Chiarimenti
Capitolo 14
Sebbene fosse circondato da persone che, a loro dire, gli volevano bene, Harry Potter, seduto al lungo tavolo della cucina del numero dodici, si sentiva più solo, triste e imbarazzato che mai. Davanti a lui, Ron, Hermione, Ginny, Fred e George lo fissavano con sguardi angosciati, facendo scorrere di tanto in tanto gli occhi sui volti degli altri commensali, posandoli alla fine su Hazel, che sedeva al limite sinistro del tavolo, accanto a suo figlio e a Sirius.
Harry sospirò, la testa bassa sulla sua porzione di torta alla melassa pur di sfuggire alle occhiate accusatrici dei suoi amici, e dalla vista di Sirius con la sua vera famiglia. Erano così tremendamente carini insieme: lui sembrava essersi totalmente rincoglionito e adesso passava tutto il suo tempo a riprendere con una videocamera tutto quello che Janus faceva, parlandogli con vocette imbarazzanti, mentre lei era quanto di più lontano ci si potesse immaginare quando si pensava alla donna ideale di Sirius Black. Hazel era così saccente, una sorta di Hermione che però ti correggeva la grammatica invece che i compiti di pozioni, ma nonostante questo aveva un irritante accento scozzese molto marcato. E poi era giovane, troppo giovane per stare con Sirius. Inoltre era incredibilmente gentile con tutti, perfino con Kreacher o con il quadro della madre di Sirius, come se avesse un enorme e disperato bisogno di piacere alle persone che aveva intorno.
E poi c’era Janus, un bambino di quasi un anno, un po’ timido e dall’aria di uno che era profondamente amato, perfino adorato, dai suoi genitori, aspetto di cui invece Harry era sempre stato vistosamente privo. Non sapeva nulla di bambini, ma era quasi certo che Janus fosse piuttosto sveglio: camminava a stento poggiandosi sulle vecchie mura del numero dodici, o lasciandosi guidare dalla madre e dal padre, ma parlava facendosi capire perfettamente e, ogni tanto, si lasciava andare a qualche piccolo incantesimo, soprattutto quasi si arrabbiava, spaventando Hazel e rendendo Sirius fiero.
Da quando Harry aveva scoperto dell’esistenza di Sirius, non c’era stato un giorno in cui non si fosse sentito un po’ in pensiero per lui, soprattutto dopo che lo aveva incontrato ad Hogsmeade. Aveva temuto che i Dissennatori lo catturassero di nuovo, era convinto che fosse fuggito all'estero e fosse tornato solo per stargli vicino e questo lo aveva sempre fatto sentire in colpa, e invece lui non aveva mai lasciato la Scozia e, per giunta, aveva trovato anche il tempo di mettere su famiglia. Tutto questo senza dirgli nemmeno una parola a riguardo, quasi come se non si fidasse di lui.
- Stavo pensando. - Esordì Hermione, a bassa voce, facendogli finalmente alzare gli occhi dalla sua fetta di torta. - Dovremmo fare un regalo a Janus, per il compleanno. -
- Mamma gli sta già facendo un maglione e un paio di calzini. - Disse Ron. - Dice che Hazel non lo copre abbastanza, che qui dentro è umido e che così si ammalerà. -
- Harry, io e te cosa gli facciamo? - Domandò allora Hermione, guardandolo.
- Non lo so. - Rispose seccamente il ragazzo.
Hermione rivolse al bambino un rapido sguardo. - Non ho idea di cosa potrebbe servire ad un bambino così piccolo. - Disse, pensosa. - Magari dei giochi o dei vestiti? -
- Non lo so. - Ripeté Harry. - Decidi tu, Hermione. Ho altro a cui pensare al momento. -
Lei incrociò le braccia sul petto, sbuffando. Certo, poteva capirlo: aveva visto il ritorno di Voldemort, il Ministero non gli credeva e tra pochi giorni avrebbe dovuto affrontare un processo per un semplice caso di magia minorile ma, da quando aveva messo piede a Grimmauld Place, Harry non sembrava lo stesso di sempre. Era arrabbiato, quasi scontroso e le cose non sembravano accennare a migliorare.
- Harry, non avrai mica paura che Sirius non ti voglia più con sé, adesso che ci sono Hazel e Janus, vero? - Sussurrò Hermione, scrutandolo.
Harry sentì le sue guance andare a fuoco. Il primo incontro con Hazel era stato terribilmente imbarazzante; avevano cominciato con il piede sbagliato, ma non pensava che le sue paure fossero così palesi agli occhi di Hermione. - No… io non… no che non ho paura di una cosa del genere. - Balbettò, imbarazzato.
- Meglio così. - Gli disse Ginny. - Sarebbe una paura molto stupida la tua, dato che Sirius non fa altro che parlare di te, mentre Hazel è terrorizzata dall’idea di non piacerti. -
Harry si voltò verso Sirius per la prima volta dall’inizio della cena, e lui gli sorrise di rimando, facendolo sentire un po’ stupido e anche un po’ in colpa ma, soprattutto, si sentì d’un tratto sollevato. Magari le cose non sarebbero cambiate. O magari sì, magari dopo cena Hazel avrebbe raccontato a Sirius quello che era successo qualche ore prima e si sarebbe arrabbiato con lui.
Quella fu la cena più lunga della vita di Harry, che ringraziò silenziosamente Molly quando ordinò a lui e agli altri di raggiungere le proprie camere.
Lì, seduto sul letto, nella stanza che divideva con il suo migliore amico, Harry guardava i gemelli che giocavano a Sparaschiocco, mentre Ginny e Ron facevano il tifo. La porta accostata faceva intravedere l’incessante andare avanti e indietro di tutti quelli che quella sera sarebbero rimasti a dormire al numero dodici, l’aria che si respirava era distesa e tutti sembravano piuttosto allegri ma anche impigriti dall’abbondante pasto appena concluso.
Harry non vedeva l’ora di infilarsi nel letto, anche se era certo che non sarebbe riuscito a chiudere occhio per tutta la notte, ma almeno avrebbe avuto il tempo necessario per rimuginare ancora su tutte le cose che aveva scoperto quel giorno. Non gli piaceva molto non avere un vero ruolo nell’Ordine della Fenice, dopotutto lui aveva visto il ritorno di Voldemort, ma allora perché gli impedivano di assistere alle riunioni? Perché non gli dicevano chiaramente cosa stava succedendo?
La soglia accostata alle sue spalle si spalancò ed Hermione entrò, tenendo in braccio il figlio di Sirius. Lei, come la signora Weasley e Lupin, pareva andare molto d’accordo con quel bambi.
- Credo che tra poco dovremmo andare a letto. - Esordì, sedendosi al suo fianco.
Nessuno sembrò averla sentita; i gemelli continuarono a giocare a Sparaschiocco, Ron continuò a fare il tifo, mentre Ginny si avvicinò intenerita al bambino, che però sembrava molto incuriosito da Harry. Lo fissava con quei suoi grossi occhi grigi, facendolo quasi sentire a disagio. Harry aveva mai conosciuto tanti bambini, non ne aveva mai preso in braccio uno, non sapeva quale fosse il modo giusto relazionarsi con lui e, forse, non voleva farlo. Ma quando poi il bambino allungò le sue manine nella sua direzione, fu stranamente naturare accoglierlo tra le sue braccia.
- Be’, almeno con lui sembri andare d’accordo. - Commentò Ginny.
- E meno male, siete una cosa come fratelli, in fin dei conti. - Continuò Ron, guardandoli.
Quella frase fece nascere dentro Harry parecchi sentimenti contrastanti che lui stesso fece fatica a riconoscere. Idealmente quell’idea non gli dispiaceva affatto, eppure non riusciva a stare tranquillo. Abbassò lo sguardo verso Janus, che gli sorrise prima di afferrare con forza i suoi occhiali, strappandoglieli letteralmente dal naso. - No… fermo… fai il bravo bambino! - Bofonchiò, cercando di toglierglieli di mano.
- Dallo a me, Harry. - Intervenne Hermione divertita, prendendo nuovamente il bambino in braccio. - Vieni dalla zia, Jan, avanti. -
- Certo che sei brava con lui. - Osservò Ron, alzandosi da terra e stiracchiandosi un po’.
In quello stesso momento, la porta si spalancò di nuovo, mostrando Hazel ferma sulla soglia. Indossava già il pigiama e aveva i capelli castani bagnati e ben pettinati, come se fosse appena uscita da sotto la doccia. Posò lo sguardo su ognuno di loro, e poi sorrise, guardando verso Hermione e Janus. - Scusa se ci ho messo tanto, Hermione. Spero che non ti abbia fatto dannare. - Disse, avvicinandosi e prendendo il bambino tra le braccia.
Hermione si affrettò a scuotere la testa. - Lo sai quanto mi piace stare con lui. - Sorrise.
- Anche a lui piace tanto stare con te. Vero, Jan? Ti piace Hermione? -
Il bambino mormorò qualcosa difficile da comprendere, prima di nascondere il viso contro il collo della madre.
- Adesso però deve andare assolutamente a dormire. - Continuò Hazel, raggiungendo nuovamente la porta. Ma poi, proprio sull’uscio, si voltò nuovamente verso di loro, come se le fosse tornato in mente qualcosa. - Harry, posso parlarti un minuto? -
Harry quasi gemette, ma quando si scambiò uno sguardo pieno di sottintesi con Hermione, non poté fare a meno di alzarsi in piedi e seguire la ragazza e il bambino fuori dalla stanza.
Camminò insieme a loro lungo il corridoio, immaginando ogni scenario apocalittico possibile e, poco prima di arrivare alle scale, raccolse il coraggio e parlò: - Hazel io volev… -
- Ti ho fatto un ritatto. - Fece lei, voltandosi nella sua direzione e parlandogli sopra; in mano aveva un foglio spiegazzato e piegato a metà. - Dopo cena, mentre tu e Sirius parlavate… io vi ho fatto un ritratto. Lo so, pensi che sia una cosa inquietante… lascia stare, fa finta che io non ti abbia detto niente, solo che… tu mi spaventi. -
Harry si sentì arrossire, e poi prese a far saettare gli occhi dal foglio al volto di lei e viceversa. Che Hazel fosse un po’ strana si poteva notare ad un miglio di distanza, ma non immaginava fosse così strana. Per un attimo gli ricordò quasi Luna Lovegood e, per la prima volta, non la trovò fastidiosa e non trovò fastidioso nemmeno il suo accento scozzese.
- Il fatto è che voglio piacerti. - Continuò Hazel, abbozzando un sorriso. - Solo che ho l’impressione che ci sia del non detto, non so se mi spiego. Vorrei solo che tu sapessi che le cose tra te e Sirius non cambieranno solo perché sono spuntata io dal nulla, anzi! Mi piacerebbe tantissimo se questa estate tu venissi a stare da noi… sì, quando tutto sarà finito. Magari potresti trasferirti del tutto! Casa mia è un po’ piccola, ma è talmente sperduta in campagna che potresti giocare liberamente a quidditch senza essere visto dai babbani. Potresti anche insegnare a Janus a volare, dato che Remus dice che Sirius è un po’ scarso nel volo. Poi c’è il mare, spiagge davvero incontaminate e se, alla fine, la natura ti dovesse stancare, Aberdeen dista solo trenta chilometri. -
Harry, rimasto a bocca aperta, si limitò a guardarla per qualche secondo, prima di lasciarsi scappare un piccolo sorriso. - Davvero posso venire a stare da voi? - Domandò.
- Ma certo, Harry, quella può essere anche casa tua. - Rispose Hazel. - Certo, fa un po’ freddo e spesso Janus si sveglia di notte urlando come un’aquila, ma sono cose risolvibili. Sempre meglio che stare con i tuoi zii, o no? Sirius mi ha detto che non ci vai molto d’accordo. -
- Non ci vado per niente d’accordo, in verità. - Spiegò Harry.
Hazel annuì, facendogli un lieve sorriso. - Sai… nemmeno io ho mai avuto una vera e propria famiglia. - Svelò, dopo un lungo attimo di esitazione. - Mia madre è morta quando ero solo una bambina, mentre mio padre non l’ho mai conosciuto. So che non è la stessa cosa, i miei non sono stati uccisi davanti ai miei occhi, ma… ecco, un po’ ti capisco se ti senti arrabbiato o solo, anche io mi sentivo così, anzi delle volte mi ci sento ancora. Ma per me, al contrario di te, non c’era nessuno disposto ad ascoltarmi, quindi sfrutta le persone che ti vogliono bene, Harry, sfruttale per parlare di ciò che provi. Puoi sfruttare anche me, se vuoi, se ti fidi, lo so che sono una sconosciuta, ma potremmo… imparare a conoscerci. Io voglio che andiamo d’accordo, lo voglio sul serio. -
Harry annuì. - Anche io lo voglio. - Disse, ricambiando il sorriso.
- Bene… ottimo. - Rispose Hazel, una velata nota di imbarazzo nella voce. - Adesso ti lascio andare, ho già fatto la stramba abbastanza per stasera. -
- Non sei poi così strana, in fondo! - Si affrettò a dire Harry, imbarazzato come non mai. Non sapeva il perché, ma gli sarebbe piaciuto parlare con lei un altro po’.
Dopotutto non aveva mai conosciuto nessun altro che avesse perso i genitori da piccolo, come lui.
- Posso avere il ritratto? - Le domandò.
Hazel sembrò sorpresa da quella domanda, ma annuì e sorrise, allungando il foglio stropicciato nella sua direzione senza dire niente.
Harry lo afferrò e gli diede una sbirciata, prima di fare un piccolo sorriso nella direzione della ragazza. - Ma come vi siete conosciuti, tu e lui? - Le chiese.
- È una storia lunga, ma se vuoi però posso raccontartela. - Rispose Hazel iniziando a scendere le scale verso il piano di sotto. - Dunque… era un’umida e tempestosa notte di luglio… -
Piccola nota:
che dire... non so se si nota ma sono totalmente inesperta di wattpad e bo... mi piacerebbe sapere se ha un senso continuare a pubblicare questi capitoli. Che ne dite di farmi sapere cosa ne pensate della storia? Commenti e stelline sono ben apprezzati!
Ad ogni modo grazie per aver letto fin qui e vi ricordo che gran parte di questa fan fiction è già pubblicata su efp, quindi se volete potete dare un'occhiata.
Alla prossima,
J.
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