Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

1: Bittersweet Memories

HELLO! 

ecco qui la mia prima clorivia <3 sarà composta di circa  4/5 parti. Enjoy <3

****

I: Prologo.

Fontaine, tanti anni prima.

"Mamma.."

Le lacrime di Clorinde scivolavano come pioggia incessante lungo il suo viso, mescolandosi con il ticchettio ritmico della tempesta.

Era una delle prime volte che chiamava Petronilla a quel modo. E non sarebbe neppure stata ascoltata.

La donna che l'aveva cresciuta, dai tre ai dieci anni, era scomparsa nel nulla, come  se la pioggia avesse spazzato via ogni sua traccia.

Ormai erano passati tre giorni. Clorinde detestava il modo in cui faceva fatica a muoversi, a reagire, ma non riusciva a fare altro che piangere.

Per tanti anni, aveva trattenuto quasi tutte le proprie emozioni. Ricordava bene le lezioni di Petronilla: "Mai perdere il controllo, Clorinde. Una spada efficace è legata a una mente calma."

Ma ora, con ogni goccia di pioggia che tamburellava sui vetri, le emozioni trattenute si liberavano come un torrente in piena. Sentiva le lacrime bruciare come le ferite lasciate dalle lame dei suoi avversari. Ogni singhiozzo era un colpo al cuore, ogni respiro un doloroso ricordo di quanto fosse fragile, sotto alla corazza di fredda determinazione che era stata obbligata a forgiare.

"Mamma... perché mi hai lasciato anche tu?"

Disse quelle parole a bassa voce, pur sapendo che Petronilla non poteva udirle. Se n'era andata chissà dove, lasciandole soltanto il mantello blu in cui ora si era stretta, in cerca di conforto.

Non le restava più nient'altro, a parte quello e alcuni soldi con cui Petronilla le aveva pagato una scuola dove sarebbe riuscita ad alloggiare.

Se Monsieur Callas, il padre della sua migliore amica Navia, non la avesse accolta in casa, in quei giorni Clorinde avrebbe dovuto accettare da subito quel cambiamento improvviso. Invece, così, poteva provare ad abituarsi all'assenza improvvisa di Petronilla.

Avrebbe voluto esprimergli meglio la sua gratitudine, ma le sue forze si erano ormai prosciugate.

Non poteva fare altro che chiedersi se Petronilla stesse bene, anche se era evidentemente che probabilmente doveva essere così. Se n'era andata, ma non aveva lasciato intendere di essere stata rapita, o di essere nei guai. Aveva saldato tutti i conti e lasciato qualche soldo e il suo appartamento a Clorinde, in cui sarebbe tornata quando sarebbe cresciuta.

Ma Clorinde avrebbe preferito decisamente riaverla indietro, insieme a una spiegazione.

Invece, Petronilla la aveva abbandonata, proprio come avevano fatto i genitori che la avevano messa al mondo, lasciandola poi per strada: senza alcuna spiegazione.

Probabilmente, non valeva davvero nulla. Oltre alla sua spada, alle due abilità, come persona era totalmente insignificante.

Neanche tutti gli sforzi che aveva fatto, gli allenamenti che aveva seguito erano bastati. Clorinde aveva fatto di tutto per essere un'arma tremendamente efficiente, prima ancora che una bambina; ma aveva fallito anche in quello.

La camera in cui si trovava era immersa in un'oscurità opprimente, punteggiata solo dai lampi che illuminavano sporadicamente la finestra. La pioggia tamburellava incessantemente sui vetri, un suono monotono che sembrava amplificare la desolazione dentro di lei

Fu soltanto dopo qualche minuto che uno spiraglio di luce la raggiunse.

Negli anni successivi, avrebbe ricordato quel momento come l'ancora che la aveva salvata, impedendole di annegare in quei giorni cupi.

Navia era sempre stata quello, per lei: il barlume più sincero che conoscesse. Qualcosa che forse non meritava, ma che non poteva fare mai a meno di rincorrere. Di amare.

La porta della stanza si aprì lentamente e Navia entrò con passo silenzioso. La sua figura si stagliava contro la luce fioca del corridoio, con i suoi capelli che sembravano fili dorati. Il volto di Navia era serio e dolce, i suoi occhi grandi e pieni di compassione.

Si avvicinò a Clorinde con cautela, come se ogni passo fosse un tentativo di non spezzare il fragile silenzio della stanza.

"«Clorinde," sussurrò Navia con dolcezza, posandole una mano sulla spalla. Clorinde sentì il tocco gentile di Navia attraversarle la pelle come un raggio di sole in una giornata di tempesta. «Sei qui da sola da troppo tempo..»

Navia inclinò leggermente la testa, cercando di incrociare lo sguardo di Clorinde, ma lei tenne gli occhi fissi sul mantello blu.

Clorinde non rispose, seppur sperando che Navia sentisse la sua silenziosa disperazione, forte come un grido nella propria testa.

Navia i sedette accanto a lei sul letto e la avvolse in un abbraccio gentile, in cui Clorinde si rifugiò di istinto.

Navia era sempre stata buona con lei. Fin dal primo giorno in cui Clorinde l'aveva vista, nascondendosi dietro la giacca di Petronilla per la paura di interagire con una bambina della sua età, le aveva sorriso. La aveva invitata a giocare innumerevoli volte, a casa o nei giardini di Fontaine. E anche adesso, non la stava abbandonando.

Per quel motivo, per un istante, si concesse di mostrarsi debole.

«Navia, dov'è la mia mamma?» chiese Clorinde tra un singhiozzo e l'altro, il suo tono era un misto di implorazione e disperazione. Petronilla era stata dura con lei, le aveva insegnato a combattere e le aveva dato un coltello in mano a tre anni, ma si era presa davvero cura di lei, come nessun altro. Cosa aveva combinato, per deluderla a tal punto di farla scappare?

Navia strinse più forte Clorinde, cercando di trasmettere tutto l'affetto e la sicurezza di cui era capace. «Non lo so.,» ammise, con una tristezza che spezzava il cuore. «Ma io..sono qui per te. E resterò sempre qui, qualunque cosa accada.»

I loro occhi si incontrarono, e in quello sguardo, Clorinde trovò una promessa che sembrava più forte di qualsiasi parola.

Clorinde alzò lo sguardo verso il volto di Navia, cercando di asciugarsi in fretta le lacrime. «Come puoi esserne sicura?», sorrise amaramente. Non voleva pensarlo, ma se la vita le portava sempre via tutti, chi le assicurava che lo stesso non sarebbe accaduto con Navia?

Navia le accarezzò delicatamente il viso, asciugando le lacrime con le punte delle dita. «Te lo prometto!,» rispose con fermezza. «Ti prometto che non ti lascerò mai da sola. Sarò sempre pronta ad aiutarti. Ti basterà chiamarmi.»

Fu allora che Clorinde sentì per la prima volta un barlume di speranza, dopo tre giorni, anche se era piccolo e fragile come una fiammella in mezzo alla tempesta. Abbracciò Navia con forza, sentendo il calore della sua presenza come un antidoto alla fredda solitudine che l'aveva circondata.

La pioggia continuava a cadere fuori, ma nella stanza, sotto la protezione delle braccia di Navia, il mondo sembrava leggermente meno buio.

Navia era il suo sole.
Negli anni successivi, però, purtroppo Clorinde si ritrovò spesso a vivere dopo il tramonto.

***

II: La lettera misteriosa

Diciotto anni dopo, Fontaine.

Clorinde si rigirava tra le mani la misteriosa lettera che aveva ricevuto ormai da più di dieci minuti.

Non riusciva a distinguere la calligrafia del mittente, né a comprendere bene le sue parole.

"Nascemmo secoli fa, per sconfiggere i mostri. Trova la nostra lama nascosta, nel palazzo dove Fontaine lavora fremente. Immergiti nelle acque e ritrova le conchiglie del profondo, tra le sue rocce incastonate. Cogli i fiori del lago, blu come il cielo, luminosi come la luna. Affacciati sulle sue sponde, e io sarò lì, ancora una volta. Solo allora, la verità sarà tua.
Clorinde, sei forte e coraggiosa. Non abbandonare questa sfida. Non lasciarmi andare."

Chi poteva averle scritto una cosa del genere? Era forse uno scherzo? La lista degli oggetti che doveva cercare non era affatto chiara. La donna sospirò, riponendo il foglio nella busta con cui le era stato consegnato. Lo aveva trovato direttamente nella cassetta della posta, senza nemmeno vedere il postino che l'aveva portato.

Non riconosceva neppure la carta di provenienza. Era un vero mistero.

E c'era soltanto una persona che poteva aiutarla a risolverlo, ovvero l'investigatrice più abile di tutta Fontaine.

Nel pensare a lei, il cuore di Clorinde ebbe un sussulto. 

La conosceva da più di vent'anni, ormai. Eppure, le bastava pensare al suo volto per sorridere. 

A volte, si chiedeva come aveva fatto a non far scoprire a Navia che cosa provasse, dopo tutti quegli anni.

Era nato tutto lentamente, all'inizio addirittura come un dubbio. Quando erano più piccole non ci aveva fatto caso, ma verso i quattordici anni, Clorinde aveva notato che tenerle la mano o abbracciarla era diventato difficile.

I suoi pensieri andavano così tanto in confusione da farle girare la testa, e quando tornava ad allontanarsi da Navia, non pensava ad altro che a lei. 

Nulla di tutto ciò era cambiato negli anni successivi, e ora che Clorinde ne aveva ventotto, tra tutti gli innumerevoli segreti che celava dietro alla sua stoica immagine pubblica, ce n'era uno che aveva rivelato soltanto a Wriothesley, il suo migliore amico: era innamorata di Navia.

Non poteva non esserlo, semplicemente. Non poteva non amare tutto di lei. Non poteva non pensare, e ripensare con ammirazione al suo carattere così gentile, così genuinamente entusiasta, aperto alla novità e all'ascolto. Alla sua dolcezza, al modo in cui sapeva ascoltare sul serio, quando qualcuno le parlava o le confidava qualcosa. Al suo volto così bello, ai suoi occhi che sembravano aver rubato l'azzurro dei cieli d'estate, alle sue labbra sorridenti, e ai suoi meravigliosi capelli dorati.

A volte si sentiva così fortunata, semplicemente perché aveva avuto l'occasione di conoscere una persona del genere, e ad averla ancora nella propria vita.

Lei e Navia erano tornate amiche soltanto da qualche mese, dopo che eventi più grandi di loro le avevano separate. Il padre di Navia, Monsieur Callas, era morto, e quell'evento le aveva coinvolte in una serie di dolorosi fraintendimenti. 

Dopo la rinascita di Fontaine, tuttavia, Navia e Clorinde erano riuscite a tornare a parlare come si doveva, chiarendo ogni vecchio dubbio. Clorinde le aveva spiegato com'erano andate realmente le cose riguardo al suo duello con Monsieur Callas e le sue ultime volontà, e Navia era riuscita effettivamente a farsi consolare. Clorinde ne era stata più che mai sollevata: si era sempre sentita in colpa, di non poterla sostenere come Navia aveva fatto con lei, quando aveva perso la madre.

Inoltre, era più che mai felice di essere tornata a parlare regolarmente con lei, anche se temeva ancora di poterla perdere.

I mesi che aveva trascorsi lontano da Navia erano stati un'agonia per entrambe: Navia le aveva promesso che non si sarebbero mai più separate, ma una parte di Clorinde temeva quell'abbandono più di ogni altra cosa al mondo.

In quel momento, però, decise di mettere da parte quel timore. Stava per vedere Navia, o, ancora più precisamente, per chiederle aiuto riguardo a quella lettera misteriosa.

Mentre si preparava per l'incontro, Clorinde sentiva un'irrequietezza crescere dentro di lei. 

L'idea di uscire da sola con Navia la rendeva sempre emozionata. Aveva pensato di chiederle di fermarsi a prendere del tè con dei pasticcini, mentre avrebbero discusso della lettera. Navia adorava i dolci, e il solo pensiero di poter passare più tempo con lei la fece sorridere.

Si guardò allo specchio, osservando attentamente il proprio riflesso. Si pettinò i lunghi capelli blu notte e li raccolse in una coda bassa, come d'abitudine, per poi indossare un capello. Poi decise di truccarsi, un'abitudine che prendeva nei giorni in cui aveva più tempo, che la metteva di buon umore. Sfumò con precisione l'ombretto sugli occhi, per far risaltare il viola delle sue iridi, e poi si passò il nuovo rossetto sulle labbra, un regalo di Sigewinne. Aveva un colore rosso intenso, a cui non era abituata, ma che le piacque particolarmente.

Abbozzò un sorriso, sperando che piacesse anche a Navia, e uscì a cercarla.

******

III: Tè e Macarons.

C'erano poche cose al mondo che Navia amava più dei macarons. Il loro involucro dolce e leggermente croccante era come uno scrigno per le deliziose creme al loro interno. Accompagnati dal té, poi, quei dolci tipici di Fontaine erano semplicemente perfetti.

Nelle giornate più cupe, quel piccolo dolce le faceva sempre tornare il sorriso sulle labbra. E di giornate cupe, purtroppo, Navia ne sapeva qualcosa.

Qualcuno avrebbe potuto dire che fosse perseguitata dalla sfortuna. Aveva perso la madre in giovanissima età, e poi il padre. Infine, aveva perso anche Melus e Silver, le sue due affezionate guardie. 

In un certo senso, era sola al mondo. Non c'era più nessuno che si prendeva cura di lei: era diventata lei, a doversela cavare.

Questo, però, non l'aveva fatta arrendere. Non che Navia non sentisse ogni giorno la mancanza lancinante di tutti coloro che aveva perduto: i loro erano come una spina che si insinuava nel suo cuore, ogni volta che batteva. Tuttavia, aveva un'importante organizzazione a cui badare, oltre che a un'eredità che non desiderava mandare in fumo: la Spina di Rosula, l'agenzia organizzativa fondata dal padre.

Senza quello scopo, senza le piccole ricompense che si concedeva di tanto in tanto, Navia avrebbe da tempo smesso di sorridere. Aveva pianto spesso, specialmente negli ultimi anni, ma si sforzava spesso anche di curvare le labbra in un'espressione felice, come per piegare la propria anima a quello stato mentale.

Fece girare il cucchiaino nel té caldo, per mescolare lo zucchero che si era addensato sul fondo. Amava ogni bevanda dolce, adorava il sapore dei fiori sulle labbra, come quello di quel té ai petali di rosa. Socchiuse gli occhi per evitare i raggi di sole troppo intensi, mentre sfogliava gli ultimi articoli di Charlotte sul Gabbiano al Vapore, fresco di stampa sul suo tavolo.

E poi, mentre finiva la sua colazione, si ritrovò interrotta dall'arrivo improvviso di una persona. L'unica persona che apparteneva al suo passato che mai era svanita.

Navia sentì le proprie dita tremare appena, mentre posava la tazza. Le proprie labbra si incresparono in un sorriso ampio e sincero, il primo totalmente sincero di quella giornata.

Clorinde era bellissima, con la sua aria fiera, le sue ciocche blu che le incorniciavano il viso austero ma ugualmente piacevole, con i suoi splendidi occhi viola.

Navia era consapevole fin da troppo tempo dell'effetto che la sua migliore amica le provocava, eppure, doveva ancora trattenersi dal fissarla troppo a lungo, quando erano vicine.

Il fatto che Clorinde fosse la donna più bella che Navia avesse mai visto era responsabile soltanto in minima parte di tutto il subbuglio che le agitava nell'anima. Erano tutti gli anni che avevano trascorso insieme, a ridere, parlare fino a tarda notte o a confidarsi i segreti che mai avevano svelato a nessun altro, a farla sentire così legata all'altra.

Non c'era niente che le avesse dato più sollievo, ultimamente, di essere tornata in buoni rapporto con lei. Da quando avevano fatto pace, si rincorrevano come due magneti, passando buona parte delle giornate insieme.

Oltre al buon umore portato dalla vicinanza con Clorinde, in Navia erano riaffiorati anche i sentimenti che provava per lei. Ma era piuttosto consapevole che metterli allo scoperto, in quel periodo, potesse rivelarsi pericoloso.

Avevano impiegato parecchio, a ricostruire un equilibrio. Non voleva rovinare tutto, complicando il loro rapporto.

Per quanto fosse coraggiosa in decine di altri campi, rimandava e rimandava quel momento, temendo di spezzare la quiete e la pace di quei giorni.

Poteva aspettare ancora, anche se faceva male.

"Navia.",sorrise Clorinde, avvicinandosi a lei, fino a quando Navia non le fece cenno di sedersi. Il suo volto solitamente composto si illuminò con un sorriso appena accennato, che Navia trovava a dir poco adorabile. "Speravo di trovarti qui."

"Oh, è il posto più facile dove rintracciarmi, vero? Io e i macarons siamo inseparabili!", commentò allegramente Navia, porgendole il vassoio, per condividere quelle prelibatezze con  l'altra.

"Grazie.",mormorò Clorinde, con gratitudine, addentando un dolcetto, prima di annuire. "In effetti, sì. Non ho dovuto cercarti a lungo."

"Hai un rossetto nuovo?", notò subito Navia, il cui sguardo era caduto inevitabilmente sulle labbra dell'altra, che sembravano incredibilmente morbide, ed erano ancora più belle del solito, tinte di rosso.

Per tutti gli Archon. Doveva darsi un contegno.

Si versò un'altra tazza di té, per distrarsi. 

"Sì. Ti piace?",rispose Clorinde. Forse era soltanto un'impressione di Navia - o meglio, un'illusione-, ma la sua voce sembrava leggermente emozionata, quando lo chiese. Forse era felice che lo avesse notato. Quando però, poi, aggiunse candidamente: "Vorresti provarlo?", Navia fece uno sforzo immenso per non strozzarsi col té.

Provare il rossetto che aveva messo Clorinde? Era fin troppo delicata e intima, come proposta. Ma era certa che l'amica non lo avesse detto con malizia.

Non era mica come lei, che continuava a cercare disperatamente segnali che andavano oltre alla semplice amicizia.

"Perché no!",rispose, ridacchiando, prima di domandarle, per cambiare argomento: "A proposito, comunque...che ci fai qui? Ti serviva qualcosa?"

"In effetti, sì. Ho bisogno del tuo aiuto," ammise Clorinde, tirando fuori una lettera dalla borsa e posandola delicatamente sul tavolo tra loro. "Ho ricevuto questa stamattina e non riesco a capire cosa significhi. Non so chi me l'abbia mandata, e ammetto che mi ha un po' preoccupato."

Navia prese la lettera e la lesse attentamente, le sopracciglia che si increspavano leggermente mentre decifrava il contenuto criptico. La lesse ad alta voce, cercando, come faceva sempre con il suo lavoro, di rintracciare indizi e collegamenti come fili sospesi in diversi contesti, intrecciati finemente tra loro. Recitò il suo contenuto a bassa voce, rileggendola insieme a Clorinde.

"Nascemmo secoli fa, per sconfiggere i mostri. Trova la nostra lama nascosta, nel palazzo dove Fontaine lavora fremente. Immergiti nelle acque e ritrova le conchiglie del profondo, tra le sue rocce incastonate. Cogli i fiori del lago, blu come il cielo, luminosi come la luna. Affacciati sulle sue sponde, e io sarò lì, ancora una volta. Solo allora, la verità sarà tua.
Clorinde, sei forte e coraggiosa. Non abbandonare questa sfida. Non lasciarmi andare.""

"È davvero interessante," disse infine, posando la lettera. "Sembra una sorta di enigma. La nostra lama nascosta... le conchiglie del profondo... i fiori del lago.", ripeté, riflettendo attentamente.

"Lo so," annuì Clorinde, cercando lo sguardo di Navia. "Ecco perché ho pensato a te. Sei la persona più adatta per aiutarmi a risolvere questo mistero. Sei davvero brava, nel tuo lavoro, e mi fido della tua discrezione. ",le spiegò, prima di affrettarsi a specificare, con leggera agitazione: "Ah..naturalmente, ti pagherò! Non ti farei mai lavorare gratis, soltanto per amicizia!"

Navia sorrise dolcemente, agitando una mano per scacciare l'idea del pagamento. "Non essere sciocca, Clorinde. Non accetterei mai soldi da te per qualcosa del genere. Siamo amiche, e sono più che felice di aiutarti." 

 Clorinde accennò un sorriso beffardo, scuotendo la testa. "Vedremo. Troverò un altro modo per ripagarti, se ti rifiuti di accettare i miei soldi.

 "Non sarei così convinta di riuscire nell'impresa, se fossi in te.",scherzò a sua volta Navia, prima cercare di concentrarsi sull'enigma.

Era brava in quello; glielo aveva insegnato suo padre, da tanto tempo. Aveva letto innumerevoli libri, conosceva bene la storia di Fontaine, e sapeva trovare gli indizi. Specialmente quando si trattava di decifrare messaggi dal suono antico, con riferimenti poetici, provava un certo divertimento a leggere oltre le righe.

Clorinde era estremamente brava nelle azioni pratiche, mentre Navia rendeva meglio nel ragionamento. In quel senso, si completavano a vicenda. In passato, Clorinde l'aveva aiutata a sistemare la sua sede a Poisson, trasportando i pacchi più pesanti o riorganizzando lo spazio. Navia, adesso, era più che felice di assisterla in un'indagine. 

 "D'accordo, vediamo di capire questo messaggio.", commentò, rigirandosi la lettera tra le mani. "La carta ha una fattura estranea a Fontaine. Dovrei portarla in laboratorio, per vedere se ci sono delle tracce di un tocco umano.",spiegò, prima di socchiudere gli occhi. "Il testo, tuttavia, non è troppo enigmatico. Qualcuno vuole vederti sulla sponda di un lago. Bisogna portargli degli oggetti, forse per evocare una dimensione in cui si possa incontrarlo: una lama, delle conchiglie e dei fiori. Hai bisogno di questi oggetti, e di essere scortata. Non si sa mai, potrebbe essere chiunque.", le spiegò. "E penso che dovremmo partire da Palais Mermonia!"

"Palais Mermonia? Come mai?",domandò Clorinde, curiosa. La sua voce tremò appena, inoltre, quando le domandò: "E chi mai potrebbe essere?"

Navia si alzò in piedi e le porse il braccio, con un sorriso vispo. Adorava indagare, e sarebbe stato divertente farlo di fianco a Clorinde, per quanto, tra sé e sé, fosse anche lei un po' preoccupata per quel messaggio. Clorinde era una figura piuttosto conosciuta, a Fontaine. Era la campionessa duellante più forte della loro nazione! Aveva di certo molti ammiratori, ma anche, probabilmente, anche dei nemici. Bisognava mantenersi in guardia.

"Questo te lo spiegherò, adesso, strada facendo.",mormorò, con un sorriso malizioso. "Dato che adesso sei diventata la mia cara partner di indagine."

********

note dell'autore 

Hello <3

Spero tanto che questa storia vi sia piaciuta!!!

Volevo farci una oneshot, ma poi ho pensato che riuscirò meglio a gestire dei capitoli di 3000/4000 parole alla volta. Non sarà molto lunga, dato che ho già in mente di dividerla secondo i tre oggetti che cercano. In ogni caso, comunque, volevo scrivere qualcosa su Navia e Clorinde, dato che la loro dinamica mi ha decisamente ispirato!! 

E' la prima coppia WLW che scrivo, ma mi sono divertito con entrambi i POV. :3 E ultiammente mi piace molto provare a scrivere anche altre ship (anche se zhongli/childe e wrio/neuvi sempre nel mio cuore)

Fatemi sapere cosa ne pensate <333

Kieran

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro