Addio papà
Il nuovo anno era iniziato col piede giusto per Jughead e Betty Cooper, finalmente avevano avuto il coraggio di dirsi la verità, senza più filtri, senza più segreti.
A Ronnie ed Archie fu subito evidente che tra quei due qualcosa era cambiato quella sera, quando finalmente erano tornati dentro infatti si stavano ancora tenendo per mano con un sorriso ebete stampato sul volto, sembravano due bambini che avevano appena fatto una marachella.
Nonostante la curiosità lasciarono loro spazio, attendendo che fossero Betty e Jug a raccontargli le novità, ma siccome in concreto non avevano ancora deciso nulla, la bionda e il corvino si limitarono ad alzare le spalle di fronte allo sguardo curioso dei loro amici.
Fu una festa bellissima, che terminó solo alle prime luci dell'alba, quando Katy annunció che era ora di andare via.
Il quartetto fece ritorno in hotel poco dopo, erano così esausti che appena toccarono i materassi sprofondarono in un lungo sonno senza sogni, che terminó solo a pomeriggio inoltrato.
Quella sarebbe stata l'ultima giornata a New York per Archie e Veronica il loro volo sarebbe partito quella notte stessa, mentre gli altri due sarebbero rimasti per far visita al padre di Betty.
Ovviamente avevano raccontato agli altri una scusa, la bionda non voleva che si sapesse la verità, così inventarono che avevano ottenuto un colloquio con il rettore della NYU per il giorno seguente.
Il momento dei saluti in aeroporto fu tristissimo, nonostante si sarebbero rivisti dopo 48 ore separarsi dopo quel magnifico viaggio era difficile per tutti.
Se possibile infatti quei tre giorni nella grande mela avevano rafforzato la loro amicizia, sentivano di essere diventati una famiglia nonostante tra loro ci fossero ancora dei segreti da rivelare.
Veronica arrivó persino a versare qualche lacrima, lei e Betty rimasero abbracciate per 10 minuti buoni, mentre Archie e Jughead confabulavano fra loro.
Arrivó purtroppo il momento di dividersi, erano ormai le quattro del mattino e il loro volo stava iniziando far imbarcare i passeggeri, dopo un ultimo abbraccio con i loro amici il ragazzo dallo strano capello e la bionda si diressero verso l'uscita del terminal, indecisi su cosa fare.
Jug: che dici Betty torniamo in hotel o ti va di fare un giro?
Betty: Beh non so se ci convenga tornare, l'appuntamento con mio padre è alle 8.00 e la prigione è dall'altra parte della città, perderemmo solo tempo.
E poi ho come l'impressione che se tornassimo alla suite non avrei più il coraggio di uscire, è già difficile così, portami da qualche parte ti prego!
Jug: E dove vorresti andare signorina? A quest'ora l'unica cosa aperta sono le discoteche e le stazioni di servizio e per le discoteche non abbiamo l'età per entrare purtroppo.
Betty: Credi che non mi farebbero entrare? Solo che non sono vestita in modo adatto, magari faccio un salto in bagno a cambiarmi, ho portato dei vestiti più....provocanti
Jug: Sei piena di sorprese Betty Cooper!
La ragazza gli rispose facendogli la linguaccia, facendo scoppiare a ridere il corvino, era così buffa!
Tra di loro le cose non erano ancora chiare, non stavano ancora insieme ad esempio, ma dalla sera prima il clima tra loro era diventato più tranquillo, Jughead era diventato più espansivo, le prendeva la mano mentre camminavano, la baciava quando meno se lo aspettava e la riempiva di attenzioni, aveva anche dormito con lei senza neanche aver dovuto chiederglielo.
La ragazza apprezzava queste piccole cose, come adesso, che le stava facendo il solletico per riportarla alla realtà.
Alla fine lasciarono perdere l'idea della discoteca, la bionda non voleva che l'ultima volta che vedeva suo padre fosse da ubriaca e con le orecchie che ancora fischiavano.
Tuttavia Jug le chiese lo stesso di andare a cambiarsi, era curioso di vederla vestita in maniera diversa, quella sera avrebbe abbandonato i panni da barbie per un po'.
Quando uscì dal bagno con indosso i nuovi abiti a Jughead per poco non veniva un infarto.
Era così bella da togliere il fiato.
Si era sciolta i capelli, quanto le stavano bene così pensó, il chiodo nero e il top di pizzo sotto erano un mix letale e i jeans vintage e la camicia a quadri legata in vita completavano il tutto.
Non erano i vestiti a renderla meravigliosa si rese conto un attimo dopo, sarebbe stata bene con qualsiasi cosa quella ragazza, ma era la consapevolezza con cui li indossava, come se finalmente avesse accettato anche la parte più oscura di se e la stesse finalmente mettendo in bella mostra, vulnerabile e al contempo indistruttibile.
Betty vide come lui la guardava e ne fu soddisfatta, fece anche una giravolta per farsi guardare meglio.
Jug: Betts, sei stupenda, davvero. Dovresti vestirti così più spesso
Betty: Jug ti sta colando un po' di bava, non mangiarmi con gli occhi daaii mi fai vergognare!
E per tutta risposta lui annulló la distanza tra loro e le posò un tenero bacio sulla fronte.
Jug: Ops. Beccato! My Lady mi permetterebbe di accompagnarla a quella bellissima tavola calda in fondo alla strada?
E così fu quella la loro destinazione quella notte, una tavola calda aperta h24, non era bella come il Pop's ma le ciambelle che presero non erano niente male.
Un po' di glassa era finita nell'angolo della bocca di Betty, Jug sfruttò quella scusa per baciarla di nuovo, non che glie ne servisse una certo, ormai non si faceva più tutti quei problemi e poteva finalmente essere se stesso con lei.
Si erano ormai fatte quasi le sette e i due erano usciti fuori dal locale, camminando fino alla fermata metro più vicina mentre le stelle lasciavano il posto ai primi timidi raggi solari, che tingevano di rosso il cielo di New York. Un panorama che lasciava a bocca aperta. Il profilo dei grattacieli irradiava riflessi dorati, che a contrasto col rosso del cielo erano bellissimi.
Viaggiarono verso la loro destinazione mano nella mano, col cuore di lei che accelerava via via che si avvicinava a suo padre, mentre il corvino cercava di rassicurarla, facendo del suo meglio, ma Jughead non conosceva realmente Hal Cooper, ne sapeva il potere che aveva su Betty.
Passarono i controlli di sicurezza intorno alle otto meno dieci, erano leggermente in ritardo ma per fortuna li fecero passare ugualmente.
La prigione era un imponente edificio ai margini della città, fatto di cemento grezzo e circondato da una fitta rete metallica.
Le guardie li condussero nella zona adibita alle visite, un'anonima stanza rettangolare divisa in due da una parete di vetro, non era permesso nessun genere di contatto tra i detenuti nel braccio della morte e i visitatori.
Il padre di Betty arrivó poco dopo, scortato da due uomini, che lo buttarono a sedere su uno degli sgabelli disponibili, era un bell'uomo pensó Jug, somigliava moltissimo a Betty, avevano gli stessi occhi, ma in quelli di Hal vi era un oscurità così fitta che ti spingeva a distogliere lo sguardo.
Hal: Betty! Sapevo che saresti venuta, tu sei l'unica che può comprendermi, perché sei uguale a me figliola. Vedo che hai portato anche il figlio di FP, cos'è ora state insieme?
La ragazza lo fissó con odio, perché era vero, una parte di lei riusciva a comprenderlo, ma era infinitamente piccola rispetto alla parte che lo odiava.
Betty: Vedo che conosci già Jughead, non è il mio ragazzo, o perlomeno non ancora, si è offerto di accompagnarmi qui perché mamma non ne aveva nessuna intenzione.
Hal: Ahhh, Alice è sempre stata una donna rancorosa e troppo legata a quello che dice la gente, ma tu sei diversa, tu sei oscura, l'ho visto, quando hai ucciso Caramel, quando mi hai fatto il nome di quel ragazzo. Magari io moriró ma moriró con la consapevolezza che una parte di me sopravviverà in te.
Sei destinata a cose grandi figlia mia.
Betty rimase a fissarlo, le labbra che tremavano e le lacrime che minacciavano di sgorgare fuori da un momento all'altro.
E poi Jug, che aveva promesso di proteggerla sempre si fece avanti, mettendosi faccia a faccia con quel mostro, a dividerli solo lo strato di vetro.
Jug: Sei proprio uno sporco criminale, ma ti diverti a farla soffrire? Mi fai schifo, se davvero volessi bene a questa ragazza non le augureresti mai di diventare un'assassina, ma che razza di padre sei?
Betty ha addirittura gli incubi la notte perché crede di essere malvagia dentro, ma io sono sicuro che non è così, perché lei è la ragazza più buona che io conosca, tutti facciamo degli errori, siamo umani cazzo.
È lei il cattivo in questa storia, perché se ne è approfittato di quegli errori, trasformandoli in morte.
Hal: Sei proprio come tuo padre ragazzino, con la lingua lunga, che crede di sapere sempre tutto. Ma ti sbagli, vedrai che ho ragione, lo vedrai quando finalmente Betty accetterà di essere quello che è.
Betty: Papà sono venuta a dirti proprio questo, dopo anni passati a nascondermi da me stessa sono riuscita finalmente ad accettare ogni parte di me.
Ma nonostante questo io non diventerò mai come te, perché non mi lasceró guidare dall'odio, ma dall'amore.
Sono venuta a dirti che ti perdono papà, non per i tuoi crimini, ma per quello che hai fatto a me, e sai perché?
Perché non mi hai spezzata, mi hai reso una donna più forte, ti ringrazio per questo, ora il futuro non mi fa più paura, non temo di trasformarmi in un mostro, perché so chi sono, e se dovessi dimenticarmelo anche solo per un secondo le persone meravigliose che mi amano e mi sostengono sarebbero sempre lì, pronte per ricordarmelo.
Fu un discorso detto tutto d'un fiato, con un tono calmo, scandendo ogni sillaba, fu un discorso d'addio che rappresentó un nuovo inizio per la ragazza.
Jughead le prese la mano per sostenerla, mentre Hal, spiazzato, si limitava ad osservarli.
Hal: te lo auguro Betty, addio, salutami tua madre, prenditi cura di lei.
Betty: Addio papà.
Rimasero così, immobili, ad osservarsi, come per fissare quel ricordo nella loro mente per sempre.
Poi una guardia afferró Hal e lo trascinó fuori interrompendo quel momento.
Elizabeth Cooper vide suo padre andare via, quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe sentito la sua voce pensó.
Quella voce che la tormentava di notte nei suoi incubi, ora non ci sarebbe stata più, e di fronte a quella perdita la ragazza provava solo un'enorme tristezza.
Fu il ragazzo dallo strano cappello a trascinarla via da quella stanza, quasi di peso, sembrava assente, il pensiero altrove, forse con suo padre.
Dopo un lungo tragitto arrivarono finalmente nella loro stanza, Betty si stava lentamente riprendendo, aveva smesso di piangere e di fissare il vuoto.
Betty: Jug grazie, per aver detto quelle cose su di me e per essere venuto, mi hai dato la forza per non crollare, non so cosa avrei fatto senza di te.
Sei davvero il mio angelo custode.
Jug: Non devi ringraziarmi, farei di tutto per te, basta chiedere.
Betty: Allora in questo caso.... baciami Jughead Jones.
Sarà un semplice bacio o si lasceranno finalmente andare?
Chissà, lo scoprirete nel prossimo capitolo❤️😏
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