Il primo amore non si scorda mai
<<Così le brucerai quelle uova Betts e io non ho intenzione di fare colazione con del carbone!>> , sottolineò Jug mentre la osservava cucinare appollaiato sullo sgabello della cucina, con i gomiti poggiati sul bancone e un sorriso ebete stampato sul volto ancora assonnato.
Dopo un mese passato insieme ancora gli sembrava surreale svegliarsi e trovarla lì ai fornelli, vestita solo con una delle sue t-shirt con la S che le arrivava a malapena sotto al sedere, i capelli biondi raccolti in uno chignon disordinato e un espressione concentrata sul volto, che lasciava spazio ad un timido sorriso solo quando lo vedeva arrivare.
Era semplicemente meravigliosa.
Lei era il regalo più prezioso che la vita gli avesse fatto pensò Jughead mentre continuava a fissarla, studiandone ogni minimo particolare.
Avava paura che se l'avesse persa di vista, anche solo per un istante, sarebbe scomparsa nel nulla, perché gli sembrava davvero tutto troppo perfetto per essere reale.
<< Guarda che non le sto bruciando Juggie, mica mi chiamo FP>> rispose ridendo, mentre gli poggiava davanti il piatto colmo di uova e bacon che aveva appena finito di preparare, guadagnandosi un bacio fugace sulle labbra a mo' ringraziamento.
Il corvino aveva troppa fame per perdersi nelle smancerie in quel momento.
Non contenta Betty andò a sedersi sulle gambe di lui, condividendo lo stesso sgabello, Jug le avvolse un braccio attorno alla vita, mentre con l'altro inforchettava il cibo alla velocità della luce.
La ragazza si limitava a osservarlo divorare il pasto, sapeva che era sbagliato ma odiava fare colazione, il sapore del cibo di prima mattina le sembrava diverso.
Erano le piccole cose, i dettagli a far di loro una coppia così affiatata, in quei giorni avevano trovato la loro routine, dividendosi i compiti da svolgere in casa.
Non importava quante volte litigassero per i motivi più stupidi, perché nessuno dei due poteva fare a meno dell'altro per più di dieci minuti e ogni volta che iniziavano ad urlarsi contro poi finivano sempre col baciarsi, la rabbia che si tramutava in passione.
Dei loro genitori solo Gladys sapeva della loro convivenza, e con grande sorpresa di entrambi non aveva obbiettato, aveva solo raccomandato loro di 'fare attenzione' perché non voleva diventare nonna così presto.
Betty avrebbe tanto voluto conoscerla, le sembrava una donna davvero in gamba, non riusciva però ad associarla alla madre che aveva abbandonato il figlio ancora bambino con il padre alcolizzato.
Jug le ripeteva che ci era passato sopra, ma lei aveva sperimentato sulla sua pelle che certe ferite non si rimarginavano mai del tutto.
L'ombra di suo padre le camminava ancora affianco, aveva semplicemente imparato a conviverci, anche se il suo ricordo le suscitava ormai solo tanta tristezza, l'odio nei confronti di quell'uomo lo aveva sepolto il giorno in cui gli aveva detto addio tra le sbarre di una prigione.
Nè Alice nè FP sapevano nulla invece, glie lo avrebbero detto di persona quel pomeriggio stesso, avevano prenotato un volo per Riverdale che sarebbe partito di li a poche ore.
Sarebbero tornati nella loro piccola città per qualche settimana per celebrare il Natale insieme alle loro famiglie e per partecipare al famoso Homecoming alla Riverdale Hight, dove avrebbero rivisto anche tutti i loro vecchi compagni, compresi Archie e Veronica.
Una neve soffice e sottile aveva da poco iniziato a ricoprire le strade della Grande Mela, Elizabeth osservava la scena dalla finestra, estasiata, dove era cresciuta non nevicava spesso e quando accadeva era un evento speciale.
Controllò l'orologio e si accorse che ormai era quasi ora di partire, così controvoglia si staccò dal davanzale per finire di ricontrollare gli armadi e assicurarsi di aver preso tutto.
Ad un certo punto l'occhio le cadde su una strana busta di carta in fondo ad uno dei cassetti che conteneva i vestiti di Jughead.
Curiosa come sempre non perse tempo e la tiró fuori per sbirciarne il contenuto.
Quello che trovó le fece gelare il sangue, una storia che credeva fosse ormai chiusa tornó a bussare nella sua vita con la prepotenza di un uragano: nel sacchetto erano nascoste alcune stecche di Jingle Jangle ancora intatte.
La sua mente venne invasa da centinaia di flashback, mentre continuava a sussurrare: << No, no non può essere...>>.
Il sospetto che fosse tornato a farne uso le fece venire la nausea, aveva visto che effetto faceva quella roba e quanto gli fosse costato uscirne e non voleva vederlo soffrire di nuovo.
Rimase lì, con quelle cose tra le mani, cercando dentro di se la forza e le parole adatte per affrontare con lui quell'argomento così difficile.
Proprio in quel momento il ragazzo entró di corsa nella camera per cercare il cellulare, la vide girata di spalle e le chiese con tono urgente: <<Betty hai visto il mio telefono, l'ho cercato tipo ovunque ma non lo trovo aiuto!>>.
Non ricevette nessuna risposta, mentre di solito la bionda non avrebbe perso occasione per prenderlo in giro per la sua sbadataggine.
Le si avvicinó lentamente, afferrandole la mano per farla girare verso di lui, <<Ehi che succede?>> chiese vedendo che lei opponeva resistenza.
Poi finalmente lo vide e capì, quel maledetto sacchetto era tra le sue mani pallide e delicate, che ora stavano tremando per lo shock.
Incredibile come ogni volta che prometteva di non farla soffrire più riusciva puntualmente a deluderla.
Vedendo che Jug insisteva nel tirarla Elizabeth si giró lentamente, lo sguardo vacuo negli occhi verdi e il viso pallido.
<<Perché non mi hai detto che avevi ricominciato? Perché me lo hai tenuto nascosto? Sai che a me puoi dire tutto, lo avremmo affrontato insieme>> disse poi con un filo di voce, tanto piano che Jug dovette sforzarsi per capirne le parole.
<<Non te l'ho detto perché non ho ricominciato, non so neanche io perché me la sia portata, me ne era rimasta un po' dopo che avevo smesso e non ho mai avuto il coraggio di buttarla.
A Toledo la voglia di tornare ad usarla certi giorni quasi mi soffocava credimi, ero così depresso e vulnerabile senza di te che quasi ci ero ricascato.
Ma poi pensavo a quanto ti avrei deluso, stringevo i denti e mi dicevo di resistere un altro giorno, e poi un altro ancora, e alla fine mi è passata anche la voglia, la scrittura è diventata la mia nuova droga>>.
Un sospiro squarciò il silenzio che seguí a quell'affermazione, le mani smisero di tremare e il suo sguardo tornò a posarsi su di lui, cercando e trovando la verità riflessa negli occhi di Jug.
<<Oh Juggie ti giuro mi è preso un colpo>> disse mentre un po' di colore tornava a riscaldarle le guance e lasciando cadere la busta a terra.
<< Vieni qua scema, che ora che sei di nuovo mia anche tu sei diventata una dipendenza>> allargò le braccia, come invitandola a tuffarcisi dentro, lei non se lo fece ripetere due volte e correndo dall'altro lato della stanza, si aggrappò a lui con tanta forza che caddero a terra l'uno sopra all'altro.
Continuarono a tenersi stretti lo stesso, lí su quel freddo pavimento, un abbraccio che valeva più di mille parole, perché nonostante Jughead fosse uno scrittore a volte non riusciva ad esprimere a voce tutto ciò che provava per quella ragazza, così lo lasciava fare al suo corpo.
Averla vista tanto preoccupata per lui lo aveva spaventato, ma gli aveva anche dimostrato per l'ennesima volta quanto anche Betty tenesse a lui.
Passarono alcuni minuti in quella posizione, i cuori che battevano all'unisono, le mani che si stringevano, gli occhi chiusi, poi il ragazzo si ricordò che erano in ritardo e dovette a malincuore rompere quell'incantesimo.
<<Baby vorrei restare così per sempre lo sai, ma se non ti alzi tipo subito inizio a riempirti di baci e sai dove andremmo a finire... ma abbiamo un volo da prendere, che tra l'altro non è rimborsabile, quindi ci conviene andare>> per tutta risposta lei prese a mordergli il lobo dell'orecchio, sapendo quanto lo facesse impazzire.
Jughead mugugnò di piacere, cercando le sue labbra e fanculo l'aereo, ma lei si ritrasse prima che quel contatto avvenisse, poi con aria maliziosa si morse il labbro e si alzò sistemandosi i vestiti sgualciti, lasciandolo lí sul pavimento con un'espressione a metà tra passione e confusione.
<<Non startene lí impalto, hai detto tu che dovevamo andare no?>> Aggiunse poi con un sopracciglio alzato e le mani sui fianchi, vedendo che il corvino non accennava ad alzarsi.
Alla fine riuscirono chissà come ad arrivare in tempo all'aereoporto, e dopo un breve volo senza troppe turbolenze atterrarono finalmente a Riverdale, dove la neve era scesa copiosa, ricoprendo quasi interamente la città.
<<Andiamo prima da mia madre o prima da FP?>> domandò la bionda mentre aspettavano il taxi tremando dal freddo.
<<Ora chiamo papà e gli chiedo dov'è, tanto li troveremo insieme ci scommetto>>.
Betty, che era ignara della loro relazione, impiegò qualche istante per capire il significato di quelle parole, quando poi le si accese una lampadina commentò con un semplice: <<Ah...>> cercando di capire come la facesse sentire il fatto che sua madre frequentasse il padre del suo ragazzo.
Jughead le lasciò il tempo per metabolizzare quell'informazione, la aiutò a salire sul taxi che nel frattempo era arrivato e indicò l'indirizzo all'uomo sulla sessantina che era alla guida.
Quando la porta di casa Cooper si aprí rivelando un FP che stringeva tra le sue la mano di Alice salutando i ragazzi calorosamente Betty vide i suoi sospetti confermati.
Cercò di dissimulare le strane sensazioni che ciò le suscitava ricambiando i loro saluti cercando di usare un tono forzatamente allegro, ma nessuno parve farci caso, presi com'erano dalla gioia di rivedersi.
Una volta entrati Betty salí al piano di sopra con la scusa di sistemare le valigie, cercando un po' di solitudine per riordinare i pensieri.
Si rese conto che non le dava fastidio la loro relazione in sè, quanto il fatto di esserne rimasta allo scuro.
Improvvisamente dei colpi alla porta la fecero sussultare interrompendo il suo monologo interiore, andò ad aprire e Polly con in braccio uno dei gemelli corse ad abbracciarla, annunciandole che di sotto la cena era quasi pronta.
Alice aveva preparato i loro piatti preferiti per festeggiare il loro ritorno, il profumo della carne invadeva l'intera cucina facendo venire a tutti l'acquolina in bocca.
Jughead era seduto ad un capo del tavolo ed era immerso in una fitta discussione con suo padre, ogni tanto Betty lo vedeva stringere i pugni oppure annuire distrattamente, il suo nervosismo era percepibile anche a quella distanza, immaginò che stessero parlando di Gladys, lei era uno dei pochi argomenti capaci ancora di farli litigare.
Intanto la ragazza ne approfittò per aiutate sua madre a portare le deliziose pietanze in tavola,cercando una scusa per restare un attimo da sola con lei.
Alice conoscendola intuí subito dove volesse andare a parare, così le chiese senza girarci intorno di sputare il rospo.
Betty non se lo fece ripetere e parandosi davanti a lei le fece la fatidica domanda: <<E cosí... tu ed FP ora state insieme?>>
La donna incrociò le braccia sul petto e con uno sguardo di sfida le rispose: << Si Elizabeth, ti crea qualche problema? Sono felice con lui credimi, finalmente sono tornata a vivere serenamente grazie ad FP>>.
<<No mamma non mi da fastidio, voglio solo il meglio per te lo sai, però insomma, potevi anche dirmelo no? O poteva farlo Jughead visto che già lo sapeva, non mi piace rimanere esclusa>>
Alice annuí, come se si fosse aspettata quella reazione, poi le raccontò che era colpa sua se il corvino non le aveva detto nulla, aveva preferito aspettare di vederla per darle lei stessa la notizia di persona.
Poi si perse anche in alcuni aneddoti della loro storia, rivelandole che lei ed FP erano già stati insieme alle superiori ma all'epoca erano troppo giovani e troppo ribelli per riuscire a far funzionare le cose e così le loro strade si erano divise.
Quando dopo anni si erano rincontrati a Riverdale era parso loro un segno del destino, una seconda chance, che non avevano esitato a cogliere.
<<Dopotutto, il primo amore non si scorda mai Elizabeth>> concluse ammiccandole.
A cena alla fine uscí fuori anche il discorso della loro convivenza, FP si limito a scollare le spalle e a dire che sapeva sarebbe finita così abbozzando un sorrisetto complice in direzione di quei due, mente Alice inizialmente andò su tutte le furie, soprattutto perché riteneva Yale migliore della NYU, alla fine con molta calma però i ragazzi e il suo nuovo compagno tentarono di farla ragionare, ottenendo da lei un: << E va bene, se siete felici così fate pure, basta che non ci fate sorprese! Dovreste pensare solo a studiare!>>
<<Ovvio>> le risposero in coro Betty e Jughead strappandole una risata.
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