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14. DAL DIARIO DI ELLEN

Oggi è successo... oh, mi tremano le mani mentre scrivo. Non so se posso farcela. Non so nemmeno se quello che è successo è reale. Se lo è cambia davvero qualcosa? Non penso, non può cambiare nulla, forse non deve farlo...

Stavo tornando a casa dagli allenamenti delle cheerleader. Ero arrabbiata. Margaret fa sempre quei riferimenti al mio cognome e io odio il mio cognome. Se Peter lo sapesse mi picchierebbe. Lui non vorrebbe che parlassi così.

Insomma ero arrabbiata e mi ero procurata uno strappo alla gamba, così barcollavo verso casa quando ha iniziato a piovere. Può esserci un giornata peggiore? Ho sentito le lacrime pungere, ma le ho spinte indietro. Peter mi ha insegnato che i Montayne non piangono.

Avrei voluto mettermi a correre, ma la gamba mi faceva male e lo zaino pesava e avevo la borsa degli allenamenti. Ho cercato di allungare il passo, ma la pioggia batteva e nel tempo di un battito di ciglia ero bagnata. Poteva andare peggio? Beh, sì, penso che al peggio non ci sia mai fine. Devo ricordarmi di ringraziare Peter per questo pensiero. Comunque ho perso l'equilibrio e sono caduta in una pozzanghera enorme. Cioè, hai presente il lago dove andavamo quando ero piccola con i miei? Ecco, sembrava quello. Ci sono finita proprio dentro ed ero completamente inzuppata. Giacca, maglietta, gonna, scaldamuscoli, scarpe. Un disastro. Avrei dovuto alzarmi, ma non ci sono riuscita. Non avevo più forza.

Me ne sono rimasta lì per non so quanto, la pioggia che mi picchiava addosso, il respiro che mi mancava, il mondo che sembrava allontanarsi. Era come se nulla fosse reale. Mi trovavo in un mondo parallelo, dove c'erano acqua e tristezza e dolore. Credo di aver pianto, ma la pioggia mi lavava il viso, per cui non aveva davvero importanza, nessuno se ne sarebbe accorto. E poi è successo.

Una macchina scura ha accostato. Ho pensato che dovesse scendere qualcuno, ma è stato solo il finestrino ad abbassarsi. E la sua voce.

-Hai bisogno di aiuto?-

Ho riconosciuto subito quel volto. Proviene dai miei peggiori incubi. È il volto del mio nemico. La nemesi della mia famiglia. Un Capulet. Dovevo proprio essere stupida. Non sembrava pericoloso in quel momento.

-Su, salta in auto, altrimenti prenderai un raffreddore-

Avrei voluto dirgli quello che mi ripete sempre Romeo, che non è vero che il raffreddore si prende con la pioggia o il freddo, ma non ci sono riuscita. Mi sono alzata e mi sono infilata in quell'auto, sui sedili posteriori, il cuore che mi batteva tanto forte da rimbombarmi nelle orecchie.

-Ti sto bagnando da tutte le parti- non sapevo cos'altro dire. Ero nervosa. Sapevo quanto stavo rischiando, ma mi sentivo distaccata da ogni cosa.

-Non importa... ci deve essere una coperta, puoi avvolgerti lì- ha fatto ripartire l'auto con un rombo stridente.

Mi sono guardata intorno e l'ho vista. Piegata con cura vicino all'altra portiera. Che uomo è uno che piega con così attenzione su una coperta? Non un mostro. L'ho presa e me la sono avvolta intorno. Ho provato un certo conforto.


Le parole mi si contorcevano davanti. Dovevo aver letto male. Eppure il significato non cambiava. Era sempre lo stesso e portava un unico significato, per quanto doloroso fosse. Ellen e Nathan erano davvero innamorati. Voltai le pagine fino a quando non arrivai alle ultime annotazioni.


Abbiamo preso la decisione. Mi trema la mano e ho il cuore in gola. Scrivere è difficile in questo stato. Preferirei mettermi le cuffie e andare a correre. Ho bisogno però di mettere tutti i dettagli su carta, prima d'iniziare a credere di averli sognati.

Ci siamo visti ieri notte. La posso considerare una mia piccola vittoria, visto i suoi mille rifiuti. Ero terrorizzata dall'idea che non sarebbe venuto. Fino all'ultimo ho atteso nascosta tra i cespugli, la realtà che mi si sfaldava intorno. E se lui non fosse venuto? Non riuscivo nemmeno a immaginare questa possibilità. Avrebbe voluto dire che la mia vita era finita.

Per fortuna è arrivato a mezzanotte. Non può essere un caso, no? L'ora dei mostri, delle streghe, degli incubi. Mi ha notata subito, nonostante fossi, te l'assicuro, ben nascosta tra le foglie. Naturalmente mi ha rimproverata, ma non lo fa sempre? Credo che in questo sia simile a Peter, gli piace avere il potere, ma non è così crudele. Non punirebbe mai nessuno.

-Lo sai quanto è rischioso stare qua- mi ha presa per le braccia e mi ha trascinata dietro l'angolo, dove la casa ci avrebbe riparato da sguardi indesiderati. Ho sperato in un bacio che non è arrivato.

L'ho pregato fino a quando non ha ceduto. Domani, dopo gli allenamenti con le cheerleader non tornerò a casa. Non posso dirti nulla, caro amico. Ho il terrore che se scrivessi tutti i passaggi della nostra fuga qualcuno lo scoprirebbe. Non posso rischiare. Sappi solo che sarò felice e non è questa la cosa più importante?

Ti abbraccio forte... e spero che tu possa essere felice anche senza di me. Perché io con lui la sarò e meritiamo tutti la felicità, no?

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