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XLIV° ELETTA - PARTE TERZA


Grassetto: punto di vista di Sarah (dialoghi e riflessioni)

Corsivo: Jareth (dialoghi)

Normale: punto di vista di Toby (riflessioni)

"Bel periodo per un cambiamento 
Vedi, la fortuna che ho avuto 
Può trasformare un uomo corretto 
In un uomo cattivo 


Quindi per favore, ti prego 
Lasciami ottenere 
quello che voglio 
Stavolta 


Non ho avuto un sogno per tanto tempo 
Vedi, la vita che ho avuto 
Può rendere un uomo buono cattivo 


Quindi per una volta nella mia vita 
Lasciami ottenere quello che voglio 
Dio sa,che sarebbe la prima volta 
Dio solo sa se sarebbe la prima volta". 

The Smiths - Please, please, please, let me get what i want 




"Intendi cosa sei tu! Non so se ce siano altri.". 

"Ce ne potrebbero essere altri come me?". 

"Incominciamo dal principio. Ecco... Il carattere di un Eletto lo conosci. E' praticamente identico al tuo.". 

"Quindi pessimo." scoppiò in una risata. 

"Semplicemente con la testa fra le nuvole. Dice così la tua gente... 

Siete sempre rivolti a chissà quale pensiero fantastico. Non siete mai stati molto presenti a voi stessi, concreti. 

Perché tutta la vostra sensibilità, tutto il vostro potere percettivo, anche inconsciamente, viene rivolto verso un'altra vita: la vita magica. Che ne siate consapevoli o meno. 

Credete nella magia, ne ammettete l'esistenza e possedete una mentalità talmente aperta che vi permette di riconoscerla e, a volte, perfino individuarla, approcciandovi in prima persona ad essa. Come nel tuo caso. 

Sei stata a stretto contatto con tutti noi. Hai attraversato il Labirinto indenne. Sei stata morsa da una fata, hai mangiato del cibo del mio mondo, la pesca. E non ti è accaduto nulla. 

Altri umani, probabilmente, avrebbero avuto a che fare con seri effetti collaterali. 

Ma tu no. Nonostante provenga lo stesso dal Sopramondo. 

Ed anche nell'Aboveground mi sono reso conto di quanto avessi la vista acuta: nei ricordi della tua mente ti ho veduta intenta con Gogol, sulla veranda di casa, nell'eliminare quei parassiti volatili. 

Quindi non solo vedevi nell'Underground le creature magiche, ma anche quelle che, più o meno in via d'estinzione, si nascondono ancora sulla Terra in segreto. 

E c'è una ragione, dato che il tuo ruolo ti impone di fare da ponte tra le parti!". 

"Aspetta un secondo... Quando sei apparso al mio cospetto la prima volta ho dedotto naturalmente che tu fossi il re dei Goblins. Se avessi questo quid in più per inquadrarvi, sarebbe dovuto succedere anche con Daimon! Invece, non ho potuto smascherarla...".

"Disporre della facoltà di farci un identikit e quindi automaticamente conoscere le nostre intenzioni, oppure discernere le forme in cui le manifestiamo e ci presentiamo, non sono due fenomeni strettamente legati all'essere un Eletto. 

Sei una terrestre per origine, Sarah. E non sei immune agli incantesimi, se ti vengono applicati. 

L'Ex Reggente del Limbo Slimitante si era servita dei Sigilli per controllarti, amplificati ancor di più, poi, dall'assunzione successiva delle pillole. 

Non sapevi se ti fosse stato indirizzato un Sigillo fin dall'inizio, io sì. 

L'ho scoperto nei tuoi ricordi. Il Sigillo della Sottomissione... Eri una sua sottomessa, allora. Cosa che ti ha consumata, facendoti arrivare addirittura a perdere peso...". 

"Oh." sillabò triste, rammentando quel periodo del passato oramai lontano. 

"Dov'ero rimasto?" cercò di ritrovare il filo del discorso lui. "Il verde dei tuoi occhi mi ha sempre distratto molto." confessò. 

"Sapessi quanto l'azzurro dei tuoi distrae me!" pensò Sarah. 

Gli fornì l'imbeccata con una smorfia ironica: "Fare da ponte tra le parti, credo.". 

"Le tue qualità, le tue capacità... Sono potenti. Soprattutto non lo sono mai state così tanto come in questo momento. 

Potrebbe essere perché mi hai conosciuto e ciò che sei in grado di fare è sorto fuori in situazioni di pericolo o di contatto ravvicinato con uno stregone immortale, nel mio caso. 

Oppure perché recentemente hai compiuto un viaggio nel tuo inconscio o, ancora, perché hai indossato il medaglione e ti avevo fatto dono di certi poteri: la cosa certa è che non sono più latenti, in te. 

Ma il simbolo dietro agli individui chiamati Eletti è da ricercare all'origine dell'Universo. 

Lo Spazio Infinito era una splendida unione, un tempo, di piccole e grandi realtà. 

Poi, una separazione è avvenuta per via delle guerre e delle incomprensioni di genere e di razza tra i mortali e noi abitanti delle Lande Incantate. 

Siamo stati esiliati, me compreso. 

Ma ancora prima che io ne avessi memoria, ti assicuro che le fate, così come esseri come te e me e creature come Bubo e gli altri vivevano assieme in un'unica Terra. 

Un'antica profezia cita gli Eletti come soggetti chiamati - Ambasciatori del Nuovo Mondo -, coloro che porteranno verso l'alba di una Nuova Era tutto il Cosmo. 

Ogni mondo, magico e no, con il suo popolo, verrà riunito in armonia sotto la vostra guida, un giorno. 

Ecco, io penso che tu sia una di loro. Un'Eletta. 

Non ne avevo l'assoluta certezza, ma forse, nel mio intimo, l'ho sempre saputo. 

Ed a confermarlo sei stata tu. Con la tua volontà ed ogni singola tua azione. Nelle due Sfide dei due Labirinti che ci hanno visto partecipi. 

Per come mi hai sconfitto e poi affiancato da alleata. 

Hai appreso la lingua del Labirinto senza il minimo sforzo ed adoperato un immenso trasferimento di coscienza per rigenerare il mio regno. 

Il reame del Sottomondo, senza rendertene conto, già lo hai riformato, come fonderai, secondo la leggenda, un pianeta in cui abiteremo tutti, similmente all'antecedere della divisione che ci ha frammentati poi. 

Inoltre, non avresti evocato con tanta facilità, tornata con Toby a casa, vittoriosa, i miei sudditi, entrandoci in empatia. 

E, a proposito di Tobias..." Jareth si scostò un poco da lei per distendere un braccio, tenendo l'altro ben saldo sulla sua schiena. Sul palmo libero generò un cristallo. "Non so se ci sono altri Eletti, ma forse... E' un vizio di famiglia. Non disegnerebbe così bene i Goblins, altrimenti!" la invitò con un gesto a guardare l'immagine riflessa nella sfera. 

Sarah vi avvicinò gli occhi e non poté credere a ciò che vedeva. 

Era una proiezione, un'illusione, una simulazione. 

Forse era solo una sua speranza, un suo desiderio: Toby. Toby era lì?! 

Ma sì, Toby era lì! Intento a fare ritratti di quelle strane creature nel Castello. 

"Toby..." soffiò contro la superficie di vetro, incredula. 

 "E' qui." l'assicurò lui, constatando la sua reazione. "Un dono di nozze.". 

La Campionessa del Labirinto, col fiato corto, commossa, si coprì la bocca con le mani e poi gli occhi e successivamente le diresse verso... "Jareth!" esclamò sgomenta e grata, gettandogli le braccia al collo. 

Sì, era un sogno averlo con loro: sogno che aveva puntualmente avverato per lei. 

In risposta, il suo promesso sposo la cullò, cingendole la vita. "Mi sono preso delle libertà, mentre deliravi in preda alla febbre. Mi sono permesso di appuntare, diciamo così, un discorso che ho pensato stessi immaginando di rivolgere a Toby, date le volte che hai ripetuto il suo nome... L'ho preparato su di una lettera e spedita tramite dei messi nella sua abitazione. L'ha letta ed ha chiesto che i Goblins lo portassero via, all'istante. Da chi immagini abbia imparato, le parole magiche?" le disse. 

"E' il più bel dono che potessi farmi! Grazie per questo splendido regalo." piagnucolò, assaporando già il momento in cui avrebbe salutato il fratello ed offerto il perdono che meritava. 

Avrebbe avuto ciò che voleva. Tutto ciò che voleva. Per una volta nella sua vita. E comunque, per la prima volta nella sua vita. 

"Non è possibile!" commentò tra i suoi capelli biondi, perplessa per lo sviluppo degli eventi. 

"Nel Labirinto tutto è possibile. Basta che in futuro mi... Ci invochi." si corresse, luminoso. Avrebbe potuto accecarla. "Verrà tutte le volte che vorrai. Tutte le volte che vorremo." le promise, facendo sparire il globo. 

"Oh, lui lo farà, ne sono sicura!" sorrise a trentadue denti lei. 

"Quindi non hai esitato a preparare un cerimoniale sfarzoso in pompa magna." aggiunse dopo, dandosi delle arie. "Ansioso di proclamarmi tua regina?". 

 Lui stette al gioco, assecondandola. "Sarà tutta la forza di questo..." intrecciò le dita guantate alle sue, "- amore - che mi governa? Erano queste le parole esatte del Saggio?". 

A Sarah era arrivata la conferma che aspettava: sì, li aveva ascoltati. 

"Mi osservi costantemente, eh? Stalker!" rise. 

Jareth, delicato, portò le loro mani intrecciate alle sue labbra. 

Chiudendo gli occhi, chinò il capo su di esse e la sua bocca si mosse appena sopra le loro dita nel dire: "Tu non hai la benché minima idea di quanti secoli abbia atteso la tua venuta.". 

Sarah tremò dall'emozione. 

Sciolse la presa di lui dalle sue mani e, come avrebbe voluto sempre fare, le posò ai lati del suo viso, così vicina da sentire il respiro d'entrambi sulla pelle e giungere alle sue orecchie. Quasi udiva il battito dei loro cuori. 

Gli occhi di lui si riaprirono e la fissarono penetranti ed assorti. Gli stessi occhi del barbagianni. 

"Voglio che tu sappia che non sai quanto" sottolineò lei "abbia voluto continuare a cercarti, nella mia follia. Ed infatti ti ho trovato. In verità, ho capito che, dentro di me, non ti avevo e non ti avrei mai smarrito.". 

"Lo hai dimostrato, mia pura, coraggiosa Sarah. Allora," le chiese tra i baci, "cos' è uno stalker? Mi avevi chiesto di ricordartelo.". 

"E' un barbagianni che si mette a spiare, fissandole per ore intere, delle ragazzine che recitano da sole nei parchi, con accanto un cane di nome Merlino.". 

"Quindi non ne esistono molti.". 

"Forse solo uno. Per quanto mi riguarda, sei tu il mio stalker preferito, maestà.". 

 Una domanda attraversò fulminea i pensieri di lei. "La mia esistenza da terrestre... La scomparsa di Sarah Williams dalla Terra... La mia vita nel Sopramondo. Come si giustificherà la mia assenza? Sarà per loro come se non fossi mai vissuta? Ed anche la sparizione di Daimon!". 

"A questo ho già pensato e penserò io. Uno dei tanti presenti di nozze che riceverai, confezionati dalle mie stesse mani." la rassicurò. "Posso rivolgerti io un solo quesito?" chiese. 

"Dimmi. O come dicono certi giovani, - Spara- !". 

Infinitamente contrariato, Jareth strinse più forte i lembi della sua maglietta sui suoi fianchi. "Perché mai dovrei spararti?" sbottò. 

E lei rise di gusto. "Un minimo di figure grammaticali slang! Aggiungi alla lista: sparare, slang.". 

L'altro scosse la testa con una smorfia divertita. "Quando hai congedato l'Oblio, hai parlato di un accordo che avevi stretto con lui, di vittime infinite da dargli, per averti lasciata andare in precedenza. 

Ed infatti hai mantenuto la promessa con il Sonno Mefitico, perché hai fatto ritorno ed al rintocco della tredicesima ora gli hai consegnato Daimon in cambio, il che è stata un'idea geniale! 

Come sapevi che poteva essere condannata, secondo le mie leggi, ad una tale punizione per il suo tradimento?". 

 Sarah tergiversò, spostando lo sguardo più volte dalla terra a lui e di nuovo, mordendosi il labbro inferiore. "Non lo sapevo infatti. Ho improvvisato. Mi hai parlato di lei, di cosa era in realtà, un demone a guardia delle porte di quello che so, ora, chiamarsi Limbo Slimitante, di chi fosse veramente, la creatrice dei Sigilli e delle pillole, non la mia psicologa, soltanto dopo essere tornata da te. Dopo che Oblio aveva allentato la sua morsa.". 

"Quindi prima... Le eterne vite che avevi giurato di offrirgli per liberarti... Hai semplicemente bluffato, non avevi niente con cui pagare il debito." ammiccò, dimostrandole ancora la stima che provava nei suoi confronti. 

"No, lo avevo eccome!" replicò la Campionessa del Labirinto. "Il mio piano, in origine, era un altro." ribadì. 

Lo vide rabbuiarsi, tra il turbato e lo smarrito: "Quale?". 

Sarah si riempì i polmoni d'ossigeno e poi, obbligandosi a non incespicare nel suo racconto, narrò tutto d'un fiato: "Stavo per cedere, per... Morire. Stavo annegando. 

Poi, ho sentito la tua voce che mi chiamava al di là ed è cambiato tutto. Volevo tornare da te. 

Volevo lottare, volevo sopravvivere con tutta me stessa. Non riuscivo. 

Desiderava prenderci entrambi, l'Oblio. Me e, dopo, anche te. E per origine, tu, sei immortale. 

Non potevo permetterlo. 

L'ho accontentato, sono scesa a compromessi. 

Perciò avevo pattuito con lui non di destinargli una sola ed unica anima, come la mia, ma altre, senza fine, che potessero soddisfarlo, al posto della tua, più una che mi corrispondesse. 

Io avevo in mente di... Sacrificarmi. 

Alla tredicesima ora ho pensato, per un secondo, di soccombere, non te lo nascondo. 

Sono stata egoista. Non potevo rinunciare all'idea di stare con te per sempre, mentre sapevo, finalmente, di amarti. 

Successivamente, le cose sono precipitate e mi sono risvegliata tendendo il monile alla Daimon ed ho capito che potevo rendere lei al nostro posto, ma io... Fin dall'inizio, avevo predisposto di presentare all'Oblio Sarah Williams, il mio spirito mortale, terrestre, più tutti gli altri che sarebbero venuti in seguito. 

Avevo programmato, con l'amuleto ancora in mio possesso, di, una volta vinto la Sfida, rigenerare il tuo regno, affinché tu potessi ricominciare a governare Goblin ed il Labirinto. 

Saresti tornato all'Underground ed al tuo reame, il tuo popolo. 

E, prima di lasciarti, avrei trattenuto quel poco, quella parte di tua, simile immortalità, che mi sarebbe bastata a cibare l'Oblio. Avrei dato infinite vite all'Oblio, le mie infinite vite da immortale. Una dopo l'altra, per sempre.". 

Attese un qualche tipo di reazione da parte sua. Silenzio. 

Dal pavimento, alzò gli occhi verso di lui. 

 Era come paralizzato, perfettamente immobile. Avrebbe potuto tramutarsi in una statua di sale da un momento all'altro, lo sguardo vacuo ed assente, le labbra pallide. 

Percorse con le mani la lunghezza delle sue braccia, per risvegliarlo dal momento di trance. E come per accertarsi che non fosse frutto della sua immaginazione. Sorrise. Almeno non più, oramai. Sapeva che era reale, adesso! 

Attorno a lei, i suoi arti si erano fatti improvvisamente freddi e rigidi. Come se fosse stato rasserenato dal suo tocco, trovò il coraggio di parlare. "Eri disposta a tanto?" mormorò al vuoto e poi a lei, rapito ed affranto. 

Lei si strinse nelle spalle. "Per te. Per te... Sì. Qualunque cosa. Pure gettarmi nell'Inferno. 

E l'inferno che era essere me stessa l'ho conosciuto." dichiarò sicura, piantando le iridi verdi nelle blu del compagno. 

"Ed, almeno, l'inferno, per me, in tal caso, se si fosse avverato il mio disegno, non sarebbero state le fiamme, il buio, la solitudine e la disperazione di una pena eterna da scontare," specificò, "piuttosto amarti e morire e di nuovo rinascere e perire senza mai averti con me." finì, cupa. 

Aveva intriso quelle parole di molta più enfasi e verve di qualunque altra battuta avesse recitato in vita sua: perché erano parole vere e vive. Ed erano le sue. 

Respiravano, pulsavano, vibravano, crescevano. 

Ci aveva buttato dentro, alla rinfusa, tutte le volte che si era sentita morire e che era morta, contando quali parti di sé fossero morte quando lo aveva perduto o soltanto nel mentre che sapeva lo stava perdendo, quando sentiva la sua mancanza tanto da respirare a fatica. 

Quando, come morta, per l'appunto, si era trascinata via nella sua stessa vita, come un cadavere trasportato dalla corrente, conoscendo il proprio destino: quando ancora non sapeva come vivere con lui e nemmeno senza di lui. 

L'unica scelta possibile era non prendere alcuna decisione, semplicemente galleggiare sulle cose finché ne aveva ancora la forza. Finché non si sarebbe abbandonata per annegare. 

Jareth arcuò tanto la schiena da poter seppellire la testa nei suoi capelli, nascondendola tra la sua spalla ed il suo collo, facendo un respiro profondo, come immergendosi in un mare. 

Il suo respiro le soffiò accanto a un orecchio come una brezza calda. 

"Mia diletta... Mio tesoro... Mi avresti sempre avuto comunque. Sono sempre stato tuo, lo sarei stato anche dentro la tua perdita, la tua assenza. All'interno di essa avrei vissuto. Nel tuo essere... E nel tuo non essere più.". 

Sarah rimase così. Assieme a lui. Al suo fianco. Salda. Nel suo spirito, nel suo cuore, nella sua mente, nel suo corpo, ovunque fossero. Ed allo stesso tempo. 

Dopo, più leggera, aggiunse, voltandosi: "Parlando dei miei essere e dei miei non essere... Il tatuaggio... Non abbiamo avuto modo di discuterne!" lo scoprì. 

"Sei sicuro che ti stia bene? Voglio dire, è solo... Per sempre. Resterà per sempre.". 

"Non è e poi così tanto." si sentì rispondere. 

Girò di nuovo su stessa per guardarlo. 

"Ogni mattina, non appena ci sveglieremo insieme, sarà il primo punto della tua pelle che saluterò ed omaggerò con un bacio. Quel tatuaggio... Io ad esso mi devo solo che inchinare, lo rispetto e lo ammiro. E' il simbolo della stima che nutro verso di te. E' la tua storia. E' tutto il tormento che ti sei lasciata alla spalle. E' la tua lotta, le battaglie che ti hanno vista vinta e la fase finale della guerra, in cui hai avuto la tua rivalsa, rialzandoti dalla polvere. Il duello che hai vinto e perso, anche, contro chi ti ha condotto alla follia. Pazzia nella quale hai trovato comunque il modo di custodirci, di proteggerci. E' il passato che ti rende quello che sei: la mia campionessa. E' il tuo stendardo di vittoria: portalo con fierezza, principessa guerriera.". 

 La giovane donna, colpita dalle sue parole, parole che erano verità e realtà conquistate, infine, annuì energicamente, rinvigorita. 

"I festeggiamenti per il tuo risveglio sono appena iniziati nelle sale del Castello. Stiamo per sposarci e prima delle nozze hai diritto ad un addio al nubilato." la invitò Jareth. 

"Tu hai fatto il tuo addio al celibato?" strabuzzò gli occhi verdi di rimando lei, allarmata. 

"Certamente. Ho preso a calci qualche Goblin lanciandolo in aria. Ci siamo divertiti, lo ammetto.". 

Sospirò di sollievo. Bene, solo qualche Goblin defenestrato. 

"Mi è mancato tanto farlo...". Non appena si rese conto di quello che gli era appena sfuggito, strinse le labbra, dispiaciuto. "Ma se lo dici a qualcuno sarò costretto ad ucciderti e sarebbe spiacevole visto che," la baciò più volte su una guancia, la tempia ed il mento, vicino alla bocca, "finalmente, stiamo per unirci come una coppia di sposi e di stirpe regale sul trono di Goblin. Sarebbe un tale peccato!" le intimò ridendo. 

Ricambiando le risate, Sarah lo abbracciò ancora. Non le sembrava mai di averlo abbracciato abbastanza, ogni volta voleva ricominciare da capo. 

"Torna dai tuoi amici e da Toby." le suggerì. "Ne devi aver sentito la mancanza almeno tanto quanto me, se non di più. Ci rivedremo tra poco alla cerimonia. Nel frattempo io finirò di allestire il tutto.". 

Annuì dentro le sue braccia. Stava per scostarsi, quando aveva sentito di nuovo le sue mani sui suoi capelli. Erano senza guanti. 

Lo fissò infastidita e divertita: "Perché?!". 

"Mi piaci spettinata." fu la risposta.

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I cristalli fluttuavano tutt'intorno diffondendo un suono argenteo, in una danza ipnotica, piena di colori e rumori, come comete che lasciano la loro scia nel cielo.

Immagini nelle sfere che, rimanevano incastonate come pietre preziose nella notte.

Il loro movimento delicato era attraente.

Apparvero come gioielli, che, salendo, riflettevano sulla loro superficie trasparente la luce di chi li abitava.

Sarah Williams e Jareth, il re dei goblins, danzavano felici.

Delle strane creature attorno alla coppia gioivano e ridevano.

Toby se ne stava meditabondo in un angolo, a schizzare qualcosa su di un blocco.

Il racconto dell'avventura di Sarah in un nuovo, bizzarro Labirinto aveva dell'incredibile!

Sarebbe stato un meraviglioso soggetto per la sceneggiatura di fumetto.

Se gliel'avessero permesso, ovvio.

Accanto al ritratto della coppia, appena abbozzato, a piè di pagina, aveva scritto: "Come direbbe il mio professore di scienze, siete un sistema bi-planetario. Due piccoli, grandi corpi celesti concatenati. Una luce dentro un'altra luce. Mi chiedo se potrò mai amare a questo modo e chi. Non so darmi risposta. Dopotutto, è per sempre. Ma per due come voi, non è e poi così tanto. Congratulazioni!".

Vinti entrambi dall'amore, ubbidienti al suo richiamo, li vide suggellare nuove promesse e nuovi voti infrangibili con gli incontri delle loro labbra. Ma si potevano davvero considerare perdenti, sconfitti dalla forza che li univa, la quale giungeva ben oltre il loro potere? O erano vincitori? O erano ancor più potenti per via dell'amore? Campioni di due labirinti, sovrani di un mondo unico, due amanti tra le stelle, due sposi in una landa serena, sotto una luna di cristallo.







Ed eccoci al coronamento di tutto. Ho una strana sensazione al petto, non la so spiegare bene ancora... Forse è la consapevolezza che sta finendo tutto. Mi mancherà tutto questo. Loro e voi e noi che siamo con loro e con noi stessi. Cercherò di chiarirlo meglio nella One Shot Extra che vi ho promesso.

A giorni,

- l'Epilogo

- la One Shot Extra

- le Dediche.

La fine.

6.2 k.

Stelle nel cielo.

GRAZIE!

FALLING... FALLING IN LOVE.

Io sono caduta in amore: con Labyrinth, con voi scatenati Goblins. Per sempre.

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