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7

     Una settimana dopo, ancora gli eventi di quel giorno le scombussolavano i pensieri. Brie si versò del tè verde nella tazza, senza vederlo nemmeno; il suono di uno sparo le si infiltrò nella mente. Era stato abbastanza per farle perdere il senno. In mezzo alla folla intenta a spostarsi, si era immobilizzata.

Nel silenzio della stanza, ogni tanto risuonava, il botto. Lì, al caldo, coperta dai raggi solari che entravano dalle finestre, nella tranquillità più totale. Un orribile e macabro rintocco di un orologio.

Brie alzò la testa. Si aspettava di vedere il lampadario privato della sua forma sferica e ridotto a un mucchietto di pezzi, invece era ancora intatto. Chiuse gli occhi e li riaprì subito dopo, per assicurarsi che la placida calma che lo circondava non fosse solo un'allucinazione.

Eppure era il ricordo del secondo botto, quello gigantesco, quello che aveva causato un buco nel tetto e che aveva distrutto le vetrate, a farla sobbalzare sulla sedia. Lei era sollevata sulle punte, a cercare la figura di una guardia di sicurezza di cui conosceva a malapena il nome. E poi era esplosa un'ala della sala.

Una stella brillante era apparsa sul palco. Il tempo di capire cosa fosse, di girarsi, e poi i vetri si erano frantumati in un boato.

Brie si portò la tazza alle labbra. Il tè le scottò la lingua e la riportò nel presente. La statua accanto al divano la fissava. Una persona che trascendeva il concetto di genere, la fronte coperta da un groviglio di ricci e uno sguardo puntato avanti a sé. La larghezza delle vesti ne nascondeva il corpo, lo inglobava, dandole la forma di un essere superiore.

Quando immaginava l'aspetto di un'anima, era così che Brie la pensava.

Abbassò di nuovo gli occhi sul tè. Leean, barcollante e dai vestiti imbrattati di sangue, si materializzò fra i cerchi sulla sua superficie. Era sbucata fuori dalla sala, ciò che ne restava, mentre Brie si affrettava sulla scala antincendio assieme alla folla. Aveva fatto in tempo a scorgere Ebony in persona spuntare dal nulla e abbracciare Leean, poi le aveva perse di vista.

I ricordi di Brie terminavano a quel punto. Di tutto ciò che c'era stato dopo non rimaneva altro che nebbia.

Il suono del campanello la fece sobbalzare. In un istante, schizzò in piedi, la tazza calda ancora stretta fra le mani. La posò sul tavolo e andò alla porta. Attraverso lo spioncino, scoprì che dall'altro lato la aspettava Nayana.

Trasferiva il peso da un piede all'altro, la borsetta le oscillava dalle mani e sfiorava il pavimento.

Brie si illuminò. Si sentiva le guance tirare. Le avevano fatto male per giorni, dopo le risate della festa, e ancora il fantasma di quell'isteria le infestava. Eppure non riusciva a smettere di sorridere. Premette il pulsante sul muro, e le ante della porta si aprirono.

«Ciao, Brie.»

Due semplici parole bastarono per scaldarle il petto. Due semplici parole la riportarono indietro nel tempo, a quando Nayana le compariva sulla soglia di casa ogni singolo giorno, a quando la sua compagnia le cancellava il dolore del vuoto che Brie portava sempre con sé.

«Nayana!» Non controllò il tono di voce, le uscì fuori un mezzo trillo. Si spostò per farle spazio. «Accomodati.»

L'altra esitò. Restò lì, a scrutare l'interno di un corridoio che un tempo conosceva come fosse il suo. Brie lottò contro l'istinto di prenderla per la manica e trascinarla dentro. La gola le si era seccata, le bruciava, e all'improvviso la scottatura sulla lingua diventava insopportabile.

Poi Nayana mosse il primo passo e tutto passò. Una volta dentro, la porta si richiuse da sola. «Sono venuta per sapere come stai,» disse. «Sai, per quello che è successo alla festa.»

Doveva essere una scusa per riallacciare i rapporti. Forse, dopo tutto il tempo che avevano trascorso senza sentirsi più, Nayana aveva avuto bisogno di un modo per riavvicinarsi.

Brie fece schioccare le unghie. «Un po' scossa, ma sto bene.»

«Sicura?» Nayana le si avvicinò e inclinò il capo, scrutandola come se cercasse di riconoscere un qualche atteggiamento particolare, dietro la sua armatura. Come se fosse capace di vedere al di là del corpo, di riconoscere il colore della sua anima, di scrutare nel vuoto che le riempiva il petto. «Ho notato che ci andavi d'accordo, con quella donna,» disse, piano.

Per un attimo, Brie non comprese a chi si riferisse. Pensò a Leean, e per poco non scoppiò a ridere. Solo dopo capì che parlava della donna con il naso da condor e abbassò la testa. Un ricciolo di polvere se ne stava attorcigliato accanto alle sue scarpe. Stava perdendo il senso del tempo, quand'era l'ultima volta che aveva pulito?

«Ah, lei.» Scrollò le spalle. «Non la conoscevo, l'ho incontrata lì. Non mi era nemmeno molto simpatica.»

Nayana scivolò indietro e volse la testa in direzione del quadro di una natura morta sulla parete. «Capisco.» All'improvviso suonava distante. «Sono felice di saperlo. Sai, quando ti ho vista ridere con lei, pensavo che foste amiche.»

Troppe possibilità, nascoste nelle sue parole. Brie rischiava di perdersi nella marea di significati da cercare. Era gelosa, si disse. Forse aveva sperimentato lo stesso punteruolo nello stomaco che lei aveva sentito nel conoscere Jane.

«L'ho incontrata lì,» ripeté.

«Ho capito.» Ottenne un sorriso fugace, prima che Nayana si girasse di nuovo. «Con tutti i morti e i feriti che ci sono stati, volevo solo essere sicura che fosse tutto a posto. Stammi bene, Brie.»

«Aspetta!» Brie le sfiorò la spalla. Il tessuto dei suoi abiti era morbido, e lì per lì fu sul punto di afferrarlo per tirarla più vicina. «Più tardi devo andare a comprare alcuni vestiti nuovi, puoi venire con me, se vuoi.»

Che scusa patetica. Ma non le venne in mente niente di meglio.

Nayana non rispose subito. Si buttò la borsetta sulla spalla, in silenzio, e si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. La mano titubò a lungo, posizionata sullo Psych. Brie contò i battiti del cuore pulsante mentre attendeva, immobile, con le braccia premute contro il petto, a proteggere la spirale di vuoto.

Poi Nayana dischiuse le labbra, e lei smise di respirare per paura di perdere le sue parole. «Penso di doverti una spiegazione.»

«Cosa?»

«Per il modo in cui sono sparita dalla tua vita da un giorno all'altro. Devo essere sincera, non credevo che ti avrebbe fatto così male, e mi dispiace.» Sullo sfondo bianco della stanza, la pelle le risaltava al punto da splendere. O forse era il resto del mondo a splendere, e lei rappresentava proprio quel buco oscuro che Brie non riusciva a riempire.

«Cosa ti aspettavi? Che facessi una festa?»

Non avrebbe dovuto dirlo, ma Brie se ne accorse troppo tardi.

Scuotendo il capo, Nayana esibì un sorriso stanco. «Non capire male, però. Non ho nessuna intenzione di tornare a essere tua amica.»

Brie si strinse ancora di più fra le braccia. «Cosa sei venuta a fare allora?» sibilò.

«Te l'ho detto, volevo assicurarmi che quello che è successo non ti avesse scioccata troppo. Mi dispiace, Brie, ma davvero, sto molto meglio senza di te, senza le tue critiche continue e senza le tue strane manie di controllo.»

«Io volevo solo aiutarti.»

«Invece non facevi altro che buttarmi giù.» Nayana tirò a sé la manica della borsa. «Gli amici che speravi tanto di allontanare da me sono le persone che mi hanno aiutata a ritrovare la pace con me stessa. Forse non erano adatti a me, no, ma mi hanno aperto gli occhi.»

«Non ti ho mai detto di non frequentarli.»

Una bugia, e Brie lo sapeva benissimo. Perché all'epoca l'idea che Nayana si dimenticasse di lei per avvicinarsi alla nuova compagnia non l'aveva retta. Non che la situazione fosse mai cambiata, dopotutto.

Anche se credeva di averlo saputo nascondere.

«Senti, lasciamo perdere.» Nayana distese le labbra e si passò una mano fra i capelli. «Il punto è che mi dispiace, Brie. Non dico che non mi sia mai piaciuto essere tua amica, ma la mia vita va molto meglio da quando non ne fai più parte. Spero che un giorno possa trovare anche tu la tua strada.»

Lasciò la casa senza aggiungere altro, e Brie la lasciò fare. Osservò le ante della porta richiudersi dietro di lei. E mentre la spirale nel petto si ingrandiva, un'idea tanto folle e improvvisa quanto disperata mise le radici.

Spazio autrice:

Questo capitolo era un po' breve e non è avvenuto praticamente niente di troppo importante, ma mi serviva per dopo, e poi un po' di "tranquillità" dopo la tempesta ci stava. Spero che sia stato comunque interessante, anche perché dal prossimo si ritorna con i deliri xD

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