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XVIII° ORIGINI


Sottolineato: punto di vista di DAIMON (dialoghi e riflessioni)

Corsivo: Jareth (dialoghi)

ASTERISCO *: Nota dell'autrice

Fluttuando nel Limbo Slimitante, nella terribile attesa di trovare il Re e la Mortale, DAIMON preparava la venuta dell'Oblio nel Labirinto di Sarah Williams. Stratificazione dopo stratificazione, infatti, la Creatura Oscura si era insinuata ed avvicinata silenziosamente nella mente dell'Eletta Terrestre, seguendo, livello dopo livello, gli sfortunati amanti, strisciando come un viscido pitone affamato, le cui spire agognano qualcosa da stringere a sé e divorare. "Sto semplicemente adempiendo ai miei doveri, Jareth. E' ciò che mi hai ordinato di fare." ricordò, con immenso rancore, DAIMON. Un rancore che sembrò essere pronto a soffocare ciò che restava della sua essenza. Un rancore che avrebbe voluto soffocare a sua volta, soffocando Jareth. E l'avrebbe fatto. Ritornò tra i suoi pensieri, oscillando nello spazio del Limbo Slimitante, il giorno della sua evocazione... E così facendo, rammentò ogni cosa.

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Non vi era nulla. A parte un respiro. Sì, non vi era nulla, eccetto un unico suono: un respiro affannato. Di chi lotta per aprire gli occhi. Dai meandri di un bianco vuoto vischioso. Di un cieco, bianco vuoto vischioso. Si accorse che quel respiro apparteneva solo a lei stessa: era il suo. E poi vide. Incontrò delle iridi stranissime, spaiate, sembravano voler perforare l'orizzonte, tant'era intensa e profonda l'espressione che regnava in loro. Accostò quegli occhi al bizzarro essere che le possedeva. Ad una figura potente ed imponente, che parlò rivolgendoglisi direttamente: "Sei stato evocato, demone difensore, da Jareth, Re dei goblins, Signore del Labirinto.". "Tu mi hai evocato, Mio Signore... Come posso servirti?" un pensiero disorientato e confuso, espresso. Il suo. Una voce. La sua. Aveva parlato. Poteva parlare. Lo osservò ridere, in tutta risposta. "Un ottimo inizio. Innanzitutto, potresti sostentarti.". Con un gesto, fece apparire una sfera, dalle dita della mano sinistra. Essa, con un soffio, volò dal padrone che l'aveva plasmata alla sua persona. "Devo...". "Prenderla. E cibartene. E' fondamentale che tu la mangia. Se non fai come ti dico, non resisterai a lungo. Ed, a quel punto, non mi saresti più utile.". L'immobilità prima... Ed agire adesso, era tutto ciò che contava. L'azione, non se ne voleva privare più. "Non voglio tornare a quel cieco, bianco vuoto vischioso che impanava tutto", un altro pensiero. Il suo. Una voce ad esprimerlo. La sua stessa. Sentì l'urgenza di assecondare il volere dell'altro e iniziò a mangiare. Ogni boccone una nuova esperienza. Una nuova sensazione. La sua. "E'... Così pesante... Non riesco... Cos'è?" chiese, lamentandosi del cibo indigesto. "Continua a nutrirtene. Te lo ordino.". Ed, udito il comando, altri piccoli morsi la condussero ad obbedire. E poco a poco, ogni morso, uno dentro l'altro ed uno dopo l'altro, si fece più grande, più voglioso d'altro. Altre percezioni: lo spazio. I colori. Il movimento. Il suo corpo. E qualcos'altro che non sapeva spiegare. E più ingeriva e più aveva fame. Terminò la sfera. Finì prima che se ne potesse rendere conto. "Vorace..." commentò il Re dei goblins con una smorfia divertita. "E' un buon pro.". "Cos'era?" il respiro di nuovo affannoso. "Pensiero. Movimento. Azione. Volontà. Sapienza. Scelta. Potere. Risvegliati da me, per te. Ciò che trasformerà la tua inerzia in realizzazione operante.". "Ne voglio ancora!" un grido. Il suo."No." Sentì ribattere. "Ti prego, mio Signore..." implorò. "No." Sentì ancora replicare fermamente. "Ciò che ti ho dato è più che sufficiente per quello che ho escogitato di affidarti.". "Perché non posso averne ancora?" un bisbiglio. Il suo. Qualcosa che bagnò il suo volto. Lo toccò. Acqua. Acqua salata. La leccò ed inghiottì. Guardò di fronte a sé, interrogativa. "Si chiamano lacrime." Illustrò il Signore del Labirinto con un'altra occhiata misteriosa ed arcana, lontana, assente, come se vedesse qualcosa di nascosto al resto del mondo. "Mio Signore, Voi anche avete le lacrime?" domandò. Scosse la testa. "E' una costante dell'umano vivere. Sono le emozioni ad innescarle.". "Emozioni... Ed umano vivere...?". "La mia sfera... Conteneva il Principio Umano ed Undergroundiano dell'Essere. Dovrai fare uso di entrambi, per il compito che ti assegnerò.". "Ma io ho... Ho tanta...". "Fame." sottolineò l'altro con enfasi. "Si dice fame. Lo comprendo. Più lavorerai per la missione che ho scelto di designare per te, più la tua fame si estinguerà. La tua è fame di dinamismo. Renderti operativa... Agire... E'  essere in movimento. Perciò, così facendo, crescerai e maturerai. Diverrai un essere complesso del tutto formato. Ora sei appena uscita dalla tua staticità. Prima vivevi per l'attesa di sperimentarti e saggiare la realtà che ti circondava.". "E cosa significa... Che cos'è il Principio Umano ed Undergroundiano dell'Essere?". "Questo luogo... Ti piace?" arrivò un'altra domanda, da parte del suo Signore. Si guardò attorno. Una lingua di terra ramata separava come due mura o due specchi, le cui fattezze ricordavano una mistura incomprensibile d'acqua e nebbia, la cui consistenza assomigliava ad un liquido dorato da una parte ed un altro argentato dall'altra. Una parete a sinistra e l'altra a destra, a fiancheggiare lo spazio che occupavano. Sopra di loro, un cielo di cui non si intuiva l'aspetto né l'estensione. Come una volta rovesciata. Una macchia di colore, di nubi verde pallido e grigio fumo. "Sì. Sì, mi piace.". "Molto bene. Felice che ti aggrada... Perché è tuo.". "Mio?" sillabò lentamente. Gli piacque invero dirlo. "Sì, è tuo." sorrisero fulminei quelle paia di occhi fuori dal comune. "No..." gli fu estremamente difficile crederlo. "Mio è Pensiero. Movimento. Azione. Volontà. Sapienza. Scelta. Potere, come avete detto Voi. E poi grido, bisbiglio e... Lacrime."."Queste espressioni vitali possono appartenere a chiunque sia in vita. Invece... Il potere che ti ho elargito appartiene solo a te... Ed il Limbo Slimitante anch'esso." indicò con un braccio attorno a sé, tracciando un semicerchio. "Il Limbo Slimitante?". "E' il nome del posto dove ci troviamo.". "Che cos'è?". "Una via parallela che al contempo è e non è.". "E' e non è?". "Precisamente. Questa terra eterea, impalpabile... E' un Limbo, ove vengono definiti i limiti delle porte del mondo degli umani, degli altri mondi ed il mio regno: l'Underground. Al contempo, questo Limbo è detto Slimitante perché funge anche da passaggio per porre fine a quegli stessi limiti, affinché le porte si aprano e transiti ciò che è sulla Terra, il Sopramondo, fino ad arrivare al mio mondo: il Sottomondo. E viceversa.". "Ed io dovrei...? Che ruolo ricopro in tutto questo?". "Difendere il Limbo Slimitante. Tu sei il suo Sovrastante, il suo Reggente. Il suo Governante. Per questa ragione sei un demone difensore, un essere superiore che sta di vedetta, come una sentinella. Devi fare guardia alle porte ed a ciò che potrebbe penetrare nel mio reame. E riferirmelo. Riferirmelo sempre. Ancora prima che possa avvenire tale scambio. Io medesimo valuterò chi o cosa possano passare. " lo redarguì, severo. Una figura, l'assoluto potere che non va contrastato, ma assecondato. "Potrebbe arrivare qualcuno di... Indesiderato?" una paura espressa da una voce. La sua stessa. "Potrebbe". "Ed io dovrei impedirgli di passare. Col consenso del mio Signore.". "Esattamente.". "Ed il potere che mi avete conferito...". "Te ne servirai per permettere il transito oppure vietarlo.". "Col tuo consenso.". "Col mio consenso. Sempre col mio consenso. Se ne serviranno spesso, i miei servitori. Di questi varchi, intendo. E mi riservo la possibilità di fare io stesso uso del Limbo Slimitante per giungere all'Aboveground, il Sopramondo o gli altri mondi quando più la cosa mi aggraderà." i suoi occhi spaiati si avvicinarono al muro dorato come affascinati, percorrendone, dalla terra fino all'alto, l'estensione in senso verticale, con lo sguardo azzurro. "E se portaste minacce con voi?" di nuovo, una paura. Una precisazione necessaria. "Non accadrà." gli sembrò estremamente contrariato, dall'affermazione appena udita. "Ma se accadesse?" insistette. "Agirai di conseguenza." quegli occhi celesti si piantarono per un attimo al pavimento e poi, con ancora più veemenza e vigore, tornarono, fieri e furiosi, a lei. "Come dovrei procedere, allora?". Sapere. La sete di sapere. Di compiere. "Servendoti dei tuoi poteri." spiegò Jareth elegante, atono. Stoico. Un gesto meccanico. Delle formalità. Quasi annoiato, continuò, come se fosse impossibile anche lontanamente considerare quella remota possibilità divenire realtà, "Dovrai ristabilire l'ordine, in tal caso, ad ogni costo. Il Limbo Slimitante sarebbe stato violato e così anche la sicurezza stessa del mio Regno.". "E cosa c'entra il Principio Umano ed Undergroundiano dell'Essere?". "Tu sei come il Limbo Slimitante. Un luogo che al contempo è e non è. Può essere e non può essere. Similmente, la tua forma. Umana o Undergroundiana. Allo stesso tempo sei e non sei. Allo stesso tempo puoi essere umana o undergroundiana, la scelta di mutare sta a te. Imparerai a controllarti, a scegliere quando essere cosa. Per comprendere al meglio gli abitanti della Terra e del mio mondo devi essere entrambe le cose, per permettere o ostacolare i passaggi. E nel mentre, contemporaneamente, devi anche non essere né umana né undergroudiana, perché prima di ogni cosa tu sei un demone difensore. Sei DAIMON.". "Daimon'". Entrò nel profondo di lei e si posò, quella parola, in attesa di conferma. E la conferma lo raggiunse. "E' il tuo nome.". "Io... Ho... Nome...". La consapevolezza la colpì come un ariete. Ogni lettera del nominativo si annidò sempre più in lei. "Daimon.". "Daimon..." ripeteva ancora. Trovò la sua pronuncia piacevole, dolce sulla punta della lingua. "Un intermediario tra due dimensioni, una messaggera tra le cose umane e le cose non umane. Una manifestazione. Una visione. Un'epifania. Una rivelazione. Un'ombra. Un essere che vigila sugli uomini condividendone i sentimenti. Uno spirito tutelatore o tormentatore, a seconda dell'esigenza.". "E quando dovrò impedire dei passaggi... Cosa farò?". "Adopererai dei sigilli.". "E quando invece dovrò permettere il passaggio?". "Aprirai le porte dimensionali.". "Io posso?" una voglia improvvisa. "Cosa puoi?" l'espressione che gli rivolse fu circospetta. Guardinga. "Posso passare anch'io, se lo volessi?". Era impossibile non avere curiosità verso il Sopramondo ed il Sottomondo. Verso quell'oro ed argento liquido. Verso tutti i mondi. "No. Potresti, ma ti intimo di non farlo. Il tuo posto è qui. Questo luogo solo ti appartiene. Non sta a te, infatti , decidere. Ma a me, che sono il tuo padrone. Se non strettamente necessario, se la situazione non lo richiede... Dopo avermi sempre consultato, ti comanderò io se fare così o meno." assentì il suo Signore, senza ammettere alcuna replica. "E se un giorno... Qualcuno sfuggisse al suo controllo?" tornò ad imbeccare, ipotizzando svariati scenari. "Spiegati.". impose l'altro, imperturbabile. "Se penetrasse qualcuno di indegno? O che si rivelerà essere un nemico soltanto successivamente?". "Dubito fortemente che una cosa simile possa avvenire sotto i miei vigili occhi." ostentò, sicuro, il Re dei Goblins. "Tuttavia... Dovresti evocare l'Oblio. Su mio solo desiderio.". "Oblio..."sillabò. "Nel mio intimo, auspico a non dover mai arrivare a misure estreme quali questa caustica scelta." lo scrutò in volto, scoccando un dardo infuocato con gli occhi poco dopo, oltre le sue spalle, lo sguardo vacuo perso nel vuoto. "L'Oblio... E'... Pericoloso?". "Ed infinitamente subdolo ed astuto. Risponderà a te ed offrirà i suoi servigi a te come egualmente tu per primo rispondi ed offri i tuoi servigi a me. Ma, se non ristretto a dovere, sarà esso stesso a sfuggire non solo al controllo mio, ma a quello di noi tutti, mettendo a repentaglio ogni vita.". "Mio Signore...?" scandì lentamente, come per far tornare indietro il Signore del Labirinto dalle sue cupe riflessioni. "Si estende la sua condanna a molto, molto di più... Porterà qualunque anima, quel Sonno Mefitico, alla rovina, alla disfatta più totale. Il suo è un oscuro abbraccio in cui tutto annega, il suo è un buio richiamo che rende sordi all'idea dell'esistere. Il suo non è un cieco, bianco, vuoto vischioso, come hai definito lo stato in cui esistevi già in attesa della tua evocazione, dove la promessa di una nuova missione si fa sentire, nonostante tutto. Il suo è un nero pozzo vuoto senza fondo, nel quale si precipita e precipita ancora. Si cade senza mai cessare di cadere, inermi e assopiti come uno spirito dormiente... Per sempre.". Rabbrividì, nell'ascoltarlo. Nella sua mente tornò l'immagine dell'occhiata affascinata che Jareth aveva rivolto alla porta aurea. Quella in cui, dall'altra parte, stavano anche gli umani. Gli uomini con la loro acqua salata che sgorga dagli occhi. "Voi non avete mai desiderato avere le lacrime dei terrestri?". Non ricevette risposta.

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DAIMON tornò al presente. E, sospesa nel Limbo Slimitante, disse: "Io stessa rimedierò agli errori del padrone, colui che è a capo dell'Underground. Riparerò al torto subito, dal più grande traditore del regno, il suo re stesso. Il patto è stato spezzato, violato dal suo più grande artefice, ideatore e stipulante. E l'offesa del sovrano al reame verrà sanata. Le leggi ignorate e calpestate, ovviate anch'esse. Incontrando Sarah Williams, Jareth, hai gettato non uno, bensì due mondi nell'anarchia, per un puro capriccio personale. E dovrai pagare per questo.".

* Okay AHAHAHAHA piccola precisazione necessaria: ovviamente tutto questo è partorito dalla mia mente deviata ahahaha. Ma mi sono sempre chiesta COME i goblins (o gnomi o folletti, che dir si voglia) giungessero dall'Underground al Sopramondo per prendere Toby, ad esempio, o chiunque altro, una volta dopo essere stati invocati con le "parole magiche". Ed anche come lo stesso Jareth, Re di Goblin e Signore del Labirinto giungesse sulla Terra per osservare la sua giovane Sarah intenta a recitare in un parco. Ho sempre pensato ad una sorta di Varchi Dimensionali. E così come ce n'erano per il regno del nostro sovrano preferito, ce ne dovevano essere anche in tutti gli altri mondi possibili, permettendo il contatto tra popoli e popoli magici attraverso le loro vie. Mi pareva strano non fossero sorvegliati da nessuno... Avevo ideato che Jareth ne avesse evocato uno, di demone difensore, scegliendolo, rendendolo operante sul suo personale Limbo Slimitante, ponendo quel luogo sotto la giurisdizione di DAIMON. DAIMON è come una sorta di Legislatore Supremo a vegliare sui passaggi. E sul passaggio di un nemico. Il miglior nemico che Jareth abbia mai avuto. Il nemico di cui si è innamorato: Sarah. Così ho ideato DAIMON.

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