26. SCONTRO
Juliette
Avrei riconosciuto quella voce ovunque. Mi guardai intorno, il cuore che tamburellava impazzito. All'inizio scorsi solo un'ombra. Era buio e avevo gli occhi velati di lacrime. Scintille mi esplodevano davanti. Mi sentivo come a sette anni quando dopo una recita ero svenuta. Inspirai ed espirai con lentezza. Non era il momento di svenire. Mi appoggiai contro l'automobile, la carrozzeria gelida contro i miei palmi.
-Chi sei?- Mark balzò giù e nel tentativo di mettere più spazio possibile tra di noi, caddi su un lato. Come avevo potuto avvicinarmi a uno come lui? Era fin troppo chiaro come fosse in realtà.
Romeo avanzò, una macchia nera tra altre macchie nere. Giubbotto di pelle nero, jeans neri, sneakers neri, capelli neri, tatuaggi neri sulla pelle bianca. Quei suoi occhi ridotti a due fessure splendevano nelle tenebre. Una pantera che lo avrebbe assalito.
L'ennesimo capogiro, il respiro che mi mancava, una fitta al fianco.
-Non provare nemmeno a toccarla- mi porse la mano che afferrai per sollevarmi.
-Ma chi la vuole? Guarda che io ho di meglio
-Saresti fortunato ad avere una come lei- Romeo aveva un tono tagliente.
Me ne rimasi lì, il cappottino troppo leggero, la mano in quella di Romeo, le ginocchia fatte d'acqua. Ripensai a quelle mani su di me, a quanto mi ero sentita a disagio, al fatto che non avessi mai provato nulla di così sgradevole quando ero con Romeo. Con Romeo stavo bene.
-Prenditela tu allora- Mark mi spinse.
Successe in un lampo. Lo colpii con un pugno. La realtà s'immobilizzò.
Mark si portò le mani alla faccia. -Cos... brutta sgualdrina, ti sistem...
Romeo mi spinse dietro di sé. -Ehi, prenditela con uno grande come te
Non riuscivo a vederli in viso, ma ero sicura che si stessero scrutando. Come due predatori. Non potei non pensare al protagonista di un romanzo che sfida il proprio avversario. Qualcosa di caldo mi avvolse il cuore. C'era una dolcezza in Romeo che non si riusciva a scorgere di solito.
-Pazzi, siete due pazzi... tienila tu, per quello che vale
Romeo balzò avanti, ma io lo afferrai per il braccio. Mark risalì in auto. Sgomò e sparì tra gli alberi.
-Non ne vale la pena- il muscolo di Romeo si gonfiò sotto le mie dita.
Romeo grugnì. -Non so come ti sia venuto in mente di uscire con quell'idiota
-Magari volevo che il mio cavaliere mi salvasse
Il bicipite si rilassò, le spalle caddero avanti, la testa si piegò di lato, ciocche che gli scivolavano sulla spalla. Aveva la testa appena girata, così potevo vedere quel suo zigomo deciso, la linea della mascella, un angolo di quelle labbra tanto belle e carnose. Labbra da baciare. Sarebbe stato bello sentirlo una volta sola. Una per poi piombare nel nulla. Un bacio solo. Chiedevo molto? Romeo si voltò. Mi resi conto che era troppo vicino. Il mio seno premeva contro il suo petto. Ripensai alla storia del filo rosso e immaginai i nostri cuori disegnati dentro una caverna, collegati da quel filo.
-Per un attimo ho avuto paura di perderti
Sussultai, quasi le sue parole fossero elettricità. Non mi aspettavo una dichiarazione così diretta, non da lui che nascondeva i suoi sentimenti, li metteva in maschera.
-Stai bene?
-Grazie a te
Le guance mi bruciavano.
-Però adesso devi dirmi perché non sei venuto
Romeo accartocciò il volto. -Perché... io... ho avuto un incontro con Blake
Lo stomaco mi si chiuse. -Ti ha minacciato?
-Suppongo che sia il suo modo normale per rapportarsi
-Mi dispiace
-Abbiamo dei pazzi come parenti, che possiamo farci?
Quelle parole mi strapparono una risata.
-Nulla... facciamo una festa per Halloween, verrai?
-Non credo che tuo cugino sarà felice di vedermi
-Potresti venire mascherato, ci sarà moltissima gente, sono sicura che nessuno ti ricono...
Romeo scrollò la testa. -Ju, lo sai che tra noi è...
-Impossibile, come tra Nathan ed Ellen, ma loro ci hanno provato- distolsi lo sguardo.
-Verrò
Sussultai. -Sul serio questa volta?- lo guardai. Avevo paura di respirare troppo forte e di far esplodere quel momento. Una bolla di sapone.
-Lo prometto- si posò una mano sul cuore.
-Okay, bene- avevo la gola secca.
Un silenzio pesante cadde su di noi.
-Ehm avrei bisogno di un passaggio a casa
-Sì, certo- si sfiorò le cuffie da gamer. -Andiamo, ti riaccompagno- mi precedette.
Lo seguii, il cuore che mi martellava nelle orecchie. Il mondo mi esplodeva intorno.
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