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Nuovo arrivo alla Riverdale High

Jughead si sveglió all'alba quel lunedì.

Lo sgabuzzino del Drive-in in cui viveva aveva un'enorme finestra senza tenda, da cui filtrava la luce fioca del sole mattutino che lo aveva riscosso dal mondo dei sogni ancora troppo presto.

Si stropicció gli occhi ed emise un sonoro sbadiglio, afferrando il cellulare per controllare che ore fossero.

6.34 a.m.

Decise di alzarsi subito, pensando che tanto valeva arrivare prima a scuola e farsi una doccia direttamente lì, gli spogliatoi dei Buldogs, la squadra di football del liceo, erano sempre aperti e almeno c'era l'acqua calda, a differenza del Drive-in, in cui era già fortunato se c'era una specie di bagno.

Ovviamente quel piccolo immobile malandato non era destinato ad essere abitato, ma solo a proiettare film, tuttavia in questi ultimi mesi, il corvino si era impegnato per rendere quel posto un po' più accogliente.

Restava comunque un piccolo stanzino circondato da un ampio parcheggio, ma almeno adesso era pulito e ordinato.
Aveva tinteggiato di giallo le pareti, per dare un po' di colore e luminosità a quel luogo, sistemato in un angolo un piccolo fornello e appeso al muro una dispensa.

Il materasso continuava a giacere a terra, ma almeno i suoi abiti avevano trovato posto all'interno del piccolo armadio in legno che aveva comprato al mercatino dell'usato il mese precedente.

Tutto sommato era soddisfatto del risultato, era il suo piccolo rifugio dal mondo e nessuno sapeva che in realtà lì, oltre che a lavorarci, ci viveva anche.

Ad Archie non aveva avuto il coraggio di raccontare la verità, odiava essere compatito, così i dettagli più tristi della sua vita li nascondeva sotto al tappeto, tenendosi tutto dentro col rischio di scoppiare.

A volte si sentiva come una pentola a pressione, si sentiva ribollire, ad un passo dall'esplodere, poi ripensava che non poteva permetterselo senza ferire anche chi gli stava intorno, così abbassava la fiamma e continuava a rimanere in bilico.

Durante il tragitto lasció che il vento fumasse gran parte della sua sigaretta e soprappensiero non notó di non essere solo quella mattina a scuola negli spogliatoi.
Iniziò a poggiare su una di quelle scomode panchine le sue cose, spogliandosi lentamente, ancora intorbidito dal sonno.

Reggie Mantle, il capitano della squadra, lo osservava incuriosito dall'altro angolo della stanza, studiando la prossima mossa per ferirlo.
Quando lo vide spogliarsi e andare verso le docce lo seguì di soppiatto, il rumore dell'acqua che copriva quello dei suoi passi.

Gli si paró davanti, facendolo sussultare, il sorrisetto furbo che gli increspava le labbra, fece rabbrividire Jughead.
Agli insulti ormai ci era abituato, ma trovarsi faccia a faccia con quell'armadio tutto muscoli e niente cervello lo rendeva nervoso.
I bulli li conosceva bene, sin da quando era piccolo, quando nasci nella parte sbagliata della città i bambini ricchi del Northside fanno di tutto per farti sentire costantemente inadeguato.

Iniziarono con le prese in giro alle elementari, passando alle botte quando inizió a frequentare le medie, e ora che era al liceo la situazione non era affatto migliorata.
Lui cercava di rimanere nell'ombra il più possibile, ma a volte per i corridoi ancora si divertivano a tormentarlo.

Questo lo riusciva a sopportare, aveva imparato sin da piccolo a farsi scivolare addosso quelle cose, finchè si limitavano alle parole non era un problema.
Qualche anno prima invece, alcuni dei ragazzi più grandi che ora fortunatamente erano andati al college chissà dove ci erano andati giù pesante, rinchiusi in quello stesso spogliatoio si erano divertiti a prenderlo in giro perché gli piacevano anche i ragazzi e non contenti gli avevano tenuto la testa nel water finchè quasi non era affogato.

Il ricordo di quell'episodio gli tornó in mente in quello stesso istante, si sentí l'acqua nei polmoni, era sicuro di fare la stessa fine, ma Reggie era interessato solo a capire cosa ci facesse lì.

« Per quale motivo ti fai la doccia a scuola barbone?» il corvino tentó di elaborare una risposta intelligente, ma il panico che gli cresceva nello stomaco gli impediva di pensare lucidamente, evitó di parlare per non risultare debole e si limitó a scollare le spalle e ad aprire il getto dell'acqua, sperando di porre fine a quella conversazione.

Reggie non insistette, non era un ragazzo cattivo infondo, ci teneva solo a salvare le apparenze, e lì nello spogliatoio, non c'era nessuno con cui vantarsi, così prese la sua roba ed uscí.

Jughead si fece la doccia, ancora tremante per la paura provata poco prima, si rivestì in fretta e furia e e tornó in corridoio, mentre la scuola iniziava a popolarsi.

Tra una lezione e l'altra arrivó l'ora di pranzo, di solito la passava da solo nell'aula del Blue and Gold, il giornalino della scuola in cui lavorava. Inizialmente era una seccatura, il preside lo aveva praticamente obbligato in quanto nessun altro voleva farne parte, promettendogli preziosi crediti extra, poi col passare del tempo quel posto era diventato il suo rifugio.
Scoprì che scrivere non era male, anzi, era una delle poche cose che gli riuscisse bene.
Quel giorno peró Archie lo intercettó in corridoio prima che potesse nascondersi lì, sembrava particolarmente entusiasta.

«Ehi Jug, hai visto la ragazza nuova? Capita di rado che qualcuno arrivi a Riverdale, io e Veronica l'abbiamo già conosciuta, è davvero simpatica, che ne dici di unirti a noi per pranzo?» gli chiese, parlando a raffica.

Jughead alzó gli occhi al cielo, «Archie lo sai che non ho voglia di conoscere nessuno in questo momento, tantomeno qui a scuola, meno mi faccio vedere in giro meglio è, soprattutto dai Bulldogs e da Fangs».
Lo sguardo di Archie si addolcì, a volte dimenticava quanti problemi avesse il suo migliore amico.
«Sai vero che non puoi continuare a nasconderti per sempre in quel buco si? E poi starai con noi, vedrai che non succederà nulla» provó a rassicurarlo, ma Jughead già si stava avviando nella sua tana.
Il rosso lo rincorse, afferrandogli un polso per fermarlo.
Jughead osservó la mano dell'amico stretta attorno a lui e gli rispose in tono triste: «Archie ho detto che non mi va, ti prego non insistere».

«Che ne dici allora se ci incontriamo da Pop's stasera? Invito anche la ragazza nuova, a proposito, si chiama Betty, ed è davvero bella, potrebbe persino piacerti» propose lui, cercando in tutti i modi di convincerlo, sapendo che era vicino a cedere.
«L'ho già vista, frequenta algebra con me idiota, e ora scusami ma ho fame. Ci vediamo stasera da Pop's, ti passo a prendere alle 8.00» disse alla fine, più per cercare di toglierselo di torno che perché ne avesse realmente voglia.
Archie gli sorrise e alzó un pollice per fargli capire che andava bene, poi si diresse verso la mensa a passo spedito.

Jughead si era già pentito di aver accettato quell'invito, ma non voleva perdere anche l'ultimo amico che gli rimaneva a Riverdale.
Tutto il liceo era in fibrillazione per la nuova arrivata giá dalla settimana prima, ma in lui non generava alcuna curiosità.
Quando l'aveva vista, quella mattina, gli era sembrata la classica ragazza tutta perfettina, somigliava ad una barbie con quei capelli biondi e gli occhi verdi, cosa mai poteva avere di così interessante? Si era chiesto più di una volta vedendo quanto incuriosisse i suoi compagni.

Mentre era assorto in questi pensieri, qualcuno bussó alla porta del Blue and Gold riportandolo alla realtà.
E chi poteva essere se non Betty Cooper?
Ovvio, pensi al diavolo e te lo ritrovi davanti.
Mise piede nella stanza con aria incerta, poi schiarendosi la voce si presentò: «scusa il disturbo, ovviamente saprai già chi sono, piacere Betty Cooper, la ragazza nuova»

Jughead non fece neanche lo sforzo di guardarla negli occhi, il panino che aveva di fronte gli risultava molto più interessante.
«Si lo so chi sei, che ci fai qua? Ti sei persa?» le chiese in tono brusco, non aveva nessuna voglia di risultare gentile ai suoi occhi, voleva semplicemente rimanere solo.
«Che ci fai qua?» lo scimmiottò lei, «Non ti sei neanche presentato... ».
Iniziava a dargli sui nervi, così si alzò in piedi e le andò di fronte.

Vista da vicino doveva ammettere che era davvero bella, ma non era il suo tipo si disse.
« Sono Jughead Jones, ripeto, che ci fai qua?»

Lei incrociò le braccia al petto, indispettita dai modi del corvino, tuttavia più lo guardava e più lo trovava affascinante, l'espressione cupa, la pelle pallida in contrasto col nero dei suoi capelli erano un mix perfetto.

«Beh, visto che nella mia vecchia scuola facevo parte del giornalino, ho chiesto al preside se potevo partecipare anche qua, ne sembrava parecchio entusiasta, mi ha detto di venire qui e di parlarne con te»
Il corvino ci mise un po' ad elaborare quelle parole, cercò di risultare meno aggressivo e con una risatina le rivelò: «Sicuro che era entusiasta, cerca di convincere gli alunni a partecipare a questo giornalino da sempre, ovviamente senza successo, beh a parte me, quando ti sei offerta volontaria non gli sarà sembrato vero»

La bionda gli sorrise, felice che lui avesse messo un attimo da parte quel tono antipatico e aggiunse: «ora capisco tutto! Comunque vado, ho lezione tra poco, Archie mi ha detto che ci sarai anche tu stasera, magari ne riparliamo lì di come organizzarci per gli articoli del Blue and Gold, a dopo!» e se ne andó rapidamente com'era entrata, lasciando il ragazzo assai perplesso.

Piaceva anche a lei scrivere, e l' aveva trovata anche simpatica, si disse che sì, dopotutto poteva anche farsela amica, gli sembrava una ragazza in gamba, e sapeva tenergli testa si rese conto.

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