9. Due per la tragedia
Elsa e Anna crescevano, in bellezza e in virtù, come si addiceva a due principesse.
Non avevano più giocato insieme, ma qualche parola se l'erano scambiata, di tanto in tanto.
Elsa rompeva il suo isolamento, per ordine di Jack, e passava del tempo con la sorella, senza però poterle mai rivelare il suo segreto.
Elsa era diventata più forte, i suoi poteri erano aumentati e l'autocontrollo pure, ma non sempre si sentiva così sicura come faceva credere a Jack, che da allora non l'aveva mai lasciata sola.
Elsa aveva diciotto anni ed era diventata bella come il sole, elegante nei modi, discreta e composta negli atteggiamenti, già proiettata nel suo futuro ruolo da regina.
Ruolo che dovette assumere prima di quel che credeva.
Avvenne infatti che i suoi genitori morirono tornando da un regno lontano, dove erano andati per questioni diplomatiche.
La notizia colpì le due principesse come una coltellata nel petto.
Presenziarono insieme al funerale, ma appena Anna provava a cercare conforto nella sorella, Elsa si ritraeva: il dolore era devastante, in quel momento si sentiva debole e in preda ai suoi sentimenti, temeva che la sua volontà non sarebbe riuscita a controllare le sue reazioni, per cui preferiva mantenere le distanze da Anna.
Appena poté, si rinchiuse in camera sua, per poter piangere liberamente tutte le sue lacrime.
Anna l'avrebbe odiata a morte per averla lasciata sola in un momento del genere, ma non poteva rischiare di farsi scoprire e farle del male.
Aveva affondato la faccia nel cuscino, ormai inzuppato del suo dolore, quando una mano le si poggiò sulla spalla.
Elsa si tirò su, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano e tirando su con il naso, per poi tuffarsi tra le braccia aperte di Jack, che la accolsero come un nido accoglie un passerotto.
Lui l'abbracciò stretta, accarezzandole la testa.
Elsa si allontanò un po' dal suo petto, così Jack poté sfilarle i guanti per prenderle le mani e accarezzarle in quello stesso modo che usava da quando lei aveva sei anni.
Era strano come quelle carezze sulle mani riuscissero a calmarla: era un gesto che le comunicava fiducia, quella che nessuno aveva per lei tranne lui.
Jack le accarezzò una guancia, raccogliendo una lacrima bollente che le scivolava sul viso.
-Dovrei andare ... da Anna. Sarà distrutta.- disse la principessa.
Elsa si alzò, sistemandosi il vestito e i capelli, anche se l'acconciatura era tutta un po' fuori posto.
Decise di scioglierli, lasciandoli ricadere liberi sulle spalle.
"Sii forte, Elsa. Controllati."
Stava per uscire, quando il contatto con il metallo freddo della maniglia della porta le ricordò di prendere i guanti.
-Ce la puoi fare.- disse Jack, sorridendole.
Bussò alla porta di sua sorella.
-Anna? Sono Elsa, posso entrare?
-Vai via.
-Scusa per prima ... avevo bisogno di riprendermi un'attimo. Per favore, fammi entrare.
Anna aprì la porta: aveva gli occhi rossi per le lacrime, i capelli in disordine, con la ciocca bionda che le ricadeva davanti agli occhi.
Elsa entrò e appena Anna chiuse la porta, la abbracciò.
-Scusami, Anna. Perdonami.
Anna ricambiò l'abbraccio e ricominciò a piangere, seguita da Elsa.
Caddero a terra in ginocchio, stringendosi forte in un abbraccio che valeva tutte le parole non dette in quegli anni.
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