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Marzo 1857,Londra.

«E poi la donna gli disse "Su caro, taglia la torta." Ma il marito le spiegò che era di buon senso attendere per tagliarla dato che avrebbero potuto ricevere visite. "Ma così non possiamo averne di torta se tu non ti decidi tagliarla!" Alla fine il consorte fu costretto a tagliarla ma quando ci provò si rese conto che la torta era tanto dura da non poter essere divisa in porzioni.» il capannello, di noi stretti intorno al caporale, trattenne il fiato e anche io lo feci inconsciamente aspettando la fine della storia.
«"Ma cara, questa torta non possiamo averne in quanto non possiamo mangiarla!"» ridemmo di gusto e mi poggiai una mano sul petto cercando di trattenere i risoli.
«E poi il marito lanciò la torta fuori nei giardini dicendo che neanche lui sapeva come avessero fatto gli uccellini a sbriciolarle quel abominio.» un nuovo accesso di risate pervase il nostro gruppo.
«Alex, è la miglior festa a cui io sia mai stata.» gli sussurrai nell'orecchio con discrezione per non disturbare il capo dell'armata che stava intrattenendo i suoi ospiti con una nuova e spumeggiante storia.
«Lieto di averti invitata.» sorrise e strinsi la mano intorno al suo braccio. «Mi spiace che Nina non sia venuta, ultimamente sta soffrendo molto di salute.» constatai seriamente dispiaciuta per la salute cagionevole della mia amica.
«L'importante è che si rimetta al più presto così che potrà godersi la primavera e l'estate in serenità.» rispose argutamente aumentando in me l'alta stima che già avevo verso di lui.
«Louis come mai non si è presentato?» prese due flûtes di champagne dal vassoio di un valletto per poi porgerne uno a me e fare un lieve brindisi. Mi incupii in volto. «Lavoro.»risposi sbrigativamente non avendo intenzione di passare neanche cinque minuti della mia serata pensando a lui.
«Scusami, faccio sempre domande inappropriate».» accarezzò delicatamente un mio braccio come a volersi scusare e allo stesso tempo farmi sapere che come sostegno lui c'era sempre.
«È solo che sono passata da un marito assente e una amante che non è poi tanto diverso.» risposi in tono quasi impercettibile, anche dopo che ci fummo spostati in un angolo appartato, per paura di essere udita da orecchie indiscrete. Vidi Alex faticare a carpire tutta la frase ma gli bastarono poche parole per poter comprendere ciò che avevo detto. «Ma no Marie, suvvia, non essere così pessimista e severa con te stessa.»
«No è solo che non sopporto quando dedica tutto questo tempo al lavoro, questa settimana ho avuto il piacere di incontrarlo solo una misera volta e non ha voluto fare altro che giacere nel letto. Mi sono opposta ma stava per andarsene e ho dovuto cedere. Mi sono sentita usata e sporca come se fossi stata una qualsiasi meretrice delle sponde del Tamigi.»
Ancora ricordavo la sua espressione famelica che chiedeva il mio corpo senza neanche una briciola dell'amore che vantava tanto nei miei guardi. Era finito tutto nel giro di pochi minuti, senza sentimento, senza complicità, puro atto carnale eseguito senza il minimo tatto e riguardo verso l'altro.
«Marie...non sapevo che il rapporto si fosse deteriorato così velocemente in un lasso di tempo così ristretto.»
«Non potevi saperlo.» scossi la testa. «Spero solo che sia il piano con Jamie vada bene, così finalmente sarò libera di risposarmi con qualcuno che amo davvero e chissà, mettere su una scuola di teatro.»
«Una scuola di teatro? Non ce ne sono già molte?» nei suoi occhi azzurri lessi molta perplessità sul quel mio progetto. Annuii convinta.
«Si, ma voglio aprirne una nei quartieri borghesi. Voglio permettere anche ai poveri di partecipare. I sogni non andrebbero estirpati sul nascere per una volgare questione di danaro. Per le lezioni chiederò una retta in base alle condizioni familiari del soggetto, e chi non avrà possibilità verrà finanziato dalla scuola.» la mia prontezza lo stupì. Subito dopo che i miei genitori mi ebbero ripresa e riportata a una misera vita di clausura, avevo cominciato a coltivare quel sogno. Non ero stata in grado di realizzarmi ma avevo deciso che avrei messo il mio tempo e talento a disposizione degli altri. L'arte, in qualsiasi sua forma, non andava dimenticata o soffocata dalle modernità che con fatica si affacciavano al nostro mondo. Bisognava preservare per i posteri, far capire che qualcosa di buono c'era stato e che se le condizioni agiate e ricche in cui avrebbero vissuto erano frutto di enormi fatiche, studi e lavoro da parte di chi era venuto prima. Dovevo lasciare un'impronta nel mondo, rendere orgogliosi i miei futuri figli,sempre ammesso che il mio corpo avrebbe mai potuto essere baciato da tale onore.
Essere ricordata per aver fatto qualcosa di buono e non essere abbandonata nell'oblio. Questo era il mio nuovo culmine della mia vita che mi ero prefissata.

Tornai a casa a un orario veramente disdicevole e immorale per una donna del mio calibro, ma la compagnia era talmente ottima e la musica altrettanto coinvolgente che sia io che Alex avevamo perso la cognizione del tempo. Solo nel sentire lo scoccare del pendolo del fine orologio a cucù ci eravamo resi conto che la mezzanotte era appena passata e che era più che indispensabile il nostro ritorno alle dimore. Con un caloroso abbraccio ci eravamo separati, lui diretto verso la sua nuova casa nella quale si era trasferito da una manciata di giorni, e io nella mia in cui avrei tanto voluto non fare ritorno. Entrai nelle mie stanze cercando di fare il minor rumore possibile. Trovai Louis sveglio seduto sulla mia poltrona intento a bere uno dei miei tanti liquori.
«Guarda un po' chi ha deciso di tornare a casa, ti sei divertita abbastanza questa sera burlandosi di me alle mie spalle?»
«Louis sei ubriaco, vai a dormire su.» dissi mentre mi recavo dietro il paravento per potermi cambiare nel rispetto della mia sfera privata.
«Non dirmi cosa devo fare! E poi cos'è questa moda di cambiarsi dietro il paravento? Non vuoi farti vedere nuda?» con una mano spostò velocemente ciò che gli impediva di vedermi. Trattenni il respiro nel vederlo così infuriato e violento. «Louis..calmati di prego.» mi scoprii per farlo contento ma non sembrò bastargli. Mi tirò per il braccio facendomi cadere a terra poi mi trascinò verso il divano.
«Adesso ti insegno le buone maniere.» rinnghiò mentre si slaccia i pantaloni maldestramente.
«Ma cosa diamine ti prende?!» la mia voce era alterata dalla caduta e dalla paura di ciò che avrebbe potuto farmi. Il respiro si fece irregolare quando mi mise davanti agli occhi la sua mascolinità. Una smorfia di disgusto si formò sul mio volto mandandolo ancora più in bestia. Mi afferrò per i capelli e mi costrinse a guardare la sua erezione.
«Sai cosa devi fare piccola e tenera Marie, nessuno verrà a salvarti, nessuno crederà mai alla tua parola contro la mia. E anche se tu urlassi tutti vedrebbero questa scena e poi? Poi lo sai che andrebbe solo di male in peggio per te, divorzio, accusa di adulterio e tutta la trafila di grattacapi che questo mondo si porta dietro.» Una sua mano poderosa si impossessò della mia mascella e mi costrinse ad aprire le labbra. Repressi i conati di vomito mentre con il suo disgustoso membro affondava nella mia bocca deturpandola. Non ebbe alcun rispetto di me e del mio corpo, fece come se fossi stata la sua latrina personale e riversò all'interno delle mie gote la sua gioia maschile per poi cadere, con un tonfo, sul letto addormentato per lo stordimento da alcool. Mi alzai e corsi in bagno a lavare quella parte grazie alla quale potevo sorridere, ridere e mangiare. Mi sentivo nuovamente deceduta nel pronfondo di me stessa. Avevo cercato la libertà in una prigione e la mia guardia aveva buttato le chiavi della libertà.

Bbbbuonaser lettori! Ci manca veramente poco per le 700 visualizzazioni e non potrei essere più felice! Questo capitolo è un po' un ibrido, in realtà non lo avevo ideato così ma la mia fantasia ha deciso di seguire un altro percorso.
Come sempre stellinate se vi è piaciuto e fatemi sapere nei commenti!

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