21-parte seconda-
Grazie all'aiuto della mia fedele accompagnatrice, riuscii ad alzarmi dal letto per potermi accomodare su una delle poltroncine. Dopo aver forzato un po' la mano, la convinsi a portarmi dei dolcetti e del tè che consumai gustandolo fino all'ultima goccia. Mi presi del tempo per me facendo un bel bagno caldo, anche se dell'acqua capitolò giù dal bordo per colpa dei movimenti marini. Mi avvolsi nei morbidi asciugamani per asciugarmi per bene il mio corpo. Lo guardai alcuni istanti allo specchio e feci una smorfia quando notai il gonfiore sul seno e sui fianchi. Sicuramente avevo preso del peso. Tornai da Elizabeth che non perse tempo e si mise subito all'opera per acconciarmi i sistemarmi. Quanto le piaceva trattarmi come una bambolina e rendermi il più bella possibile.
«Signora Marie, se non mi fate stringere oltre il bustino non credo che riusciremo a trovare un abito adatto.» Disse con voce gentile sperando di non offendermi.
«Beth hai delle garze per caso?»
Mi rivolse il suo sguardo più perplesso ma annuì. Tornò con dei rotolini di garze bianche e dei gancetti per reggerle una volta in dosso.
«Proviamo ad avvolgere il mio seno poi riproviamo con il bustino.» Le diedi istruzioni su come svolgere quel compito e lo esguí impeccabilmente. Questa volta riuscì a stringere maggiormente il bustino e ad allacciarlo senza ulteriori problemi. Insieme scegliemmo l'abito giusto per me.
«Voglio mettere questo rosa!» Mi impuntai notevolmente avendo deciso che quello sarebbe stato l'abito perfetto per la serata.
«Signora quest'abito è da giorno ed è troppo scollato per la vostra situazione attuale. Suvvia questo rosso è molto più appropriato.» Rispose pacata tenendo sulle braccia l'abito scelto da lei.
«No! Non lo voglio quello!» Lo presi e lo buttai a terra.
Lo sguardo di Elizabeth era esterrefatto e annuì.
«Come volete, mettiamo questo rosa.»
Lo prese con cura e mi aiutò a vestirmo. Ovviamente sul seno mi andò stretto mostrando troppo e rivelandosi esattamente come aveva detto Beth. La cosa mi fece irritare da morire. Lo tolsi di fretta e lo buttai a terra.
«Scegliamone un altro.» Ordinai acida come non mai.
Passammo una buona metà di ora a cercare un abito accollato fra i bauli ma la fornitura di essi era abbastanza esigua. Non li amavo particolarmente e ne avevo pochi, giusto per occasioni in cui dovevo presentarmi con mio marito. Alla fine mi rassegnai e misi l'abito rosso che precedentemente avevo scartato.
«Siete un incanto.»
«Ma per piacere Elizabeth, questo gonfiore sta distruggendo il mio corpo.» La guardai male ma a salvarla dal mio nervosismo fu il bussare alla porta della camera. Poco dopo vi entrò il Sergente.Era un bell'uomo, mascella squadrata occhi scuri e capelli castani. Sembrava ancora più ingessato del solito nel suo completo formale per la cena ma l'aspetto più bizzarro erano i suo baffi pettinati con cura e con le punte arrotale come riccioli di panna sotto il naso dritto.
«Siete veramente bellissima signorina Marie.» Mi porse un mazzo di fiori che afferrai con cura.
"Da dove avrà mai preso i fiori in mezzo al mare?"
«Vi ringrazio, siete un vero gentiluomo.» Porsi il boquette a Beth così che potesse sistemarlo. L'uomo mi porse elegantemente il braccio che afferrai dolcemente.
«Come vi sentite?» Chiese premuroso nei miei confronti non volendo un mio improvviso malessere.
«Non preoccupatevi, se dovessi sentirmi stanca o debole vi avvertirò senza problemi.» Gli sorrisi. Sembrava dolce e cosa ci guadagnavo ad essere scortese con lui?
«Andiamo, ci aspetta una grande cena. Credo che vi sarà anche il capitano al nostro tavolo.»
«Il capitano?»
Annuì tutto orgoglioso come se avesse vinto alla fiera campestre annuale.
«E sono certo che farete un'ottima figu..»
«Oh beh, Spero proprio che non parliate di motori. In quel campo me ne intendo ben poco.» Lanciai un argomento per fare conversazione dato che stava ricominciando con i suoi elogi smielosi.
«Oh me ne duole darvi questo dispiacere, ma noi uomini amiamo parlare di quelle cose oltre a politica e danaro ovviamente.»
«E di sport non parlate? Teatro? Musica?» Sorrisi appena quando lo vidi aggitarsi lievemente avendolo messo in difficoltà temendo di fare la figura dell'uomo rozzo e poco colto.
«Sport dite? Ma certo, musica e teatro meno. Non sono una persona con talenti artistici piuttosto sviluppati.»
«Che peccato, oggi giorno è sempre più difficile trovare uomini con un buon cervello.»
«
Fidatevi che io ne ho uno più che colto, vedrete che non resterete delusa.»
Facemmo il nostro ingresso nella sala e mi portò verso il tavolo al centro dove vi erano seduti tutti i bembri più onorevoli. Fui presentata dal mio accompagnatore e non persi tempo nel farmi conoscere e nel capitolare subito in una profonda conversazione politica con gli altri commensali. Rimasero tutti fortemente colpiti dalla mia conoscenza e dalle mie riflessioni accurate e non banali che venivano comunemente rifilate dai giornali.
«Avete sorpreso tutti.» Mi sussurrò il Sergente all'orecchio dopo essersi sporto verso di me a metà serata. Mi poggio una mano sul ginocchio e rabbrividii. Quel genere di contatto non rientrava più nella mia quotidianità.
«E ne dubitavate?» Gli sorrisi affabile mentre sorseggiavo un goccio di Champagne.
«Certo che no, come avrei mai potuto?» Mi prese la mano che avevo poggiata in grembo.
«Vi andrebbe di passeggiare sul pontile dopo il pasto? Avrei piacere di farvi vedere le stelle che in questo tratto di mare si vedono divinamente.»
«Ma certo.» Il cameriere arrivò con la nuova portata e potei liberare la mano così da poter mangiare. In fretta finii la porzione di pollo in umido con il purè di patate. Mi leccai le labbra ancora affamata ma non potevo riprendere da mangiare nuovamente, sarebbe stato disdicevole per una donna abbuffarsi a tavola. Mi morsi il labbro e bevvi un bicchiere sano di acqua mentre attendevo il dolce per placare il mio languore. Il dessert arrivò ma ne rimasi delusa dalla porzione così minuscola da chiedermi perché avessero sporcato un piatto per una cosa simile. Cercai di mangiarlo facendo finta di degustarlo come se fosse il miglior vino Europeo.
«Vi sentite bene? Non state parlando da molto.» Di nuovo la sua bocca si trovò ad una distanza sconveniente dal mio orecchio.
Sicuramente il resto dei presenti pensava che fra di noi ci fosse un semplice flirt, ma l'unica cosa a cui pensavo in quel momento era di placare quella mia insolita fame.
«Stavo pensando agli ottimi dolci francesi che potrò assaggiare domani.»
«Siete veramente un'amante di dolcezze.» Sorrise e si sporse verso il cameriere. Dopo poco arrivarono delle alzatine imbastite di molteplici dolcetti e una coppa di macedonia, con frutta fresca e crème fraîche, per ognuno.
«Non dovevate disturbarvi tanto.» Mormorai mentre dentro di me lo ringraziavo.
«Figuratevi, farei di tutto per voi.»
Gli sorrisi e tuffai il cucchiaino nella coppa. Mangiai con gusto quella frutta e con la scusa di "voler rendere onore al gesto del Sergente" mi premurai di assaggiare ogni singola squisitezze saziandomi a dovere.
«Signorina Marie.» Il capitano richiamò la mia attenzione e subito alzai lo sguardo verso di lui.
«Stavo pensando al fatto che siete stata presentata usando solo il vostro nome di battesimo, di grazia qual'è il nome della vostra famiglia?»
Mi morsi il labbro, per un fugace attimo pensai di mentire inventando un nome a caso ma non avrei potuto. Il mio nome ufficiale era stato registrato ovunque per quel viaggio, non avrei fatto una splendida figura.
«Marie Anne Watson.» Mormorai mentre sentivo le rotelle delle loro menti vorticare alla ricerca di un possibile collegamento con il mio nome.
«Aspettate...non siete forse voi la vedova del signor Jamie Watson?» Cinguettò una signora bionda sulla cinquantina.
Sospirai rassegnata.
«Si, sono io.»
Un brusio si levò dal tavolo ma la sua voce stridula sovrastò tutti.
«E come mai non indossate gli abiti del lutto?»
«Sapete, il mio caro defunto marito non amava il colore che si addressa alla morte. Perdonate se voglio onorarlo nel mio modo. Vogliate scusarmi ora.» Mi alzai velocemente e con fretta uscii da quel covo di serpi.
Il mio passato mi era rimasto incollato sulla pelle e ovunque andassi era sempre presente come un'ombra.
«Marie! Aspettatemi!»
Mi voltai e scorsi la figura di Robert Wahlberg che mi seguiva.
Mi fermai e lo guardai piuttosto infastidita.
«Cosa volete? Se siete qui per girare il dito nella piaga, potete anche tornare nel vostro alloggio.»
«Tutt'affatto.» Rispose serio guardandomi negli occhi.
«Non vi avevo forse promesso una passeggiata?»
«Si, ma non credo vogliate farla ora che finalmente conoscete la mia identità.» Risposi acida.
«Se non avessi voluto non vi avrei seguita non credete? Lasciate perdere ciò che dice la signora Bruce, è solo molto pettegola e sola da una vida. Le piace punzecchiare le giovani, le ricordano quello che non è più e ciò la rende estremamente gelosa.» Mi porse per l'ennesima volta il braccio che presi senza pensarci.
«Perdonate la mia risposta acre di prima, ero innervosita dall'accaduto.»
«Non angosciatevi, vi capisco perfettamente.»
Aprì la porta che dava sull'esterno e mi fece passare per prima.
Un forte vento impregnato di salsedine mi investì scompigliando la mia capigliaura.
«Venite.» Afferò il mio polso e mi condusse in un angolo ben riparato dove vi erano due sdraio di legno. Senza che io dicessi o facessi nulla, si sfilò la giacca e la mise sulle mie spalle.
«State meglio ora?»
«Si, ve ne sono grata.» Presi posto su di una sdraio e lui si accomodò al mio fianco.
«Domani dove andrete?»
«Attraverserò la Francia per poter arrivare in Italia.»
«Perdonate la mia insolenza, ma non era più vantaggioso prendere una nave che circumnavigasse la Spagna per poi passare nello stretto?»
«Avete ragione ma non volevo che fosse solo un viaggio per raggiungere un altro luogo, volevo esplorare. Per questo ho deciso così.»
Mi prese le mani fra le sue.
«Siete una donna straordinaria. Se solo ne avessi il modo vorrei approfondire la vostra conoscenza ma non credo che i nostri doveri potranno permettercelo.»
«Credo abbiate ragione.» Buttai indietro la testa e rivolsi lo sguardo al cielo. Le stelle erano particolarmente luminose o forse era il cielo ad essere così scuro da farle risaltare.
«Avevate ragione, le stelle sono magnifiche qui.» Riportai la mia attenzione su di lui e gli sorrisi.
«Che ne dite se ci scambiassimo gli indirizzi? Almeno potremmo restare in contatto per missive.» Mi guardò speranzoso e annuii.
«Ma certo, domani la mia cameriera vi recapiterà il tutto.»
Mi strinse forte le mani ancora ben salde nella sua presa.
«Marie, sarebbe troppo chiedervi l'onore di un bacio da voi? Lo so che la nostra conoscenza risale a un giorno fa, ma giuro che mi avete colpito come mai nessuno prima d'ora.»
«È piuttosto inappropriato non credete?» Arrossii alla sua richiesta così sfacciata.
«Lo so che lo è, ma ve ne prego.»
Scossi la testa. Mi avvicinai e gli diedi un lieve bacio sulla guancia.
«Non potrei fare un simile torto a mio marito, non sarebbe giusto nei suoi confronti.» Mi misi in piedi e mi sporsi dalla balaustra. All'orizzonte il blu del mare si estendeva senza sosta fino a far perdere la propria cognizione di sé all'occhio umano.
«Credo sia ora di tornare in cabina, non vorrei che voi abbiate una nuova ricaduta.»
La voce profonda del sergente mi fece voltare. Guardai a lungo la sua espressione abbattuta ma non potevo farvi nulla. Mai e poi mai sarei nuovamente ricaduta nella fila di un uomo, non in quel momento con la rottura di Louis ancora così fresca.
«Si, credo che abbiate ragione.»
Bbbuonasera lettori! Sono così triste che per il mio impegno scolastico veda la mia storia scendere di classifica in modo così barbaro T-T Ciò che mi consola è vedere che le vostre letture aumentano di ora in ora e non posso fare altro che dirvi grazie,grazie e grazie.
Se il capitolo vi è piaciuto stellinate ✩ e fatemi sapere.
Ps. Dovrei riuscire a tornare nella norma con un capitolo al giorno che non sia spezzato in due, ma non assicuro nulla.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro