Nel giorno delle rose, il futuro non può fare paura
Se quella fosse stata una giornata qualunque, Deidara non si sarebbe fatto prendere dalla fobia delle trappole nascoste dentro le cattedrali gotiche. Circa una settimana prima del matrimonio suo e di quello delle altre coppie di amici, si era messo a mandare messaggi a raffica a tutti. Affermava che in ogni cattedrale gotica ci fossero dei punti segreti che, se toccati di proposito o accidentalmente, erano in grado di far partire micidiali meccanismi messi a punto per proteggere eventuali reliquie o tesori che ci stavano nascosti. Si spaziava da crepacci che, secondo lui, si sarebbero aperti improvvisamente nel pavimento, al totale sigillarsi dei portoni con lo scopo di far morire tutti di stenti all'interno, fino ad arrivare a oli e grassi vari, altamente infiammabili, ai quali naturalmente era stato predisposto un innesco. Comunicò anche il nome di questa particolare trappola: Sbadiglio di drago. Il culmine poteva essere il crollo totale della stessa cattedrale secondo un effetto domino studiato alla perfezione. In quel caso, secondo Deidara, bastava far saltare la chiave di volta di qualche arcata per sfarinare in pochi minuti l'intera struttura. Non faceva altro che spedire raffiche di link a tutti per dimostrare come fosse fondato ciò che affermava. Dopo pochi giorni iniziò a parlare di una pianta della cattedrale, scelta dalle cinque coppie che si dovevano sposare, che, secondo lui, era stata nascosta dall'architetto all'interno di qualche misteriosa intercapedine nelle pareti della chiesa. I suoi messaggi concitati dicevano che andava assolutamente trovata.
"A cosa ti dovrebbe servire il ritrovamento di questa pianta, Deidara?" aveva domandato Kisame scrivendo sul gruppo chat creato per tutti. Itachi, accanto a lui, nascondeva le risate sotto la punta delle dita eleganti.
"Per sapere dove si trovano queste trappole. I punti per farle scattare sono perfettamente mimetizzati. Spesso all'interno di qualche affresco o mosaico, addirittura nel pavimento. Avete idea di quale massa di persone ci sarà dentro a quella cattedrale il dieci di settembre? Qualcuno potrebbe anche toccare accidentalmente uno di questi punti."
"Perbacco, è più matto di quello che pensavo!" aveva esclamato Hidan guardando la futura moglie mentre si asciugava i lunghi capelli rossi. Era capace di stare appollaiata con le ginocchia praticamente in bocca, persino sul piccolo sgabello del bagno.
"Beh, come vedi nella vita trovi sempre qualcuno che è più bravo di te."
Hidan aveva fatto finta di infuriarsi. Tirò Tayuya giù dallo sgabello di forza per spiaccicarla sul pavimento, poi si era messo sopra di lei per baciarla.
Se fosse stata una giornata qualunque, Izuna non sarebbe stato certo andato dal parrucchiere, l'ultimatum di Genma, infatti, non aveva sortito l'effetto sperato. Per farlo capitolare era dovuta servire nientemeno che un nomina a testimone di nozze. Era insieme a Sasuke. Il più piccolo aveva desiderato assolutamente il suo Nii – san come testimone mentre Izuna lo sarebbe stato per Neji. Il salone si era riempito delle loro risate leggendo i messaggi deliranti di Deidara.
"Se esistono delle diavolerie del genere nelle cattedrali magari sarà proprio quel biondino svalvolato a spingerne una" aveva esclamato Izuna alimentando ulteriormente l'ilarità del cugino.
"Ragazzi, dovete stare fermi se non volete che il taglio vi venga tutto storto" si era lamentato il parrucchiere.
"Beato Itachi, lui non ha certo bisogno di ammattirci tanto per farsi stare a posto la chioma. A meno che non voglia farsi una permanente" Izuna sbuffava sotto il calore del phon.
"I riccioli su di lui non attaccano neanche per miracolo. E poi, da quando Shisui gli ha detto di non tagliarsi mai più i capelli, guai!"
Altre risate che fecero grugnire il parrucchiere. Lui sarebbe stato un altro di quelli a cui quella giornata sarebbe rimasta impressa per sempre. Perché non era una giornata qualunque. Mancava solo una settimana a quella data che avrebbe unito cinque fantastiche coppie, tutte insieme, nello stesso giorno, con gli stessi amici. Anche Kisame faceva parte dei testimoni, lo era per Sasori, aveva deciso di fare questo omaggio sia a lui che a Sarana. Lo stesso Kisame aveva chiesto a Madara di essere il testimone di Hidan.
"Tayuya rimarrà per sempre una parte importante della mia vita. Come lo sei tu" aveva detto al moro prima di salutarlo dopo il rinfresco che avevano organizzato alla palestra circa un mese prima. Madara era stato entusiasta di accettare.
Kiba sarebbe stato il testimone di Deidara, in onore del Capodanno in cui la maggior parte di loro si era incontrata.
"E chi sopporterà le sue deliranti teorie sulle cattedrali gotiche fino a quel giorno?" aveva sbuffato il castano sedendosi di schianto su una sedia nel parco della villa di Tsunade.
Nel grande giardino fervevano i preparativi. Non solo quelli che erano i testimoni stavano curando gli allestimenti, ma tutto il gruppo al completo, tranne gli sposi. Per loro avrebbe dovuto essere tutto una sorpresa.
"Kisame, pensa che splendidi nipotini ci daranno Sasuke e Hinata" Itachi si era seduto a sorseggiare dell'acqua fresca mentre si tamponava il sudore con un piccolo asciugamano bianco, aveva indossato una sottile fascia nera per evitare che i ciuffi gli ricadessero sugli occhi: "Sono bellissimi entrambi, i bambini non avranno che l'imbarazzo della scelta."
"Io dico che se assomiglieranno a te potranno ritenersi fortunati comunque" Kisame, chinandosi si di lui, gli aveva sollevato il mento sottile con una mano per baciarlo.
"Allora, l'anno prossimo tocca a noi. Pensate che onore, sarete tutti sposati dal sindaco in persona, questa sarà una delle poche cose su cui sarò ben contento di non farmi aiutare da nessuno. Sarebbe meraviglioso se utilizzassimo sempre la stessa data." gli occhi di Naruto, in quel momento, erano dello stesso esatto colore del cielo.
"Io credo che forse ti sia sfuggito qualcosa" Nagato gli aveva circondato le spalle con un braccio: "So che hai dei superpoteri, nessuno lo può negare, tuttavia riuscirai a sposare anche te stesso?"
"Se questa voleva essere una domanda, la risposta è sì."
Il biondo e il rosso si erano baciati sotto gli sguardi sorridenti di Itachi e Kisame.
"Siete i testimoni e già battete la fiacca?" Yahiko era apparso trasportando da solo un grosso tavolo circolare da quattro persone. Non avrebbe mai perso i suoi gesti plateali da macho, era una delle sue caratteristiche e Shisui se ne era innamorato anche per questo.
Il grande prato che si trovava sul retro della villa, si sarebbe riempito ben presto di questi tavoli bianchi. Poche ore prima della cerimonia sarebbero stati arricchiti, al loro centro, da vassoi colmi di rose, anch'esse bianche. Gli stessi fiori avrebbero decorato anche la pergola che ombreggiava il lungo capotavola al quale avrebbero preso posto gli sposi, e tutti i grossi vasi costeggianti il vialetto d'ingresso alla casa.
"Io e Samui abbiamo appena finito di sgomberare il nostro salotto, in questo modo abbiamo creato lo spazio per cuochi, camerieri e baristi" Tsunade riusciva ad apparire bellissima persino con una scomposta coda di cavallo, guanti di lattice e un grembiule a quadretti rossi stretto in vita.
"Grazie, Tsunade, ti adoro" Kisame l'aveva abbracciata energicamente quasi sollevandola da terra.
Una piccola figura sottile si muoveva svelta sotto i portici che facevano da veranda alla grossa casa, il visino minuto e delicato si era rivolto verso di loro raggiante. Rin li raggiunse sventolando un foglio con l'esile braccio destro. Era l'immagine della positività con quel caschetto castano che si apriva nell'aria ad ogni passo, la camicia e la gonnellina entrambe di jeans.
"Che ne dite?" cinguettò con la sua voce squillante consegnando il foglio a Kisame : "Questo è l'elenco dei cocktail creati da me quando lavoravo al Susanoo. Pensavo di farne una sorta di manifesto da appendere davanti al bar, stavo già dando istruzioni ai baristi su come prepararli."
Gli altri si passavano di mano in mano quel progetto coloratissimo, con tutti i nomi delle bevute e i loro ingredienti ideati da quella donna piccola ma che era un vulcano di inventiva. Ogni voce era corredata persino di una foto del cocktail finito, un'allegra cornice con disegnati bicchieri e bollicine variopinti faceva da decorazione.
"Accidenti, Rin, e io che ti chiedevo sempre il Cosmopolitan. Se solo avessi saputo" esclamò Kisame allegramente.
"Non sei fuori tempo massimo per assaggiare ogni cosa" la donna sorrideva soddisfatta. Si alzò un attimo sulle punte, la sua bassa statura spesso le faceva venire questo movimento in modo istintivo.
Rin avrebbe fatto da testimone a Hinata. Ognuno di loro aveva tacitamente previsto l'esplosione di caos che ci sarebbe stata, nella seconda parte della cerimonia, a causa della tensione accumulata durante i preparativi, soprattutto per chi aveva avuto un ruolo impegnativo come il loro.
Eh sì, ci sarà da divertirsi. Sarà qualcosa di intenso, profondo, come capita in rarissime occasioni nella vita, potrebbe trattarsi addirittura dell'unica. Sono pronto e onorato di poterla vivere.
Gli occhi chiarissimi di Kisame assorbirono, in pochi secondi, tutto ciò che li circondava. Il vialetto e il parcheggio in sampietrini rosso scuro, raggiungeva la villa entrando da un grande cancello in ferro battuto. Le mura della casa erano dello stesso colore del selciato. Cespugli di oleandri, dai fiori rosso sangue, che ora Kakuzu stava sistemando alla perfezione, facevano da siepe alla strada. Una piccola pineta forniva ombra alla villa nascondendola anche da occhi indiscreti.
Il grande prato si stava riempiendo di una selva di tavoli bianchi sistemati da Shisui e Yahiko che li stavano scaricando, insieme alle sedie, da un camion. Si era fermato sul vialetto per non rovinare l'erba e questo li costringeva a fare un po' di strada. Anche Kisame, Itachi, Naruto e Nagato stavano dando loro un mano.
In fondo, accanto alla lunga tavolata degli sposi, sotto la pergola, avevano già posizionato il teatro in miniatura in cui si sarebbero esibiti i burattini di Sasori e Sarana. Purtroppo, durante il trasporto, la vernice si era un po' graffiata in alcuni punti. Madara, con i folti capelli raccolti in una coda alta, la stava ritoccando con maniacale precisione affinché i proprietari non se ne accorgessero, non si poteva certo rischiare che questo potesse intaccare la loro gioia.
Subito sul retro della casa, Obito si stava occupando delle sdraio di vimini scure che circondavano la piscina. Non era immensa, tuttavia quell'ampia scalinata in muratura che si immergeva progressivamente nell'acqua celeste, impressionava e attirava l'attenzione al tempo stesso. Kisame si rese conto, in quel momento, di quanto avesse sempre detestato quelle scalette metalliche e scivolose appese ai bordi.
Un bosco di imponenti sughere e querce, si infittiva progressivamente partendo dai confini del prato. Proprio sul fondo della pianura, gli operai della ditta di fuochi artificiali di Deidara, stavano portando a termine gli ultimi preparativi. Il regista dello spettacolo, ovviamente, era il biondo, quegli uomini stavano solo seguendo meticolosamente le sue istruzioni.
Compito di Genma sarebbe stato quello di realizzare l'album fotografico, Izuna gli avrebbe dato una mano in ogni suo ritaglio di tempo.
Il loro sogno proseguiva inarrestabile sui binari. Questa volta la gioia non sfuggiva dalle dita subito dopo essere stata sfiorata.
La mattina del dieci settembre, le prime luci dell'alba per meglio dire. Nonostante nessuno avesse chiuso occhio, o quasi, durante la notte precedente, si sentivano tutti carichi al massimo.
Le cinque spose, che avevano trascorso gran parte della nottata insieme alle rispettive testimoni a prepararsi, furono sorprese di non riscoprirsi per niente nervose. Ognuna di loro, infatti, aveva sempre pensato che questa fosse l'emozione predominante quando ci si accinge a vivere il giorno più importante. Tuttavia erano giunte tutte alla conclusione che questo fosse dovuto alla solitudine della singola sposa. Ma loro erano ben cinque. Tsunade e Samui avevano liberato l'ennesima stanza della loro villa per permettere alle donne di vivere quell'esperienza tutte insieme. La casa era stata invasa dal loro cinguettio, dalla luce che scaturiva dai loro sguardi.
"Da quando ci siamo sposati, è la prima volta che passo la notte lontano da Rin" Obito aveva scritto questo nel gruppo chat che avevano in comune.
Madara aveva ricominciato ad occuparsi della sua azienda e Izuna si era sistemato in un piccolo appartamento, per questo il maggiore si era ritrovato solo in casa. Kisame e Itachi lo avevano inviato a trascorrere quell'intensa nottata da loro. Già era presente Sasuke, stava lì a farsi consigliare e coccolare dal suo Nii – san che gli era anche testimone.
"Domani dovrò rassegnarmi a mettere un chilo di correttore sulle occhiaie" aveva sospirato Itachi mentre preparava l'ennesimo mojito da rifilare al fratello e al cugino che rischiavano seriamente la follia.
"Tu sei sexy così. Ero innamorato di te anche prima, ma da quando ho visto le tue fossette sono stato preso da un amo da cui non voglio liberarmi mai più."
Kisame lo afferrò dalla vita sottile per tirarlo verso di sé. Prima di baciarlo gli dedicò uno sguardo scintillante, colmo di ammirazione e tenerezza.
Alla fine Sasuke e Obito erano crollati sul divano, Itachi li aveva coperti e aveva baciato delicatamente il suo Otouto sulla fronte.
"Non so ancora come farò ad abituarmi all'idea che il mio fratellino è cresciuto e che tra poche ore si sposa. Mi sono sempre preso cura di lui, ma ora... avrà una moglie."
Kisame aveva stretto il corpo nudo e magro del compagno alla sua pelle calda. Erano stesi a letto illusi di aspettare un sonno che non sarebbe mai arrivato.
"Da quello che vedo, Sasuke corre sempre da te per ogni cosa."
Itachi non aveva potuto fare a meno di ridere. Kisame era positivo, solido, empatico, la sua ironia mai stonata e fuori luogo. Uno dei pochi, forse anche l'unico, che riusciva a prenderlo sempre nel modo giusto. A capirlo in un attimo osservando i suoi gesti, scovando le sfumature nascoste dentro le sue frasi. Aveva costantemente saputo leggergli l'anima direttamente attraverso il suo sguardo, riuscendoci addirittura quando ancora questo era nascosto dietro la maschera. In brevissimo tempo era diventato la sua roccia. Allo stesso tempo Itachi, con la sua forza emotiva, era divenuto il sostegno di Kisame, la sua calma. Lo tranquillizzava se era dilaniato dai dubbi, gli infondeva coraggio. Ma questa volta senza essere schiacciato da autocontrollo ed estremi sacrifici. Era così e basta. Una delle poche coppie perfette esistenti nel mondo.
Sasuke, auguro anche a te di ritrovarti in tutto questo da domani.
"Otouto, svegliati, è il momento."
Sasuke aveva mugugnato con la bocca ancora impastata dal sonno, una mano delicata gli stava accarezzando i capelli. Si chiese perché diavolo dovesse alzarsi visto che fuori era ancora buio. Dopo pochi secondi di smarrimento, la memoria gli tornò. Vide il suo Nii – san davanti a sé, impeccabile, pur con qualche particolare personalizzato studiato ad arte.
Per farti ricordare. La perfezione assoluta non serve a niente.
La camicia rosso fuoco di Itachi, sebbene con il colletto perfettamente stirato, aveva i primi due bottoni sganciati, questo permetteva alla collana e all'inizio dei pettorali di essere visibili. La giacca nera fasciava a pennello il corpo sottile, si stringeva sulla vita per tornare ad allargarsi all'inizio dei fianchi, il bordo del polsini rossi sporgeva leggermente fuori dalle maniche. Tutto calcolato al millimetro. I capelli raccolti nella elegante e discreta coda bassa; solo adesso che erano posti in contrasto con un colore simile si poteva apprezzare la loro tonalità leggermente polverosa. I ciuffi più corti incorniciavano lo sguardo senza disturbarlo. Un leggerissimo trucco metteva in evidenza gli occhi magnetici. Il sorriso impercettibile ma tenero.
"Perbacco, Nii – san, hai per caso dimenticato che quello che si sposa sono io?" Sasuke aveva aggrottato le sopracciglia fingendo stizza.
"Assolutamente no, è per questo che ora vieni di là con me per prepararti a puntino" il viso di Itachi era completamente illuminato di affettuosità.
Sasuke si alzò dal divano lasciandosi trascinare dalla mano del fratello maggiore. Vedendo Kisame e Obito già pronti che gli sorridevano seduti al tavolo della cucina, aveva intuito che gli avevano permesso di dormire il più a lungo possibile. Ma ora non c'era davvero più tempo, il suo momento era giunto. Deglutì sentendo le gambe molli.
Durante il precedente mese di preparativi, avevano stabilito che solo l'abito degli sposi doveva essere rigorosamente in bianco e nero, gli invitati e i testimoni, pur essendo eleganti, avrebbero dovuto indossare dei colori differenti. Per questo motivo la camicia di Itachi era rosso fuoco e senza cravatta. L'abito di Kisame di una stoffa grigio azzurra piuttosto scura ma brillante, probabilmente l'aveva scelta perché si abbinasse al blu oltremare dei capelli. La camicia era bianca ma il papillon dello stesso colore del completo, il corpo perfettamente scolpito da culturista risaltava alla perfezione. Il completo di Obito era marrone cuoio molto scuro, la camicia beige, lui indossava la cravatta. Kisame li salutò tutti poco dopo per recarsi da Sasori di cui era il testimone.
Un bacio pieno di passione a Itachi: "A tra poco , amore mio."
Un abbraccio dato in contemporanea agli altri due: "Sasuke, ti auguro tutta la felicità di questo mondo."
Itachi aveva guidato Sasuke, in silenzio ma con a affettuosità disarmante, davanti alla specchiera dell'armadio di Kisame per indossare il suo abito. Si trovava lì, a casa del suo fratello testimone, già da un mese. Sasuke aveva preso questa decisione essendo certo della maggiore cura e precisione che aveva Itachi nel custodire le cose. Appena il maggiore lo tolse dal suo cellophane trasparente, Sasuke si era accorto di come avesse curato anche l'aspetto del profumo, probabilmente tenendo fino a pochi giorni prima una bustina di fragranze dentro alla custodia. I grandi occhi neri del più giovane diventarono lucidi.
Sasuke non aveva avuto il coraggio di rivolgere lo sguardo verso lo specchio finché Itachi non si era staccato da lui per fargli capire che, almeno su quello, era pronto. Il minore rimase a bocca aperta, è vero che tutti e cinque gli sposi avrebbero avuto l'abito pressoché identico, tuttavia l'effetto che faceva su di lui era impattante come una cannonata nella sua semplicità. Sembrava l'immagine di uno di quei suggestivi e raffinati ritratti in bianco e nero. Colori in netto contrasto ma che non stonavano affatto. I capelli, freschi di parrucchiere, nerissimi come la giacca dal taglio classico, i due ciuffi laterali gli incorniciavano la fronte senza più nasconderla. I capelli sulla sommità della testa erano stati tagliati talmente bene da stare quasi in piega da soli. Tuttavia Sasuke era consapevole che il suo Nii – san / testimone non aveva certo finito lì. La pelle diafana e fine, bianca come la camicia perfetta e senza la più microscopica piega. Gli occhi neri come la notte, uguali a quelli del fratello e identici al colore della cravatta e dei pantaloni. Sembrava finto.
"Non ho ancora visto gli altri, Otouto, ma non ne ho bisogno per essere certo che sei tu lo sposo più bello."
Itachi aveva sorriso prendendo per mano uno sbigottito e ammutolito Sasuke e guidandolo verso il bagno. Il giovane si era seduto sullo sgabello di fronte allo specchio facendosi sistemare, docile, i capelli da quelle mani affusolate.
Che movimenti aggraziati che hai, Nii – san, io non sarò mai così.
"Ancora un attimo di pazienta, Otouto, abbiamo quasi finito."
Sasuke, che aveva fatto il gesto di alzarsi, era ripiombato sullo sgabello ancora più esterrefatto. Era più di un'ora che Itachi si occupava di lui, aveva iniziato che ancora il sole non era sorto e invece, adesso, era alto nel cielo.
"Non credo che sia il caso, Nii – san" aveva detto il più piccolo, quasi terrorizzato, vedendo il fratello con il suo occorrente per il makeup tra le mani: "Le poche occasioni in cui mi sono truccato sono state quelle in cui me lo hanno ordinato per lavoro, non l'ho mai fatto nella vita e, di certo, non avevo intenzione di iniziare nel giorno del mio matrimonio."
Itachi emise un impercettibile sospiro di finto fastidio : "Otouto, ti assicuro che nessuno si accorgerà che sei truccato, nemmeno Hinata quando la bacerai. Ti fidi di me? Ti cancello solo i segni della stanchezza."
Sasuke aveva capitolato ancora una volta. Sì, si fidava di Itachi. Ciecamente.
Furono accolti dall'applauso di Obito nel salotto. Sasuke, che fino a quel momento era rimasto praticamente muto, si illuminò di un gran sorriso iniziando ad andare su di giri facendo domande a raffica.
Nii – san, non dimenticare il mio anello!
Kisame lo ha preso quello di Sasori?
Se dovessi arrivare prima io degli altri sposi morirei di imbarazzo, Obito, ci possiamo fermare a fare colazione da qualche parte per perdere tempo?
E se Genma dimenticasse la macchina fotografica e Izuna, visto che è il testimone di Neji, non avesse il tempo di usare la sua?
Nii – san, ti immagini se il mio abito dovesse strapparsi? Magari proprio i pantaloni!
Ragazzi, statemi vicino anche se siete impegnati...
Era andato avanti così per tutto il tragitto, Obito, alla guida della sua macchina addobbata di fiocchi e nastri bianchi, si scambiava sorrisi divertiti con Itachi attraverso lo specchietto retrovisore. Il maggiore aveva dovuto sedersi dietro accanto al fratello, lo aveva preso a braccetto senza mollarlo un attimo in un gesto affettuoso e protettivo.
I timori di Sasuke non si erano avverati, lui era stato, infatti, l'ultimo degli sposi ad arrivare.
Tutto merito del tuo perfezionismo, Nii – san.
La piazza di fronte alla cattedrale era colma di macchine ma deserta di persone, anche il Land Rover di Kisame era lì. Si trovavano già tutti dentro, quel silenzio irreale era solo apparenza. La chiesa brulicava, al suo interno, di sogni e di speranze.
Sasuke si fermò qualche secondo ad osservarla, la facciata bianca di marmo, le guglie si stagliavano alte nel cielo terso e turchese. Le inquietanti espressioni dei gargoyles congelate nella rassegnazione: neanche loro avrebbero potuto turbare l' assoluta serenità di quella giornata.
Salirono quella scalinata decorata con vasi di carnose rose candide, andando dritti verso il loro radioso futuro.
Sasuke non si domandò chi avesse chiuso il pesante portone di legno alle loro spalle, tuttavia gli venne da sorridere pensando a Deidara che probabilmente sobbalzava ad ogni rumore credendo che una delle sue famigerate trappole fosse scattata.
Credeva di volare scivolando lungo l'ampia navata ornata di altre rose, sentiva il loro delicato profumo. Gli invitati, dalle panche di legno, si voltavano verso di lui sussurrando e sorridendo. Li riconobbe tutti, la famiglia e gli amici.
Genma e Izuna scattavano fotografie senza sosta, avrebbero immortalato più o meno ogni attimo di quella giornata. La luce arrivava resa variopinta dalle ricche e ampie vetrate, parevano tutti immersi in un fantastico arcobaleno. Quella cattedrale non aveva molti affreschi, piuttosto un tunnel di archi rampanti e vetrate, questo dava alla basilica un aspetto molto più luminoso della penombra che solitamente si incontrava. L'imponente organo a canne attendeva, sulla sinistra, di far volare le sue note.
Beh, Deidara, dove si nascondono gli inneschi delle trappole? Ci stiamo camminando sopra? In qualche tassello delle vetrate? Schiacciando qualche particolare tasto dell'organo?
Sasuke sorrise ancora raggiungendo il posto che spettava a lui davanti all'altare: quello al centro. Deidara alla sua destra, con il capo chino sommerso dai capelli dorati, magari si sentiva in imbarazzo per i deliri dei giorni precedenti. Alla sua sinistra Neji. Hidan e Sasori alle estremità. Nelle stesse posizioni che avevano avuto nelle miriadi di prove che avevano fatto. Prove sempre disastrose, tra i vaneggiamenti di Deidara e le battute di Hidan che facevano sempre ridere tutti, erano arrivati al giorno decisivo senza che tutto fosse mai andato liscio dall'inizio alla fine.
Le mani di Sasuke avevano appena iniziato a sudare, il suo cuore a galoppare che furono investiti da un'esplosione di luce bianca. Entrambi i battenti del portone della cattedrale erano stati spalancati lasciando che il sole inondasse la navata; le note dell'organo facevano da colonna sonora, gli sguardi dei cinque sposi e degli invitati ora stavano tutti puntati in quel fulgore.
Cinque figure in controluce, Sasuke rimase immediatamente estasiato capendo al volo come quella centrale fosse la più stupefacente. Gli scatti e il flash della macchina fotografica di Genma ora andavano a raffica, Izuna aveva raggiunto Neji al posto dei testimoni.
Dal momento che sia il padre di Hinata che quello di Tayuya erano venuti a mancare, le spose avevano deciso di attraversare da sole la distanza che le separava dall'altare. Che poi sole non erano, amiche ormai complici e affiatate. Il perfetto tempismo dimostrava che molto probabilmente si trovavano già lì prima di tutti, certamente avevano visto arrivare i loro futuri mariti ridacchiando dei loro visi impacciati e nervosi, tirandosi allegre gomitate. Una giornata che sarebbe passata alla storia, non era mai accaduta una cosa del genere.
La tensione di Hidan scomparve all'istante, la sua mascella serrata si sciolse in un grande sorriso vedendo la donna unica che avrebbe condiviso con lui la vita. Non aveva rinunciato nemmeno quel giorno ai suoi punti di forza e le sue particolarità. L' abito semplice, minimal, la stoffa bianca e brillante ma senza orpelli. Le spalle erano scoperte, i capelli rossi velati. L'abito sembrava andarle un po' troppo largo cadendo forse troppo dritto. Comode ballerine bianche spuntavano da sotto, ma andava bene così. Se Hidan si era ricordato di lei sin dalle prime parole che aveva pronunciato doveva pur esserci un motivo.
Anche Konan non aveva rinunciato alla vera sé stessa, il piccolissimo velo partiva da un fermaglio a forma di rosa messo a trattenere il suo ciuffo blu, il trucco degli occhi aveva lo stesso colore, il vestito lungo a tubo con ricami splendenti. Le rose quel giorno la facevano da padrone, si trovavano anche sul vestito di Sarana. Il suo era l'abito più classico di tutti, il corpetto stretto, la gonna ampia e svasata a coprire i piedi. Era tempestato di rose e questo la rendeva somigliante ai vestiti che cuciva per i burattini di Sasori. Una fata. Sasuke si domandò se per caso fosse lei la creatrice del suo vestito.
Karin sorrise amabilmente piegando la testa lateralmente, non aveva rinunciato ai suoi occhiali, tuttavia si era fatta una montatura, probabilmente ordinata si misura, dello stesso colore dei capelli. Avanzava guardando Deidara con l'espressione pacata, come a volerlo tranquillizzare che la cattedrale non sarebbe crollata, andata a fuoco, esplosa o qualcosa del genere. La persona perfetta per un carattere impetuoso come il suo. La gonna si fermava sopra le ginocchia magrissime, le perline candide di cui era tempestato il vestito dondolavano leggermente ad ogni passo.
Sasuke aveva sentito il cuore fermarsi. No, forse un cuore non lo aveva più come non esisteva tutto il resto del suo corpo. Solo la sua mente era lì, o almeno ciò che ne restava.
Sono vivo? Sono sveglio?
Aveva un angelo davanti, con le sue ali luminose che partivano dalle spalle delicate per incontrarsi con i capelli neri acconciati in una cascata di boccoli vellutati. Volava su una nuvola, morbida, silenziosa, le volute bianche di tulle erano talmente leggere da muoversi con il respiro di Sasuke. Le ampie spalline si univano dietro, sulla schiena. La gonna terminava in un lungo strascico, Rin si trovava almeno due metri dietro Hinata ad impedire che quella meraviglia si aggrovigliasse. Una principessa con una corona di rose. Questi fiori dovunque, anche sulla scollatura del vestito rosa di Rin. Nel bouquet di Hinata che era il più bello e grande di tutti. Abbassò per un attimo gli occhioni celesti. Sasuke non sentiva più il cuore, i suoni. Itachi dovette quasi scuoterlo consegnandogli la fede. Aveva sentito le labbra di Hinata in sordina, mentre la baciava. Udì l'applauso, che era esploso nella chiesa, ovattato sebbene rimbombasse per l'effetto delle arcate. Gli scatti delle macchine fotografiche gli erano parsi perline che cadono a terra.
Perbacco, non sarà mica il vestito di Karin che sta cadendo a pezzi.
Credette di volare quando la manina della moglie aveva afferrato la sua. Udiva, come in un sogno, il trillo della sua risata mente seguivano Deidara che, quasi correndo, stava letteralmente trascinando Karin all'esterno. Probabilmente il timore di cadere in qualche trappola non gli era completamente passato, il povero Kiba, suo testimone, tentava disperatamente di stare al suo passo. Sasuke rise sentendo anche quel suono attutito. La luce del sole, bianca e assoluta che entrava dal portone, li avvolgeva sempre di più ad ogni passo. Sasuke ebbe l'impressione di potercisi tuffare dentro.
Mi sto lanciando nella vita, ora. Nel mio futuro e, no, non fa paura come avevo sempre pensato. È solo talmente bello da togliere il respiro.
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