Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

XXXII° ANGELI O DEMONI



Corsivo: punto di vista di Jareth (dialoghi e riflessioni)

Grassetto: Sarah (dialoghi)

*ASTERISCHI = Note dell'autrice

Lucio Dalla & Gianni Morandi, "Vita"


Mentre aspettava il ritorno di Sarah, sul deserto era scesa la notte. 

Tutt'attorno a lui si era fatto fresco e, soprattutto, blu: il colore preferito da Jareth. 

Il misterioso, magico, tenebroso, immenso blu del crepuscolo notturno. 

Il blu era lo sfondo delle stelle che era solito muovere. Il blu era la sfumatura che accompagnava i sogni dei mortali. Il blu era il cielo che abitava con le sue ali.  

E le stelle, i sogni e le ali sono come le anime degli esseri umani: non si possono possedere, si può soltanto prenderle in prestito. 

Questo lo aveva imparato a sue spese, dall'incontro con una particolare terrestre con la quale aveva avuto a che fare. Dal brutto carattere, due occhi più verdi della primavera, i capelli neri come laghi d'inchiostro di storie in cui immergersi e la pelle bianca come la carta candida ed innocente di un racconto ancora da scrivere. 

Spalancò gli occhi, tutt'a un tratto: quella donna che affollava i suoi pensieri era finalmente ritornata. 

"Come hai potuto intuire che fossi qui? Non ho fatto il minimo rumore." gli chiese con la solita curiosità. 

"Infatti non sei stata tu a farmelo sapere. Le dune me lo hanno detto. Non appena sei giunta, hanno percepito che, oltre me, anche la mia compagna di viaggio, che s'era allontanata pocanzi, aveva fatto ritorno. E per la cronaca, sconsiderata," sottolineò ridendo di cuore, "sono passati di qui, durante la tua assenza, innumerevoli sogni e battiti d'ali. Hai provocato non poca ansia in entrambi.". 

"Entrambi?" ripeté confusa lei, guardandosi intorno, allarmata. Cosa o chi stava cercando? 

"Mi riferisco all'agitazione di me medesimo e della forma di vita che abita il deserto, nel vederti ritardare." precisò. 

"A quanto pare," sorrise, "prova più empatia verso di te che per il sottoscritto.". 

"Quindi... Stai facendo progressi? Senti qualcosa?" gli domandò, spaventata. 

"Presto arriverò a..." si interruppe. "Ma perché ti crucci a quel modo? Non era ciò che volevi?" adesso era lei a confondere lui. 

Sarah liquidò il tutto con un'alzata di spalle evasiva, porgendogli una delle due coppe contenenti l'acqua che aveva preparato. 

L'afferrò e ne osservò la forma allungata e capiente, aggraziata nelle sue curve ed il materiale in cui era realizzata, cangiante e lucido. 

"Cristallo?" sussurrò, emozionato. 

"L'ho forgiato come omaggio nei tuoi confronti, per ringraziarti. Senza la tua guida, non saremmo mai giunti nemmeno qui." lo lusingò. "E loro sarebbero rimasti intrappolati in questo luogo arido per sempre.". 

In un attimo, il tenero, tiepido tepore che lo aveva invaso, attraversandolo, congelò, all'istante: "Loro... Chi?" la interpellò, del tutto smarrito. 

In tutti i sensi. 

"Propongo un brindisi!" iniziò a piangere la Campionessa del Labirinto. 

Nelle lacrime che strariparono, lente e pesanti, dai suoi occhi, Jareth intravide il suo stesso riflesso addolorato e sconcertato. 

"A ciò che resta di Goblin e del popolo dell'Underground, che giace sotto i nostri piedi: che possa avere un piacevole risveglio." augurò. 

Rovesciò il contenuto della sua coppa sulla duna, aggiungendo: "Forse quello che stavano tentando di implorare è solo un po' d'acqua. Da tempo, devono essere così assetati." singhiozzò, accasciandosi a terra. Pose il capo tra le braccia conserte sulla sabbia. 

Jareth, reagendo a rilento ed apaticamente, almeno all'inizio, alle nozioni che aveva appena assimilato, in un atteggiamento totalmente impersonale, rielaborò le informazioni ricevute. 

E sentì tutto sé stesso sbattere, come una farfalla intrappolata dentro ad una scatola, priva di luce ed ossigeno, contro le pareti del suo corpo, in cerca di un'uscita. 

E quel tipo di stordimento durò a lungo. 

Poi, improvvisamente desto, prese un pugno di sabbia dalla duna sulla quale stavano seduti e lo gettò nella sua coppa: l'acqua rifletté un frammento del Castello, del Labirinto ed un occhio di un Goblin qualsiasi tra i tanti. Tutti simili, tutti diversi. 

La farfalla intrappolata dentro ad una scatola, a forza di spingere, bucò la sua pelle e fuggì via. 

E Jareth non si curò di riacciuffarla: troppo fatica per quella parte di sé che sentiva già persa da tempo immemore. 

Mormorò soltanto: "Goblin...", sfiorando il deserto. 

Non riuscì a piangere come la giovane donna al suo fianco, sebbene lo volesse con tutte le energie che gli erano rimaste: l'amarezza data da ciò che aveva appreso aveva paralizzato tutto il suo essere. 

Sospeso come la sua gente, i suoi sudditi, le sue creature, le sue costruzioni. 

Con un gesto di rabbia repressa finalmente sprigionata, lanciò lontano la coppa e subito dopo la schiacciò con una punta del piede: esattamente come aveva previsto, nel vetro rotto vennero trasmesse altre immagini, date dalle gocce d'acqua rimaste aggrappate su di esso. 

Il petulante Coprisaggio, gli Scatenati, una mano aiutante, la sala da ballo piena di polvere. 

Se fossero stati scrutati dallo sguardo pieno d'affetto di Sarah per i suoi amici, avrebbero rispecchiato Bubo, il dolce mostro chiama rocce, il cavaliere Sir Didymus e Gogol. 

Ebbene, sì, se strettamente necessario, poteva ricordare il nome del nano traditore. 

Si accostò all'altra con cautela, non accennava a volersi rialzare, affogando nell'acqua salata che sgorgava dai suoi occhi. 

"Come lo hai saputo?" misurò ogni parola, interrogandola. 

"Ho affrontato da sola un altro sembiante. So che non avrei dovuto farlo," lo anticipò con la voce strozzata, "ma ha minacciato di farti del male! E non potevo sapere se aveva l'intenzione di mantenere la promessa fatta. 

Così, ho acconsentito: tu non potevi né vederla né udirla, dato che io, nella mia mente, non volevo fartela conoscere. Perché me ne vergogno! 

Ti ho tenuto lontano dal dialogo e dallo scontro che abbiamo avuto, con la scusa del contatto con la forma di vita che abitava il deserto e la sete. 

L'imago, lei... E'... Era," si corresse, "la parte peggiore di me: quella che voleva essere la più grande di tutte. 

Mi ha chiesto di consegnargli la corona, per usurpare definitivamente il tuo trono." confessò di getto. 

"Ed io l'ho imbrogliata e definitivamente eliminata. 

Peccato che non sia riuscita a fare altrettanto prima, con mio padre e la mia matrigna, quando hanno insistito affinché mi sottoponessi alle sedute di psicoterapia. E più avanti, con la Daimon, quando mi ha convinta ad assumere le pillole... 

Se avessi saputo soltanto a cosa andavo incontro! 

Avrei preferito di gran lunga impazzire per davvero, pur di non perdervi così." divenne rauca, tra i respiri spezzati. 

Jareth sospirò e bisbigliò: "Come avresti mai potuto saperlo, Sarah...?". 

Si massaggiò il volto con le mani, stremato. 

Poi, poco dopo, scoprì il viso ed iniziò a cantare, per calmarla, carezzandole la testa e la schiena in preda ai singulti*.

________________________________________________________________________________

https://youtu.be/6nBHQH5qvEA

Questa notte è l'ultima volta che vengo qui

Questa è l'ultima volta che cadrò

In un posto che ci fa fallire tutti dentro

E io riesco a vedere il dolore in te

Ed io riesco a vedere l'amore in te

Ma combattere tutti i demoni richiederà il suo tempo

Prenderà il suo tempo

Gli angeli, loro bruciano dentro per noi

Ed impareremo mai?

Impareremo mai a volare?

I diavoli, loro bruciano dentro di noi

Ed avremo modo mai di tornare indietro?

Qui

Mi preoccuperò sempre

delle cose che potrebbero renderci freddi


Sarah smise, gradualmente, un poco, di essere scossa dai sussulti. Continuò:


Questa notte è l'ultima volta

Che mi permetterò di cedere

Ci sono angeli o diavoli che strisciano qui?

Io voglio solo sapere cos'è confuso

E cosa, invece, è chiaro da capire

Riesco ancora a vedere il dolore in te

E riesco a vedere l'amore in te

E combattere tutti i demoni richiederà il suo tempo

Prenderà il suo tempo

Gli angeli, loro bruciano dentro per noi

Ed impareremo mai?

Impareremo mai a volare?

I diavoli, loro bruciano dentro di noi

Ed avremo modo mai di tornare indietro?

Qui

Mi preoccuperò sempre delle cose

Che potrebbero spezzarci

Se avessi voluto arrendermi,

Avrei lasciato perdere

Ed in tal caso

Prendi fiato,

Fino in fondo,

Perché potrebbe essere l'ultimo che prendi

Potrebbe essere l'ultimo

Le cose che potrebbero renderci freddi,

Loro potrebbero renderci freddi

Mi preoccuperò sempre

riguardo alle cose che ci possono rendere freddi.

_______________________________________________________________________________

Sarah, una volta che ebbe finito, si sollevò e gli disse, sorpresa: "E' la mia canzone preferita.". 

"Sai che ho avuto comunque modo di osservarti, nella prigionia della sfera e... Ho notato che l'ascolti spesso, prima di addormentarti, negli ultimi tempi." gli rispose semplicemente lui. 

"E' una tua abitudine musicale. La riproduci allo stereo spesso, alla sera, per assopirti. 

Di solito, aiuta ad alleggerire il tuo tormento dopo una giornata faticosa. 

Le volte, ad esempio, più recenti, quando sei tornata a fare sedute con la Daimon e quando dovevi prendere le pillole, passati degli anni dall'ultima volta che l'hai fatto. 

Dopo che sei andata a trovare Toby nella tua vecchia casa e lui ha riconosciuto il medaglione." concluse, con la voce ridotta ad un soffio. 

"Come fai ad essere così accorto nei miei confronti? A sapere tutto ciò che mi riguarda, a ricordarlo, in ogni caso? Quante cose hai visto, Jareth? Quante?" considerò con aria sognante lei. 

"Perché non perdoni te stessa, Sarah?" investigò in tutta risposta. "Hai perdonato Gogol, per l'averti tradito, consegnandoti la pesca ed hai perdonato persino me, poche ore fa.". 

"Il suo nome, l'hai pronunciato correttamente!" rise, sommessa. "Cerca di farlo ancora quando sarà di nuovo tra noi.". 

"Sarah..." la incoraggiò a non evitare il discorso, scuotendo la testa, sorridente. 

"Vi siete pentiti." spiegò, seria. 

"Mi avete fatto, sì, volontariamente del male, ma dopo avete avuto modo di realizzare la vostra redenzione. 

Quel codardo di Gogol, coraggiosamente, mi ha aiutato addirittura ad arrivare al tuo Castello! 

 E tu... Nelle ultime ore mi hai salvata molte più volte di quelle che mi hai messa in pericolo in passato. 

 Io, invece... Non mi sono resa conto nemmeno di ciò che vi stavo facendo. 

E' peggio che ferire intenzionalmente: come se non me ne importasse, infatti, non mi sono curata minimamente dei vostri sentimenti e della vostra vita, negandola nella mia realtà, cedendo sotto il peso del volere di coloro che mi erano accanto: la mia è stata accidia. 

Da ignavia, non mi sono schierata dalla parte del giusto, non ho saputo lottare ancora, non ho trovato la forza per farlo. 

Prima di tutto, è venuto il mio egoismo e la mia vulnerabilità.". 

Jareth la rassicurò con dolcezza: "Mia preziosa, sei in errore anche adesso, non hai compreso bene cosa realmente hai fatto. 

E non l'avevo capito nemmeno io, fino a questo momento. 

Dovevamo fare questo viaggio, giungere fino a qui, per scoprire la verità. 

Essere umani è davvero frustrante, si è sottratti di molto potere conoscitivo. 

Eppure, nei riflessi dell'acqua mescolata alla sabbia dentro la coppa che mi hai dato, tutto è apparso chiaro.". 

Alla sua espressione interrogativa, riprese, svelto: "E' vero, hai distrutto Goblin, sotto l'effetto delle pillole, quando la tua volontà, nel momento della debolezza, si era fatta più flebile, manipolata dalla tua famiglia e da Daimon. Hai accettato a tutti gli effetti di prenderle. Ed, indubbiamente, hai consegnato al demone guardiano il libro. 

Ma rifletti: perché siamo qui? Come ci hai portati qui?". 

"Tu avevi... Dimenticato chi eri." rammentò lei. "E... Non potevo permettere che gli umani potessero mettere le mani su di te. E che nemmeno ti sfiorassero quelle della Daimon, di Karen e di Toby, che sapevano già del medaglione. 

Così, ho pensato che il luogo più sicuro fosse la mia mente, dove vi ho tenuto... Per tutti questi anni. 

Ma, allora, io non ho mai... Non vi ho mai veramente cancellati dalla mia mente!" terminò, vicina alla rivelazione. 

"Esatto!" esclamò lui, entusiasta. "Vai avanti.". 

"Per quanto i rischi che abbiamo corso finora, le difficoltà che abbiamo superato, siano state ardue, in questo posto che è il Labirinto della mia mente... Io ho... Ritrovato me stessa. 

Sto imparando di nuovo a conoscermi e questo perché, inconsciamente, già lo volevo, con il tuo aiuto: per questo ci ho trasportati qui! 

E più riprendo coscienza di me stessa, più mi faccio forte, più... Mi disintossico dall'effetto delle pillole! 

Perché... Perché ogni distruzione...". 

"Riporta ad una nuova nascita interiore. "completò il ragionamento Jareth. 

"Ogni crisi esistenziale è un nuovo inizio. 

Similmente, anche per Goblin è stato lo stesso... 

Se avessi voluto veramente distruggerci tutti, non avremmo compiuto nemmeno questo viaggio insieme per avere l'opportunità di tornare indietro sui nostri passi. 

Di me e degli altri non sarebbe rimasto... Niente.

Tu avevi perso te stessa, Sarah. 

Come potevi ritrovare un intero regno dentro di te, se neanche sapevi da dove cominciare? 

Ed, egualmente, io avevo scordato me stesso in quel lasso di tempo che ho passato con te sulla Terra. 

Perché ero perso esattamente come te, non è il mio mondo, non mi rende ciò che sono. 

Ed io e te siamo uguali, l'hai detto tu. Io sono il re dei goblins e tu la Campionessa del Labirinto. A renderci noi stessi è l'Underground.". 

"Dove vuoi andare a parare?" Sarah non lo seguiva più. 

"Con le pillole contenenti il veleno magico, potentissimo, irreversibile ed incurabile che è andato in circolo dentro di te, avresti dovuto già estinguerci in maniera definitiva tempo addietro. 

Invece non hai mollato, hai resistito: esse hanno abbassato solo la tua percezione, così la tua razionalità ha negato la nostra esistenza. 

Non ti sei liberata di noi una volta per tutte, ci hai tenuti ancora qui dentro. 

Hai reso la città una landa arida che può tornare a crescere, perché anche la più secca terra può nascondere un tenero germoglio, se sostenuto dal giusto nutrimento: quello che gli hai dato quando hai scelto di non arrenderti. 

E coincidenza vuole, che in realtà coincidenza non è, che tu sia tornata a noi esattamente cinque anni dopo aver smesso di assumere gli psicofarmaci presunti. 

Anche adesso, li hai abbeverati, intendo loro, i tuoi amici, il mio popolo. Hai scelto di nutrirli. 

E per quanto riguarda la mia persona, mi hai imprigionato in una delle mie sfere: anche se ero ammalato, il tuo inconscio mi ha permesso di rimanere in contatto con te non appena avevo perso ogni possibilità di comunicazione, utilizzando la sfera come superficie riflettente della tua stessa vita nel Sopramondo, per farmi sapere cosa facessi e per incoraggiarti attraverso l'istinto, i sogni ed il medaglione a, nell'ultima fase, disubbidire a ciò che ti veniva chiesto di fare. 

Mi hai protetto in una riproduzione fedele dell'origine del mio potere, affinché Daimon non mi intaccasse e trovasse: io, che sono a capo di Goblin, ultimo superstite. 

L'unico che potesse farti ritrovare te stessa, guidandoti in questo Labirinto della mente, perché ti ho resa ciò che sei, quando ti ho incontrata e sfidata: la Campionessa del Labirinto. 

E, quando avrei potuto morire, nonostante la mia immortalità, a causa dell'infezione virulenta diffusasi nel reame ed in me, grazie alla tua assunzione delle pillole, tu, distruggendo ciò che ero in precedenza, mi hai dato nuova vita, come umano e sfidante che ti ha lasciato in carica, con la sua dipartita, come regina di Goblin, simbolo il ciondolo che porti al collo. 

Certo, è stato decisamente un atto rivoluzionario. 

Pratiche, le tue, estremamente complesse, bizzarre e contorte, ma pur sempre nel tuo stile: ogni cosa che hai fatto per vincermi si è sempre rivelata al contempo semplice ed innovativa. 

In sintesi, hai distrutto per dare nuova vita a tutti noi, compresa te stessa. 

Se avessi smesso di lottare, come dici, non saresti tornata cinque anni dopo aver smesso di prendere le pillole a fare psicoterapia, lamentando dalla Daimon di aver avuto ancora delle cosiddette - ricadute -. 

Lei credeva di averti finalmente sconfitta e messa a tacere. 

La distruzione di Daimon, se applicata, non avrebbe permesso che restasse nulla, dopo quella che abbiamo avuto. 

Tu, con queste tue manovre inconsce, ci hai custoditi.". 

 Lei scosse la testa, energica, come se non ci potesse credere: "Il sembiante... Tra le tante cose che mi ha detto, ha sostenuto che vi ho distrutti perché volevo il Sottomondo solo per me e perché volevo umiliarti ancora di più dopo averti vinto.". 

"Questo è solo ciò che hai creduto finora e che ti ha comunicato una parte di te stessa con eccesso di zelo. 

Ti sei ingannata per sentirti peggiore di ciò che in realtà sei. 

Come se dovessi essere punita." le spiegò. 

"Un meccanismo psicologico che si basa sul masochismo e finale autodistruzione." ragionò la sua diletta, il volto di nuovo luminoso. 

"Nato dal tuo senso di colpa, soprattutto percepito, sebbene infondato." illustrò lui. 

"Ma allora io..." il suo viso, sgombro da ogni segno di sofferenza, smise di rintanarsi in un dolore ingiustificato. 

"Hai combinato un bellissimo disastro." rise di cuore. 

Poi dolcemente, le sorrise: "E non hai nessuna colpa. Te ne sei convinta, ma non è così.". 

Il sollievo che provò Sarah quando ascoltò quelle parole fu evidentemente intenso, tanto che si sostenne alle sue braccia per non vacillare, espirando lentamente e profondamente. 

Il blu della notte sul deserto venne accompagnato da una paradossale pioggia ghiacciata, bianca e fredda. Un vero e proprio ossimoro. 

"Sta nevicando." fece lei, come contemplando un miracolo. 

"E' l'innocenza ritrovata." assentì Jareth, tornando ai e nei suoi occhi verdi.





* La canzone che canta Jareth è la versione acustica di "Angels or devils" dei Dishwalla. 

Grazie alla band per averci fatto dono di questo pezzo stupendo.

Siete un gruppo fantastico!



Devo aggiungere altro?

Ci siamo levati un peso gigantesco dal cuore!

Quindi gioiamo ed apriamo le braccia alla speranza del domani: "L'aria è dolce et fragrante!" YEEEEEEEEEEEEEEEEE

Quando Sir Didymus dà battaglia a Jareth per le sue mosse faighe scenografiche.

Ed a lui mi unisco per gridare al cielo QUATTROMILACINQUECENTO VISUALIZZAZIONIIIIIIIIIIIIIIIIII

Sto preparando la One Shot per voi!

DAJE COSI'!

GRAZIE GRAZIE GRAZIE!

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro