14. Sarà il nostro piccolo segreto
Il rumore di una porta che si chiudeva fece riemergere Kaila dal suo stato di dormiveglia. Dannazione, non voleva riaddormentarsi, ma a quanto pareva era stato più forte di lei.
Fancendo leva con le braccia la ragazza riuscì a mettersi faticosamente in posizione seduta. Per la prima volta si guardò realmente intorno.
Era in una piccola stanza occupata solo dal suo letto e da una piccola cassa al lato di questo. L'intonaco delle pareti era scrostato, e in alcuni punti si potevano intravedere anche i mattoni al di sotto di questo.
Kaila avvertì dei passi avvicinarsi fuori dalla porta, poi questa venne spalancata. Sulla soglia comparve Elia, il quale portava in mano alcuni barattoli contenenti degli strani unguenti e una tazza piena di quella che aveva l'aria di essere una tisana.
<Bensvegliata> disse l'uomo con un sorriso.
Kaila non poté fare a meno di sorridere a sua volta. C'era qualcosa in quell'uomo che le ispirava pace e fiducia. Non che il salvar loro la vita non fosse già stato abbastanza.
<Certo che hai dormito parecchio> disse Elia avvicinandosi a lei porgendole la tisana.
Kaila la prese <Grazie> sussurrò portandosela alla bocca. Madò giù un lungo sorso e subito il suo stomaco rispose con un forte brontolio.
La ragazza guardò Elia imbarazzata, ma questo si limitò solo ad allargare il suo sorriso.
<Non ti preoccupare, è una settimana che non metti nulla nello stomaco. E' tutto normale> disse gentile.
<Comunque io sono Elia> disse porgendole la mano.
Kaila glie la strinse di buon grado <Piacere Elia. Io sono Kaila. Non so proprio come potrò sdebitarmi con te per ciò ch hai fatto per me e il mio amico>.
<Oh, non ti preoccupare, è sempre un piacere aiutare le belle ragazze in difficoltà> disse facendole l'occhiolino <Certo non si può dire lo stesso per il tuo amico> concluse alzandosi.
<Perché?> chiese Kaila.
<Be' ha la pelle dura, non c'è che dire. Gli sono bastati tre giorni per riprendersi da una ferita che ne avrebbe richiesti almeno dieci. Il problema è che anche la sua testa non scherza>
Kaila lo guardò incuriosita.
<Non puoi capire quanto mi ha fatto penare mentre dormivi> sospirò Elia <Più gli dicevo che aveva bisogno di riposo e di stare a letto e più lui mi ignorava>
Kaila sorrise lievemente portando lo sguardo sul liquido leggermente ambrato che ondeggiava placidamente nella tazza che stringeva tra le sue mani.
<Non posso darti torto> disse.
<Seriamente, come mai una ragazza bella e gentile come te se ne va in giro con un mulo come lui?>
<E' una lunga storia> disse solo lei.
<Oh, a me piacciono le lunghe storie> rispose Elia.
Kaila lo guardò. Si, quell'uomo li aveva salvati da morte certa, ma non poteva comunque rivelargli tutto ciò che le era successo. Se c'era una cosa che aveva imparato era mai fidarsi di nessuno.
<Posso solo dirti che mi ha salvato la vita> disse allora.
Elia alzò le sopracciglia sorpreso <Addirittura? Il nostro burbero è un eroe, straordinario!> disse <Be', in ogni caso si vede che ci tiene a te>
Kaila lo guardò confusa <Perché?>
<Da quando si è risvegliato è rimasto inchiodato notte e giorno qui a sorvegliarti. Quasi non mi permetteva di avvecinarmi>.
Kaila avvertì una stretta al cuore <Davvero?>
<Si. In ogni caso vorrei proprio sapere cosa cavolo vi è successo. Lo squalcio sul fiaco del tuo amico sembrava quasi fatto con un coltello, ma penso sia impossibile, no?> disse ridacchiando.
Kaila non rispose.
Elia la guardò per un lungo momento <Capisco, non puoi dirmi neanche questo. Bella e misteriosa> disse <Comunque anche tu non scherzavi. Un attimo prima sembravi stare bene e un attimo dopo ti ho dovuta raccogiere dal pavimento. Hai dormito una settimana intera. Certo, capisco la stanchezza del trascinare fin qui il tuo amico, ma non è comunque una cosa normale. Ci hai fatto preoccupare tutti, anche quel piccolo nanetto che ci spia da dietro alla porta pensando che io non l'abbia notato>.
Kaila rivolse l'attenzione verso la porta e vide una piccola testa spuntare dallo stipite.
La ragazza lo riconobbe subito e sorrise <Ciao Milo>
Il bambino sorrise di rimando <Ciao, ti sei svegliata>
Kaila annuì e gli fece cenno di avviciarsi. Il bambino non se lo fece ripetere due volte ed entrò nella stanza.
<Sono felice che tu stia bene> disse.
Elia li guardò chiacchierare allegramente.
<Be', ora che sei in buona compagnia penso di potermi allontanare un po' per procurarti qualcosa da mettere sotto i denti> disse allontanandosi <Non ci metterò molto> la rassicurò uscendo dalla porta.
Kaila riportò l'attenzione sul bambino <Grazie Milo, se non fosse stato per te saremmo morti>
Milo la guardò curioso <Chi erano gli uomini che vi stavano inseguedo?>
Kaila lo guardò triste <Non posso dirtelo>
<Sappi che in questi giorni li ho visti aggirarsi per la città> la avvisò <forse vi stanno cercando>.
<Madre degli Dei> disse Kaila.
Milo scosse la testa <Non ti preoccupare, qui sei al sicuro. Puoi fidarti di Elia, lui è buono, non è come gli altri. Lui si prende sempre cura di noi bambini, ci da sempre qualcosa da mangiare e ci cura quando ci facciamo male>
Kaila gli sorrise <Lo so. Si capisce solo guardandolo che è un uomo degno di onore>.
Improvvisamente una piccola idea balenò nella mente della ragazza <Milo, devo chiederti una cosa, tu conosci bene Shandra, giusto?>
Milo annuì orgoglioso <Si>
<Hai mai sentito parlare di una strana grotta con una stele?> gli chiese.
Milo la guardò stranito <No> disse.
Kaila rimase delusa. Non sapeva proprio da che parte cominciare le proprie ricerche.
<Ma conosco una piccola grotta con dentro una fonte termale. L'ho scoperta per caso un giorno con un mio amico camminando nei tunnel segreti che corrono lungo la parete della montagna. Io sono rimasto solo a guardare la grotta, ma il mio amico si è immerso e ha giurato di aver visto qualcosa sul fondale. Forse è quello ciò che cerchi>
Una scintilla di speranza rianimò la speranza. Forse non era quella la grotta di cui Yhdea aveva parlato, ma perché non provare.
<Saresti disposto a portarmi li Milo?>
Il bambino annuì <Certo, ma non so se il tuo amico è già in grado di camminare bene>
Kaila scosse la testa <Valik non deve saperlo, e neanche Elia. Sarà il nostro piccolo segreto> disse Kaila a bassa voce.
Il bambino la guardò un attimo indeciso, ma poi annuì <Va bene, non lo dirò a nessuno>.
<Grazie> disse Kaila, e poi i due ricominciarono a parlare tranquillamente.
Kaila aveva deciso di incontrarsi con Milo quando Elia sarebbe andato a dormire. In questo modo la ragazza sarebbe riuscita a sgattaiolare via senza che nessuno potesse ipedirglielo. Kaila guardò al di fuori della finestra della sua stanza. A giudicare da come la luce dei cristalli diventava sempre più fioca non ci sarebbe voluto molto.
Il rumore di qualcuno che bussava alla sua porta la distolse un'attimo dai suoi pensieri.
<Avanti> disse.
La porta si aprì e Valik entrò nella stanza. L'uomo indossava solo un paio di pantaloni e una cammicia nera- probabilmente di Elia- che doveva portare aperta poiché gli stava stretta.
Kaila cercò di non sffermarsi a guardare il fisco dell'uomo e si concentrò di più sulla fasciatura pulita che gli cingeva il fianco e l'addome.
<Ehi, come stai?> chiese lei.
Valik zoppicò nella stanza, probabilmente la ferta faceva ancora male.
<Sono stato meglio> rispose.
<Elia mi ha detto che gli hai dato filo da torcere > scherzò Kaila.
Valik storse il naso <Non mi piace quel tipo. Insiteva perché me ne stessi tutto il tempo a letto. E non ti dico cosa ha fatto quando ha visto la catena. Apriti cielo!> disse toccandosi leggermente la catena che portava al collo <Ha iniziato a tormentarmi perché andassi con lui da qualche fabbro per togliermela>
Kaila si accomodò su un letto e lo guardò <E tu perché non vuoi togliertela?> gli chiese curiosa.
Valik si accomodò di fianco a lei <Perché non voglio dimenticare ciò che sono stato. Non voglio dimenticare tutto ciò che ho vissuto, né le colpe di cui mi sono macchiato>
<Ma non ti fa sentire come se fossi ancora prigioniero?>
Valik la guardò <Chi non è prigioniero di qualcosa principessa? Il fatto che io sia scappato non mi rende un uomo libero. Sarò per sempre schiavo delle atrocità che ho commesso e questa catena me lo ricorderà sempre> disse triste.
Kaila lo osservò. Prima ne aveva paura, temeva ogni momento che potesse farle qualcosa. Ma ora era tutto cambiato. Forse Valik era la persona di cui si poteva fidare di più in quel mare di insensatezza.
<Cosa ti hanno fatto metre eri li?> chiese di botto.
Valik rise tristemente <Cosa non mi hanno fatto, principessa. Gli umani possono uccidere, ma i Pures sono capaci di cose ben peggiori. Il miglior modo per torturare qualcuno e farlo crollare è farlo psicologicamente>.
Kaila si sistemò meglio sul letto e lo guardò incuriosita.
<Hai mai vissuto come uomo libero, e non come assassino?>
<No. Da quanto ricordo sono sempre stato un'assassino. La mia famiglia è sempre stata l'Ordine e il mio scopo è sempre stato uccidere. Anche se da quel che mi ha raccontato il mio addestratore non è sempre stato così. Tanto tempo fa l'ordine creò dele piccole città segrete in cui gli umani potessero vivere e proliferare, in modo da fornire sempre nuove reclute. Ma poi l'Ordine notò che gli umani stavano diventando sempre più insubordinati, così decise di cambiare drasticamente metodo. Ora le città esistono ancora, ma sono destinate solo alle donne, il cui compito è quello di essere fecondate e dare nuovi eredi agli assassini. Quando ai neonati, vengono immediatamente prelevati appena nascono e portati nei vari campi di addestramento dell'Ordine, dove vengono accudti e dove viene inegnato loro come tenere una spada appena imparano a stare in piedi. In questo modo gli assassini diventano più spietati ed ubbidienti>.
<E' terribile> disse Kaila inorridita.
<Si, lo è. A dodici anni i bambini vengono poi presi e sottoposti ad una prova. Si sfidano a duello e il vincitore diventa ufficialmente un assassino. Quanto al perdente...>
Kaila non ebbe bisogno che Vailik continuasse la frase, aveva già capito. Il perdente muore. Kaila fu attraversata da un fremito.
<Quindi...>
<Si, avevo dodici anni quando ho ucciso la mia prima persona> disse Valik, lo sguardo perso nel nulla, quasi non fosse più in quella stanza con lei, ma fosse tornato indietro nel tempo. <Ricordo ancora gli occhi di quel bambino. Vengono a tormentarmi tutte le volte che mi addormento. Io non volevo ucciderlo, ma non avevo altra scelta>
Kaila gli poggiò una mano sulla spalla e Valik parve quasi riprendersi.
<Poi qundo lo ebbi ucciso e le mie mani si furono macchiate del suo sangue fui ufficialmente considerato un'assassino. Mi portarono in una stanza e mi misero la mia prima catena> mormorò sfiorandosi inconsapevolmente il grosso anello di metallo che portava al collo. <A volte penso che sarebbe stato meglio farsi uccidere con quel bambino. Ma la verità è che sono stato un codardo>
Kaila gli prese il viso tra le mani e lo avvicinò a se fino a quando le loro fronti non si sfiorarono.
<Non dire così Valik. Se non fosse stato per te sarei morta ormai da tempo>
Valik sospirò e chiuse gli occhi. Kaila poteva avvertire il suo respiro caldo sul viso- proprio come quella sera nel vicolo - e sentire il suo cuore battere frenetico sotto il tocco delle sue mani. Che strano, era la prima volta che Kaila rimaneva calma mentre Valik era completamente agitato. Kaila guardò il suo bel viso e improvvisamente la sua attenzione fu catturata dalle labbra dell'uomo.
"Chissà di cosa sanno" di chiese.
E poi, lentamente, in modo del tutto inconsapevole, poggiò le sue labbra sulle sue che si rivelarono sorprendemente morbide. Valik aprì gli occhi sorpreso. Inizialmete Kaila pensò che l'avrebbe respinta, ma così non fu. Anzi, Valik la strinse a se aumentando la pressione delle loro bocche. Kaila poteva quasi sentire la disperazione e il bisogno di quelle labbra ardenti. Il bisogno di un'amore forse mai ricevuto, il bisogno di trovare un posto in quel mondo che apparentemente non voleva nessuno di loro.
Erano come due naufraghi che improvvisaente sembravano aver trovato uno scoglio a cui aggrapparsi.
Kaila assaporò il sapore di quelle labbra. Sapevano di notte, di parole non dette, di segreti nascosti. Era un sapore incredibile, mai assaportato prima di allora.
Si staccarono solo quando i polmoni iniziarono a bruciare per la carenza si ossigeno e le labbra furono rosse e gonfie di baci.
Valik guardava Kaila con gli occhi offuscati dalla passione, mentre la ragazza si sentiva quasi andare a fuoco.
Alla fine Kaila riuscì chissà come a rimettere in ordine i suoi pensieri.
<Sei un uomo buono, Valik. Un uomo buono che ha avuto una vita dura, tutto qui>
Il viso di Valik si rabbuiò, come se improvvisamente si fosse reso conto che quello che stava accadendo fosse reale e non frutto della sua immaginazione.
Si staccò da Kaila mettendo fine alla magia di quel momento.
<No principessa, ti stai sbagliando. > disse.
E così si alzò dal letto e con grandi falcate uscì dalla stanza lasciando Kaila a combattere con un gelo che non aveva mai sperimentato prima.
Kaila continuò a guardare la porta per chissà quanto tempo. Si sentiva svuotata, priva di ogni energia. Un rumore alla rinestra la riscosse.
Si avvicinò a questa e vide Milo dall'altra parte farle segno di raggiungerla ora.
Giusto! Ora non c'era tempo di pensare a quello che era appena successo con Valik. Aveva una grotta da trovare. Si vestì, indossò il proprio mantello e cercando di fare menoo ruomore possibile per paura che Elia - o peggio Valik- potesse scoprirla, uscì dalla casa raggiungendo Milo.
<Guidami tu> gli disse.
Il bambino annuì e poi i due si avviarono per le strade della città confondendosi con le ombre.
Spazio autrice:
Ave popolo di Wattpad!
Per chi avesse già letto in precedenza questo capitolo, sappiate che ho già apprtato alcune modifiche e che non so se ne apporterò altre in futuro. Per il momento sono soddisfatta, ma non si può mai sapere.
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