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18

Aprile 1857, Sud Londra.

«Allora Marie, come ti senti?»
«Credo bene.» mormorai in risposta alla domanda di Alex.
«Questo vestito ti sta molto bene.» disse per cercare di rompere il silenzio imbarazzante creatosi fra di noi. Nelle carrozze si creavano sempre le situazioni peggiori, forse la colpa era dovuta alle sue dimensioni ristrette.
«Ti ringrazio, ma il nero non è esattamente il mio colore preferito.»
Pensare che avrei dovuto portare abiti neri per un anno mi faceva angustiare maggiormente la mia anima già notevolmente pressata.
Non ero mai stata un'amante dei colori scuri, il mio massimo erano gli abiti blu notte.
«Dubito che sia il colore preferito di qualcuno.»
«Forse il becchino.» Sbuffò divertito. «Non credo sai? Quando una cosa la devi fare per forza poi ti diventa indigesta. Magari succede lo stesso con il colore degli abiti.»
«Uno di loro vestito di rosso in un cimitero sarebbe piuttosto bizzarro per quanto comico, non credi?» sorrisi appena.
«Ah Marie, non posso fare altro che convenire con te.»mi fece l'occhiolino e in risposta le mie guance arrossirono. La carrozza si fermò e il cocchiere venne ad aprirci la porta. Presi il braccio di Alex una volta che raggiunsi la strada con i piedi.
«Sei sicura che nessuno ci noterà?»
«Tranquillo, di quelli che conosciamo nessuno frequenta il sud di Londra, e se lo fanno fidati che sono immischiati in cose ben peggiori di due semplici amici che vanno a teatro insieme.» Sembrò tranquillizzarsi alle mie parole ed entrammo nel mio vecchio e amatissimo teatro. Quando lo lasciai anni fa, verteva in condizioni pietose. I successi erano mediocri e soffrivano molto delle voci malfamate che giravano su quel posto. Ma negli anni si erano riscattati e quel piccolo borgo era stato ripulito e salvato dal resto dei bassifondi. Nonostante non avessi più frequentato quel locale per cause di forza maggiore, appena mi ero sposata avevo stanziato un fondo anonimo per la scuola. In quel momento ero così fiera di vedere che quello che era un teatro fatiscente, ora brillava come un diamante appena lustrato. I corridoi erano stati tappezzati con dell'amabile carta da parati rossa con dei finissimi disegni floreali in oro. Le vecchie lanterne arrugginite che proiettavano una fioca luce erano state sostituite da delle nuove più semplici ma che rischiaravano da dovere l'ambiente pulito. Nella Hall, che avevamo superato, era stato installato un bancone in marmo dove si accoglievano gli ospiti che all'ultimo minuto volevano assistere allo spettacolo, e sui lati si arrampicavano due enormi scalinate bianche che portavano al secondo piano, dove ci trovavamo in quel momento. Anche un grande lampadario di cristallo era stato aggiunto e alcuni attorini in erba spazzavano qua e là in modo che l'ambiente fosse sempre presentabile.Subito lo condussi nella nostra balconata al piano superiore e prendemmo posto sulle sedie imbottite.
«Oh mio Dio.»rimasi estasiata nel constatare che anche il cuore pulsante dell'edificio era stato rinnovato. Il pavimento consumato era stato tolto e sostituito e così anche la moquette nei loggiati. Le pareti completamente tinteggiate di classico rosso e ricoperte di decorazioni in oro. Il legno dei balconcini era stato ripulito e lucidato e colorato dello stesso tono delle dei decori.L'orchestra aveva una nuova postazione che splendeva mostrando che era stata installata da poco. Le poltroncine della platea erano state sostituite così come quelle su cui sedevamo. Anche qui vi era una grande lumiera ma molto più ricca della precedente.
«Com'è possibile che un teatro così bello si trovi in una parte di città dimenticata da Dio?»
Mi voltai verso alex che sembrava sbalordito, sicuramente si aspettava un luogo lurido e non un luogo così bello. Restammo in silenzio per poter contemplare tanta bellezza e notai che anche le vecchie tende del sipario erano state sostituite.

«Diciamo che sono molto talentuosi e che hanno avuto un piccolo aiuto monetario.»
«Hai veramente dato loro dei soldi?» Annuii. «Marie sei davvero una persona meravigliosa.»
«Ma no.»
risposi guardandomi le mani.
«Si invece, vedrai che ti riscatterai e sarai felice. Se con Louis non è andata bene un motivo ci sarà. Si vede che qualcuno lassù ha piani migliori per te.» Mi accarezzò un ricciolo e sorrisi grata per le sue parole rincuoranti.
«Dopo se vuoi possiamo andare a trovare i tuoi vecchi amici.»
Scossi la testa.
«Troppe emozioni insieme e poi dubito che si ricordino ancora di me.»
«Ma si che si ricordano della cara Marie.» Mi prese la mano e la strinse fra le sue.
«Con Nina come va?»fece un sorriso amaro che a mio avviso fu una risposta già più che sufficiente ma si sentì in dovere di aggiungerne anche una a parole.
«Non credo ci siano possibilità per me ma non demordo. Domani dovremmo vederci.»
«Se vuoi posso darti una mano, conosco Nina da molto tempo e so come prenderla.»Gli occhi gli brillarono di gioia.
«Sul serio faresti questo per me?» «Ma certo, tutto per i miei miglio amici.»
Mi strinse la mano che non aveva lasciato in segno di ringraziamento. «Che ne diresti se dopo lo spettacolo andassimo a mangiare qualcosa?» proposi tentennante sperando che non rifiutasse.
«Ma certo, dove vorresti andare?» «Conosco un posticino qui vicino che fanno dei piatti francesi veramente deliziosi. Ti stupirò ma adoro la Tartiflette savoyarde.»
«Marie mai mi sarei creduto che tu apprezzassi un piatto così povero e pieno di panna.»
Risi di gusto alla sua affermazione. «Sono piuttosto golosa. Se il cibo che mangio non è succulento e carico di salse, difficilmente è di mio gradimento.»
Fece per aggiungere qualcosa ma le luci si abbassarono e il brusio nella sala calò. Il sipario si aprì rivelando lo spettacolo di quella sera. Di solito tendevano a non rivelarlo, il motto del nostro teatro era "Stupire lo spettatore dall'inizio alla fine!" e così era rimasto. Mi bastarono pochi attimi per comprendere di quale spettacolo si trattasse.
«Le malade immaginare!» squittii contenta e mi mossi sulla sedia felice. Con le mani mi poggiai sul bordo della balaustra incantata da quello spettacolo che amavo alla follia. Per me Molière era il migliore attore, autore e dirigente di compagnia mai esistito. Nulla e nessuno poteva cancellare la sua impronta lasciata ormai da secoli. Mentre gli attori entravano sul palco ad ogni scena, il mio cuore aveva un tuffo.
«Mio Dio...ci sono tutti.»sussurrai e riconobbi tutti. Angelique, Jason, William, Monique, Samuel, Daniel, Teresa e molti altri. Vidi una testa bionda fare la sua comparsa e mi morsi il labbro.
«Josephine...»quel nome sfuggì dalle mie labbra senza che me ne rendessi conto attirando l'attenzione del mio accompagnatore.
«Chi sarebbe?» chiese curioso ma restando con il suo tono gentile. A quella domanda mi sentii colta in castagna e mi misi le mani sulle gote per nascondere il rossore che non ero riuscita a controllare.
«N-nessuno, proprio nessuno.» balbettai.
«Marie, sarai anche un'attrice bravissima ma si vede lontano mezzo Tamigi che stai cercando di nascondermi qualcosa. Se non vuoi dirmi chi è non importa.» mi sorrise affabile.
«Era la mia amante in gioventù.» Le sue labbra si schiusero per lo stupore. "Questa proprio non se la aspettava." pensai mentre attendevo una sua risposta che tardò ad arrivare.
«Tu eri impegnata con una donna?» «Si, cosa c'è di strano.» lo guardai non capendo perché una tale notizia avesse suscitato un tale scalpore. «Assolutamente nulla, ma pensavo che tu fossi sempre e solo stata al genere maschile.» Quella frase provocò la mia ilarità.
«Quanto sei sciocco, scommetto che anche tu hai fatto dei pensieri peccaminosi su di un uomo.»Si mosse a disagio e puntai il dito al suo naso schiacciandogli la punta. «Ti ho beccato!» Risi di gusto mentre lui bofonchiava e mi spostava la mano. «Tranquillo, non c'è nulla di male. Se poteva farlo Shakespeare perché a noi è proibito?»
«Ai suoi tempi non c'erano le denuncia di sodomia e di certo nessuno andava a ficcare il naso negli affari altrui al contrario di Suzanne.» «Oh lasciala stare, è veramente una donna disgustosa.» Detto ciò riconcentrai la mia attenzione sullo spettacolo che mi assorbì totalmente. Alla fine del terzo atto Alex si alzò dicendo che doveva andare in bagno. Annuii e gli risposi che sarei rimasta lì ad aspettarlo. Quando tornò il quarto atto era ormai cominciato. Finito lo spettacolo con il balletto del malato a cui veniva consegnato un diploma scritto in latino maccheronico, mi alzai per applaudire e mi ritrovai una luce puntata in faccia. Mi coprii gli occhi per proteggerli dalla luce troppo forte. «Marie! Marie scendi di sotto!» Mi urlarono delle voci in coro. La mia confusione era palese e non accennavo a muovermi così Alex mi prese in braccio.
«Ma cosa fai!»
«Ti sto portando dai tuoi amici, mi sembra evidente no?»
«Ma non portarmi così! E poi come fanno a sapere che sono qui?» «Diciamo che hanno ricevuto un piccione viaggiatore.»
Risi perché aveva ripetuto la mia stessa frase.
«Alex! sei veramente impossibile!»
«Lo so, ed è per questo che mi adori.» Mi fece scendere solo una volta che fummo sul palco e mi ritrovai fra le braccia dei miei amici. Quanto a lungo avevo desiderato quel momento!
Scoppia a piangere mentre venivo abbracciata e stretta da tutti.
«Marie, che bello rivederti.» Josephine fu l'ultima a stringermi ma lo fece con decisione.
«Anche per me è un piacere rivederti.» Le misi una ciocca bionda dietro l'orecchio con fare affettuoso. «Vedo che la tua bellezza non è diminuita.» Mi sfiorò un seno ma subito mi ritrassi. «Peccato che la tua sfacciataggine sia rimasta integra.» risposi acida e infastidita da quel gesto.
«Suvvia Marie, rilassati.» Mi prese la mano per poi girarsi verso il resto della compagnia.
«Ragazzi! Andiamo a festeggiare il ritorno di Marie!»Un boato di approvazioni si levò dal gruppo. Mi voltai verso Alex.
«Vieni anche te, ti prego.»
«Ma certo Marie, non ti lascio sola.»

Una volta stabilito il luogo dove saremmo andati, precisamente il Ten Bells, Josephine mi prese sotto la sua custodia e mi portò in uno dei suoi camerini. «Devi assolutamente toglierti quell'abito orrendo,su.» Mi fece girare e slacciò con fare abile i bottoncini.
«E cosa dovrei mettere?» Chiesi ormai in bustino e sotto gonna. «Tieni, scegli.» Aprì il suo immenso armadio e presi un abito finemente ricamato in oro su un corpetto azzurro mentre la gonna sfumava in varie tonalità di blu.

«Questo.»
«Ottima scelta.» Mi sorrise e la guardai sbalordita dato che lei si era già cambiata.
«Stringiamo questo bustino, non metti per niente in grazia le tue curve.» Non feci in tempo a rispondere che mi slacciò il lacci per poi stringerli in particolar modo sotto il seno così che salisse.
«Decisamente meglio, e..»Si allungò e mi sciolse i capelli dalla castigata crocchia che Elizabeth mi aveva fatto con cura.
«Ora si che va bene, prima mi sembravi una di quelle vedevo tristi e sole che non conoscono i piaceri della vita.» Non le risposi e mi infilai l'abito che mi calzò a pennello.
D' improvviso le sue mani sbucarono da dietro e mi afferrarono i fianchi. «Ti va di divertirci un po' in onore dei vecchi tempi? In fondo l'appuntamento con gli altri è fra 10 min...» Non le diedi il tempo di rispondere che la interruppi. «Assolutamente no! Non esiste e non azzardarti mai più a toccarmi.»
«Da quando in qua sei così frigida? Che c'è? Il tuo fidanzatino si arrabbia?» Arricciò le labbra e mi guardò con aria di sfida.
«No, semplicemente non provo attrazione verso di né verso le donne.- risposi secca.»
«Ma che peccato, non mi sembrava così qualche anno fa dato che mi supplicavi in continuazione per avere delle notti di passione.»
«Hai ragione, qualche anno fa.» Sottolineai l'ultima frase. Presi la mia borsetta, l'abito nero e il capotto con i restanti accessori. Indossai la giacca in quanto la sera si era raffreddata parecchio e mi diressi verso la mia carrozza che era stata presa come punto di riferimento. C'erano tutti i miei amici più stretti, Alex e Josephine che ci raggiunse poco dopo, in tutto eravamo poco più di una dozzina. In sei ci stipammo nella carrozza, due davanti con il conducente e arrampicati sul retro. Alla fine i restanti li facemmo accomodare sulle nostre ginocchia e, stretti come sardine in scatola, ci avviammo al pub. Quando scesi presi una pensate boccata d'aria, nell'abitacolo si era creata un clima viziato dopo pochi istanti dato l'elevato numero di persone. Alex mi raggiunse e mi strinse il gomito. «Tutto bene?»
«Ma si certo, non devi preoccuparti.» Facemmo il nostro ingresso nella sala gremita di persone, fumo di tabacco e uomini che ridevano e cantavano a ritmo con la melodia eseguita dal pianista. Alcune cameriere si aggiravano fra i tavoli tenendo boccali di birra o brocche di vino. Alcune ragazze di bordello intrattenevano degli uomini stando sedute sulle loro ginocchia e lasciando baci lascivi.
«Sei sconvolto?» Guardai Alex sghignazzando.
«Certo che no, ricorda che sono un uomo e frequento certi posti.»
Gli diedi una leggera pacca sul petto. «Che uomo peccaminoso.»
Mi sorrise beffardo per poi aiutarmi a togliere il capotto e appenderlo sull'attaccapanni. Oltre all'atmosfera da pub, il locale era molto bello. Era arredato con mobili semplici ma molti stemmi e quadri erano appesi alla pareti spezzando un po' del continuo color marrone scuro del mogano.
«Questo colore blu ti sta decisamente meglio.»
Vidi il suo occhio tuffarsi nella mia scollatura e rimasi perplessa.
"Che stia tentando dell avances verso di me? Marie non essere sciocca su." Prendemmo posto ad un ampio tavolo rotondo e la birra venne portata a fiumi. Presi un boccale per poi vedere Daniel alzarsi.
«Un brindisi a Marie che oggi si trova con noi ed un grazie per averci sempre aiutati senza mai chiedere nulla. A Marie!»
«A Marie!»
Ripeterono tutti in coro prima di far scontare i boccali, facendo finire buona parte del contenuto sulla tavola. Bevvi un sorso e presi a chiacchierare amorevolmente con gli altri per scoprire gli sviluppi delle loro vite. Daniel e William avevano trovato moglie e finalmente sembravano aver messo la testa apposto, Teresa aveva avuto un figlio e Monique era andata a fare un breve soggiorno in Francia e Germania. A proposito della mia vita non raccontai quasi nulla preferendo bere dal boccale che magicamente si riempiva ogni volta che lo svuotavo. Dopo un paio di ore la sala mi sembrava vorticare e la testa era leggera come un palloncino.
«Marie andiamo a giocare a bigliardo?»Mi sussurrò Alex attaccato al mio orecchio.
«Ma certo.»
Mi alzai per finire subito contro il suo petto.
«Ma che sbadata che sono.» Ridacchiai e il suo braccio passò intorno alla mia vita.
«Ti tengo ben salda così non cadi più.» Sbiascicò.
«Ma lo sai che sei proprio bella questa sera?» disse con lo stesso tono di prima. «Anche tu non sei affatto male.» Con una mano gli voltai il viso per fargli staccare lo sguardo dalla mia scollatura e a tentoni raggiungemmo la sala da bigliardo. Ad attenderci trovammo anche altri della comitiva che, non so come, stabilirono che il vincitore della partita avrebbe ricevuto un bacio da me. Tre bicchieri di vino più tardi ero fra le braccia di qualcuno, non ricordo precisamente chi perché da quel momento le immagini si fecero confuse. Luci si alternavano al buio, e poi il fresco delle lenzuola contro la mia pelle, baci famelici che assaporavano, succhiavano e tiravano la mia pelle sensibile. Urla, graffi e tante parole sussurrate nell'orecchio,la pesantezza delle palpebre e poi, il buio del sonno.

Bbbuonasera cari lettori! Eccomi qui con un un nuovo capitolo. Cosa ne pensate di questa Marie che si lascia andare ai piaceri della vita?
Se vi è piaciuto stellinate e fatemi sapere.

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