XLIV° ELETTA - PARTE PRIMA
Grassetto: punto di vista di Sarah (dialoghi e riflessioni)
Normale: Sir Didymus, il Saggio, il CopriSaggio, Bubo, Gogol (dialoghi)
Corsivo: Jareth (dialoghi)
Sarah aprì gli occhi, molto lentamente.
Le parve di tornare bambina. Aveva inventato un gioco con sua madre, anni prima, quand'era piccola ed il rapporto con lei ancora felice.
Era la variante più fantasiosa del "Vedo, vedo...". Loro non vedevano un albero o una macchina che l'altra dovesse indovinare. Loro dovevano indovinare cosa vedesse la compagna ad occhi chiusi.
Ed allora ogni risposta poteva essere quella giusta! Vedo una casa fatta di cioccolato... Vedo una vallata con degli unicorni e delle fate in cerchio che ballano... Era possibile!
Vedo... Dei Goblins?
Vedo un gigante peloso la cui tenerezza si esprime attraverso gli occhi grandi quanto palle da tennis ed un cavaliere dalla statura non impotente quanto quella del suo vicino, ma dal coraggio e valore altrettanto incommensurabile?
Vedo un burbero nano i cui occhi sono sgranati davanti a me dalla gioia?
Poteva essere possibile. Ed infatti lo era! Solo che gli occhi li aveva ben aperti!
Li aveva ritrovati, erano lì con lei. Non li aveva perduti!
Non appena se ne rese conto pianse. Pianse e pianse e pianse ancora come non aveva mai fatto.
E neanche una futile parola fuoriuscì dal luminoso sorriso che regnava sul suo volto.
Il suo viso si immerse negli abbracci di tutti, che si erano letteralmente tuffati sul suo letto per stringerla a turno, sgomitando per ottenere il posto in prima fila. Rise.
Stavolta, era l'opposto. Stavolta, era il contrario: non era lei a corrergli incontro nella sua camera. La stanza era diversa, lei era diversa, loro avevano potuto fare ritorno, non viceversa.
"Grazie mamma..." scandì senza emettere suono.
In qualche modo, un suo regalo, nei momenti più importanti della sua vita, arrivava sempre.
Nel passato avrebbe voluto che fosse stata la sua presenza, nient'altro.
E così arrivò anche il suo sofferto, quanto sospirato, personalissimo perdono per la madre.
Incredibile che potesse esserle accanto in quel modo ed in quel mondo, senza rancore, senza rimorsi e rimpianti.
In un dolce ricordo che sarebbe rimasto per sempre.
In qualche maniera miracolosa, sì, l'aveva perdonata.
Che fosse stata proprio lei ad incoraggiarla a credere possibile l'impossibile, fin dall'infanzia?
Senza quella pratica, non avrebbe potuto nemmeno lontanamente immaginare di ritrovarsi a vivere, nell'adolescenza, quell'avventura che era stata il Labirinto!
"Non posso credere di essere stata io a trascinarvi in questo mio incubo..." esordì sospirando, sollevata.
"Ancora non mi spiego bene com'è possibile che fossi in grado di distruggere il Labirinto e tutti voi, tutta Goblin, soltanto credendo che niente di tutto questo fosse reale! D'altronde, non sono io il Creatore del vostro Sottomondo. Jareth lo è, lui dovrebbe avere il potere di distruggere l'Underground!".
Sir Didymus intervenne con tutta la sua dialettica prosopopea: "Milady, invero il suo regno è sempre esistito e con esso i suoi sudditi! Da immemori lune i Goblins rapiscono i bambini assecondando il volere degli umani. Crollò sotto il tuo volere, il reame, negli ultimi tempi. Niuno aveva attraversato prima il Labirinto uscendone indenne! Le tue gesta sono state cantate dai rapsodi e nella storia resteranno per giunta i secoli dei secoli! Quindi ragionevole è dedurre che, compiendo tale impresa, tu avessi il potere di cambiare le sorti!".
Il Saggio s'intromise alzando un lungo e nodoso indice della mano: "Non era mai giunto nelle nostre lande qualcuno che fosse stato capace di sconfiggere il re stregone, tuttavia un giorno una pulzella che ti assomiglia molto, una giovane Sarah, varcò queste porte e vinse ogni sfida, nonostante la sua mortalità.
Quando hai affermato che il sovrano non avesse alcun potere su di te, hai imposto le tue leggi. D'altronde, il reggente ti aveva fatto dono di poteri che usavi già senza comprendere. Ti sei spinta persino ad evocarci nell'Aboveground, fanciulla, subito dopo esserti proclamata Campionessa del Labirinto, superando le insidie e le avversità. Ed il mago regnante te l'ha permesso. Ti ha permesso tutto, manipolare perfino il suo stesso impero, il Labirinto, le creature che lo abitavano... Perché era governato da una forza che va ben oltre il suo potere ed il tuo messi assieme: l'amore.".
Sarah, dischiudendo la bocca dalla sorpresa, non poté fare a meno di arrossire.
"Quali potenze di encefalo!" gridò il Coprisaggio con il solito cinico cipiglio.
"Sarah potente!" disse Bubo, posando una zampona sulla sua testa.
Gogol, benevolo e geloso al tempo stesso, come sempre, spostò dal suo capo la manona del King Kong. "Sei la sua regina, Sarah. Il sovrano ti ha sempre voluto al suo fianco. Ti ha scelta e vista crescere nel Sopramondo per tutto questo tempo. Ricordi? Alle porte del Labirinto ti dissi che immaginavo chi tu fossi, quando mi avevi detto di chiamarti Sarah. Avevo fatto le mie supposizioni!" tirò su col naso, compiaciuto.
Impaziente di rivederlo, Sarah chiese a bruciapelo, scattando in piedi, calciando via le coperte: "Dov'è?". Lo cercò.
"Non ti ha lasciata neanche un istante, se è questo che vuoi sapere." riprese il nano. "Ha vegliato nelle tue stanze aspettando che ti svegliassi. Sapeva che sarebbe passato un bel po' prima che ti destassi, ci ha informati al riguardo: il tuo passaggio dalla tua mente sulla Terra alle nostre terre è avvenuto in modo sbrigativo ed inaspettato.
E'da solamente qualche ora che si è allontanato, per allestire la cerimonia di incoronazione personalmente. Ci ha raccontato dei vostri voti coniugali, che avete suggellato nel Background. Ci ha lasciati qui a farti da guardia, intimandoci, per il nostro bene, di non perderti di vista, mai. Se ti fossi svegliata e non l'avessimo subito informato avremmo avuto a che fare con delle conseguenze terribili... Quindi, adesso che mi ci fai pensare..." sgambettò verso la porta.
Si voltò e lo trovò di fronte all'uscita, a braccia conserte, appoggiato, rilassato, ad uno stipite, con la solita aria beffarda e sorniona.
Partirono in coro tutti quanti: "Vostra altezza!", "Vostra grazia!", "Maestà!".
Sarah perse un battito. Deglutì, emozionata.
Si era materializzato improvvisamente al loro cospetto.
Trattenne il respiro: da dov'era apparso? Da quanto era lì? Li aveva ascoltati? Tramite i cristalli? Quante domande ancora irrisolte sul suo conto!
Subito dopo, il suo cuore ricominciò, martellando. Non era abituata, all'idea che si amassero. Sì, lei lo amava e lui a sua volta. Ed ora che avevano risolto ogni conflitto, chiarendo sé stessi, potevano stare insieme.
Socchiuse gli occhi: Jareth... Ad un passo di distanza, senza averne timore alcuno.
"Sono ancora della stessa idea, ti avviso Gogol." lo avvertì il monarca, senza distogliere lo sguardo da lei, estasiato.
Incantata, la Campionessa del Labirinto trattenne un sorriso. L'aveva accontentata: nel Labirinto della sua Mente gli aveva chiesto, una volta tanto, di pronunciare il nome del suo amico correttamente, quando sarebbero tornati: l'aveva fatto.
E lo stesso Gogol, che era abituato a correggere in automatico, con la forza dell'abitudine, rispose: "Sire, è Gog..." e poi si interruppe improvvisamente. "Ah, lo avete detto bene." boccheggiò sconcertato.
Lo stregone aggiunse, sempre fissandola intensamente: "Mi avete strappato minuti preziosi di quello che sarebbe stato l'idillio del suo risveglio.
Tuttavia, la mia futura sposa e vostra e mia futura regina, è più generosa e magnanima di me verso i suoi sudditi, quindi non permetterà mai che accada l'irreparabile, non mi lascerà torcervi neanche un capello. Consideratevi baciati dalla vostra buona stella.".
A quel punto, il sorriso di Sarah esplose. Non bisogna aver alcun ritegno nell'essere felici, no?
Notò con piacere che né aveva interrotto il momento di giubilo con i suoi amici, fino a quando Gogol non si era ricordato di rintracciarlo e contattarlo e né aveva fatto del male a quel gruppo fedele del popolo per aver disubbidito.
Aveva usato una scusa, una giustificante valida. Aveva citato lei in causa.
Forse semplicemente non aveva voglia di punirli in quel giorno d'allegria assoluta? Probabilmente non voleva e basta comunque, a prescindere da che occasione si festeggiasse nel Castello.
Ma minacciarli lo avrebbe sempre fatto, aveva una reputazione da imperatore da difendere, dopotutto!
"Ora, lasciateci." intimò il Signore del Labirinto.
La giovane donna abbracciò ogni componente della comitiva un'altra volta, prima che se ne andassero.
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