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Dolore accettato, dolore sconfitto

Le persone possono provare vergogna o imbarazzo per i più svariati motivi, dipende dalla sensibilità individuale di ognuno tuttavia di solito riguarda un grave avvenimento, un'azione, un comportamento o delle parole dette che siano abbastanza riprovevoli. Di solito, il sentimento negativo rimane circoscritto a quell'evento.

Mentre si avviava nel suo studio di agente immobiliare per la prima volta da circa un mese, Nagato si scopriva ad avere vergogna praticamente della sua stessa ombra. Si sentiva a disagio per il fatto stesso di esistere. Avrebbe voluto quasi chiedere scusa ad ogni persona che incontrava per averla costretta a guardare il suo aspetto, da lui creduto particolarmente brutto e indegno, e per essere sopravvissuto a quella scelta che aveva ritenuto fondamentale almeno per un solo giorno. Naruto sembrava non vederlo, il rosso non capiva per quale motivo aveva voluto ospitarlo a casa sua se non sapeva dire altro che doveva riprendersi in mano la sua vita da dove l'aveva lasciata. Riteneva inevitabile che la storia con Itachi fosse finita, tuttavia ora si sentiva svuotato e senza alcuno scopo.

Non hai più nessuno a cui devi dimostrare che soffri, Nagato?

Forse era finito col rispondersi da solo, magari Naruto era impegnato e non aveva tempo per stargli sempre a fare da balia.

In realtà Nagato si era reso conto più volte, nell'arco della vita, di avere dentro di sé belle evidenti le risposte ai suoi quesiti, solo che semplicemente non le voleva vedere perché entravano in contrasto su quello che lui voleva essere e si era costruito artificialmente intorno sin da quando era molto piccolo. Era finito per nascondere il vero se stesso talmente bene da non riuscire più a ritrovarlo nemmeno volendo. La sua vita era stata sempre costellata da potenti e contrari contrasti come : amore / odio; ti desidero / non mi servi; ho bisogno d'aiuto / me la cavo da solo.

Scavando nel passato Nagato vedeva che il suo primo rapporto, e cioè quello con la madre comune ad ogni bambino, era stato già improntato con questo schema. Amava sua madre tuttavia la riteneva responsabile del suo essere diverso. La vedeva donargli amore ma la convinzione che fosse in realtà delusa da lui lo faceva sentire immeritevole di qualunque attenzione.

Ogni stampo con cui viene creato ognuno di noi viene usato una sola volta e poi buttato, il tuo, Nagato, non era difettoso, era semplicemente più particolare di altri ma non per questo meno interessante e affascinate.

Questo gli aveva detto Naruto e lui sul momento aveva ritenuto giustissima questa spiegazione, insomma, non faceva una piega.

Ma perché questo maledetto stampo particolare è toccato proprio a me?

La prima delle risposte che aveva sepolte dentro da sempre fece capolino e lui, per la prima volta, provò a non respingerla. Dal momento che adesso si sentiva solo al mondo valeva la pena provare.

Perché qualcuno, volendoti bene e credendoti degno, ti ha voluto rendere speciale.

Sospirò sonoramente immerso nei suoi pensieri. Il rapporto che aveva con il cibo era stato identico a quello avuto con la madre: ho bisogno di te / non ti voglio.

Lui il cibo lo adorava, era questa la cosa che poteva apparire insensata. In certe occasioni, camminando per la strada, gli era capitato di passare davanti a una pasticceria o semplicemente davanti alla tabella espositiva di qualche gelataio, era stato capace di stare immobile lì davanti anche per delle intere mezz'ore immaginandosi che sapore potessero avere tutte quelle delizie che vedeva. Dedicava ad ogni pasticcino e ad ogni gelato, anche se solo stampato, dieci minuti buoni a testa rimanendo immobile in una specie di trance.

In altri giorni era stato certo che avrebbe ceduto ingurgitando mezzo mondo in un solo istante, per questo amava così tanto cucinare e manipolare il cibo, era un metodo per avere un rapporto ravvicinato con esso pur non mangiandolo. Questo evitava di farlo esplodere cadendo in una disastrosa abbuffata fuori controllo che avrebbe rovinato tutto in pochi minuti.

Aveva invidiato Itachi fino a rasentare l'odio, questa era un'altra di quelle risposte tenute segrete che ora si stava facendo strada di prepotenza. Il moro, infatti non faceva nessuno sforzo a non mangiare diventando di conseguenza sempre più magro, il suo stomaco era pieno di quel dolore che nel suo caso veniva riconosciuto da tutti a pieni diritti. Itachi non rischiava di fallire miseramente in un'abbuffata come sarebbe potuto succedere a lui da un momento all'altro.

Itachi era forte, lui no. Itachi riusciva, lui falliva. Itachi era bello, lui era uno scherzo della natura. Itachi aveva tutta l'attenzione degli altri, lui era trasparente.

Così Nagato era vissuto ancora nella convinzione che il suo dolore fosse di seconda scelta e che quello degli altri avesse, in qualche modo, molto più valore del suo. Itachi adesso non c'era più a mettergli davanti questa sorta di concorrenza, Naruto sembrava non dare valore nemmeno a questo, l'ultimo gesto che aveva fatto per dimostrare a tutti che soffriva era come se non fosse mai esistito. Il biondo, sempre sorridente e positivo, si comportava come se lui fosse una persona uguale a tutte le altre.

È davvero così? Io non sono diverso? Io ho valore, sono degno di riuscire in qualcosa e posso fare tutto quello che fanno gli altri?

Stare con i suoi clienti e parlare tutto il giorno lo aiutava, si era riscoperto sinceramente interessato ai bisogni delle persone che lo contattavano e fare tutto il possibile per loro gli veniva naturale. All'inizio aveva considerato la ripresa del lavoro come un pretesto per non pensare al cibo almeno per qualche ora, per poi fare la piacevole e inaspettata scoperta che c'era anche dell'altro. Quando vedeva che gli stringevano la mano sorridenti e soddisfatti ringraziandolo per il buon lavoro svolto, Nagato si sentiva rinascere. La soddisfazione non nasceva dalla mera remunerazione bensì da quei visi felici che sembravano brillare nel sollievo di aver trovato una soluzione a lungo cercata magari anche invano.

Nagato era sempre stato un perfezionista nelle mansioni che gli spettavano, tuttavia non aveva mai considerato quel valore aggiunto che non ha assolutamente prezzo: la soddisfazione personale derivata dall'aiutare gli altri senza chiedere nulla in cambio. Nagato aveva deciso, stavolta non inconsciamente, di provare a dedicarsi di più all'aiuto degli altri per vedere cosa ne sarebbe uscito fuori, poteva benissimo prendere parte anche lui alle varie attività di volontariato e beneficenza che portava avanti Naruto.

Magari questa rappresenta la chiave per smettere di essere trasparenti, alleviare il dolore altrui potrebbe darmi una mano a buttare fuori il mio.

In fin dei conti Nagato sapeva sempre dove mettere le mani quando si trovava ad interagire con le persone in ogni occasione, tranne in quelle in cui saltava fuori il cibo per qualunque motivo. Un invito a pranzo, a cena, o semplicemente a un aperitivo o a colazione quasi sempre sono le prime cose a cui pensa la gente quando desidera iniziare un rapporto o consolidare quelli che già ha, quando vuole ringraziarti per qualcosa o semplicemente fare qualcosa che ti faccia piacere. Nagato aveva sempre desiderato avere degli amici ma il fatto che per farseli e mantenerli bisogna per forza passare attraverso lo scoglio del cibo aveva fatto sì che fosse rimasto isolato per gran parte della vita. Mangiare davanti agli altri era una di quelle cose per cui provava vergogna quasi a priori come se fosse una grave mancanza.

Ah, ma allora Nagato non sta male, finge soltanto.

Questa frase, partorita unicamente dalla sua testa, la sentiva come se fosse materiale e tangibile ogni volta che ingeriva qualcosa di fronte a qualcuno.

Il piacere morboso che provava a manipolare il cibo, a cucinare e a leggersi decine di libri di ricette, lo portava a preparare valanghe di leccornie ogni sera a cena a casa di Naruto. Ogni minuto che aveva di tempo libero lo spendeva, infatti, nella cucina del biondo.

"Nagato, a me fa piacere che tu prepari tutta questa roba, tra l'altro deliziosa, ma come quantità è un po' abbondante poi a mangiarmela sono praticamente da solo visto che tu mandi giù pochi pochi bocconi e poi scappi o ti attacchi a una birra. Da oggi in poi inviterò qualche amico a cena."

Il mestolo di legno che aveva in mano Nagato, con cui stava preparando a mano della crema pasticcera, cadde rovinosamente dentro la pentola producendo un rumore così inaspettato da far sobbalzare persino lui. Non poteva crederci, Naruto stava per concretizzare quotidianamente uno dei suoi timori più forti e radicati: mangiare di fronte a qualcuno. Era consapevole che mentre c'erano ospiti a cena, non poteva certo ignorarli mettendosi a leggere, a guardare la televisione oppure scolarsi davanti a loro birre come se non ci fosse un domani.

Naruto, sembra che tu lo faccia di proposito.

Naturalmente ostentò la sua migliore calma e gentilezza: "Va bene, chi viene stasera?"

"Io pensavo a Kiba, è una vita che non ci vediamo."

Per Nagato quella serata era stata letteralmente una tortura, non si truccava quasi mai e non prestava attenzione nel vestirsi già da diverso tempo, tuttavia in quella occasione si era fatto l'idea che forse, se gli occhi dell'ospite fossero stati distratti da qualcosa, non avrebbe fatto caso a quello che succedeva nel suo piatto.

Il rosso si era tirato indietro i capelli scoprendo quel viso che Naruto non ricordava di aver mai visto nella sua interezza, si era messo un fondotinta e un blush rosati per nascondere il colorito troppo pallido della carnagione, li aveva scelti piuttosto caldi in modo che fossero in tinta con il rosso vinaccia del capelli. Doveva ammettere che che erano tornati in mente i consigli di Itachi su come mettere in evidenza il riflessi viola dei suoi occhi, a dire la verità non li aveva mai dimenticati. Stavolta aveva deciso di farne tesoro. Non poteva fare a meno dei suoi maglioncini dal momento che le magrezza accentuata gli faceva soffrire intensamente le basse temperature. Scelse un colore volutamente freddo: un lupetto turchese per fare da complemento agli altri suoi toni.

Quel Kiba era davvero un terremoto, Nagato si sentiva molto fuori luogo essendo così diverso da entrambi. Ad un certo punto della serata aveva iniziato a sentirsi il cervello talmente saturo da avvertire persino la vista disturbata, come se fosse stato immerso per tutto il tempo nel riverbero della neve. Il volume alto di voce che usava il castano lo feriva come se lanciasse coltelli ad ogni parola. Era incredibile come riuscisse a conversare solo con battute, stupidaggini e risate. Non sembrava possibile che uno come Naruto, con sempre le parole giuste per tutto e tutti, potesse avere un amico del genere. Nagato trovava un poco di sollievo solo nei momenti in cui si alzava dal tavolo per servire le varie portate, nessuno aveva fatto caso al suo piluccare quasi inesistente le piccolissime porzioni che si metteva davanti.

Non lo notano sul serio o non dicono niente per educazione? Ma a me questo dispiace o è un sollievo? Ho sempre considerato una scocciatura insopportabile chi faceva commenti su quello che mangiavo, tuttavia ora mi sento un po' defraudato anche di questo.

"So cosa stai pensando, Nagato, come minimo che io e Kiba siamo due pazzi scatenati, ti ho visto un po' spiazzato durante la cena."

Naruto e il rosso si stavano rilassando sulle due poltrone verdi a serata terminata con le loro birre ghiacciate. Per Nagato non era più un problema accettare quella bevuta serale e si sentiva anche libero di perdersi in quello sguardo turchese e conciliante.

"Non pensi che anche il sindaco sia umano e che a volte abbia bisogno di svagarsi e divertirsi? Non c'è mica niente di male, ogni persona ha il pieno diritto di concedersi qualche piacere e di premiarsi senza temere che questo la svaluti agli occhi degli altri."

Era tutto così giusto che Nagato non seppe cosa rispondere, poteva soltanto rendersi conto di quanto fosse stato cieco durante tutta la sua esistenza.

"Se domani vorrai invitare ancora qualcuno, sarò immensamente lieto di cucinare ancora per voi."

Forse quella era stata la prima volta che Naruto vedeva il sorriso di Nagato. Era sincero, il rosso aveva assottigliato i suoi particolari occhi. Nonostante fosse smunto, il suo viso era apparso stupendo in quell'espressione, Naruto aveva potuto scorgere la bellezza che la malattia gli aveva strappato e che ora stava lì, assopita, in attesa di essere risvegliata per poter affiorare di nuovo più forte di prima.

Obito si era chiesto per quale motivo Naruto gli avesse dato appuntamento in un bar così trasandato, l'intenso fumo che impregnava l'aria gli faceva bruciare gli occhi. Si era seduto ad un piccolo tavolo rotondo di legno in cui era stata inserita una scacchiera con davanti una tazzina di caffè, Obito lo trovò molto curioso. Guardò l'orologio, dopo dieci minuti si era già spazientito di stare in un posto del genere, cercò di distrarsi guardando dei tipi chiassosi che stavano giocando a biliardo con le birre in mano.

Buongiorno signor sindaco!

Almeno Naruto era sempre stato un tipo puntuale, Obito si alzò sorridente per abbracciarlo felice che il loro rapporto fosse ripreso migliore di prima.

"Perbacco, Naruto, per trovare un posto come questo devi esserti proprio impegnato, però devo ammettere che è pittoresco."

Il biondo ringraziò il ragazzo che gli aveva servito il caffè prima di rispondere a Obito: "io mi ci trovo bene, mi salutano ma almeno evito quelle orde di ragazzini che arrivano persino a chiedermi l'autografo."

Risero insieme come ai vecchi tempi.

Il biondo poi si era fatto serio mantenendo tuttavia inalterata la sua positività: "Obito, ho bisogno che tu mia dia una mano, so che puoi farlo altrimenti non te lo chiederei. Si tratta di Nagato."

Naruto gli spiegò il problema, la sua idea di invitare qualcuno tutte le sere era per far acquistare al rosso fiducia in se stesso facendogli capire che non c'era niente di male a divertirsi mangiando insieme.

"E poi, naturalmente, dopo una vita che non ci vediamo mi farebbe piacere averti di nuovo a casa mia."

"Molto volentieri, Naruto. Però Nagato lo sa che io sono il cugino di Itachi, non so se potrebbe creargli dei problemi."

" Infatti noi non dobbiamo parlare della loro relazione, non dobbiamo neanche nominarlo Itachi. Dobbiamo far capire a Nagato quanto sia positiva la compagnia di qualcuno anche se si tratta del cugino dell'ex."

Il biondo aveva poi spiegato che, che per quando potesse essere complicato, era fondamentale trattare Nagato come una persona qualunque, solo così avrebbe potuto iniziare ad amare la vita e i suoi aspetti di tutti i giorni.

Obito accettò sorridendo, non aveva mai visto una tenerezza tale nello sguardo di Naruto. Probabilmente il biondo non si stava rendendo ancora conto né di quello e né del fatto che i suoi occhi avessero presero una luce del tutto nuova. Naruto aveva sempre saputo vedere l'anima di chiunque avesse davanti, certamente ora aveva trovato quel tesoro che le persone come Nagato molto spesso custodiscono senza saperlo.

Fu dura per Obito vedere quell'uomo, ridotto a poco più dell'ombra di se stesso, piluccare pochi bocconi da quel piattino da dessert che usava per la sua cena mentre a loro serviva ogni sorta di pietanza senza dare importanza a niente di tutto questo come gli aveva spiegato Naruto. Si rese conto pienamente di quanto dovesse aver sofferto Itachi e di come la sua naturale bontà d'animo fosse stata scossa dalla situazione di Nagato. Lo aveva visto svolgere quel lavoro disumano al Susanoo, accartocciarsi mezzo nudo sul pavimento privo di sensi evidentemente non solo per aiutare Sasuke. Tuttavia quella luce che aveva visto la mattina negli occhi di Naruto era come se progressivamente si stesse trasferendo in quelli del rosso anche se questi non aveva mai detto praticamente una parola per tutta la sera.

Prima di andare via, Obito pregò Naruto di invitarlo altre volte, non glielo aveva confessato apertamente ma desiderava vedere se davvero questo cambiamento in Nagato fosse iniziato perché allora sarebbe stato lento ma inarrestabile.

Per il momento i progetti di Obito dovettero aspettare, una telefonata ricevuta quella notte cambiò i suoi piani.

Quella sera Nagato apparve più rilassato del solito, si era appoggiato con naturalezza alla spalliera della poltrona accavallando le gambe, rispose con molta scioltezza al brindisi che volle fare Naruto. Il biondo era felicissimo notando che aveva mangiato un poco di più, ma esprimerlo o farlo trasparire in qualunque modo sarebbe stato un duro colpo per Nagato. Per le persone come lui i complimenti suonano quasi come delle offese soprattutto se riguardano un miglioramento dello stato di salute, questo Naruto lo sapeva benissimo.

L'argomento che avrebbe dovuto affrontare ora era complesso di per sé, tuttavia il biondo aveva ritenuto Nagato pronto per poterlo considerare.

"Nagato, ti ricordi di Kisame?"

"Certo che sì, volevo iscrivermi nella sua palestra tempo fa ma poi non l'ho più fatto."

"Anche io, ma per un impegno o per un altro ancora non sono riuscito. Che ne dici se la prossima settimana ci andiamo insieme?"

Nagato annuì felice, quando la stessa proposta gli era stata fatta da Itachi era stato sopraffatto da terrore di diventare troppo grosso, ma ora aveva intuito che forse il suo aspetto avrebbe potuto giovarne sul serio.

"Domani sera sarà il suo turno, allora. Lo conosco da tanti anni ma ora purtroppo ha un problema, è innamorato di una persona ma non è sicuro se questo sentimento sia ricambiato o no. Questa persona gli manda dei messaggi contrastanti, addirittura, è quasi un mese che nemmeno si sentono. Purtroppo si tratta di uno che ha avuto un sacco di problemi ma Kisame è talmente buono e comprensivo che ha deciso di mettersi in gioco comunque. Lo sapevi che siamo stati insieme per diversi anni? Pensa che sono stato proprio io a consigliarli di buttarsi nella direzione in cui lo trascinava il suo cuore. Ora però è comprensibilmente demoralizzato e ha bisogno di svagarsi."

Nagato iniziava ad avere la sottile impressione che Naruto le combinasse un po' ad arte queste serate con gli amici, tuttavia fu lusingato della franchezza che aveva avuto con lui parlando del suo passato con Kisame.

Naturalmente Naruto, prima di invitare Kisame cena, aveva parlato a lungo anche con lui come aveva fatto con Obito. La situazione di Nagato era molto complessa e nel suo caso esisteva un problema aggiuntivo: era necessario che non venisse fuori assolutamente che Itachi era colui di cui era innamorato, Nagato averebbe potuto perdere in un istante il delicato equilibrio conquistato con tanta fatica.

Per Kisame accettare quell'invito fu ancora più dura di quando lo era stato per Obito, aveva dovuto trascinare lì il suo cuore gonfio e dolente per Itachi senza poter parlare apertamente di lui o evitare che si capisse la sua identità da qualunque cosa.

Nagato aveva notato il suo sguardo triste nonostante Kisame si sforzasse di essere allegro. Il rosso aveva avvertito dolore, sì, ma questa volta non proveniva da dentro di lui, non si trattava del suo ma di quello di Kisame. Nagato era stato preso da quello slancio di altruismo e di proiezione verso gli altri che avrebbe fatto parte di lui da sempre se non si fosse perso nei tornanti dei suoi problemi. Il ripiegarsi su se stesso che lo aveva portato a tanto non era mai stato parte della sua persona, piuttosto il frutto di una violenza che lui aveva perpetrato verso se stesso da più o meno tutta la vita.

Naruto ebbe l'assoluta certezza di questo non appena Nagato iniziò a conversare spontaneamente con il loro ospite pronunciando quelle parole che ora uscivano come un volo di farfalle tenute troppo tempo prigioniere; tirate fuori, finalmente, dagli strati di dolore sotto cui stavano sepolte.

"Se esiste un insegnamento importante che la vita mi ha impartito è che la parola arrendersi non ha assolutamente motivo di esistere. Viene usata tanto, troppo, le persone se ne riempiono la bocca quasi fosse una sorta di giustificazione per la loro perdita di voglia ad andare avanti. Nessuno considera però che si finisce sempre per rialzarsi a prescindere dal grado di bassezza in cui si era sprofondati. La resilienza è insita in noi e, anche se facciamo finta che non esista e la ignoriamo, anche se esistono persone che la posseggono estremamente lenta, finisce sempre col trionfare riportandoci automaticamente verso la superficie. Ecco perché il concetto di resa in realtà non esiste, è solo un'illusione."

Kisame guardò Nagato con gli occhi diventati lucidi, le parole si erano congelate tuttavia il suo sguardo gridava un ringraziamento, un immenso sollievo, una conferma che il discorso appena fatto da Nagato fosse terribilmente esatto. Perfetto, come lo era lui in quell'anima tormentata e annichilita dalla stessa persona che ora era stata capace di dirle quelle parole.

Nagato aveva sentito il suo corpo prosciugato avvolto dal calore, aveva avuto origine nel bassoventre per poi salire su verso lo stomaco. Ancora ad avvolgere il cuore e più su per esplodere nello scintillio di un bellissimo sorriso che aveva avuto il potere di coinvolgere tutti come Nagato aveva sempre desiderato.

Ora non era più trasparente, era importante per delle persone, questa era chiave per amare ed essere amato. Chi ti vuole bene saprà anche accogliere il tuo dolore senza chiederti quale sia la sua origine. Naruto era certo ora più che mai di stare sulla giusta strada, aveva sempre saputo che Nagato era una persona straordinaria e questo ne era la conferma; lo lasciò fare quando lo vide uscire per accompagnare Kisame alla macchina a fine serata. Il biondo sorrise tra sé mentre sparecchiava consapevole che forse avrebbe trascorso là fuori diverso tempo.

"Kisame, aspetta, ti chiedo solo cinque minuti."

Sia pur sentendo il cuore molto più leggero di quando era arrivato, Kisame si era fermato come colpito da un fulmine sentendosi la graffiante voce di Nagato alle spalle.

Il rosso gli si era avvicinato sorridente, addirittura raggiante avrebbe osato dire.

"Si tratta di Itachi, vero?"

Kisame abbassò lo sguardo a terra, Naruto lo aveva pregato di non menzionarlo tuttavia Nagato ci era arrivato da solo. La sua mente era senza dubbio forte e brillante altrimenti non sarebbe mai stata capace di consumare quel corpo così mandandolo addirittura contro i suoi istinti vitali. Il rosso gli si era avvicinato ancora sorridente, ora il contrasto delle loro dimensioni fisiche era ancora più evidente.

"Il giorno in cui io e Itachi siamo venuti a farci visitare da Tsunade stavamo ancora insieme ma non mi è certo sfuggito il modo in cui lo guardavi. Io non sono mai stato capace di avere quello sguardo per lui nonostante sia stato sempre molto possessivo. So anche che quando ci siamo lasciati tu sei stato il suo primo pensiero, ha lasciato a casa tutto, compresi documenti e telefono. È uscito senza soldi e senza niente ma non ha dimenticato di prendersi delle scarpe da ginnastica nuove. Ero sconvolto tuttavia nessun particolare è mai stato capace di scapparmi. Stare accanto a me non è facile e lui aveva già una vita molto dolorosa alle spalle. Non sentirti messo da parte se non ti ha raccontato ancora di cosa si tratta, lo farà. Devi concedergli del tempo, non importa quanto ne occorre, ha ancora tante cose da sistemare anche con Sasuke. Sappi che sarai ripagato come sta accadendo a me adesso, questo è sicuro. Quando due persone destinate l'una all'altra hanno la fortuna di incontrarsi non può esistere niente capace di impedire loro di stare insieme."

Kisame aveva sollevato lo sguardo e ascoltato attentamente per tutto il tempo, era già la seconda persona ad avergli fatto il medesimo discorso sia pure a distanza di tempo. Certo Tayuya lo aveva fatto a modo suo, ma il concetto era lo stesso. Sentirsi confermare la stessa cosa da sue persone che non si conoscono per Kisame era da sempre una delle prove fondamentali che si tratta della verità. La voragine di angoscia che lo aveva dilaniato e che era solo stata capace di allargarsi nell'arco dell'ultimo mese, si era placata in pochi minuti.

"Grazie, Nagato" gli aveva posato le mani affettuosamente sulle spalle prima di tornare verso casa.

Naruto aveva lasciato Nagato libero di parlare con Kisame, gli aveva accordato pienamente tutta la sua fiducia con la certezza che il rosso tra poco tempo sarebbe stato in grado di decidere autonomamente che strada seguire senza più sbagliare direzione.

Il biondo, seduto alla scrivania nella sua stanza, aveva inforcato gli occhiali da lettura con la montatura d'argento sorridendo tra sé mentre controllava l' agenda con gli impegni della giornata successiva. Quell'inestimabile valore che Nagato possedeva ma aveva sempre fatto di tutto per svalutare e tenere nascosto, finalmente stava venendo alla luce e questo faceva aprire il cuore del biondo. Chiuse l'agenda decidendo di stendersi a rilassarsi con una lettura divertente, si spogliò rimanendo solo in boxer date le alte temperature che si prendevano ogni giorno di più il loro spazio, non aveva ancora sentito Nagato rientrare in casa e questo era decisamente un segno positivo.

Sentì bussare lievemente alla porta pochi secondi dopo stupendosi di quando il rosso fosse stato silenzioso.

Ha imparato ad essere trasparente in ogni aspetto della sua vita.

"Entra pure, Nagato" il biondo intanto si era tolto gli occhiali posandoli, insieme al libro, sul comodino.

Il rosso procedeva con il suo solito passo leggero, come se avesse sempre paura di disturbare. Tuttavia era il suo viso ad essere cambiato, pur essendo terribilmente smunto, gli occhi avevano una luce nuova che forse non era più apparsa ad illuminarli da quando erano stati gli occhi grandi e innocenti di un bambino. Naruto non disse niente, si limitò a sorridere in modo accomodante, fu totalmente di Nagato l'iniziativa di sfilarsi le eleganti scarpe di tela bianca per stendersi al suo fianco.

"Kisame è davvero una brava persona, non vedo l'ora di tornare da lui ad allenarmi" il rosso si era completamente rilassato sul soffice cuscino con un braccio dietro alla testa.

"Allora domani sera stessa iniziamo e poi ce ne andiamo a mangiare qualcosa fuori, ti va?"

Il sorriso sincero di Nagato valeva di più di tutte le parole del mondo. Una mano magrissima si allungò in direzione del petto scolpito di Naruto, era gelida, ma l'immensa felicità che ora inebriava il biondo gli permise di sorvolare su quella sensazione.

Naruto si perse nei riflessi viola di quegli occhi pensando sinceramente che fosse davvero fortunato ad averli, la mano di Nagato di era fatta più sicura, le sue dita sottili adesso stavano stringendo un capezzolo rosa chiaro del biondo risvegliando prepotentemente la sua erezione. Sì, Nagato ora era pronto per ricevere quei complimenti che Naruto si era dovuto trattenere un'eternità dal fargli.

"Nagato, nel mondo ci sono un sacco di persone con i capelli rossi, ma io non ho mai visto una tonalità così bella in vita mia. Gli occhi li hai uguali a tuo fratello, è vero, ma come stanno a te è una combinazione unica, i loro riflessi sono uguali ai capelli. Sei un'opera d'arte."

Le parole erano girate in modo diverso, seguivano un ordine differente, tuttavia erano le stesse che era solito rivolgergli Itachi. E pensare a quante volte Nagato aveva creduto mestamente che il moro le pronunciasse solo perché mosso dalla compassione nei suoi confronti.

Allora era vero, Itachi, perdonami.

Tuttavia nessuno avrebbe mai potuto far riaffiorare quell'anima distrutta come aveva saputo fare Naruto. Nagato sorrise mentre le sue guance si imporporavano sembrando un po' meno emaciate. Unì le labbra a quelle di Naruto senza pensarci. Chiuse gli occhi lasciando ora, dopo tanti anni, che fosse il corpo a trascinare la mente e non più viceversa. Ora stava facendo sua la bocca del biondo, il calore della pelle rosata fece muovere il suo corpo sottile sopra di lui e le sue mani tra i capelli dorati. Nagato era pronto a godersi quel piacere senza freni poiché ne aveva tutti i diritti del mondo. Naruto lo strinse sentendo quanta passione ci fosse dentro a quel fuscello, il suo respiro era rovente, gli sfilò l'elegante lupetto grigio chiaro affinché le loro pelli andassero a contatto. Nonostante il costato sporgente facesse male, Naruto era consapevole che ormai stavano camminando, mano nella mano, nella giusta direzione. Preso avrebbe potuto ammirare quel corpo come realmente avrebbe dovuto essere, nella sua mente Naruto già riusciva a visualizzarlo trovandolo fine e meraviglioso. Il corpo di Nagato aveva riacquistato la giusta importanza rispetto alla mente ribellandosi alla sua dittatura.

Il rosso si denudò completamente sedendosi sul bassoventre di Naruto. Da come aveva inarcato la schiena sospirando il biondo aveva capito che per lui il corpo non rappresentava più qualcosa di cui vergognarsi, bensì un piacere da seguire avendone il pieno diritto. Strofinava il suo sesso eccitato sulla pelle soffice come bambagia del biondo realizzando di non aver mai sentito niente di più avvolgente, Naruto gli afferrò i fianchi stretti mentre la sua bocca andava a succhiare i capezzoli di Nagato, il petto, il ventre, l'ombelico. Sì, per quanto potesse sembrare fuori dal mondo a Nagato. Esisteva qualcuno a cui il suo corpo piaceva, che addirittura si eccitava guardandolo e toccandolo, esisteva qualcuno capace di rimanere incantato davanti alla sua intelligenza pensando addirittura che avesse un valore. Quel qualcuno era Naruto il quale era sempre stato un esempio per tutti, amici, conoscenti e anche perfetti estranei. Naruto che sapeva vedere e sentire oltre le apparenze, se lo aveva fatto con lui significava che qualcosa di prezioso e unico esisteva anche in Nagato e poteva andare avanti senza dipendere dagli altri o dal loro giudizio.

Come Nagato aveva sempre attribuito eccessiva importanza agli aspetti sbagliati della vita e delle persone, ora stava dando il giusto peso a quell'abbraccio scoprendo che era meraviglioso condividere l'anima con qualcun altro, perdere il controllo e lasciarsi andare. Non avrebbe mai detto che sarebbe stato così bello abbandonarsi nelle mani di qualcuno, sentirlo dentro di sé, trarre piacere per se stesso dal corpo dell'altro sfruttando quella piccola base di egoismo che sta alla base del sesso. Ecco perché allacciò le gambe alla vita di Naruto con una forza straordinaria per uno così magro lasciando che il biondo si muovesse dentro di lui con una dolcezza che nemmeno lo stesso Naruto aveva mai pensato di possedere. Nagato sentì di avere tutto il diritto di lasciarsi andare alle onde del piacere, di gemere mordendo e succhiando il collo del biondo lasciando anche qualche segno. Non aveva senso nascondere ciò che faceva parte del corpo perché la mente non può sopravvivere senza di lui.

Rimanere abbracciati ad accarezzarsi non era segno di debolezza ma un privilegio, Nagato si stava rendendo conto per la prima volta di tutto questo, di quanto aveva perso e avrebbe continuato a perdere nella vita se Naruto non glielo avesse fatto comprendere.

"Grazie, Naruto" quelle parole gli erano uscite naturali mentre stava appoggiato sul petto del biondo completamente rilassato.

La mano che gli stava delicatamente accarezzando il capelli si era scostata solo un attimo per fare spazio a quelle labbra che si posarono lievemente sulla sua testa rossa.

"Nagato, non si deve mai ringraziare chi ci ama. L'amore è un bisogno delle persone non un fare un favore."

"Allora il mio bisogno da ora in poi è stare con te, Naruto, riprendermi la mia vita e aiutare gli altri. Mi basterà solo vedere un sorriso sui loro visi così come tu da ora in poi lo vedrai sul mio."

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