Lacrime eterne
"Immaginavo che non eri tornato per delle mere ricerche sul tuo nuovo romanzo." Il desiderio di Kakashi di smorzare il disagio, si traduce nella sagace ironia che gli incurva il bavaglio sulla faccia.
Nonostante eviti di guardarlo negli occhi, Jiraiya capta il sorriso che distorce le parole dell'amico.
Il cielo limpido insiste sulle loro teste, una cupola opprimente messa lì a impedire ogni via di fuga.
La contrarietà si intensifica fino a piegare le labbra di Jiraiya all'ingiù, l'imbarazzo causato dal puerile broncio lo costringe a voltarsi e a sporgere il busto dalla balaustra. Lui e Kakashi sono soliti portarsi sui tetti le questioni audaci, lì non rischiano la presenza di orecchie indesiderate. A far loro compagnia solo il lieve sibilo del vento.
Lacrime eterne. Jiraiya adesso percepisce i segni cremisi che gli colano dagli occhi più appropriati che mai. Oltre alla palese violenza fisica durante i combattimenti, il mondo ninja è squarciato da una crudeltà più sottile che spesso passa in sordina. Anzi, sovente si presenta mascherata da legittimo senso di giustizia: il servirsi degli altri e lo sfruttarsi a vicenda. Jiraiya butta fuori con un sospiro il suo sentirsi indegno; che diritto ha di essere un Sannin se non è stato capace di spodestare questi marci criteri? Quante vittime silenziose dovrà ancora mietere la pace per sopravvivere?
"Ho scoperto qual è lo scopo di Akatsuki" il tono grave si disperde sui tetti di Konoha "Perché agisce."
Benché continui a voltare le spalle a Kakashi, Jiraiya indovina il rilassarsi del suo bavaglio. Il sorriso è svanito.
"Vogliono quello che è dentro Naruto" Jiraiya enfatizza la scottante spiegazione rigirandosi ancora, lo sguardo allarmato di Kakashi non smorza la sua intenzione di andare fino in fondo "Dobbiamo fare in modo che padroneggi alla perfezione lo spirito della Volpe."
"Ne sei sicuro?"
Già, Kakashi allude alla sua fama di assiduo frequentatore di bordelli. Tuttavia, Jiraiya non ne è infastidito, è facile comprendere – e perdonare – il sacrosanto timore dell'amico. Kakashi non approva il suo esporsi a rischi inutili.
"Le mie fonti sono attendibili." Non si tratta di illazioni raccattate da bocche discutibili, stavolta.
Jiraiya si rincresce sinceramente per l'agitazione che attraversa le scarse parti visibili del volto di Kakashi, perché adesso dovrà incassare la mazzata finale. "Sto per conoscere l'esatta ubicazione del loro leader."
L'annodamento dello stomaco fa sì che Jiraiya si dedichi alla preparazione della cena per pura abitudine. La consumazione del pasto solitario potrebbe tradursi in fame nervosa, oppure in un attaccarsi alla consuetudine quotidiana nel vano tentativo di attutire l'inquietudine.
La fioca illuminazione è appena sufficiente a far funzionare la vista, Jiraiya si sentirebbe nudo al centro di una stanza sfavillante. Ridicolo, è perfettamente consapevole di non potersi sottrarre alla misteriosa e scrupolosa spia, finirebbe per scovarlo in capo al mondo, su qualunque tetto anche se scelto con minuzia. Jiraiya scuote il capo, il sospiro grave rimarca la sciocchezza del pensiero appena formulato.
Lo sguardo del Sannin si ostina sulla casacca rossa appesa, come sempre, alla trave portante dell'abitazione, quasi una misteriosa premonizione gli sussurrasse costante all'orecchio l'impellente necessità di usarla tra poco. Mantiene il tintinnio delle ciotole il più silenzioso possibile.
Jiraiya sa perché è seduto con le spalle alla finestra. L'agitazione lo paralizza, gli mozza il respiro e raffredda il sangue come uno dei suoi rospi. Le comunicazioni sono sempre giunte con cadenza regolare e allo stesso orario. Quello, quando quella dannata finestra si affaccia sulle tenebre.
Oltretutto Jiraiya abita in una delle zone più buie di Konoha, nemmeno uno straccio di lampione per anticipargli di qualche secondo l'onere. Non gli è mai concesso un barlume di preparazione psicologica.
Il cuore gli si congela al lieve bussare. Il consueto ticchettio sul vetro persevera finché Jiraiya non riesce a smuovere i muscoli recalcitranti per aprire la finestra. L'uccello nero come la notte che gli fa da sfondo potrebbe frantumare il vetro, se volesse. Tuttavia, misura la forza del possente becco.
Il Sannin deglutisce a secco un'ultima volta prima di tendere la mano attraverso il fresco della sera. Il corvo gracchia, poi gli si arrampica sul dito senza stringere gli artigli o ferirlo. Attende di essere liberato del biglietto che porta arrotolato a una zampa e si dilegua di nuovo nel buio, come se capisse di aver arrecato abbastanza disturbo.
Amegakure.
Non serve altro. Il leader di Akatsuki si annida lì, in un Paese dilaniato da tiranni e guerra.
Jiraiya ha ben chiaro il suo prossimo compito, però vuole vederci chiaro prima di rischiare la pelle. L'informatore è evidentemente un membro stesso della banda di criminali, ma l'inganno potrebbe celarsi proprio in questo. Magari è una trappola per togliersi di torno il seccante padrino di Naruto. Un ostacolo non da poco, modestamente.
Il Sannin preleva la casacca dalla trave e la infila risoluto.
"Iwagama, segui quel corvo."
Jiraiya impartisce l'ordine al rospo sputafuoco mentre si trova già al sicuro nel suo stomaco.
L'olezzo acido che colpisce le narici di Jiraiya è persino peggiore di quello dei cadaveri mezzi digeriti, il Sannin rimpiange lo stomaco di Iwagama appena abbandonato.
Dopo essere stato letteralmente vomitato dal rospo, Jiraiya si alza in piedi lieto che il pavimento disseminato di paglia decomposta e terriccio non gli abbia inzaccherato più di tanto la divisa. Si spolvera il kimono verde mentre lascia vagare lo sguardo tra le ombre del vecchio magazzino fatiscente. Il posto non gli piace, tuttavia intuisce che il suo informatore si nasconda lì per evitare di essere scoperto dagli altri affiliati di Akatsuki ed evitare le eventuali ritorsioni.
Le finestre sgangherate tremano sottoposte ai gelidi spifferi che non riescono a trattenere, Jiraiya percorre deciso il lurido corridoio al termine del quale scorge l'unico timido segno di presenza umana. La tenue luce tremula di una candela, nulla più.
"Jiraiya." La voce fredda accarezza, per niente sorpresa, il Sannin.
La figura è di spalle, immersa nella semioscurità. Siede a un tavolo di legno poco più che spazzatura in quello che, anni prima, doveva essere un ufficio. Jiraiya apprezza la sola sagoma infagottata nel mantello che termina in un ampio collo alto. Il corvo è appollaiato sullo schienale della sedia irto di schegge, inclina la piccola testa per osservare meglio l'uomo già incontrato decine di volte.
"Sono lieto che Naruto abbia un maestro così determinato e coraggioso." L'altro continua pacato e senza attendere eventuali giustificazioni da parte del nuovo arrivato.
"Ho trovato anche te, scellerato che non sei altro" Jiraiya si avvicina spazientito non poco dai modi indolenti dell'uomo "Tu e il tuo leader vi rincontrerete tra poco al creatore."
"La mia vita non ha importanza, non lotterò per essa." La flemma non subisce alterazioni, trasuda saggezza disarmante "Le persone fanno tutte il medesimo errore, non riescono a guardare oltre il loro misero corpo e si reputano indispensabili per un corretto andamento del mondo. Pongono la loro esistenza in cima a ogni lista, non comprendono che gli obiettivi esulano dalla salvezza del singolo individuo. Vedo che anche tu non ne sei esente, Jiraiya."
"Non mi incanti, perciò smettila di giocare al filosofo." Oscurato in volto, Jiraiya si appropinqua il tanto che basta per indovinare la fragilità del corpo dell'uomo seduto. Nonostante si celi nell'ampia veste, le spalle sono la metà di quelle del Sannin. Esile, si intravedono le mani smagrite posate sulle cosce tranquillamente accavallate. I raggiri mentali sono l'unica forza che quest'uomo possiede. Sollevato dalla plausibile vittoria in tasca, Jiraiya è ormai così vicino da percepire il calore emanato dal corpo dell'altro.
Il corvo che spicca il volo preannuncia il levarsi in piedi del proprietario, indossa proprio l'uniforme di Akatsuki. Il delatore si volta adagio; nonostante la cortina nera dei lunghi capelli, il rosso dello sguardo fende l'ambiente fumoso. La sua fama precede persino il coprifronte sfregiato di Konoha.
"Itachi Uchiha. Ero al corrente della tua discutibile affiliazione, ma non immaginavo tu fossi anche responsabile della fuga di notizie." Nello sforzo di occultare il fulmine che gli trafigge il petto, Jiraiya traballa malamente a causa di una mattonella dissestata che tradisce lo zoccolo rosso. Subito si maledice per aver dimostrato incertezza al Nukenin, ma lo sharigan è noto per essere un'arma micidiale. Itachi uccide senza alzare un dito, questo bisogna riconoscerlo "Visto che la tua natura di traditore si conferma, non mi farò sfuggire questa ghiotta occasione per catturati."
A Itachi basta un passo avanti per svelare i dettagli del volto. È emaciato, l'estremo pallore fa risaltare oltre il dovuto le lunghe ciglia scure. Un ragazzo che non ha ancora lasciato andare del tutto i tratti dell'infanzia.
Anche lui le ha, le lacrime eterne. Le sfoggia direttamente scolpite in faccia dal dolore, si diramano dagli angoli di quegli occhi che hanno imparato a piangere ogni qualvolta il mondo è distante abbastanza per non avvedersene. Allora il pianto non ascoltato si sfoga così, deturpando il viso di chi lo annichilisce. Jiraiya non può non riconoscere i segni degli orrori subiti nel silenzio.
"Perché lo fai?" la voce del Sannin vibra di emozioni fuori controllo.
Perché lo hai fatto quella notte?
Chi è marchiato dalle lacrime eterne non agisce senza ragione.
"Nessuno vive abbastanza da vedere i propri propositi realizzati," le dita di Itachi si insinuano tra la candida coda di cavallo di Jiraiya. Il Sannin, suo malgrado, è stregato dallo sguardo leggendario. Sono talmente vicini che può sentire il sussurro di Itachi sfiorargli il viso "sarà compito delle nuove generazioni terminare ciò che noi abbiamo iniziato."
"Perché dovrei crederti?" Jiraiya non discerne se stia sfidando lo sharingan di sua volontà, o se qualcosa gli impedisca di scollarsene "Tu e gli impostori per cui lavori state certamente fingendo di aiutare Naruto solo per tendermi un'imboscata."
"Le persone si illudono soltanto di essere libere, Jiraiya. Finché gli ideali fasulli di successo individuale ed egoismo saranno i desideri più ambiti, i valori profondi come la solidarietà e l'amore finiranno annientati nell'oblio. Questo è il terreno ideale per odio e dolore."
La mano di Itachi spinge sulla nuca di Jiraiya, è lieve ma non lascia scampo. Si ferma solo al cozzare dei due coprifronte.
"Tsukuyomi."
Non è lo sharingan a fare male, piuttosto un'inadeguatezza sottile. Un acume talmente illimitato da sconfinare nella disperazione e inibire la spensieratezza di un bambino facendolo sentire sbagliato.
A ferire Jiraiya fino a spezzare il fiato, è un'amicizia non vissuta fino in fondo, durata troppo poco e che si è lasciata alle spalle una voragine di solitudine.
Il Sannin è slabbrato dall'odio di quella gente sedicente infallibile, ma che sa solo odiare o minacciare. Pensano solo a se stessi senza neanche essere sfiorati dal rimorso del futuro che stanno per rubare a chi non può difendersi. Costringono un bambino a pascersi di sofferenza e menzogne, arrivano a persuaderlo che quello sia il suo destino. Fino a ora, Jiraiya aveva solo pensato di conoscere l'odio.
Qual è il tuo amore più grande?
L'abominio della manipolazione, l'abuso insito in quella scelta s'insinua nell'anima di Jiraiya aprendo crepe, gli sembra di udirne lo scricchiolio.
Così salverai almeno tuo fratello.
Il vero amore, quello da proteggere sacrificando un'intera vita.
Fino a ieri, Jiraiya aveva solo creduto si sapere di cosa stava parlando citando l'amore.
Gli occhi di una mamma, comprensivi a poche ore dalla disfatta e ancora ignari di tutto. La sua ultima carezza.
La mancanza di scrupoli di un padre strumentalizzante, almeno in apparenza. Proprio lui, con le sue ultime parole, fautore del rimorso più distruttivo.
Le mani grondanti sangue non appartengono ai carnefici, bensì alla vittima, condannata a udire un coro di grida agghiaccianti durante ogni notte della sua vita.
L'amore, quello eterno, che induce a sopportare qualunque situazione, non crolla mai. Resiste alle cannonate del dolore senza mai avere dubbi.
L'amore, quello vero, che relega chi ama dietro tutto il mondo.
E Naruto è la chiave per la prosecuzione di quell'amore.
Jiraiya si accascia ai piedi di Itachi slabbrato dalla consapevolezza. Non si rammarica del cedimento delle gambe, si inchina d'innanzi a colui capace di far impallidire ogni shinobi finora incontrato.
"Grazie per avermi fatto capire."
I piedi di Itachi restano lì, immobili, le unghie viola fanno capolino dai sandali. Malgrado l'imposizione, lo stile si addice ai suoi modi eleganti.
"Lo farò, Itachi."
Gli obiettivi esulano dalla salvezza del singolo individuo.
I piedi si volatilizzano prima che Jiraiya possa alzare la testa tremante, al loro posto è rimasto solo un turbinio di aria gelida.
"Lo farò, dovesse costarmi la vita."
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