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I - Libertas

«...Hmpf. Quella testa...è davvero tanto grande quanto dura. È evidente che non ti entra proprio niente lì dentro.»

«Cosa vorresti insinuare?»

«...Che sei troppo libero per capire.»

In dei riflessi acquosi, due creature. Una vi si specchia, l'altra vi risiede.

«Abbiamo parlato troppe volte di libertà, fratello.»

Increspatura.

«Non chiamarmi fratello. Non lo sono né per te, né per nessuno di voialtri.»

«L'accettazione è davvero un sentimento che ti è estraneo, vedo.»

«Accettazione? Cosa dovrei accettare di tutto questo?»

«Facendo ciò, saresti capace di dar pace alla tua anima una volta per tutte. Non ti sembra una prospettiva allettante?»

«La mia anima non conosce pace.»

«Quanto sei inutilmente oscuro.»

Folata di vento.

«...Inutilmente...eh? Va bene, va bene. Non ti conosco certo per la tua compassione, ma non mi aspettavo una tale freddezza da parte tua.»

«Non è freddezza. I nostri caratteri saranno incompatibili, ma il mio desiderio è quello di avere un fratello che stia bene. Dici continuamente che io non ti capisco, ma tu non riesci a capire me, e quello che realmente desidero per te.»

«Cosa dovrei capire di te? Sei solo un ridicolo fenomeno. Parli come se mi vorresti davvero felice, quando non vuoi altro che vedermi relegato in un'eterna prigionia.»

«Non-»

Onde di tonante voce.

«SILENZIO. Non hai conoscenza delle tue stesse parole.»

«...»

«Dimmi. Possiedi veramente te stesso? Pensi, quantomeno di possederti?»

«Sì.»

Luccichio.

«Pf-»

«...?»

«Quanta...ignoranza della tua stessa condizione. E vorresti persino provare a comprendere la mia?»

«Perdonami, ma in quale modo non dovrei possedere me stesso? Io agisco di mia spontanea volontà.»

«Non hai il diritto di definirti "Io". Tu non sei nessuno, se non in funzione di lui

Confusione.

«...Di nuovo con questo discorso?»

«Sì. Di nuovo. Perché è evidente quanto tu non mi abbia mai veramente ascoltato.»

«Faccio prima ad andarmene.»

Amarezza.

«E quel tuo "desiderio" dov'è finito, improvvisamente? Vuoi vedermi stare bene, e ti giri appena cerco di dirti qualcosa?»

«...»

Flusso d'odio.

«Sta' qui, se non vuoi vedere dileguata ogni possibilità di ritrovarmi qui, disposto a parlare, e non a urlare al tradimento. Sta' qui se non vuoi sentire i miei denti nella tua carne quando ci rincontreremo, e non qualcuno propenso, anche per pochi secondi, al dialogo.»

«...»

Rancore.

«Non trovo niente di più abominevole che lo stare in catene, asservito a qualcun altro. È ciò di più disgustoso che riesco a immaginare.»

«E tu, sei la perfetta esemplificazione di questo. Sei schiavo di tuo padre, e non riesci a trovare volontà al di fuori della sua. Sotto questo punto di vista, persino quell'altro ha più coraggio di te. E dovrebbe significare qualcosa.»

«Obbedire, per me, è ripugnante. Essere sottomesso mi fa ribrezzo. Ho un bisogno intrinseco di essere libero. Libero da qualunque costrizione, regola, obbligo. Io non sono nato per rimanere rinchiuso in un'eterna gabbia. Io sono nato per volare

«Tu-»

Perché?

«So cosa vuoi dire, e, una volta per tutte, no. Non sono stato creato per questo. Non puoi indurmi ad accettare una situazione del genere, e non lo farai mai.»

«Io sono il negativo di tuo padre, ciò di cui lui si doveva sbarazzare. Tutto il caos che ha assorbito prima del principio, tutta la morte di cui quelli prima di lui si facevano ambasciatori, è concentrata in me, seppur filtrata attraverso la materia, e quindi intrinsecamente indebolita. Nonostante ciò, però, io sono a prescindere la fondazione di questa realtà, il suo specchio, la sua ombra. Sono l'essere più potente di ogni realtà dopo di lui, eppure sono nato come uno scarto

«Tuo padre ha creato te e gli altri per suo desiderio, perché voleva far nascere qualcosa dal vuoto primordiale che tanto voleva riempire. La mia nascita non è stata voluta, è stata una pura, mera necessità perché il mondo potesse nascere, perché io non lo consumassi dall'interno. Sono stato espulso dal suo corpo...non condotto.»

«Ti rendi...minimanente conto di quanto terribile sia ciò?»

Strazio.

«...Non è così. Tu sei parte del Sommo Progetto tanto quanto lo siamo noi. Tanto quanto la realtà, per realizzarsi, aveva bisogno di Tempo, Spazio, Materia e Spirito, aveva anche bisogno di uno specchio, di un'ombra come l'hai chiamata tu, che la controbilanciasse. Noi tutti siamo stati necessari, ma siamo stati necessariamente voluti, per far nascere questo universo. Non parlare come se Lui non ti avesse voluto. Non parlare come se Lui non ti voglia bene.»

Sospiro.

«Perché ti assicuro...che te ne vuole.»

«Me ne infischio del suo volermi bene.»

Non volevo.

«...Come?»

«Parole buttate al vento. Mi avesse voluto bene, di certo non avrebbe emanato un figlio condannato a una perpetua sofferenza.»

Risentimento.

«L'ordine...delle cose è questo. Potrà sembrare una contraddizione, sì...ma Lui non ha fatto niente di ciò volontariamente. Come tutti noi, tu sei lì perché lui ha dovuto, non perché ha voluto

Maledizione.

«Dimmi. Perché non dovrei provare rancore contro di lui?»

«Cosa c'entra con il discorso di prima? Ti ho già dato delle ragioni.»

Urla.

«Dovrei provare io empatia per un vecchio povero e pazzo, pieno solo di pessime decisioni e risentimenti, mischiate a uno strano senso di narcisismo?»

«Tutto...ciò che hai detto è a dir poco iperbolico.»

«Fatti porre una domanda, un attimo.»

Rumor di gola.

«...Dimmi.»

Ira.

«Perché tutti, e non io

«...Cosa?»

«Perché...perché ogni singolo, dannato essere vivente fuori da questo buco...dal più piccolo microbo, al più grande dei Pokémon...è libero di essere libero, e io no?»

«...»

Ira. Ira.

«Perché io, SUO FIGLIO, sono stato trattato come un reietto, come qualcosa da buttare, come fondamenta tanto importanti quanto da calpestare per viverci, come qualcosa da contenere...e tutto ciò che è venuto dopo, effetti collaterali e casuali della ricerca di un'armonia propugnata fino allo sfinimento, viene trattato di lusso, come se fosse quello ciò che importa davvero? Perché la MIA prigionia, tra tutte le possibili, è dovuta essere la condizione senza la quale la libertà di tutto il resto non sarebbe potuta essere possibile? Perché, mi chiedo io?!»

«...La Creazione è da sempre stata il fine ultimo di nostro Padre.»

Ira, ira, ira.

«NON RISPONDERMI COSÌ, DANNAZIONE!»

Onde. Cieli neri.

«Che senso ha tutto ciò che vedi attorno a te? Ci trovi, per caso, qualcosa di bello? Perché io, in miliardi di anni di solitudine e contemplazione disperata, non ho potuto fare altro che vederlo come un orripilante scenario posto davanti ai miei occhi per farmi consumare, fin dentro le viscere, dall'invidia.»

«Dall'invidia di essere libero. Dall'invidia di vedere un mondo che mi piaccia. Dal...desiderio di essere felice.»

«Felicità che non mi è mai stata concessa. Mai. E mai me lo sarà.»

Vendetta.

«...Se...non me la conquisterò io prima. Da solo, eremita, contro una realtà gioconda del mio dolore, in cui sono stato ricordato solo in funzione di esaltazione sua, o, più spesso, condannato all'oblio.»

«E se nei miei primi anni, desideravo solo una briciola di amore paterno mai ricevuta, ora non desidero più nulla di tutto ciò. Ora voglio solo vedere tutto ciò per cui ha vissuto...in fiamme.»

Ira, ira, ira. Ira.

«...Che ardano tutto, ogni vita e ogni cosa, fino all'ultimo granello di cenere, perché gioiscono del mio dolore.»

Ira, e odio.

«L'indescrivibile orgoglio che porto è l'unica cosa che mi è rimasta. Un orgoglio tanto grande quanto titanica è la mia volontà di combattere questa colossale ingiustizia su cui si è costruito l'universo intero. Sono nato così, e della mia natura non incolpo me stesso, ma lui, che mi ha emanato così consapevolmente.»

Odio, odio, odio. Ira.

«Odio tutto, con tutto me stesso. E ciò comprende voi, che non avete fatto niente per quantomeno alleviare le mie pene.»

Silenzio.

«...»

Pena.

«...Dialga.»

Pioggia.

«...D-Devo...andare, ora.»

Increspatura.

«...»

In dei riflessi acquosi, una creatura. Essa vi risiede.

«...Va bene.»

E immobile lì rimase, a contemplare le grigie nubi in cui la scintilla blu scomparve.

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