui, accoglierlo nella sua casa, nè avere una famiglia con lui. Con l'unica persona che aveva mai voluto sposare, dopo anni in cui aveva creduto di non poter desiderare quel tipo di affetto.
Inoltre, la Tsaritsa non si sarebbe mai svegliata dal coma, senza l'orologio d'argento. Ci sarebbe stato un colpo di stato, a Snezhnaya, e sarebbe stato un vero e proprio disastro.
L'unico modo che aveva per impedire tutto quello era provare a spiegare tutto, ma chi lo avrebbe ascoltato, mentre le guardie di Fontaine e la regina in persona li avevano condannati?
Guardò Zhongli, e sentì subito una fitta al cuore.
Di norma adorava osservarlo, ma in quel momento, reggere il suo sguardo non era affatto semplice.
Non quando Zhongli lo guardava in quel modo—come se gli si fosse spezzato qualcosa dentro, come se lo vedesse per la prima volta sotto una luce completamente diversa. Il gelo nel suo sguardo, il dolore muto che gli stringeva il petto, erano una condanna peggiore di qualsiasi prigione.
Farsi guardare a quel modo dalla prima persona che lo aveva accolto così calorosamente, in quel luogo, era straziante.
Zhongli non era soltanto l'uomo di cui si era innamorato: la questione era ancora più complessa. Zhongli era stato anche, fin da subito, ben disposto nei suoi confronti, prima ancora che si innamorassero. Si era fidato di lui, si era aperto con lui, e non gli aveva mai fatto pesare il fatto che fosse un Fatui.
Aveva permesso che il nome di Ajax e della sua famiglia venisse rivalutato. Non si era mai vergognato di difenderlo, di farsi vedere in giro con lui.
Era letteralmente l'uomo che voleva sposare. E adesso, forse, si sarebbero separati per sempre.
Ajax fece un passo avanti, voleva spiegare, voleva dirgli la verità, anche se li avrebbero sentiti tutti. Non gli importava di fare brutta figura, ora che non aveva più niente da perdere.
Ma Furina parlò prima di lui.
"Stavano cercando di rubare proprio l'orologio d'argento.", dichiarò. senza tanti giri di paroe.
Ajax si bloccò.
Zhongli sussultò appena, lo vide. Le sue labbra si dischiusero in un respiro strozzato, il colore scivolò via dal suo volto. I suoi occhi dorati si spalancarono come se il mondo gli stesse crollando addosso, come se in quell'istante avesse capito qualcosa di orribile.
Ajax si era aspettato quella reazione. Quando gli avevano detto di rubare l'orologio, aveva pensato che fosse soltanto un oggetto. Soltanto uno stupido orologio, che potevano sostituire con un falso. Di certo, non poteva rinunciare a una relazione soltanto per un oggetto.
Ma Zhongli sembrava decisamente sconvolto.
Era perché apparteneva ad Azhdaha, giusto? Era per un motivo sentimentale, per un sentimento di lutto verso il suo amico, che Zhongli era così legato a quell'oggetto?
Ajax strinse i pugni. Doveva parlargli. Doveva dirgli che non sapeva a chi appartenesse, che quando gli avevano detto di prenderlo pensava fosse solo un oggetto, che non avrebbe mai—mai—voluto ferirlo. Gli avrebbe spiegato che serviva alla Tsaritsa, e che forse, dopo avrebbe persino potuto restituirglielo, o lasciare che Zhongli decidesse se valesse la pena di salvare una persona per un oggetto- per quanto caro gli fosse.
"Zhongli—ascoltatemi, vi prego, ci serviva l'orologio per aiutare la nostra sovrana, la Tsarita. Io...pensavo che dopo aver preso l'orologio, io e voi saremmo potuti andare avanti e avere un futuro.", si affrettò a dire, probabilmente sbagliando le parole, o l'ordine sensato con cui avrebbe dovuto dirle, per paura di tralasciare qualcosa, o di fare ancora peggio.
L'altro lo guardò. Non più con rabbia. Non certo con odio.
Ma con una sofferenza così cruda e profonda che gli fece mancare il fiato.
"Perché? Perché vi serviva proprio quello?", disse Zhongli, con tono spezzato. "Sapete a cosa serve? Sapete che orologio è?"
Ajax sentì la sua stessa anima spezzarsi.
"Io non... non sapevo che fosse del vostro defunto amico Azhdaha..." La voce gli tremava, le lacrime minacciavano di cadere. "Mi avevano detto di prenderlo, ma non sapevo cosa significasse per voi. Ormai, però, dovevo prenderlo, e mi ero detto che...valeva forse la pena ingannarvi una singola volta e togliervi un oggetto a voi caro, se significava avervi per me per il resto della vita. Lo so che è stato...egoista da parte mia, ma i miei sentimenti verso di voi sono sempre stati sinceri.", si affrettò a dirgli.
La regina, i suoi zii e le guardie lo stavano ascoltando, ma Ajax aveva deciso di non trattenersi.
Che importanza aveva, oramai?
Non voleva perdere Zhongli. Non poteva mentirgli di nuovo.
"Lord Tartaglia.." Zhongli mosse un passo verso di lui, le mani tese, come se volesse trattenerlo, come se volesse capirlo. Il suo sguardo vacillò, e Ajax sentì una fitta al cuore, speranxoso: stava cercando di capirlo, nonostante tutto. "Lord Tartaglia, ma voi...voi sapete a cosa serve quell'oggetto?"
Ajax era confuso.
A cosa poteva mai servire un orologio, se non a guardare l'ora?
Quell'orologio non era soltanto un vecchio ricordo?
Guardò Pantalone e Dottore, che sembravano altrettanto confusi.
"Che cosa intendete, Milord? L'orologio non è soltanto un caro ricordo di..", fece per dire, ma le guardie lo afferrarono.
Ajax sentì il freddo del metallo stringergli i polsi, il peso delle catene mentre lo allontanavano.
"Aspettate, vi prego! Devo spiegare tutto a...a Lord Zhongli", protestò, inutilmente.
Lottò, si dimenò, cercò di restare vicino a lui, ma ormai era tardi.
"Siete in arresto, Lord Tartaglia. Vi preghiamo di non opporre resistenza.", disse una delle guardie, avvicinandosi. Ajax la riconobbe immediatamente: era Clorinde, la campionessa duellante di Fontaine.
"Zhongli!", urlò di nuovo.
Zhongli provò ad avanzare ancora, ignorando le guardie che cercavano di fermarlo. "Vi ascolto, Lord Tartaglia.", pronunciò, nonostante la voce leggermente tremante.
"Lord Zhongli, vi prego, non mettetevi in pericolo.",lo intimò una guardia.
Ajax vide i suoi occhi scattare di nervosismo, le sue mani tremare. Ma le guardie lo strattonarono indietro.
Zhongli rimase lì, con un'espressione che Ajax non riuscì a decifrare.
Dolore. Confusione. Ma forse, forse anche speranza. Speranza che ci fosse dietro altro, una spiegazione che lo riavvicinasse ad Ajax, che sistemasse tutto.
Ma la distanza tra loro si allungava, passo dopo passo.
E Ajax non poteva fare nulla per fermarlo.
Lo portarono via, chissà dove, e per chissà quanto tempo.
*****
Zhongli era a dir poco sconvolto. Quando la regina e le sue guardie portarono via i Fatui, rientrò in casa con il cuore che batteva forte per l'inquietudine.
L'abitazione gli sembrò fin da subito troppo grande, troppo vuota, senza Ajax.
Il silenzio, dopo tutto quel trambusto, era assordante.
Si sentiva martellare la testa dal dolore, come se avesse assimilato troppe informazioni discordanti tra loro.
Ajax aveva capito realmente a cosa serviva quell'orologio? Era al corrente del fatto che consentisse a Zhongli di parlare con il fantasma di Azhdaha? O, come aveva affermato, pensava soltanto che fosse un oggetto?
Certo, era comunque grave che Ajax avesse tentato di derubarlo, ma un conto era privare qualcuno di un oggetto, un conto privarlo della possibilità di parlare con il fantasma di un vecchio amico defunto.
I Fatui non erano di certo innocenti, Zhongli ne era consapevole. Era sciocco da parte propria voler giustificare ancora Ajax, ma anche abbastanza consapevole di quanto la questione fosse complessa. Se Ajax aveva dovuto seguire degli ordini della sua nazione, impartiti ancora prima che lo conoscesse, la colpa non era totalmente sua.
Giunto a quel punto, tuttavia, esigeva delle spiegazioni. Naturalmente, i propri sentimenti non erano svaniti nel nulla, per quanto si sentisse ferito. Ma meritava la verità, dopo essere stato ingannato.
Zhongli si lasciò cadere su una sedia, rigirandosi il prezioso orologio d'argento tra le mani. Era ancora rigido, ancora teso. L'aria attorno a lui sembrava densa, irrespirabile.
Poi, posò l'orologio sul tavolino con cura, quasi avesse paura di vederselo effettivamente sparire, perdendo per sempre la possibilità di parlare con Azhdaha.
Chiuse gli occhi, premendo le dita sulle tempie. Non riusciva a smettere di rivedere la scena appena vissuta. Le manette ai polsi di Ajax. Il suo sguardo straziato. Il modo in cui aveva lottato per avvicinarsi a lui, per spiegarsi.
"Zhongli, ti prego, posso spiegare, io..."
L'eco di quella frase gli graffiava il petto.
Ajax non sembrava soltanto un uomo colto in flagrante. Non sembrava un bugiardo che aveva appena visto crollare il proprio inganno. Sembrava... disperato.
Zhongli si passò una mano sul volto.
I suoi sentimenti gli erano sembrati sinceri, in quel momento, e gli venne spontaneo domandarsi, per l'ennesima volta, se Ajax lo avesse amato sinceramente. Se vedesse ancora un futuro in loro, e cosa intendesse fare.
Qualcosa non quadrava, di tutta quella situazione. Sperava soltanto di poter parlare con Ajax al più presto e di ricevere delle risposte.
Un rumore improvviso lo fece sollevare lo sguardo. Qualcuno aveva suonato al campanello.
Zhongli corse alla porta, temendo altre brutte sorprese, ma fortunatamente, si ritrovò di fronte Xiao, il suo migliore amico. L'uomo aveva il fiato corto, come se avesse attraversato Fontaine intera per raggiungerlo, invece di vivere nella casa vicina. I suoi occhi dorati scrutarono Zhongli con aria sconvolta, cercando risposte.
"Ho visto qualcosa da fuori, mentre rientravo a casa." disse Xiao, chiudendo la porta dietro di sé e avanzando verso di lui. "C'erano guardie, rumore, la regina Furina, e ho sentito Lord Tartaglia urlare il vostro nome. Che è accaduto? Siete ferito?"
Zhongli scosse la testa, rincuorato dalla sua preoccupazione. Ma non sapeva neanche da dove iniziare "No, caro amico. Non mi è stato arrecato alcun danno fisico."
"Ma qualcosa è accaduto. Non state bene, è evidente.", osservò Xiao.
"E' così.", ammise Zhongli, con un sospiro.
Xiao lo fissò per un lungo momento, poi fece un leggero cenno con il capo.
"Vi preparo del tè. Male non vi farà di certo."
Zhongli non protestò, lasciandolo fare.
Lo osservò muoversi in silenzio, versare l'acqua con precisione, scegliere le foglie di tè come se fosse un rituale. Xiao era sempre stato così: concentrato, disciplinato, ma attento a suo modo. Era l'amico migliore che potesse desiderare, ed era felice che fosse lì: non c'era niente di meglio che un po' di tè caldo e una persona pronta ad ascoltarlo, in quel momento.
Quando gli porse la tazza, Zhongli la prese con entrambe le mani, lasciando che il calore gli sciogliesse le dita gelide.
"Ora parlatemi," disse Xiao, un po' bruscamente, come sempre, ma con le migliori intenzioni, sedendosi di fronte a lui.
Zhongli inspirò profondamente. "E' successo un disastro. Hanno arrestato Lord Tartaglia."
Xiao non sembrò troppo sorpreso. Aveva messo in guardia Zhongli dai Fatui tante volte, dopotutto. Inclinò leggermente il capo, incrociando le braccia."Per cosa?"
"Tentato furto.", disse Zhongli, bevendo un sorso di tè. "Hanno provato a effettuarlo i suoi zii, Lord Dottore e Lord Pantalone."
"Dite davvero? Sfacciati a tal punto?" Gli occhi di Xiao si ridussero a due fessure. "Furto di cosa?"
Zhongli abbassò lo sguardo sulla superficie del tè. "L'orologio d'argento di Azhdaha."
Xiao si irrigidì. "Quello che usate per comunicare con il suo spirito.", rammentò, con tono dispiaciuto. Era una delle pochissime persone, fuori dalla famiglia, che ne era a conoscenza, facendone quasi ormai parte, anche se non per il sangue.
Un lungo silenzio cadde tra loro.
L'espressione di Xiao si fece ancora più cupa. "E Lord Tartaglia sapeva... a cosa serviva?"
Zhongli scosse la testa."Non lo so. Non credo. Mi ha detto che credeva che fosse soltanto un oggetto, mentre le guardie lo portavano via. Vorrei capirci di più, infatti."
"E allora perché rubarlo?", si insospettì Xiao, aggrottando la fronte.
Zhongli strinse la presa sulla tazza.
"Questa è un'ottima domanda. Vedete, Lord Tartaglia " Le sue dita tamburellarono piano sulla ceramica. "Ha detto una cosa molto strana: ha affermato che doveva prenderlo per un ordine dei Fatui, perché la Tsaritsa ne aveva bisogno."
Xiao sussultò."La Tsaritsa? La regina di Snezhnaya? Cosa potrebbe farsene di quell'orologio? Vuole forse parlare con qualcuno che ha perso?"
"Non lo so. Vorrei tanto scoprirlo.", sospirò Zhongli, affranto da quella mancanza di conoscenza. Era tutto terribilmente frustrante.
L'ombra del dubbio si insinuò nel volto di Xiao.
"Zhongli, amico mio... Non voglio dire che ve l'avevo detto, di stare in guardia dai Fatui, ma—"
"Lo so.", sorrise Zhongli, amaramente.
Xiao aveva sempre diffidato dei Fatui. E anche di Ajax.
Eppure, col tempo, aveva accettato quella relazione, vedendo quanto Zhongli fosse felice. Era stato felice per loro, quando aveva scoperto che Ajax ricambiava i suoi sentimenti, e si era congratulato più volte con lui. Era un peccato, che ora fosse sorto quel problema.
"Avevate ragione a essere prudente. La situazione, adesso, è alquanto infelice." ammise Zhongli, abbassando lo sguardo. "Ma io non credo che Ajax mi abbia mentito del tutto. C'è davvero qualcosa che non torna."
Xiao si accigliò, prima di rassegnarsi a un sospiro.
"E quindi? Cosa volete fare?"
Zhongli inspirò piano, trovando finalmente un po' di chiarezza nel caos che gli stringeva la mente. "Voglio parlargli."
Non poteva vivere nel dubbio e lasciar perdere la persona che amava così facilmente. Non senza aver avuto delle risposte.
Avrebbe potuto lasciare che arrestassero Ajax e ricominciare da capo, dimenticandosi di lui. Sarebbe stata la via più facile, per evitare uno scandalo in società e ripulirsi il nome, passando unicamente come vittima.
Ma non aveva alcuna intenzione di piegarsi alla società, per l'ennesima volta. Voleva la sua verità. E voleva parlare con Ajax.
"Ne siete sicuro?", si preoccupò Xiao.
"Sì. Io voglio sapere ogni cosa," disse Zhongli, con voce più ferma. "Voglio capire cosa intendeva. Perché l'orologio è così importante per la Tsaritsa. E soprattutto... voglio sentire la sua verità."
"Voi sareste disposto a perdonarlo? Lo amate ancora?", domandò poi Xiao, dopo un lungo istante di silenzio.
Zhongli abbassò la tazza, lo sguardo perso nei riflessi dorati del tè.
"Sì, se mi desse una buona spiegazione.", confessò, stringendosi nelle spalle, prima di guardarlo negli occhi, e domandargli, certo di trovare onestà nella sua risposta: Cosa pensereste di me, Xiao, se io volessi ancora sposarlo? Pensereste che sono pazzo?"
Xiao lo fissò per un lungo istante, valutando le sue parole. Poi incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale, lasciando uscire un sospiro appena percettibile.
"No. Ma pensate che ve lo lasceranno fare? E' appena diventato un traditore di Fontaine, insieme alla sua famiglia."
Zhongli sorrise, ma senza gioia.
"Ora come ora, è difficile immaginare che la regina o la corte me lo permetterà." Girò la tazza fra le mani, in un gesto lento, meditativo. "Se prima la nostra relazione era un divertente argomento di discussione, adesso sarà uno scandalo. Sono stato ingannato? Sono stato complice? Se ne parlerà ovunque. Anche se volessi continuare a vederlo, a difenderlo, servirebbe qualcosa di più di una semplice dichiarazione d'innocenza da parte mia."
Xiao annuì con gravità. "Mi dispiace, amico mio. Siete in una posizione scomoda. Ma io starò dalla vostra parte. Vorrei soltanto che ci fosse un modo per aiutarvi."
"Lo so, e ve ne sono grato.", dichiarò Zhongli, con affetto. "E non preouccupatevi. State già facendo tanto ascoltandomi. L'unico che potrebbe aiutarmi, al momento, sarebbe solo Lord Irminsul."
Xiao sollevò lo sguardo su di lui, incuriosito. "Lord Irminsul, dite?"
"Già," ammise. "Se lui dicesse che Lord Tartaglia non era così coinvolto, se rivelasse che c'è qualcosa di più sotto questa storia... Lord Tartaglia potrebbe avere la possibilità di ripulire il suo nome, e io di sposarlo. Oppure, potrei trovare un altro modo di sposarlo, sempre che Lord Tartaglia desideri ancora farlo."
Xiao rimase in silenzio per un momento, poi piegò leggermente il capo.
"Lord Irminsul dice sempre e solo la verità." La sua voce era ferma, quasi distante, come se stesse ragionando profondamente. "Ma prima di affidarvi a lui, dovreste parlare con Lord Tartaglia. Scoprire cosa c'è dietro, ascoltare la sua versione. Se è davvero innocente, Lord Irminsul lo scoprirà e scriverà per primo di sua spontanea volontà, non credete?"
Zhongli chiuse gli occhi per un momento, lasciando che quelle parole lo attraversassero.
"Già. Spero che abbiate ragione, amico mio."
Si alzò lentamente, poggiando la tazza vuota sul tavolo.
"Grazie, Xiao. Per il tè, e per i vostro preziosi consigli."
Xiao lo osservò mentre si dirigeva verso la porta."Non ringraziatemi" mormorò. "Fate solo ciò che dovete fare. E vi prego, fate attenzione."
Zhongli gli rivolse un ultimo sguardo prima di vederlo uscire di casa. "Ve lo prometto." Buonanotte."
***
La notte era silenziosa, interrotta solo dal fruscio lontano delle foglie e dal rumore ovattato dei passi di Xiao sulle strade di pietra.
Aveva salutato Zhongli con poche parole, lasciandolo andare via nella notte. Ora, camminava da solo verso casa, ripensando a tutto ciò che era appena successo.
"Solo Lord Irminsul potrà risolvere la cosa."
Quelle parole gli risuonavano nella mente. Zhongli aveva ragione.
Lord Irminsul diceva sempre la verità. Non poteva mentire, non poteva nascondere nulla. Se Ajax aveva ingannato Zhongli, l'intera Fontaine lo avrebbe saputo. Ma se lo amava davvero, se era innocente, allora il suo nome sarebbe stato ripulito.
Ed era questo, ciò che Xiao sperava più di ogni altra cosa.
Perché Zhongli non meritava di soffrire.
Il pensiero gli strinse il petto, più di quanto volesse ammettere. Zhongli era il suo migliore amico, il suo punto fermo, come un caro fratello. Lo aveva accolto, lo aveva aiutato quando ne aveva avuto bisogno, non lo aveva mai trattato con la freddezza con cui molti guardavano Xiao.
Senza Zhongli e Neuvillette, Xiao sarebbe stato solo.
Non lo diceva mai ad alta voce, non era il tipo da esprimere apertamente certe emozioni, ma la verità era chiara dentro di lui: Zhongli era parte della sua famiglia.
E la sua famiglia meritava amore, non dolore o tradimento.
Era stato felice, di vedere quanto si fosse sbagliato sul conto di Lord Tartaglia: Zhongli non era mai stato meglio, che da quando era al suo fianco. Sperava realmente che Lord Tartaglia non gli spezzasse il cuore, giunto a quel punto.
Immerso in quei pensieri, Xiao raggiunse la porta della sua dimora e la spinse con un gesto automatico. Le stanze all'interno erano buie, illuminate solo dalla luna che filtrava dalle finestre. L'abitazione era grande, silenziosa, troppo silenziosa.
Xiao non era sposato. Non ancora, perlomeno: sognava di sposare Venti, il suo fidanzato, ma la questione era complicata, non essendo un nobile. Tuttavia, contava presto di risolvere quella situazione.
Salì le scale lentamente, ogni passo risuonava nel vuoto della casa. Non c'era nessuno ad aspettarlo, nessuna voce ad accoglierlo.
Non che fosse insolito.
Xiao viveva da solo da tempo, ed era abituato al silenzio. Ma quella notte, per qualche motivo, gli sembrava più pesante.
Entrò nella sua stanza e accese una lampada a olio.
La luce tremolante proiettò ombre sulle pareti, rivelando la scrivania ordinata, i libri impilati con precisione, le pergamene arrotolate.
Xiao si sedette, prendendo un respiro profondo. Poi, con un gesto abitudinario, tirò fuori il calamaio e la penna.
Di fianco alla scrivania, c'era una piccola cassetta di legno. La aprì, rivelando un plico di fogli ben conservati, alcuni già scritti, altri ancora intonsi.
Fogli che presto gli sarebbero valsi diverse decine di mora.
I suoi occhi scivolarono sulle righe dell'ultima pagina scritta, la penna si posò con delicatezza sul foglio nuovo.
Le dita si muovevano con sicurezza, anche se il cuore era pesante.
Scrivere era diventato il suo lavoro, il suo rifugio. Ma era anche più di questo. Era ciò che lo manteneva, ciò che gli permetteva di risparmiare denaro.
Denaro che, un giorno, avrebbe usato per permettere a Venti di sposarlo, nonostante il mondo avrebbe avuto da ridire su di loro.
C'erano tanti problemi che Xiao avrebbe potuto risolvere grazie alla sua penna, fortunatamente. Ma purtroppo, doveva prima comprendere quale fosse la verità.
Non era una questione che poteva risolvere in quel momento, tuttavia. Non ancora.
Però, nel frattempo, per quella sera, aveva alcuni scritti arretrati da completare.
Ripensò alle voci che aveva sentito mentre passeggiava al mercato, alle chiacchiere di Neuvillette, e a mille altre cose e visioni che si era appuntato nella mente negli ultimi due giorni: pettegolezzi, storie d'amore e affari nascosti, cose che nessuno si curava di nascondere di fronte a un nobile introverso e riservato come lui.
Xiao sorrise appena, un'espressione fugace, poi tornò serio.
L'inchiostro scivolò sul foglio.
Le parole iniziarono a prendere forma.
"Oggi, la dimora dei Draghi è stata assediata da eventi a dir poco insoliti. Per quanto l'autore di questo articolo si faccia chiamare Lord Irminsul proprio perché vanta una sconfinata conoscenza su ogni aspetto di Fontaine, in tutta franchezza, è rimasto alquanto sorpreso dal tradimento dei Fatui. In tutta onestà.."
***
NOTE DELL'AUTORE
Vi aspettavate che era lui??
O puntavate tutti su Neuvillette?
Ahahaha
voglio le risposte sincere :3
Mancano due o tre capitoli alla fine, btw <3 Spero la storia vi stia ancora paicendo <3 nel caso lasciatemi pure dei commenti o stelline che sono SEMPRE apprezzatissimi!!!
Questo capitolo è molto corto, ma perché volevo chiudere con questa rivelazione :B nella prossima, avrete le risposte, e presto la soluzione a 'sto gran casino.
A presto<3
Kieran
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