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Vacanze di Natale (parte 2)

Capitolo 40


Mentre fuori una tempesta di neve impazzava, all'interno della Tana c'era una accogliente aria di festa. Lungo il vecchio tavolo di legno, quell'anno non troppo affollato, gli ospiti ormai sazi cominciarono ad abbandonarsi sfiniti contro lo schienale delle sedie su cui sedevano, come vinti dalla quantità industriale di cibo che avevano ingurgitato.

Mentre tutti attorno a lui si intrattenevano in conversazioni serrate o in partite a spara schiocco, Janus si ritrovò a guardare sua madre e suo padre, che chiacchieravano. Erano seduti alle estremità opposte del divano come se non volessero stare troppo vicini l'uno all'altra, i volti rilassati, illuminati dal fuoco che scoppiettava nel camino, e Ninfadora nel mezzo, come una sorta di ago della bilancia. Hazel sorrideva timidamente mentre Sirius parlava, si toccava i capelli e di tanto in tanto abbassava nervosamente lo sguardo.

E meno male che Sirius pensava che lei non lo volesse lì, pensò Janus, perplesso ma sollevato dal fatto che tra loro le cose andassero ancora bene.

Qualche sedia più a destra rispetto a lui, anche Percy guardava nella sua stessa direzione, ma con l'espressione di chi sembrava non aver digerito la cena. Janus non si dovette sforzare troppo per capire ciò che passava per la testa del mago, era chiaro, ce l'aveva scritto sul volto: era geloso e soffriva a stare a guardare mentre la sua futura moglie rideva alle battute di un altro uomo.

Janus lo capiva; tante volte aveva guardato Faye e il ragazzo di turno, - puntualmente più bello e interessante di lui, - con lo stesso sguardo.

Con un sospiro, il ragazzo cercò con lo sguardo l'amica, che stava giocando a terra assieme a Lily, quasi come se fosse sua figlia.

Non avevano parlato della discussione avvenuta il giorno prima fuori dal San Mungo, anzi non avevano parlato affatto. Nella mente di lui però rimbombava di continuo quella frase che lei gli aveva rivolto, quel rifiuto tagliente e indelicato, difficile da elaborare per uno come lui. Lei non lo voleva, né ora né mai, doveva accettarlo, farsene una ragione, magari costringersi a innamorarsi di Pilar, che moriva dalla voglia di compiacerlo.

- Pene d'amore, eh? - Disse la piccola Molly Weasley, mentre si sedeva al suo fianco.

Janus le scoccò uno sguardo metà divertito e metà infastidito e non disse niente.

- Mi dici che è successo tra di voi? - Insistette la ragazzina. - Si vede lontano un miglio che c'è qualcosa che non va. Avete litigato? -

- Diciamo che è lei che ha litigato con me. - Spiegò Janus, scrollando le spalle. - Ha dato di matto per me e Pilar e due secondi dopo mi ha guardato come se fossi un cumulo di spazzatura e mi ha detto che non mi vuole e che non mi vorrà mai. Io non la capisco. -

Molly fissò Faye a lungo, senza dire niente. Non la conosceva bene, ma era di dominio pubblico che fosse un po'... instabile. Certo, era molto bella, ma Molly proprio non capiva cosa Janus ci trovasse in lei.

- Secondo me dovresti concentrarti su Pilar. Lei mi piace. - Gli disse, annuendo.

- Anche a me piace. Ogni tanto. - Rispose Janus. - Insomma, sì... apprezza molte delle cose che mi piacciono, ma non basta questo. Con lei non riesco a fare discorsi profondi. -

- Che genere di discorsi profondi intendi? -

- Tipo quelli che facciamo io e te. - Tentò di spiegare lui. - Sul senso della vita, sul perché delle cose, su ciò che è bene e ciò che è male. Ecco lei non ce la fa. Non voglio fargliene una colpa, ma non mi basta che una sia un po' nerd per farmi innamorare. -

- Secondo questo tuo discorso allora dovresti essere innamorato di me, a questo punto. - Obiettò Molly, sogghignando.

- Tu hai dodici anni. - Ribatté lui, arricciando il naso. - Sarebbe contro natura. -

- Ma mica avrò dodici anni per sempre. -

Janus alzò le sopracciglia e sgranò gli occhi. - Ti conosco da quando ne avevi sette, è comunque una cosa strana e poi i nostri genitori si stanno per sposare, quindi siamo praticamente parenti, sarebbe davvero inopportuno se... -

Molly rise interrompendolo. - Datti una calmata! - Esclamò divertita. - Non dicevo sul serio, lo so che siamo parenti e che sarebbe davvero troppo strano. Sarebbe un po' come mettersi con Ted. - Aggiunse, facendo una faccia schifata.

Janus tirò un sospiro di sollievo.

- Tuttavia. - Proseguì la giovane, con molta più serietà di quanto sarebbe stato normale vedere sul volto di una dodicenne. - Se a trentacinque anni dovessimo essere ancora soli perché troppo intelligenti e profondi per questa società superficiale... sì, probabilmente mi ci metterei con te. Una matrimonio per non morire da sola. -

- Davvero romantico. - Commentò Janus, scuotendo la testa. - Ma sappi che voglio almeno quattro o cinque figli. Non per forza tutti naturali, anche adottivi vanno bene. -

- Bene, affare fatto. - Decise Molly, sogghignando divertita. - Comunque spero di trovare qualcuno da amare per davvero, prima o poi. E spero che accada lo stesso pure a te. -

Janus esitò per un attimo e il suo sguardo si posò di nuovo su sua madre e suo padre. Parlavano ancora, stavano bene, ma quanti danni aveva creato l'amore nel loro caso? L'amore aveva distrutto la vita di sua madre e in un certo senso aveva condizionato anche la sua.

Janus ricordava il dolore di Hazel come se lo avesse provato sulla propria pelle, aveva visto sua madre piangere per anni, era rimasto a guardare senza poter fare niente tutte le volte in cui era caduta in quei suoi momenti, aveva sentito il peso della solitudine per anni e anche adesso, anche a distanza di tempo, percepiva ancora un forte senso di vuoto dentro di sé. Non voleva soffrire come aveva sofferto sua madre, lui si sarebbe protetto.

Mentre li guardava, Janus immaginò un'esistenza alternativa in cui i suoi genitori erano tornati a stare insieme. Probabilmente Sirius sarebbe venuto a vivere da loro, magari sarebbero tornati in Scozia o magari ci sarebbero tornati tutti gli anni durante le vacanze estive. Sarebbe stato bello, davvero molto bello... d'altra parte, Janus sapeva che tale eventualità avrebbe provocato varie criticità. Si sentiva a casa ogni volta che si trovava alla Tana, ma se sua madre avesse lasciato Percy le cose sarebbero di sicuro cambiate.

E lui, ovviamente, non voleva che ciò accadesse.

Doveva tenere sua madre e suo padre lontani, quella sarebbe stata la sua missione per quel Natale.

Poco dopo la mezzanotte, la Tana iniziò a svuotarsi e a farsi pian piano sempre più silenziosa. Harry, Ginny e i bambini tornarono a casa per primi, Charlie salutò tutti e salì in camera sua e poco dopo Percy fece lo stesso, scoccando a Hazel e Sirius uno sguardo di puro sdegno. Ben presto gli unici rimasti davanti al camino acceso furono proprio loro due, anche se ben sorvegliati da Janus, che si era sistemato sulla poltrona sformata più vicina al fuoco con un grosso libro aperto tra le mani.

- Di che cosa parla? - Gli chiese Sirius ad un certo punto, quando Hazel si alzò per preparare un po' di tè così da scaldarsi un po' durante quella tempestosa notte di Natale.

- È complicato. - Rispose Janus, senza staccare gli occhi dalla pagina.

- Avanti. -

Il giovane sbuffò, chiuse il libro con un tonfo sordo e finalmente alzò lo sguardo. - Il sovrano di un regno geograficamente molto simile alla Gran Bretagna va a nord per chiedere a un suo vecchio amico se vuole diventare il primo cavaliere del Re dopo la sospettosa morte dell'ultimo. Lui accetta ma viene decapitato alla fine del primo libro perché scopre che gli eredi al trono in realtà sono i figli incestuosi della regina che scopa con il fratello gemello e così ha inizio una guerra. In tutto questo, mentre a est c'è una strafiga con dei draghi, oltre una barriera di ghiaccio a nord ci sono degli zombie. - Narrò nel tentativo di farla breve. - Comunque forse è meglio se lo leggi, anche perché tra poco esce la serie tv. -

Sirius, un po' perplesso e un po' divertito, sorrise. - Tu hai gusti proprio strani. - Osservò.

- Nell'ottica di un mago immagino di sì. - Ammise Janus.

- Anche tu sei un mago. -

- Sì, ma sono cresciuto tra i babbani. Pensa che per un periodo ho addirittura creduto che Hogwarts non esistesse e che tutto ciò che mamma mi aveva raccontato fosse una bugia per farmi sentire un po' meno solo al mondo. - Disse, fissando la copertina del libro con aria assorta.

L'espressione allegra sul volto di Sirius si spense piano piano. Erano rare le volte in cui suo figlio parlava apertamente del passato, anche Hazel lo faceva poco, e questo gli diede l'impressione che i loro anni negli Stati Uniti non fossero stati un granché felici. In effetti però gli sarebbe piaciuto saperne di più. - Non avevi degli amici a New York? - Domandò dunque, cercando di usare un tono leggero e neutro.

Janus ci pensò su. - Non molti, no. - Confessò alzando i lati della bocca in un sorriso triste. - Gli altri bambini avevano paura di me, di quello che sapevo fare, mentre le loro madri non vedevano di buon occhio la mia, così giovane, sola e un po' stralunata. La gente sa essere molto cattiva quando vuole. -

Davanti a quelle parole, Sirius sentì un altro po' di amarezza cadergli addosso. Subito dopo Hazel si sedette nuovamente al suo fianco, mettendogli tra le mani una tazza bollente di tè e distraendolo da quella sensazione spiacevole.

- Che sono queste facce tristi? Che mi sono persa? - Domandò facendo rimbalzare lo sguardo da Sirius a Janus e viceversa.

Sirius abbozzò un sorriso e si scosse la testa. - Parlavamo di... cose da uomini. - Disse con nonchalance.

- Oh, bene. Ottimo. - Annuì Hazel. - Allora di sicuro saprai che tuo figlio ha una fidanzata perversa e molestatrice che gli invia foto di nudo non richieste. -

- Mamma! - Esclamò Janus, imbarazzato. - Ancora con questa storia! -

Sirius aggrottò la fronte. - Che storia? - Chiese divertito e curioso.

- Niente, lascia stare, è una cosa imbarazzante di cui non voglio parlare! - Si affrettò a rispondere il ragazzo, mentre si alzava in piedi. - Vado a dormire, prima che questa conversazione degeneri del tutto. Buonanotte, mamma. Sirius, in quanto a te sappi che ogni cosa che lei ti dirà sarà gonfiata a sproposito, quindi non crederle. A domani. -

- Sì, sì, scappa via! - Rise Hazel mentre Janus spariva su per le scale. - E comunque non è vero che la faccio più grossa di quel che è. - Borbottò tornando a guardare Sirius.

- A no? - Sogghignò il mago.

- No, ovvio che no! - Esclamò lei. - Sono le ragazzine di oggi che non hanno pudore. Ma sai qual è la cosa più triste? Che fino a qualche anno fa Janus era un bambino dolce e innocente che dormiva con me quando faceva qualche incubo e che si lasciava abbracciare senza far storie, mentre adesso invece si chiude a chiave in bagno, ha una fidanzata pervertita che gli invia foto di tette e pensa che sono imbarazzante. -

Sirius continuò a ghignare divertito.

- Il fatto è che mi manca un po' quel bambino. - Proseguì Hazel. - O forse mi manca non essere più l'unica persona della sua vita. Secondo te sono egoista? -

Lui scosse la testa. - No, no... ti capisco. - Affermò annuendo. - Mi sarebbe piaciuto tanto conoscere quel bambino di cui parli. -

Hazel assunse un'espressione mortificata. - Scusa, lamentarmi con te di certe cose è indelicato. - Disse dispiaciuta.

Sirius scrollò le spalle, ma non disse niente, limitandosi a guardarla. Hazel si comportava proprio come se quegli ultimi tre mesi di silenzio non ci fossero mai stati, come se quel loro bacio non ci fosse mai stato, e lui non sapeva esattamente come comportarsi. Avevano parlato tutta la sera come due vecchi amici che non si vedevano da molto e in quel momento, da soli in quella cucina deserta, Sirius iniziò a sentirsi un po' a disagio. Lui, al contrario di lei, proprio non riusciva a ignorare tutto quello che era successo.

- Hazel... quel bacio... - Tentò di dire, raccogliendo il coraggio.

- No, non ne voglio parlare. - Lo fermò immediatamente lei, che improvvisamente era tornata ad essere dura e lontana. - Non è mai successo. Io sto per sposarmi e tu... ho saputo che esci con una donna ultimamente. -

Di colpo la temperatura di quella stanza crollò. Non c'era più leggerezza nel tono di lei e Sirius ebbe l'impressione di trovarsi nel bel mezzo di un campo minato. Ogni passo poteva costargli la vita, ma non poteva neppure star fermi, immobile e zitto.

Alla fine sospirò e rispose: - Sì, di tanto in tanto mi vedo con una persona, è vero. -

Hazel annuì, lo sguardo vacuo rivolto al fuoco ancora acceso nel camino e le mani unite attorno alla sua tazza. - Bene, ne sono felice. - Mormorò, per poi voltarsi timidamente verso di lui. - E lei... com'è? - Le domanda le uscì dalla labbra prima che potesse fermarla, spinta dalla curiosità o forse dal malsano desiderio di farsi del male.

- Non è te. - Rispose Sirius.

- È meglio? Peggio? - Lo sollecitò Hazel.

- Semplicemente non è te. - Disse di nuovo lui.

Hazel tentò di sorridere, ma ciò che si disegnò sulle sue labbra fu più simile ad una triste smorfia. - Perché non venire entrambi al matrimonio? Così me la fai conoscere. -

Sirius si sentì gelare. Non moriva dalla voglia di vederla vestita da sposa mentre andava incontro a un altro uomo, ma d'altra parte poteva essere un ottimo modo per mettere un punto a tutta la loro storia. Lei non lo amava più ma amava un altro a tal punto da voler passare con lui il resto della sua vita. Era finita e lui se ne doveva fare una ragione.

- Sì, glielo chiederò di sicuro. - Rispose rigidamente, prima di alzarsi in piedi. - Penso che ora sia meglio che io me ne vada. Londra è a due ore di distanza e si sta facendo tardi. -

- Ma come, non dormi qui? - Domandò lei delusa.

Sirius scosse la testa in fretta. - No... torno a casa. - Asserì evasivo. - Ho voglia di volare un po', prendere un po' d'aria, sai... ma ci vediamo domani per pranzo. -

- Oh. - Fece Hazel, e poi anche lei si alzò. - Allora ti accompagno alla porta. -

Il mago annuì e senza dire niente raggiunsero la porta d'ingresso.

- Buonanotte. - Lo salutò lei, una volta sulla soglia della porta.

Lui si limitò a fare uno di quei suoi sorrisi amari che Hazel conosceva bene e poi, nello stesso momento, il vischio incantato appeso sopra le loro teste cominciò a vorticare.

- Scommetto che tu non voglia rispettare la tradizione. - Fece lui con leggerezza.

Hazel ridacchiò imbarazzata e poi si alzò sulla punta dei piedi lasciando un rapido bacio sulla guancia dell'uomo, lasciandolo di stucco.

- Stai attenta, ragazzina: non vorrai mica farmi credere che tu stia flirtando con me. - Disse, cercando di smorzare la tensione.

Hazel alzò gli occhi al cielo ma sorrise. - Abbiamo la stessa età adesso, Sirius. Anzi, io sono addirittura più grande di te di qualche mese. - Gli ricordò.

L'uomo fece un gesto sconclusionato con la mano, come per dire "sì, come no", e poi sorrise, 'stavolta per davvero. - Buonanotte, Hazel. - Disse, e uscì per poi avviarsi verso la moto, abbandonata tra la neve poco più in là.

Hazel lo guardò allontanarsi per qualche secondo e poi chiuse la porta, ritrovandosi da sola nel buio corridoio silenzioso.

Era stata una serata così strana, eppure Hazel stava bene, come se tutto si fosse improvvisamente sistemato. Lei e Sirius potevano essere amici, era possibile, e questo la faceva sentire in pace, più felice. Teneva troppo a lui per tagliarlo davvero fuori dalla sua vita, forse per questo durante quegli ultimi tre mesi aveva sentito forte la sua mancanza.

Hazel raggiunse le scale, salì al piano di sopra e, una volta arrivata davanti alla porta della stanza di Percy, percepì tutta quella leggerezza svanire nel nulla. Lì dietro probabilmente Percy la stava aspettando sveglio e arrabbiato per la discussione che avevano avuto poco prima in cui lei si era comportata da vera stronza.

Alla fine Hazel prese un respiro profondo, prese coraggio e spalancò la soglia, ritrovandosi avvolta dal buio. Camminò a tentoni verso il letto, si spogliò e indossò il pigiama cercando di non fare rumore e quando si sedette sul materasso sentì Percy sbuffare.

- Se ne sono andati tutti? - Domandò freddamente il mago.

- Sì. - Sussurrò Hazel, e poi si sdraiò. - Sei arrabbiato con me, vero? -

Percy si prese una manciata di secondi prima di rispondere, come se volesse tenerla sulle spine. - Un po' lo sono. - Ammise alla fine. - Però ci ho pensato su e hai ragione, non sono il padre di Janus, anche se per me lui è davvero come un figlio, quindi è il caso che io mi faccia da parte. Non devi immischiarmi, o almeno ci proverò. -

Hazel si avvicinò un po' a lui, stringendosi in quel letto non molto adatto a ospitare due persone. - Sono fortunata ad averti. -

Percy mugugnò scettico. - Eppure hai parlato con Sirius per tutta la sera. - Disse con un tono accusatorio. - Ti faceva ridere. Non ridi mai così con me. -

- Be', lo sai che è un tipo divertente, in fondo. Bisogna dargliene atto. - Ribatté Hazel, non del tutto sicura che fosse la cosa giusta da dire.

- Mh, certo. - Si limitò a dire Percy. - Lui è divertente, bello, pieno di talento, con un Ordine di Merlino alla memoria e lo amano tutti... manca solo che diventi Ministro. -

Hazel dovette trattenere una risata. - Perce, l'Ordine di Merlino alla memoria, sul serio? Insomma, glielo hanno dato perché è morto, non perché ha fatto qualcosa di importante. Insomma non se l'è guadagnato, non puoi essere geloso anche di questo. -

- Come non si è guadagnato il fatto di essere così irritantemente affascinante. -

'Stavolta Hazel rise senza alcun ritegno. - Non è che alla fine qui sei tu quello che ha una cotta per Sirius? - Domandò divertita.

Percy arrossì nella penombra e non disse niente.

- In ogni caso... l'ho invitato al matrimonio. Lui e la tipa con cui esce. - Proseguì Hazel.

- Pensi che sia una scelta saggia? - Chiese Percy.

- Audrey l'hai invitata, quindi non vedo perché no. - Rispose lei.

- L'ho invitata perché lei ci ha invitato al suo di matrimonio anni fa, non perché tengo alla sua presenza. - Spiegò il mago. - Comunque d'accordo, tanto ormai è fatta. -

- Adesso che so che pensi che Sirius sia affascinante ho quasi paura che scapperai via con lui, quel giorno. - Lo prese in giro Hazel. - Comunque io sono contenta che verrà anche Audrey. -

- E perché? -

- Perché sarò una gran gnocca quel giorno e voglio sbatterglielo in faccia. -

Percy sospirò e alzò gli occhi al cielo, ma sorrise anche se nell'oscurità lei non poteva vederlo.

In quello stesso momento, in una delle stanze al piano di sopra, Janus era ancora sveglio e se ne stava in piedi davanti alla finestra, a osservare i fari della motocicletta volante di suo padre che si allontanavano. Aveva finalmente smesso di nevicare, le nuvole erano state spazzate via dal vento e il cielo era tornato a essere puntellato di stelle. In un angolo, invece, uno spicchietto di luna illuminava le campagne che circondavano la Tana. Era una notte perfetta e Janus sentiva una strana nostalgia, anche se neppure lui sapeva esattamente di cosa.

Vedere i suoi genitori insieme quella sera lo aveva turbato, probabilmente perché Sirius gli aveva fatto credere che tra loro le cose non fossero più come durante l'estate. Per la prima volta da quando suo padre era tornato, Janus si era ritrovato a fantasticare sulla possibilità di vederlo di nuovo assieme a sua madre e questo lo aveva fatto sentire diviso in due: da una parte ovviamente c'era Sirius, suo padre, l'uomo che aveva cercato nei racconti degli altri per tutta la vita, ma dall'altra c'era Percy, quello che si era beccato tutta la sua rabbia, che si era guadagnato la sua fiducia pian piano e che alla fine era diventato quasi un modello per lui.

Certo, magari Percy non era simpatico e carismatico come Sirius, Percy non era suo padre, ma lo aveva cresciuto e diamine quante gliene aveva fatte passare a quell'uomo... eppure qualcosa stava pregando Janus di schierarsi dalla parte di Sirius, magari aiutarlo a conquistare nuovamente Hazel.

Si sentiva in colpa; si sentiva in colpa perché sapeva che, nel profondo del suo cuore, era tornato a sperare che Percy e sua madre si lasciassero.

Sospirò e, dopo un'ultima occhiata oltre le vetrate chiuse, si lasciò cadere sul letto. Pochi secondi dopo qualcuno bussò alla porta facendolo sobbalzare, ma non fece nemmeno in tempo a dire "avanti" che quella si spalancò. Sulla soglia, con un'aria timida che non le si addiceva per niente, c'era Faye con indosso un pigiama di pile color carta da zucchero che la faceva sembrare più piccola.

- Che cosa c'è? - Chiese gelidamente lui, incrociando le braccia sul petto assumendo un completo atteggiamento di chiusura. - Stavo per andare a dormire. -

- Io non ci riesco. - Lo informò lei.

- La signora Weasley prende la pozione soporifera quando non ci riesce, ne puoi trovare un po' sulla mensola in bagno. - Disse Janus.

- Posso dormire qui con te stanotte? - Domandò invece Faye.

Lui alzò le sopracciglia, allibito. - No. - Rispose brusco. - Certo che no. -

- Allora posso restare solo per un po'? - Insistette lei.

- No, Faye, vattene. Lasciami in pace! - Reagì Janus, alzandosi in piedi. - Non voglio averti intorno, lo capisci questo oppure no? -

Faye fece un passo indietro, presa alla sprovvista. Molte volte lo aveva visto arrabbiato, ma mai Janus aveva rivolto quella rabbia verso di lei. - Dobbiamo parlare. - Decise la giovane. Poi si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò a lui. Adesso erano faccia a faccia.

- Ma io non ti voglio ascoltare. - Disse fermamente Janus. - Lo so già, tu non mi vuoi, non mi vorrai mai, e sai una cosa? Non me ne frega niente. Tu sei instabile e io non ti capirò mai. Sei stressante, irritante, scorretta e io non ti sopporto! Posso avere di gran lunga di meglio, anzi, ho già di meglio! -

- Certo, Nachos è talmente perfetta che pur di non parlarle paghi Molly per farlo al posto tuo. - Sul volto di Faye comparve un sorriso sardonico.

- Non chiamarla così! -

- Io la chiamo come mi pare! - Esclamò lei, facendo prepotentemente un passo in avanti.

- Perché sei così ossessionata da lei se non mi vuoi? Perché, eh? -

Le labbra di Faye si piegarono verso il basso, in un misto di rabbia e tristezza. - Perché non è vero! - Sbottò furiosa. - Non è vero che non ti voglio, ma non posso, lo capisci? Tu sei la mia famiglia. Delle volte mi metto a fantasticare e fingo che tua madre sia anche la mia; probabilmente lei e Percy sono gli unici adulti che non mi considerano un peso, ma se noi ci mettiamo insieme io finirò per rovinare tutto, lo so già. Quindi non ti voglio, non posso... -

- Invece puoi. - Mormorò lui, dopo un breve attimo di silenzio, avvicinandosi a tal punto da poter sentire il profumo della pelle di lei.

- No. Io non posso, non voglio... rovinerò tutto come al solito. - Tentò di dire lei, più avvilita che mai. - Rovino tutto ciò che tocco, Jan. Tutto. -

Lui si limitò a scuotere la testa, consapevole che nessuna parola in quel momento poteva avere il potere di cambiare le cose. La guardò a lungo, godendosi la visione del viso di lei che mai era stato così vicino al suo, gli occhi di lei, più ambrati, caldi e lucidi che mai, ricambiarono quello sguardo con la stessa intensità.

E poi semplicemente accadde; le loro labbra si sfiorarono come se fossero state create per essere unite e mentre Janus la stringeva e Faye di rimando si ancorava alle sue spalle, fu come se il mondo attorno a loro avesse perso d'importanza. C'erano solo loro due, non c'erano ostacoli, non c'erano paure, e solo a quel punto Janus capì che era proprio così che doveva essere un bacio: naturale e spontaneo, ma anche abbastanza potente da lasciarti letteralmente senza fiato.

Quando si divisero, dopo pochi secondi o forse dopo mezz'ora, Janus guardò Faye come se avesse perso la capacità di proferire parola. Poi lei accennò un sorriso incerto, sembrava combattuta ma Janus decise di non farci caso.

- Sei arrossito. - Gli fece notare Faye dopo un po'.

Janus ovviamente se lo immaginava, visto il calore che percepiva sulle sue guance.

- E baci anche di merda, quanti anni hai, undici? - Proseguì lei, le mani sui fianchi con l'atteggiamento di chi sembrava avere a che fare con una causa persa.

- Scusa. - Rispose il giovane, probabilmente avvampando ancor di più.

Lei alzò gli occhi al cielo. Si stava sforzando per apparire disinteressata e più spiacevole del solito, proprio come faceva ogni qualvolta che qualcuno le dimostrava di volerle bene o di tenere a lei. - Be', te lo insegnerò io. - Borbottò, andandosi a sedere sul letto. - E ti insegnerò anche tutto il resto. -

- Tutto il resto? - Domandò lui, allarmato.

Faye annuì. - Quando te la sentirai. - Rispose. - Adesso posso dormire con te? -

Il ragazzo esitò; si sentiva un po' teso ma poi acconsentì, ritrovandosi un momento dopo sdraiato accanto a lei. Quando la luce si spense, nel buio di quella stanza, Janus si sentì in un'altra dimensione.



Heilà, persone.
Eh sì, oggi tre capitoli così, uno dietro l'altro, senza un reale motivo. Cioè in realtà il motivo sta nel fatto che su efp la storia è praticamente finita (manca un capitolo) e voglio sbrigarmi a chiuderla anche qui, magari per passare ad altro, chi lo sa.
Vabbé, se avete letto fin qui spero che la storia vi stia piacendo eccetera eccetera. Mettete qualche stellina, a voi non costa niente, ma per me è davvero un bell'incentivo per andare avanti!
J.

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