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Una presenza ingombrante

Capitolo 31


Durante i giorni successivi, Sirius iniziò ad assaporare la sua ritrovata libertà: era strano poter camminare nuovamente tra la gente dopo aver passato metà della propria vita rinchiuso in quattro mura, ma erano ancor più strani gli sguardi che le persone gli scoccavano ogni volta che passeggiava per le vie di Diagon Alley. 

Erano curiosi, diceva Harry, ma lui li trovava solo irrispettosi e irritanti. Sirius cominciò così a frequentare molto più spesso la Londra dei babbani, concedendosi lunghe camminate nei parchi o in giro per la città, proprio come durante quella piccola fuga che lui, Hazel e Janus si erano concessi ai tempi di Grimmauld Place. 

Si sentiva quasi incapace di passare in casa anche solo una singola giornata e, sebbene non avesse quasi mai un vero motivo per uscire, trovava sempre una scusa per farlo. Riteneva che tenersi occupato fosse essenziale per lui, per non impazzire, per non pensare al fatto che per quattordici anni non era esistito, anche se il curatore che lo seguiva al San Mungo diceva che invece che era giunto il momento di iniziare realmente a fare i conti con tutto ciò che gli era capitato. Durante la visita, Sirius propinava al medimago una versione della sua vita in cui tutto andava magnificamente, si mostrava allegro e spensierato e poi, quando tornava a casa e si ritrovava da solo nel suo letto, sicuro che nessuno lo guardasse, si lasciava sprofondare nella tristezza, come schiacciato da un peso invisibile e senza nome.  

Il mondo tutto attorno a lui gli appariva come un universo nuovo, sconosciuto e a tratti terrificante. La tecnologia babbana si era insinuata nelle case dei maghi in un modo sorprendente, lasciandolo di stucco: adesso i telefoni si potevano portare in giro, facevano fotografie e inviavano messaggi che venivano scritti premendo tasti invisibili disegnati sugli schermi. Inoltre alcuni cellulari - così si chiamavano i telefoni portatili, - si collegavano a internet, che altro non era che un’enorme biblioteca in cui si potevano trovare le risposte per tutti i quesiti o quasi, oltre a fornire un intrattenimento illimitato: c’erano film, serie tv, musica e perfino libri, inoltre c’era anche un sito in cui la gente raccoglieva le foto e i momenti della propria vita come in un enorme album di fotografie digitali, che però potevano vedere tutti. Anche Hazel era su questi social network, e lì sopra sbatteva davanti ai suoi occhi quanto era stata felice senza di lui, insieme a quel Weasley, con cui aveva fatto tutte quelle cose che loro due non erano mai riusciti a fare. In quegli anni Hazel e Percy avevano viaggiato, erano andati a cena fuori, avevano visitato mostre e visto film al cinema, cose normali per persone normali, cose che con lui non erano nemmeno mai state immaginabili. 

Insomma, Sirius si sentiva un perfetto idiota oltre che un pesce fuor d’acqua.

Se solo fosse stato un uomo meno egoista probabilmente avrebbe avuto la forza di tirarsi di nuovo indietro, l’avrebbe lasciata alla sua vita perfetta, ma l’amava e aveva bisogno di lei, soprattutto in quel momento in cui il mondo gli si presentava irriconoscibile.

In compenso aveva cominciato a rimettere a nuovo la casa che aveva comprato con i soldi di zio Alphard, un appartamento babbanissimo che si trovava in pieno centro a Londra e in cui sperava di stabilirsi quanto prima. 

Era diventato il baby sitter ufficiale di James, Albus e Lily, e anche di Teddy, con cui era stato facilissimo costruire una certa complicità. Gli ricordava molto Remus nell’aspetto, ma era totalmente diverso da Lunastorta nel carattere: Teddy era un bambino felice, spensierato, allegro, non come Janus che invece spesso tendeva ad oscurarsi proprio come lui. Con dispiacere, Sirius si rese conto che suo figlio aveva ereditato dalla famiglia Black parecchia instabilità e un certo male di vivere che aveva caratterizzato sia lui che Regulus fin da bambini. 

Inoltre aveva l'impressione che suo figlio non nutrisse nessun particolare interesse nel volerlo conoscere: ogni volta che gli proponeva qualcosa, Janus lo liquidava dicendo che doveva fare i compiti o che aveva già un appuntamento con qualche suo amico o amica. 

Se era riuscito a parlarci qualche volta durante quelle prime settimane di luglio, era solo perché Hazel ci aveva messo moltissimo impegno a fare in modo che ciò accadesse. 

Con lei le cose avevano raggiunto un equilibrio, a tratti gelido, ma pur sempre un equilibrio. Hazel era molto brava a mettere dei paletti e, nonostante per un motivo o per l’altro si vedessero molto spesso, mai nulla di ambiguo era successo tra loro, anche perché c’era sempre quel dannato Weasley tra i piedi. 

Percy Weasley era dannatamente perfetto se ciò che si cercava era un mezzo borghese con la testa seppellita tra le scartoffie. Sirius non capiva cosa Hazel ci trovasse in un tipo del genere: non era bello, non era simpatico, Sirius non era nemmeno certo che fosse sufficientemente sveglio dato che tutto ciò che diceva sembrava averlo preso da un libro. Eppure stavano per sposarsi; lui glielo aveva chiesto, Hazel aveva risposto di sì, e ora un anello brillava sull’anulare sinistro di lei. 

Ogni tanto Sirius rimaneva a cena a casa loro giusto per autoinfliggersi un po’ di sana tortura. Stare a guardare mentre quei tre si comportavano come una vera famiglia era straziante, ma d’altra parte anche Percy mal sopportava quei momenti. Detestava infatti tutto l’impegno che Hazel metteva per far sentire Black a proprio agio.

- Quindi Sirius verrà a cena anche stasera? - Domandò Percy quella mattina, seduto al tavolo della cucina, da dietro la Gazzetta del Profeta. 

Hazel lo guardo di sottecchi. - Perce… - Sbuffò. 

- Non è che non voglio che venga. - Si affrettò a dire lui, chiudendo il giornale e abbandonandolo chiuso davanti a sé. - Solo che lui è sempre qui, Hazel; sempre. - 

- È sempre qui perché viene a trovare Janus, è un suo diritto vederlo. - Ribatté lei. 

- Ah, quindi è questo che ti dice lui. - 

Hazel alzò gli occhi dalla sua tazza di tè, scoccando a Percy un altro sguardo torvo; stava quasi per aprire la bocca così da poter rispondere, quando Janus varcò la soglia della porta, attirando la sua attenzione. Indossava una maglietta a maniche corte grigia e sotto aveva un costume da bagno di quelli a pantaloncino, sulle spalle invece uno zaino babbano, cosa che le suggerì che di sicuro era in procinto di uscire. 

- State ancora litigando per Sirius? - Chiese, abbandonando lo zaino a terra e sedendosi poi su una delle sedie che circondavano il tavolo quadrato della cucina. 

- Perché continui a chiamarlo per nome? - Domandò Hazel a sua volta. - E comunque non stavamo litigando, vero, Perce? - 

L’uomo annuì sbrigativo e non proferì parola, tornando a nascondersi dietro il giornale. 

Lì, in prima pagina, un titolo dai caratteri cubitali apriva l’ennesimo articolo di gossip che vedeva come protagonisti Sirius Black e Hazel Rains. 

Erano passati circa dodici giorni da quando Sirius era stato tirato fuori da quel velo e ormai Hazel si era quasi abituata alle attenzioni indesiderate e alla morbosa curiosità che molti avevano su di lei. Rita Skeeter la descriveva come una sorta di scalatrice sociale che prima aveva accalappiato l’ultimo ricchissimo Black e che poi era finita con il direttore di uno degli Uffici del Ministero della Magia, il Settimanale delle Streghe invece aveva deciso di puntare tutto sulla sua infanzia dolorosa e sul suo presunto riscatto sociale.

Come se già questo non bastasse per rendere imbarazzante ogni loro uscita pubblica, di tanto in tanto c’era anche qualche articolo dedicato a Janus, descritto come il misterioso e avvenente erede della Nobile e Antichissima Casata dei Black, insomma, uno su cui valeva la pena puntare lo sguardo, secondo il parere delle più esperte giornaliste di gossip e cronaca rosa. Ovviamente il giovane detestava con tutto sé stesso quelle attenzioni e dava tutta la colpa ad una sola persona: Sirius. 

Era colpa sua se andare a Diagon Alley era diventato insostenibile, e lui non voleva nemmeno pensare a come sarebbe stato tornare a scuola. Ma per fortuna il primo settembre era ancora parecchio lontano.   

- Dove stai andando? - Domandò ad un certo punto Hazel guardando suo figlio.

- Da Annie. - Rispose, prima di portarsi alla bocca un pezzo di pane tostato. 

- E perché il costume? - Lo interrogò ancora lei. - Sarete solamente tu e lei? -

Janus sospirò e alzò gli occhi al cielo. - I suoi hanno fatto mettere una piscina in giardino, e no, ci saranno anche Klaus e Faye. - Disse scocciato. - E comunque anche se fosse non hai nulla di cui preoccuparti dato che l’unica persona che mi trova attraente è quella vecchia di Rita Skeeter. - 

- In realtà lei ti trova “avvenente” o “misterioso”. - Lo corresse Percy, con il chiaro intento di prenderlo un po’ in giro, e sbirciando la sua espressione da dietro il giornale. 

- Be’, Weatherby… sempre meglio che essere “notevolmente invecchiato dalla battaglia di Hogwarts e a un passo dal diventare pelato”. - Rispose Janus con nonchalance. 

- Non essere insolente. - Lo rimproverò Hazel. - E comunque non è vero che solo la Skeeter ti trova carino. Io ti trovo bellissimo. - 

- Sei mia madre, queste sono cose che devi dire per forza. - Obiettò Janus alzando gli occhi al cielo. 

- A che ora torni? Sirius verrà a cena da noi stasera. - Parlò nuovamente sua madre.

- Di nuovo? - Chiese Janus perplesso, e Percy non poté fare a meno di sospirare da dietro il giornale, ponendosi la stessa e identica domanda. - Io stasera non ci sono. Devo fare… delle cose da adolescente. Proprio non posso. Tu salutalo tanto da parte mia. - 

Hazel lo fulminò con lo sguardo. - Curioso il fatto che ti venga voglia di fare delle “cose da adolescente” sempre quando ti dico che abbiamo tuo padre a cena. - Borbottò con un tono di rimprovero. - Ti voglio a casa alle sette e mezza. - 

Janus sbuffò e si lasciò sfuggire un verso sprezzante. 

- Dovresti essere più ben disposto nei suoi confronti. - Lo bacchettò sua madre. - Sirius si sta impegnando tanto per tentare di costruire un rapporto vero con te, ma così gli rendi le cose difficili, te ne rendi conto? Perché non vuoi parlarci? -

Janus sbuffò ancora e si alzò in piedi, raccolse lo zaino da terra e se lo mise sulle spalle con una certa stizza. -  Ora vado, mamma, ciao. - Le disse e la ignorò bellamente, mentre usciva dalla cucina. - Ciao, Perce, fate i bravi e non litigate. - 

- Janus, non puoi andartene mente t… -   

- Sì, ho capito, devo essere ben disposto nei confronti di Coso, tornare per le sette e mezza… se vieni a prendermi mi fai un piacere! Ciao! - Esclamò il giovane, e poi la porta d’ingresso si chiuse sbattendo e sulla casa cadde il silenzio. 

Hazel sospirò e poi si portò la tazza alla bocca, bevendo l’ultimo sorso di tè. 

- Secondo te lui e Annie stanno insieme? - Domandò pensierosa dopo un po’. 

Percy alzò gli occhi dall’ultima pagina della Gazzetta. - Non credo. Lucy è certa che lui abbia una cotta per Faye, ma che non sia una cosa ricambiata dato che lei sta con il ragazzo più bello e popolare della scuola. Ah, e poi c’è quella di internet. - Spiegò, con l’aria di chi la sapeva lunga. 

- Chi? - Face Hazel, aggrottando la fronte. 

- Una ragazza di Bristol con cui Janus gioca a quel videogioco… ci parla tutta la notte, possibile che non tu non te ne sia mai accorta? - 

Hazel rimase zitta per qualche secondo assumendo un’aria corrucciata. - Forse dovresti fargli quel discorso sulle ragazze. - Sospirò seria. 

Percy prima aggrottò le sopracciglia e dopo scosse la testa. - Non ci penso proprio. - Ribatté rigido. - A questo punto dovrebbe farlo Sirius, o sbaglio? Dato che è sempre qui potrebbe quantomeno rendersi utile e partecipare all’educazione di suo figlio invece di perdere il suo tempo a provarci con te. - 

- Non ci prova con me, Perce, basta con questa storia. - Sbottò Hazel. Poi afferrò la tazza, si alzò in piedi e la abbandonò nel lavabo alle sue spalle. 

Percy mugugnò scontento. - Sirius è sempre stato una presenza ingombrante nel nostro rapporto, fin dall'inizio. - Iniziò a dire, cupo. - Il fatto che per tutti, qui nel mondo magico, tu sia ancora la signora Black anche se non vi siete nemmeno mai sposati, il modo in cui parli di lui anche dopo tutti quegli anni… insomma non posso competere. Finché non c’era ho accettato di condividerti con il suo ricordo, ma lui ora è qui, è vivo. -

Hazel, sgranò gli occhi con sorpresa. - Ma cosa dici? - Chiese, mentre faceva il giro del tavolo per poterlo raggiungere. Si sedette sulla sedia al suo fianco e gli prese entrambe le mani. - Lui è una persona importante per me e io sono davvero felice che sia di nuovo qui. Non mi è del tutto indifferente, questo è vero, e penso che sia normale. - Continuò seria. - Ma ti amo, amo quello che abbiamo, non lo cambierei per nulla al mondo. Non mi devi condividere con nessuno, né ora, né mai. Non dovresti nemmeno pensarlo. - 

Percy sospirò, avvicinandosi a lei. Le scostò una ciocca di capelli dal viso, guardandola negli occhi e poi strinse più forte le sue mani. Aveva bisogno di sentirla al suo fianco più che mai. 

Non si era mai reputato un uomo insicuro; sapeva di essere “un buon partito”, la madre di Audrey glielo aveva ripetuto per anni eppure davanti a Sirius Black si era sentito un vermicolo. Ginny aveva ragione, Black era decisamente attraente e, almeno su quel piano, non sarebbe mai riuscito a competere contro di lui. Sirius era il primo amore di Hazel, ma non come Penelope era stato il suo: l’amore che aveva legato quei due era qualcosa di viscerale, quel tipo di sentimento capace anche di distruggerti. E altroché se Black aveva distrutto la sua Hazel, tanto tempo prima. 

Percy se la ricordava bene, ricordava i primi mesi con lei, le sue paure, ogni sua crisi. Lui aveva avuto pazienza, l’aveva presa per mano e aveva rispettato i suoi tempi, finché un giorno lei non l’aveva guardato dritto negli occhi per poi sussurrare piano che lo amava, senza sentirsi in colpa. Si era sentito così felice, così grato alla vita per avere quella donna meravigliosa al proprio fianco nonostante fosse certo di non meritarla affatto. Nessuno l’aveva mai accettato per quel che era, mai. Nessuno tranne Hazel. Lei lo aveva guardato e poi lo aveva scelto, accettando proprio tutto il pacchetto. Lei accettava ogni sua fissazione, lo ascoltava veramente quando parlava e non si lamentava mai della sua ambizione e del suo bisogno di eccellere sempre. 

Ma era certo che prima o poi Hazel avrebbe ceduto, sarebbe tornata da Sirius e più ci pensava e più una parte del suo cervello gli sussurrava di mettersi in salvo, di allontanarsi da lei prima che fosse troppo tardi. Ma come poteva farlo? L’amava; l’amava talmente tanto che era certo che sarebbe stato capace anche di perdonarla.

No, non poteva permettere a Black di rovinare tutto questo, non poteva permettergli di far soffrire Hazel ancora, di distruggerla di nuovo. 

- Anche io ti amo. - Le disse, vicino alla sua bocca. 

Lei sorrise e poi posò le labbra sulle sue in un bacio leggero e fugace. - Devo andare. - Sbuffò, quando tornò a guardarlo negli occhi. - Mi attende una giornata infernale di esami, poi ho l’appuntamento con l’editore del nuovo libro, quindi farò tardissimo. - 

- Intanto gli esami promuovi sempre tutti. - 

Hazel si morse un labbro con fare colpevole. - Mi fanno troppa tenerezza, non posso farci nulla. - Si giustificò, e poi si alzò in piedi. - Comunque se torni prima di me allora inizia a cucinare. Oppure potremmo ordinare cinese, a lui piaceva. -  

Percy alzò gli occhi al cielo. - Io detesto il cibo etnico, lo sai. - Ribatté. - A meno che… - 

- A meno che non si tratti di cibo italiano, lo so. - Lo anticipò lei. - Prendi la pizza allora, oppure scongela una di quelle lasagne preparate da tua madre e fingiamo di averla preparata con le nostre mani. Adesso però devo proprio scappare… -  

Catturò di nuovo le sue labbra in un rapido bacio e poi corse via, lasciandolo solo in quella cucina con il pensiero già alla cena. 

Qualche ora più tardi, ormai a pomeriggio inoltrato, nel giardino curatissimo di una graziosa villetta a schiera poco fuori Londra, Janus se ne stava seduto sul bordo della piscina di Annie, con i piedi ammollo nell’acqua e gli occhiali da sole sul naso. Davanti a lui, dall’altra parte dello specchio d’acqua, Faye stava prendendo il sole con indosso uno striminzito bikini verde, mentre Annie era seduta composta e totalmente vestita, con un’aria un po’ nervosa, su uno di quei lettini di tela, al fianco dell’amica. 

Ci avevano messo un bel po’ di tempo, quelle due, ad andare d’accordo. Janus ricordava molto bene tutti gli sguardi velenosi che Annie lanciava all’altra e il palese disinteresse di Faye, almeno finché un giorno, circa a metà del secondo anno, per un motivo che tutt’ora gli sfuggiva, avevano deciso che sarebbero diventate amiche. Erano praticamente inseparabili, ma nonostante ciò avevano due caratteri a dir poco opposti: Annie era ancora la ragazzina insicura e timida che Janus aveva incontrato sul treno anni prima, anche se aveva finalmente tolto l’apparecchio e cambiato montatura d’occhiali, mentre Faye sembrava invincibile, come se le critiche non potessero sfiorarla, e spesso dava l’impressione di vivere al di sopra degli altri, cosa che non la rendeva gradita proprio a tutti. Nonostante ciò, anche grazie al suo ragazzo a dir poco perfetto, era riuscita a guadagnarsi una certa posizione a scuola. 

- Se continui a fissarla così le darai fuoco. - Disse Klaus di botto, emergendo dall’acqua e sedendosi al suo fianco, sul bordo della piscina. 

Janus sobbalzò, come se fosse stato colto sul fatto di un orrendo crimine. - Cosa… - 

- Stai fissando Faye da quando è arrivata. - Gli fece notare l’amico, rispondendo a quella domanda lasciata a metà, con un tono pieno di disapprovazione. - Capisco che quel bel costumino minuscolo che indossa non aiuti, ma contieniti, per Godric! - 

Janus si sentì avvampare e poi rivolse all’amico uno sguardo torvo. 

Alto e prestante com’era, Klaus Hopper sarebbe stato un ottimo battitore se solo avesse avuto un po’ più di talento nel volo e, difatti, nonostante facesse il provino per entrare nella squadra di quidditch di Grifondoro da anni, non era mai riuscito ad ottenere buoni risultati. Era rimasto eccentrico e un po’ strano, ma a Janus non importava e, anzi, preferiva di gran lunga che fosse così, anche perché era certo che in caso contrario non sarebbero mai riusciti a diventare amici. 

Insomma, non erano per niente i ragazzi più popolari del Castello: Janus aveva un nome famoso e un po’ ingombrante, e nonostante fosse in linea di massima apprezzato dagli insegnanti, lo stesso non valeva per gli studenti, a cui appariva come uno sempre sulle sue e per nulla interessato a conoscere persone fuori dalla sua ristrettissima cerchia. Klaus invece era simpatico, una di quelle persone capaci di parlare anche con le pietre, il problema stava nel fatto che facesse molta fatica a rispettare i limiti altrui.

- Tu lo sai che, sulla scala Pazza-Gnocca, Faye si trova ben oltre la diagonale Vicky Mendoza*. - Disse Klaus con aria solenne. 

- Credo che maledirò per sempre il giorno in cui ti ho fatto vedere quella stupida serie. - Borbottò Janus. - Faye non è pazza, lei è solo gnocca… cioè, intendo dire bella. Molto bella, non gnocca. Niente termini sessisti. - 

Klaus lo guardò scettico. - Ti minaccia ancora di dire a tutti del serpentese se non le fai i compiti, Jan. - Gli ricordò. - Inoltre il suo fidanzato non può avere delle amiche donne. - 

Janus scrollò le spalle. - Questo non la rende pazza, la rende solo una tipa un po’... gelosa, credo. E comunque in realtà stavo guardando Annie. - Aggiunse, facendo un impercettibile un cenno verso la ragazza dai capelli rossi. - Che ha che non va oggi? Perché se ne sta lì, tutta vestita e afflitta? - 

Anche Klaus posò gli occhi sulla giovane. - Dice che è grassa, che non vuole mettersi il costume. - Spiegò, dispiaciuto - Forse ha ancora quella cotta per te e quindi si vergogna. - 

Janus arricciò il naso e scosse la testa. - Non credo, Faye dice che le è passata un secolo fa, per fortuna. - Rispose. - Secondo me è per te che ha un debole. - 

Lui alzò le spalle con disinteresse. 

Janus aveva sentito Klaus fare apprezzamenti alle ragazze molto di rado. Capitava solo ogni tanto, quando ad esempio consolava Annie dopo che qualcuno l’aveva presa in giro per qualcosa legato al suo aspetto, oppure si limitava a commenti del tutto innocenti usando parole come “carina” o “simpatica”, oppure diceva di volerci provare con Molly o con Lucy, ma giusto per farlo irritare un po’.

Janus non capiva se l’amico non si sentisse attratto dalle donne o se il problema fossero le persone in generale, ma non aveva mai messo in campo l’argomento, certo che in ogni caso sarebbe stato lo stesso Klaus a parlargliene di sua spontanea volontà. 

- Comunque Annie per me è come una sorella, al pari di Molly e Lucy. - Sottolineò. 

- Però Molly è molto carina. - 

Janus socchiuse gli occhi, fissandolo intensamente. - Guarda che ha dodici anni, credo sia illegale anche solo farci un pensiero. - Disse, con il solito tono di avvertimento, come ogni volta. - E poi Percy ti taglierebbe il cazzo, ne farebbe un amuleto e lo venderebbe a Nocturn Alley al migliore acquirente, tutto questo con il mio aiuto, naturalmente. - 

Klaus trattenne a stento una risatina sommessa. - Guarda che non volevo mica provarci. Non ora almeno, magari tra qualche ann… - 

Janus lo spinse in piscina, interrompendolo a metà. - Loro due sono vietate! - Esclamò, quando l’altro riemerse. 

- E dai, non ti arrabbiare! - Rise forte Klaus. - Vieni qui, Jan, facciamo pace. - Continuò poi costringendolo a raggiungere l’acqua e avvicinarsi a lui come per abbracciarlo. 

Se c’era una cosa che riusciva a mettere in imbarazzo Janus Black senza nessuna fatica allora si trattava proprio del contatto fisico, ma dopo tutti quegli anni si era abituato al fatto che Klaus tendesse ad essere un po’ invadente a volte. Dunque si lasciò stringere in quello strano abbraccio imbarazzante, maledicendosi quando incontrò lo sguardo divertito di Faye e Annie, che si erano appena avvicinate. 

- Sareste una coppia fantastica, lo sapete? - Fece Faye, sedendosi insieme all’altra sul bordo della piscina, in modo da poter stare più o meno all’altezza dello sguardo dei due. 

- Lo so, io mi ci metterei con lui. - Svelò Klaus, molto più serio di quanto avrebbe voluto. 

- Anche io con te, tesoro. - 

Le labbra di Klaus si piegarono in uno strano sorrisetto incerto e poi Annie domandò in fretta: - Come va con il signor Black? - Come se volesse cambiare discorso.

- Sì, non ci hai ancora raccontato niente, ed è passata ormai più di una settimana da quando è tornato. - Osservò Klaus. - Lui com’è? - 

Janus si strinse nelle spalle, di nuovo serio e un po’ cupo. - Lui… è difficile da spiegare. - Mormorò, muovendo le mani sulla superficie dell’acqua in cui era ancora immerso. - È come quando, dopo ore di fila per entrare al Museo del Louvre, sei finalmente davanti alla Monna Lisa e pensi “be’ allora, tutto qui?”. -  

I tre esitarono per qualche istante e poi Faye domandò: - Quindi… è una delusione? - 

Janus annuì e scosse la testa insieme. - Non è una vera e propria delusione. - Disse, pensieroso. - Ho passato tutta la vita mettendolo su un piedistallo, è normale che non sia all’altezza delle mie aspettative. Il fatto è che credo di non piacergli. - 

- E perché non dovresti piacergli, scusa? - Domandò Annie, perplessa. 

- Non lo so, è un’impressione. - Rispose lui. - Insomma, ho ottimi voti, sono un prefetto, sono finito in punizione una volta sola in cinque anni, ma lui sembra preferire mio cugino Teddy, che non ha regole e non fa altro che combinare guai. Inoltre mi tratta come se avessi cinque anni. Credo che lui mi trovi un po’ noioso, come tutti del resto. - 

All’inizio nessuno dei tre parlò e nella testa di Janus cominciarono a susseguirsi gli eventi accaduti in quegli ultimi giorni. Lui e suo padre non avevano parlato molto, ma ogni volta che l’avevano fatto era stata lampante la loro differenza. Sirius non era un vero adulto, anche se poteva sembrarlo. Sembrava essere rimasto un ragazzino dentro, mentre Janus aveva esattamente l’atteggiamento contrario: lui era serio, ligio al dovere e alle regole. 

Era certo che Sirius si aspettasse un ragazzo allegro, simpatico e un po’ ribelle, e chissà cosa aveva pensato invece quando aveva capito che lui non era nessuna di quelle tre cose. 

Inoltre non avevano niente da dirsi, nulla da condividere, e questo lo faceva sentire male, in difetto. Quando era davanti a lui, infatti, Janus si sentiva molto più sfigato di quanto in realtà non fosse. Come se questo non fosse già abbastanza, da quando suo padre era tornato, Janus si era reso conto di essere molto arrabbiato con lui, anche se non capiva il motivo. 

- Io non ti trovo per niente noioso. - Disse Faye all’improvviso, rompendo finalmente il silenzio che si era dilatato tra loro, con gli occhi puntati nei suoi. 

Janus alzò di nuovo i lati della bocca, nel tentativo di sorridere. - Non importa, so di esserlo… - Buttò lì, alzando le spalle. 

- Non lo sei. - Insistette lei, seria. - Delle volte sei un po’ troppo pignolo e rigido, questo è vero, ma cosa c’è di male? Sei tu, sei fatto così, e se tuo padre non riesce ad accettarti per quello che sei… allora è un suo problema. Io non cambierei nulla di te. - 

Ci fu un attimo di strano silenzio in cui Janus e Faye si guardarono e basta, poi dentro di lui fece capolino più del solito il desiderio di baciarla, proprio lì, davanti a Klaus e Annie. Alla fine però sospirò e si limitò a sorridere mentre arrossiva. 

- Probabilmente lui cambierebbe tutto, ma sì… è un suo problema. - Disse. - Dopotutto ho sempre mamma e Percy. Comunque stasera lui verrà a cena. Volete venire ad alleviare le mie pene? - 

- I miei tornano stasera dalle vacanze, non posso. - Rispose Annie, spiacente. 

- Io invece ho il compleanno di mia zia Clarette. - Sbuffò Klaus. 

Janus annuì e poi guardò Faye. 

- Io ci sono, se poi il signor Weasley mi riporta a casa. - Disse la Serpeverde. 

- Puoi dormire da me, abbiamo da recuperare un sacco di puntate di Grey’s Anatomy. - 

- Questa è in assoluto una delle cose meno eterosessuali che tu mi abbia mai detto. - 

Janus scrollò le spalle. - Che ci vuoi fare, Selwyn, alla fine tutti i migliori sono gay o quasi… come Bowie, Oscar Wilde, Abraham Lincoln, Michelangelo… Silente. - Disse con nonchalance. - Insomma, è un sillogismo. Inoltre nessuno è veramente eterosessuale. - 

Le due ragazze si scambiarono uno sguardo scettico, mentre Klaus spalancò le palpebre come se l’amico gli avesse appena confessato di aver commesso un omicidio.

- Quindi tu usciresti con un ragazzo? - Gli chiese di getto, senza alcuna cautela. 

Lui alzò le sopracciglia, sorpreso da quella domanda. - Sì, può darsi. - Ammise con tranquillità. - Ovviamente le ragazze sono più carine, ma non posso escludere la cosa a priori. Ad esempio se la ragazza con cui gioco a League of Legend fosse in realtà un ragazzo non mi importerebbe poi così tanto. Il vero problema sta nel fatto che di sicuro è una babbana, quindi ci sarebbero troppi segreti tra noi. - 

- Tu sei proprio strano. - Sentenziò Faye. 

- Almeno io non sono attratto dal tizio banale e popolare della scuola, come te. - Ribatté Janus, alzando gli occhi al cielo

- Quindi tu usciresti con un ragazzo. - Ripeté Klaus, più scosso di quanto fosse stato normale. 

- Tranquillo, non ci voglio mica provare con te. - Disse Janus sogghignando. - Anzi, ora che ci penso con nessuno in generale, dato che sono troppo occupato a studiare per diventare Ministro. - E dicendo questo schizzò Faye, giusto per infastidirla un po’, e poi nuovo dall’altra parte della piscina. 

- Black! - Urlò la ragazza, seguendolo in acqua.  

Klaus e Annie li guardarono giocare per qualche attimo, poi lei si voltò per guardare l’amico, che invece teneva lo sguardo fisso sugli altri due. - Glielo dirai mai? - Domandò Annie. 

Klaus scosse la testa. - L’hai sentito… è troppo occupato a studiare per diventare Ministro. - 

Note:

*per chi non lo sapesse, la diagonale Vicky Mendoza e la scala pazza-gnocca è una “complessa” teoria molto sessita di Barney Stinson, personaggio della serie tv How I Met Your Mother. 

Piccolo commento inutile: non ci sono grandi avvenimenti in questo capitolo, lo so, ma avevo paura che unirlo al prossimo capitolo avrebbe reso il tutto troppo pesate e lungo, quindi ho deciso di farne due separati. Comunque a mio parere c’è un bel po’ di introspezione, quindi spero che almeno non sia risultato troppo noioso e che i sentimenti di tutti i personaggi siano arrivati chiari. 

J. 

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