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PARTE 1: Fine 4° superiore

[MIKASA P.O.V.]

Il suono atteso fin dal primo giorno di scuola, sta per arrivare, alunni e professori sono pronti a scattare fuori dalle loro aule per precipitarsi nell'atrio e andare verso l'ingresso principale, per correre verso le meritate vacanze estive.

3... 2... 1... Sì! Vacanze! Carico il mio zaino grigio sulle spalle, inizio a correre prendendo il braccio della mia amica Christa, a forza di spintoni e spallate, ci facciamo strada in mezzo alla massa di studenti, euforici, diretti verso l'uscita, non vedo un singolo sguardo triste o cupo, tutti sorridenti e festosi.
Tutti noi attraversiamo il cortile della nostra scuola, accalcandoci nel piccolo vialetto d'ingresso troppo stretto per far passare tutte quelle persone assieme, infatti qualcuno cade inevitabilmente per terra.

I miei lunghi capelli corvini, vengono scompigliati da un dolce vento, tipicamente levante, ricorda a me e gli altri di come l'estate sia ormai pronta ad accoglierci.
Ormai uscite da scuola, io e Christa decidiamo di andare a mangiare fuori, dopo aver passato il piccolo cancello di ferro grigio, rimaniamo a costeggiare, la scuola, sulla destra, come da previsione la fermata dell'autobus è stracolma di gente, impaziente di tornarsene a casa.
Ci allontaniamo dalla fermata del bus, prendendo la stretta via alla nostra sinistra, Io e Christa camminiamo canticchiando una delle nostre canzoni preferite "Let her go" dei Passenger, alla nostra sinistra, ad ascoltarci ci sono le terrazze dell'appartamento in cemento, giallo spento, con i panni stesi sopra, mossi dal vento, il loro ondeggiare sembra quasi come ad accompagnare la nostra canzone, a destra invece troviamo il nostro fidato spazio verde, dove ogni mattina ci mettiamo sedute su quella panchina arrugginita ad aspettare il suono della campanella.

Spensierate passeggiamo per questa città così antica e moderna allo stesso tempo, si vede come il passato sia ancora parte di essa con alcune pareti di granito alla base delle abitazioni ma poi alzando lo sguardo si nota come l'età moderna, abbia ormai preso il sopravvento.
Persa tra i miei pensieri non mi accorgo nemmeno che ormai siamo arrivate al ristorante, chiedo gentilmente al cameriere dietro al tavolo dove si paga il conto, se io e Christa potremmo mangiare sotto la teca di vetro che da sulla strada, il signore con addosso un papillon nero che sbuca fuori da un elegante grembiule bianco, seguito da dei pantaloni di seta neri e mocassini, si fa strada nell'elegante locale, con tavoli robusti in legno di noce, con sopra delle tovaglie rosse, coperte a loro volta da un altra tovaglia più piccola di colore bianco e su di essa è esposto il cestino del pane con affianco una bottiglia di acqua naturale, dopo esserci districate insieme al cameriere tra i tavoli occupati dagli altri clienti, ci accomodiamo al nostro tavolo.

Stare nei posti sotto la teca di vetro è il massimo, innanzitutto è molto più tranquillo, in particolare oggi che gioca la Fiorentina, molto in forma quest'anno dopo l'acquisto di diversi giocatori da squadre estere, infatti molti fiorentini sono qui, solo ed esclusivamente per la partita, ma poi la cosa più bella è che si nota come questo posto è nascosto tra i diversi appartamenti della città e il sole prova come può ad illuminare il posto con la sua luce.
Il menù è davvero stravagante, i nomi dei piatti sembrano i titoli di opere d'arte e spero sia lo stesso per il gusto, decido di ordinare un invitante ribollita, mentre Christa opta per dei pici con il ragù d'anatra, dopo aver riferito le nostre ordinazioni al cameriere ci mettiamo a parlare dell'anno scolastico finito oggi.

Tra pettegolezzi vari, arrivano i nostri piatti e dopo averli assaggiati rimaniamo entrambe pienamente soddisfatte delle nostre ordinazioni, nel mio piatto il contrasto di sapori è superlativo: le patate si sciolgono in bocca, i fagioli contribuiscono ad aggiungere sapore all'amarezza del cavolo nero e infine si sente leggermente, come quasi del solletico sulla lingua, il pepe che aiuta a rendere il tutto più saporito possibile.
Mentre mangiamo sentiamo una qualcuno chiamare i nostri nomi, appoggiamo le nostre posate d'argento sui corrispettivi tovaglioli candidi, ci voltiamo e notiamo con piacere di aver come vicini di tavolo, Sasha Blouse e il suo fidanzato Connie Springer.

SASHA: "Anche voi, aspettate si sgombri la fermata dell'autobus per tornare a casa?"

IO: "Già, quindi anche da voi la fermata è stracolma di gente"

SASHA: "Esatto, quindi abbiamo deciso di andare a mangiare mentre aspettiamo"

Sasha è una ragazza tanto semplice, quanto carina, hai dei capelli color nocciola chiara, il più delle volte raccolti con la coda di cavallo, una pelle molto liscia, occhi grandi e dorati con una tendenza verso il giallo attorno alla pupilla, delle labbra sottili e carine sotto al naso con una linea armoniosa e delicata.
Si capisce al primo sguardo come lei sia una ragazza molto stravagante e originale, sta indossando una piccola giacca color limone, con sotto una maglietta nera dove sul davanti c'è il logo dei linkin park, band che ama alla follia, una cintura azzurra tiene ancorati alla sua vita un paio di pantaloni di seta color fucsia e infine ha delle scarpe da ginnastica bianche per completare il suo outfit.

Per quanto riguarda Connie è un ragazzo normale, capelli corti, occhi grandi, di color verde oliva, vestito con una semplice maglietta maniche corte blu, dei jeans e infine delle Nike nere.
Forse a guardarlo così non sembra poi un tipo troppo interessante, ma è simpatico, gentile e ha un innato senso dell'umorismo con il quale riesce sempre a rallegrare tutti. 

Finito di mangiare, io e Christa ci alziamo, salutiamo i nostri due amici e ci incamminiamo verso la fermata del bus, come previsto non c'è più nessuno.
Sono le 14.40 il prossimo bus passa per le 15.10, non ci rimane che aspettare... finché non arriva il bus io e Christa parliamo di dove potremmo andare durante queste vacanze, tra un' idea e l'altra, passa, in un batter d'occhio, mezz'ora e arriva il mezzo intento a riportarci a casa, saliamo, timbriamo il biglietto e ci sediamo su due sedili liberi tra i tanti.

Christa si addormenta, io per passare il tempo, sfoglio la galleria del mio cellulare, poi senza nessun preavviso mi arriva una chiamata da Connie, sposto i miei capelli dal mio orecchio e rispondendo alla chiamata, poso il cellulare vicino alla mia tempia.

IO: "Pronto?"

CONNIE: "Ehi, Mikasa, per caso stai già tornando a casa?"

IO: "Sì, perché?"

CONNIE: "Vedi io e Sasha, tra qualche giorno, andiamo a una festa, quindi ora stiamo andando a comprare dei vestiti adatti, ci chiedevamo se volessi venire insieme a Christa"

IO: "Grazie dell'invito, non so se verremmo, comunque tranquillo che i vestiti per occasioni del genere gli abbiamo sia io che Christa, quindi non preoccuparti"

CONNIE: "Ah ok, allora dopo fammi sapere se venite così vi mando tutte le informazioni"

IO: "Ok, grazie mille Connie"

CONNIE: "Di niente figurati, ciao"

IO: "Ciao"

Chiudo la chiamata e penso se andare o meno alla festa, mi volto verso Christa, dorme ancora beata... Oh, vabbé, quando si sveglierà farò decidere a lei se andremo o meno. 

N.D.A.: "Fa strano vedermi aggiornare questa storia, e comunque questo capitolo fa solo da introduzione, l'ho pubblicato giusto per far capire a chi continua a chiedermi se sto lavorando, che effettivamente lo sto facendo e non mi sono dimenticato di questa Eremika.
Detto questo, non aspettatevi di vedere un nuovo capitolo molto presto, perché come ho già detto altre volte, voglio portarmi avanti, da così pubblicare almeno una volta a settimana
"    



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