17. I ricordi che riaffiorano
❝ Ma con me sei al sicuro
Io te lo giuro
Che se la notte si allunga
Sarai tu il mio futuro. ❞
BEATRICE POV
10 anni prima.
«Dai Maggie, aspettami» urlo correndo veloce verso di lei.
«Maggie, ti uccido» urlo, vedendola scomparire da dietro l'angolo.
Aumento la velocità ma, cado come un sacco di patate con le ginocchia per terra, «cazzo che male!» imprecò ad alta voce, tenendomi stretta la gamba destra.
Cerco di alzarmi, «ahia!» il ginocchio sbucciato e la caviglia slocata mi fanno un male cane.
Non c'è nessuno che viene a soccorrermi e Maggie, sicuramente, sarà già molto lontana.
Non si è resa conto nemmeno di non avermi dietro, cazzo!
Vorrei ucciderla!
«Stai bene?» mi chiede un uomo sulla trentina, «credo di essermi slocata la caviglia» dico dolorante.
«I-io io credo... che tu abbia un viso familiare»
«Che strano, io non credo di averla mai vista»
In quel momento mi assale l'ansia, chi lo sa se quest'uomo è un pedofilo di bambini?
«Vieni ti aiuto»
«No, grazie» dico fredda, forse sono stata un po' brusca ma, chi mi assicura che è un tipo apposto?
Se fosse un pedofilo non potrei fare, in ogni caso, nulla con questa caviglia dolorante.
«Non preoccuparti, sono uno dei buoni» mormora leggendomi nele pensiero.
«Sai assomigli proprio a una mia vecchia cara amica» dice aiutandomi ad alzarmi.
«Ci tenevi tanto a lei? Ti brillano gli occhi»
«Piú di quanto non immaginasse lei» dice perdendosi nei suoi pensieri, lo vedo sorridere e scuotere la testa, «allora bella bambina dove ti porto?»
«Con la mia amica avevamo deciso di fermarci al bar, penso che sia lì» dico cautamente.
«Non pensi sia meglio andare all'ospedale per fare guardare la caviglia?»
Scuoto la testa in panico, «non voglio».
Gli ospedali mi fanno paura proprio perché la maggior parte dei miei sedici anni li ho passati la maggior parte delle volte li dentro, a causa di mio padre, non capisco perché celi tutto questo odio nei miei confronti e nei confronti di mamma.
Ci odia, dalla mia nascita! A volte credo che sia tutta colpa mia.
Non ricordo mai un regalo, una carezza, un complimento da parte sua, solo sofferenza e dolore, nient'altro.
«Vieni, siediti un po' qui» mormora l'uomo, facendo cenno verso la panchina poco distante da noi.
Mi toglie delicatamente la scarpa e mi fa un lieve massaggio, provo un po' di dolore ma, pian piano passa.
Avrei tanto voluto un padre come questo sconosciuto, un padre che si prendesse cura di te, che mi curasse le ferite.
Non un padre che me le causa.
«Sei molto gentile» dico timidamente, «avrei tanto voluto un padre come te»
Sorride lievemente, «io avrei voluto una figlia come te».
È incredibile l'effetto che quest'uomo ha su di me, l'ho appena conosciuto, eppure è come se lo conoscessi da anni.
«Hai figli?» chiedo
«Un maschio» replica, «ma avrei tanto voluto anche una femminuccia»
Sorrido, «adesso devo andare, altrimenti Maggie si preoccupa»
«Vieni ti accompagno»
Arriviamo al bar a braccetto, sotto lo sguardo di tutti i clienti, cosa hanno da guardare?
«Bea?» chiede Maggie, «cos'è successo?»
«Mentre correvo per raggiungerti sono caduta e, il signore mi ha aiutata
«Cavolo, mi dispiace» dice si avvicina al mio orecchio, «non ho potuto aspettarti perché mio padre mi aveva detto di raggiungerlo subito» sussurra nel mio orecchio.
Annuisco per rassicurarla, so quanta paura abbia di suo padre. Non gli ha mai fatto nulla, ma è abbastanza severo e, sapendo cosa fa mio padre con me, teme che anche il suo inizi a farle le stesse cose.
«Non ti preoccupare» mormoro facendole un occhiolino.
«Sedetevi ragazze, prende tutto ciò che volete. Offre la casa» dice l'uomo di cui non so ancora il nome.
«Questo bar è tuo?» dico sgranando gli occhi.
Sorride, «si, se qualche volta vorrai stare da sola, o semplicemente vorrai la mia compagnia per parlarmi anche dei tuoi problemi io ci sono. Basta chiedere di Cristian Manzano. E inoltre ogni volta che verrete non vi farò pagare» dice dolcemente.
«Questa tua amica che ti ricordo deve essere senz'altro più di un'amica, per avere tutti questi benevolenti» dico con un sorriso saccente.
«Già, grazie a te ricordo il suo volto. È proprio vero che al mio abbiamo dei sosia, era identica a te» dice, perdendosi di nuovo nei suoi pensieri, «bene ragazze, è stato un piacere. Vi devo lasciare» dice rivolgendoci un sorriso caloroso che noi ricambiamo.
Presente
«Bea?!» sento la voce di Diego, «finalmente sei sveglia»
Mi abbraccia stretta, facendomi mancare l'aria, «cosa è successo?»
«Sei svenuta, dormi da due giorni»
«Dov'è mia madre?»
«Sotto, perché?»
«Voglio vederla subito, la puoi fare salire?»
«Bea va tutto bene?»
«Diego» mi blocco per il forte mal di testa ma, cerco di non darlo a vedere così tanto, «per favore, voglio vedere mia madre»
«D'accordo» dice dandomi un bacio sulla fronte per poi uscire dalla camera.
Dopo minuti dopo arriva mia madre con un sorriso a trentadue denti, «la mia principessa» mormora venendomi incontro per abbracciarmi.
Mi scosto bruscamente, facendola rimanere con le braccia a cerchio, se fosse stata un'altra circostanza lavrei stretta a me, ma non adesso. Non prima di aver saputo tutta la verità, ciò che mi ha fatto, è stato davvero grave.
Per anni mi ha costretto ad amare un uomo che mi picchiava perché lo reputavo mio padre, per anni ho sofferto a causa sua. Se avessi saputo che lui non era il mio vero padre, le cose sarebbero andate sicuramente meglio.
«Bea?! Che succede?» chiede allarmata.
«So tutto»
«Sei stato da tuo padre?»
«Cazzo» urlo, «non dire più che è mio padre. Mi fai schifo mamma» urlo forte, non riuscendo nemmeno a riconoscermi.
Io... Beatrice Pagani... Anzi Beatrice Manzano... Non avevo mai urlato a mia madre, mai prima di oggi.
Beatrice Manzano! Suona così bene!
«Ascolta anche la mia versione ti prego»
«Ti ascolto, fa' veloce» dico acida con uno sguardo freddo e privo di emozioni.
«E' vero lui non è tuo padre. All'inizio della gravidanza non lo sapevo nemmeno io chi fosse il padre, ho avuto un'avventura, anzi più di un'avventura con un suo amico stretto»
«Cristian Manzano, no?» la interrompo.
Annuisce, «lui. Lo amavo. Tuo padre ci ha scoperti e ha picchiato Cristian, dicendomi che se avesse capitato di nuovo l'avrebbe ucciso. Così ho chiuso tutti i ponti con Cristian» si blocca, le lacrime stanno girando il suo viso, la voglia di abbracciarla è forte ma, resisto. Finché non saprò la verità.
Riprende fiato e ricomincia a parlare, «quando ho scoperto di essere incinta, ho detto a tuo padre che fosse suo ma, tuo padre mi ha preceduto dicendomi che lui era sterile. Così ho subito immaginato che fosse di Cristian, finalmente avevo la possibilità di poter essere felice con lui. Ma tuo padre non me lo permise, mi ha minacciato che se, avessi detto a qualcuno che quel bambino fosse di un'altro uomo ci avrebbe ucciso entrambi. Lui teneva alla sua dignità mi disse acido» ride sarcastica, «lui non è mai venuto a trovarti?» oso chiedere.
«Oh, si. Veniva tutti i giorni quando quel bastardo era fuori ma, tutte le volte lo cacciavo via. Una volta mi ha vista con dei lividi e voleva correre da lui per ucciderlo ma, io gliel'ho impedito. I giorni a seguire quando veniva lo trattavo male dicendogli che non lo amavo e fu quando gli dissi che ero incinta di quello stronzo, che il vaso traboccò. Da quel momento non venne più»
«Mamma mi dispiace» dico in lacrime, la abbraccio forte, «mi dispiace tanto»
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