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FamilyAU
ModernAU

Iniziò come ogni altra giornata nella casa Hamilton-Laurens. John stava facendo il caffè mentre Alexander combatteva con dei fogli nella sua borsa. Ogni tanto gridava:

"John! Hai visto il caricatore del mio portatile?"

John, che aveva già messo tutto a posto la sera prima, rispose: "È sul divano!" e si scambiò uno sguardo divertito con Philip, il loro bambino di 9 anni.

"Tu hai già fatto tutto cucciolo?" chiese John, lavando i piatti della colazione. Philip annuì, per poi saltare giù dalla sedia e correre in camera.
"Devi andare via tra 10 minuti!"
Gli gridò dietro John.

"Lo so pa!" Rispose frettolosamente il bimbo. Intanto Alex usciva da camera loro, gettando la sua borsa nell'ingresso e dirigendosi in cucina. Andò dietro John e lo abbracciò da dietro, mentre gli stava porgendo una tazza di caffè.

"Buon giorno" disse Alex, annusando il profumo meraviglioso dei capelli puliti del suo compagno.

"Buon giorno amore" disse John, lasciando che Alex lo abbracciasse ancora qualche secondo, prima di girarsi e dargli la tazza.

Lui lo ringraziò e bevve tutto in un paio di minuti. John andò in camera del bambino, che stava leggendo un fumetto sul letto.
"Forza cucciolo, dobbiamo portarti a scuola un po' prima oggi, papà ha un meeting"

"Con Jefferson?" Chiese Philip speranzoso. Adorava sentire il padre insultare e lamentarsi del suo avversario politico a cena. A dire la verità anche a John piaceva. L'adulto rise.

"Speriamo" Philip mise il suo fumetto nello zaino e uscì dalla stanza con John. Alex era all'ingresso, aspettava battendo il piede ansiosamente e si stava scrivendo con qualcuno al telefono.

"Zia Eliza viene a prenderti oggi dopo la scuola, okay?" Le sorelle Schuyler si alternavano ad andare a prendere il piccolo Philip quando i suoi genitori non potevano.

"Yaay!" Esclamò Philip, contento " credete che suonerà il piano per me? Sapete che mi sta insegnando?"

Eliza pensava fosse uno spreco non utilizzare il piano che i precedenti proprietari avevano lasciato lì nel loro appartamento, quindi aveva iniziato a suonarlo come ninna nanna quando Philip era piccolo e lui si era innamorato. John e Alex erano estremamente grati per tutto ciò che le sorelle Schuyler facevano per il loro bambino.

"Certo piccolo" disse Alex, prendendo la mano di Philip "ho sentito anche che ti sta insegnando il francese"

Il bimbo annuì, mentre tutti insieme lasciavano la casa, felici di quello che stavano costruendo.

Prima lasciarono Philip a scuola, poi Alex accompagnò John allo studio medico in cui lavorava e poi da solo si recò al municipio.

"Passa una buona giornata" disse John stringendo il bambino in un abbraccio. Odiava questa parte del giorno, quando doveva separarsi per nove, dieci ore dal suo piccolo. "Proverò a tornare a casa presto okay?" Philip annuì per poi farsi stringere dall'abbraccio di Alexander.

"Ciao cucciolo" disse prima che il piccolo corse dietro i cancelli della scuola per raggiungere la sua migliore amica Theodosia.

John strinse la sua mano con quella di Alex mentre andavano via.

"È così grande..." disse John sia triste che felice.
"Non farti troppi problemi" disse Alex "quel bambino cresce e, lasciamelo dire, quando sarà grande ci farà tutti fuori"

"Lo farà davvero" sussurrò John poggiando la testa sulla spalla del marito.

Non pensava che si sarebbe distrutto tutto quel giorno.

- - - - - - -
John si stava preparando per la pausa pranzo quando Samuel Saebury, un suo collega, entrò nel suo studio con fare trafelato.

"John c'è una telefonata per te, è un'emergenza"

Il panico si impossessò del suo corpo, mentre correva alla reception. Afferrò il telefono con il cuore a mille.
"Pronto?" Era successo qualcosa a Philip? Alexander? Cosa era successo?

"John Laurens? C'è stata una sparatoria nella scuola di Philip Hamilton, è stato colpito. Lo abbiamo portato all'ospedale in Mercer street. Abbiamo già avvisato suo marito, sta arrivando."
John sentì il corpo gelare. Avevano sparato a suo figlio, al suo bambino. Aveva visto al telegiornale qualche sparatoria a scuola, ma mai, mai nella vita aveva pensato di poter ricevere una telefonata simile.

"G-g-grazie" provò a dire, per poi precipitarsi fuori dall'ufficio, non curante di ciò che le persone potessero dire di lui. Chiamò un taxi è praticamente urlò:"Liberty hospital in Mercer street per favore, faccia presto!"

La macchina corse per la strada, ma per John ogni momento lì equivaleva a un'eternità.

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Alexander stava discutendo sulle tasse di New York nella sala conferenze, quando il telefono iniziò a squillare nella tasca. Jefferson e Madison si guardarono negli occhi divertiti mentre Alexander era diventato leggermente rosso.

Giuro su Dio, pensò, se è John lo uccido. Guardò Washington con disperazione.

"Rispondi al telefono Alexander, veloce" disse Washington, Alex uscì dalla stanza, annuendo obbediente.

"È Alexander Hamilton? Suo figlio Philip è stato ferito da un colpo di arma da fuoco in una sparatoria a scuola. Lo abbiamo portato all'ospedale in Mercer street, dovremmo chiamare anche suo marito John Laurens?"

Alex non riusciva a muovere un muscolo. Philip era ferito... suo figlio è stato colpito! Non avrebbe mai pensato di sentire quelle parole. Sperava di poter proteggere il suo bambino per l'eternità.

"Sì. Grazie" disse. Aveva gli occhi sgranati e rientro nella sala. Tutti lo osservavano chiedendosi che cosa avesse potuto rendere Alexander Hamilton senza parole. Lui si rivolse a Washington "devo andare, Philip è in ospedale" e corse via senza aspettare repliche.

L'ospedale era a tre isolati da lì, avrebbe fatto in fretta.

Arrivato, si precipitò alla reception, avrebbe preso aria solo dopo aver visto che Philip stava bene "Philip Hamilton?"
Chiese impaziente. "Stanza 7A, John Laurens è già dentro. Ma scusi, lei è?"

"ALEXANDER HAMILTON" urlò, già dentro uno degli ascensori.

Si lanciò nella stanza e vide il suo bambino sdraiato nel letto con John al suo fianco che gli teneva la mano. "RESPIRA? SOPRAVVIVERÀ A TUTTO QUESTO?"

"Alexander..." sussurrò John, guardandolo con gli occhi pieni di lacrime. Alexander non perse tempo e si gettò al fianco del figlio, sentendo la mano fredda, ma c'era battito, debole, ma c'era.

"Pa..." disse Philip, con la voce stanca e roca. Alex gli spostò una cicca dal visino.

John stava singhiozzando, pregandolo di non andare via.

"Mi dispiace" sussurrò cin voce rotta il piccolo, riuscendo, non senza sforzo, a prendere la mano di Alexander.
John trovava quella vista insopportabile, si sentiva distrutto, odiava vedere il suo bimbo dolorante, avrebbe voluto essere lui lì e il suo cucciolo al sicuro.

"Mi dispiace" ripeté il bambino "sono arrivato solo a 7... vi voglio bene..."

Alexander si rifiutava di credere che Philip fosse morto, anche dopo che l'elettrocardiogramma era diventato piatto, segnando l'assenza di battito. John non voleva lasciare andare il corpicino di quella piccola creatura, singhiozzando incurante delle macchie di sangue sulla sua maglia e sulle braccia.

Alexander e John, in pochi momenti, avevano perso il loro tesoro più grande.

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Quella sera Alex chiuse a chiave la cameretta di Philip, con John al suo fianco. Stava piangendo sulla sua spalla stringendoselo addosso, aveva l'impressione che se non lo avesse fatto, anche Alex sarebbe andato via.

Avevano sentito la notizia che George Eacker, un ragazzo di 17 anni, era il responsabile della morte del loro bambino. A loro non interessava di lui, interessava solo della piccola anima di Philip, che era volata via troppo presto. Avrebbe dovuto farci tutti fuori, pensò John.

Le sorelle Schuyler e i Mulligan (Hercules si era rifiutato di prendere tutti i nomi di Laf) erano andati a consolare la coppia.

"Eliza" chiamò John
La giovane si avvicinò a lui, mettendogli una mano sulla spalla.

"Dimmi" chiese lei.

"Prima di morire, Philip ha detto di essere arrivato solo a sette, cosa voleva dire secondo te?"
Lei sgranò gli occhi,mentre questi si riempivano di lacrime.

Alexander e Angelica entrarono proprio in quel momento in soggiorno.

"Quando gli insegnavo francese" cominciò Eliza " non riusciva a ricordare tutti i numeri. Così gli ho detto di associare a ogni numero qualcosa di importante. Aveva detto che il 10 sarebbero stati i suoi papà perché era il numero più grande e i suoi papà erano importantissimi. Siamo arrivati solo a 7..." e iniziò a singhiozzare.

"È arrivato solo a 7" sussurrò affranta Angelica, mentre Alexander era andato ad abbracciare John, che singhiozzava rumorosamente.

"Un, deux, trois, quatre, cinq, six, sept, huit, neuf..." ripeté Eliza, pentendosi di avergli insegnato i numeri.








My wall
Guess who's back :)))))
Sono tornataaaaaaaaaaa ammettetelo che non vi aspettavate un aggiornamento ehhhh! Lol.
Ditelo che vi ho stupito!
Anyway spero di essere abbastanza regolare d'ora in avanti, un aggiornamento a settimana. Spero di farcela e di non darvi false speranze 😘

Con questo un salutone e lasciate stellina e commentino 😘😘

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