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4. L'assassino dagli occhi blu

Kaila poggiava su qualcosa di duro, molto diverso dal letto nel quale dormiva di solito. Forse le domestiche avevano sbagliato a farglielo questa volta. Si rigirò, pensando che magari poteva anche ignorare la scomodità di quel giaciglio e concedersi altri cinque minuti di sonno.

Sospirò di piacere, avvolgendosi ancora di più nella coperta. Ma quel sospiro portò con se l'odore acre del fumo.

Ora che ci faceva caso, effettivamente Kaila riusciva a sentire il crepitio poco lontano di un fuoco.

Che strano, in camera sua non c'era il camino. Kaila si girò verso la fonte di quel rumore aprendo leggermente le palpebre.

Quello che vide la sorprese. Poco lontano da lei c'era un piccolo falò.

Da quando si accendono i falò in casa, si chiese stupidamente. Ma non era in una casa. Kaila si sollevo dal suo giaciglio, che, si rese conto, altro non era che un grande masso dalla superficie liscia, e osservò la foresta che si estendeva a perdita d'occhio in tutte le direzioni.

Ma cosa ... si chiese Kaila ancora intorpidita dal sonno. Ma poi tutti i ricordi tornarono. Ah, giusto, pensò tristemente.

Un gemito gutturale attirò la sua attenzione. Appoggiato ad un tronco, poco lontano dal falò, vi era l'umano che l'aveva salvata.

Kaila ebbe uno strano tuffo al cuore.

L'uomo sembrava dormire. La testa dalla folta chioma nera era poggiata contro il tronco dell'albero, mentre le braccia muscolose erano incrociate sul petto che si alzava e si abbassava lentamente.

Una piccola vocina nella mente di Kaila le disse di fuggire il più lontano possibile e più velocemente che poteva. Quello che ora dormiva tranquillamente a pochi metri da lei era un umano. Questo significava che poteva ucciderla da un momento all'altro, proprio come raccontavano le storie che aveva ascoltato da bambina. Era pericoloso e Kaila non avrebbe potuto far nulla per proteggersi contro di lui.

Devo scappare, si disse. Fece per alzarsi, ma qualcosa la ostacolò. Abbassò lo sguardo e notò che la "coperta" nella quale si era raggomitolata poco prima era in realtà il mantello dell'uomo.

Il cuore di Kaila tentennò nuovamente, prima che la ragazza riportasse lo sguardo di nuovo sul giovane poco lontano. Poi si alzò scostando il'indumento e lasciando che i capelli le ricadessero ribelli lungo la schiena come una sorta di mantello naturale.

Una forza a lei sconosciuta la spinse ad avvicinarsi all'uomo.

Kaila poté osservarlo tranquillamente grazie alla luce che filtrava tra e foglie dei grandi alberi che li sovrastavano. I suoi cappelli erano proprio nerissimi - Kaila non ne aveva mai visti di così scuri- e questi gli incorniciavano ribelli il viso rilassato dal sonno nascondendo anche la parte superiore delle orecchie. Sembrava più giovane senza quello sguardo penetrante, ma comunque Kaila decretò che avesse almeno la sua età.

La ragazza continuò a guardarlo incuriosita, non solo per il suo aspetto, che a parte le orecchie, doveva ammettere, non differiva poi così tanto da quello di un normale Pures, ma anche per via di ciò che era successo.

L'uomo di fronte a lei era stato mandato ad ucciderla, e invece l'aveva salvata. Le aveva addirittura ceduto il suo mantello. Quell'assassino dallo sguardo di ghiaccio a quanto pareva non era poi così senza cuore, pensò Kaila.

Poi ripensò a come l'aveva stretta tra le braccia e, peggio ancora, di come lei si era abbandonata al suo abbraccio e sentì il sangue ribollirle nelle vene e andarle a colorire il viso fino alla punta delle orecchie.

Fece un'altro passo verso il giovane addormentato. Aveva delle ciglia lunghissime, notò, abbastanza da toccargli gli zigomi, e la pelle era leggermente dorata. Kaila allungò inconsciamente una mano, come se volesse sfiorare quelle ciglia quasi innaturali, ma poi in un attimo si trovò a terra.

Kaila guardò in alto e vide un paio di occhi blu scuro puntati dritti su di lei.

<Dobbiamo smetterla di vederci così, principessa> disse l'uomo con un sorriso beffardo.

Kaila arrossì, rendendosi conto di essere stata immobilizzata nello stesso modo in cui lei aveva immobilizzato l'uomo la prima volta che si erano visti.

<Spostatevi> disse fermamente.

Il sorriso dell'uomo di allargò. <Sa che è maleducazione spiare le persone mentre dormono?> disse.

<Ah, dunque devo dedurre che quando vi siete introdotto nelle mie stanze, non fosse per spiarmi>.

Lo sguardo dell'uomo si oscurò <E infatti non era per spiarvi>.

Già, non era per spiarla, comprese amaramente Kaila, ma per ucciderla.

<Perché mi avete salvato> chiese di colpo.

L'uomo la guardò per un lungo momento, poi si rialzò liberandola dalla sua presa. Kaila lo osservò avvicinarsi al fuoco e armeggiare con qualcosa.

<Hai fame?> chiese l'uomo.

Lo stomaco di Kaila brontolò. Ma lei non si arrese. Rimase seduta dov'era ad osservare ostinatamente l'uomo. Questi in un primo momento fece finta di ignorarla, continuando a rigirare sul fuoco quella che sembrava essere carne di coniglio, ma alla fine emise un profondo sospiro e si girò verso la sua direzione guardandola in modo truce.

<Va bene, diciamo solo che ero nei casini. Mi siete scappata, e da dove vengo io una missione imperfetta è uguale ad una punizione addirittura peggiore della morte>.

Kaila deglutì <Una punizione peggiore della morte?>

<Esattamente mia cara principessa, e non penso che lei voglia conoscerne i dettagli>.

<Quindi mi avete salvata perché...>

<Ah, io non vi ho salvata> sbuffò l'uomo <Ho semplicemente pensato che potesse essere più facile per un umano ottenere protezione da qualche signorotto locale o, anche meglio, da uno dei re delle quattro terre, se avevo con me la principessa scomparsa. Questo si chiama istinto di sopravvivenza mia signora.>

Kaila guardò l'uomo che aveva davanti, e in un attimo l'immagine del giovane addormentato all'ombra dell'albero fu nuovamente sostituita da quella del crudele assassino pronto a fare qualsiasi cosa per sopravvivere.

Ma quell'istinto di cui l'uomo parlava, non era qualcosa che aveva imparato a conoscere bene anche lei? Come poteva biasimarlo se aveva preferito la libertà ad una vita da schiavo. Certo, questo non cambiava il fatto che la vedesse come una semplice merce di scambio, e che molto probabilmente non avrebbe esitato ad ucciderla volendo. Eppure il cuore di Kaila si strinse un poco guardando lo scintillio della catena che l'uomo portava al collo.

Il giovane, intuendo la direzione del suo sguardo si girò, come a voler nascondere quel simbolo di schiavitù di cui ancora non era riuscito a liberarsi.

<Allora> disse in tono brusco <vi va di mangiare?>

Kaila decise che era più saggio stare al gioco, almeno per il momento. In fin dei conti stare lì seduta a terra a tenere il broncio non sarebbe servito a niente. Quindi si alzò e avvicinò al fuoco.

L'uomo le passò un pezzo di carne e lei lo addentò senza pensarci due volte. Nonostante sicuramente in vita sua avesse mangiato pietanze più prelibate, al suo stomaco vuoto quella semplice carne sembra divina. La mangiò con avidità lanciando occasionalmente degli sguardi furtivi all'uomo che sedeva dall'altro lato del fuoco.

Ad un certo punto anche il giovane alzò lo sguardo incontrando il suo, poi lo passò su tutta la sua figura. Nonostante fosse vicina al fuoco, Kaila fu attraversata da un brivido.

<Dobbiamo trovarle dei vestiti.>

Kaila si osservò seriamente per la prima volta e si rese conto di indossare ancora solo la sua camicia da notte. Arrossì fino alla punta delle orecchie, rendendosi conto di essersi esposta in vesti così discinte davanti ad un uomo. Così, senza pensarci due volte si alzò e andò a recuperare il mantello ancora appoggiato sul masso su cui aveva dormito, e se lo avvolse intorno al corpo. L'uomo sollevò un sopracciglio.

<Oh, non temete, non amo le donne piatte, quindi non fatevi venire strane idee>.

Kaila gli lanciò un'occhiataccia. <Dove pensate di trovare altri vestiti?>

L'uomo sorrise, ma Kaila non capì se fu per la sua reazione o per qualcos'altro <Poco lontano da qui c'è un villaggio. Penso che lì potremmo trovare qualcosa che possa andar bene anche a voi, principessa>.

<La smetta d chiamarmi principessa> disse Kaila in tono amaro <Lontano dal castello sono una persona come tutte le altre. Chiamami Kaila>.

L'uomo la guardò, ma Kaila non riuscì a decifrare il suo sguardo <Va bene, Kaila> disse infine.

<E voi> chiese lei <avete un nome?>

<Non penso abbiate bisogno di saperlo> disse l'uomo con fare difensivo.

<Ah no?> fece lei <Se ho capito bene, passeremo un bel po' di tempo insieme, e penso che sarebbe alquanto scomodo chiamarvi "Ehi tu" o "umano">

Lui le lanciò un'occhiataccia dall'altra parte del fuoco, ma non disse niente. Dopo svariati minuti Kaila comprese che molto probabilmente l'uomo non le avrebbe mai rivelato il suo nome. Quindi decise di riprendere il suo posto accanto al fuoco e di mangiare un altro po' di carne.

<Valik>

Inizialmente Kaila pensò di esserselo immaginato, ma quando alzò lo guardo dalla carne vide che l'uomo la stava guardando.

<Chiamami Valik>

Spazio autrice:

Ave popolo di Wattpad!

Allora, abbiamo finalmente scoperto il nome dell'assassino dagli occhi blu, eh?

Be', almeno un mistero è svelato.

Però voi che ne pensate? Non credete che il comportamento di Valik sia incredibilmente ambiguo?

E poi avra veramente salvato Kaila solo perché voleva una garazia per restare vivo o anche questa è solo una bugia per mascherare un altro fine?

Insomma, dovremmo fidarci di qualcuno come lui?

Be' lo scoprirete solo leggendo il prossimo capitolo, e mi raccomando lasciate tante stelline e tanti commenti se vi è piaciuto questo capitolo o vi sta paicendo la storia in generale e volete che la continui.

Un bacio

Inkheart_97

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