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XLI° LA FINE DI UN VIAGGIO - PARTE PRIMA

Corsivo: punto di vista di Jareth (dialoghi e riflessioni)

Grassetto: Sarah (dialoghi)

*ASTERISCHI = Note dell'autrice




Jareth si avvicinò, lento e fiero. 

Sarah aveva congedato l'Oblio come solo una regina avrebbe potuto fare: con la stessa eleganza e grazia. Con un piano politico arguto e ben oculato. 

Non appena incontrò i suoi occhi, sospirò, felice. Sarebbero stati insieme. Finalmente. Senza niente ad ostacolarli, mai più. 

Sentì ogni cosa del suo essere gridare di gioia e tendere verso di lei, nella necessità urgente d'averla vicino e, prima che se ne potesse rendere conto, l'aveva già raggiunta dove si trovava. 

Lei non l'aveva mai guardato così: amorevolmente. 

Non più guardinga, non più orgogliosa, non più celata. Ma aperta, sincera, accorata, ora. 

"Suppongo di dovermi inchinare al tuo cospetto." le disse subito, devoto. "Le mie congratulazioni: ammiro il modo in cui hai risolto il conflitto. A dir poco sublime. Come c'è da aspettarsi, in verità, dalla Campionessa del Labirinto." le confidò, adorante. 

"Ho imparato dal migliore!" rise lei, sollevata. 

Jareth, ascoltando le sue parole, si sciolse. 

E bastò un attimo perché, senza la benché minima esitazione, si chinasse, fino ad inginocchiarsi, facendole il baciamano. 

Trovò nel contatto con la terra un prezioso alleato, qualcosa a sostenerlo, perché non potesse, per l'immensa letizia provata, mancare. 

Nel sentire sulle sue labbra il sapore e l'odore della pelle della sua preziosa, propose, a capo chino: "Nessuno può biasimarti, per essere scappata via dal tuo mondo, con le tue recite da giovane fanciulla e, più recentemente, la notte dell'incidente, gettandoti in strada. 

Avevi attorno troppi rifiuti e nessuna iniezione d'amore. 

E' sempre stato così: la tua Terra non ti ha mai capita. 

Ma giù, nell'Underground, se lo vorrai, troverai persone vere. Giù, nel Sottomondo, troverai una landa serena, una luna di cristallo. 

Niente ti farà più del male. 

E' solo per sempre, non è e poi così tanto*. 

Lady Sarah Williams, vogliate concedermi l'estrema delizia di chiedervi in sposa, sempre che mi permettiate l'onore di condividere il resto della mia vita e di tutte quelle a venire avendovi al mio fianco, come moglie e regina. 

Em yrram uoy dluow, smailliw haras?**" concluse, nella lingua del Labirinto. 

 "Reve dna reverof, evol ym, sey.***" fu la risposta. 

 Per la sorpresa, arcuò le sopracciglia e sgranò gli occhi. 

Alzando la testa e poi tutto il corpo, incrociò il suo sguardo. 

Con le loro mani ancora intrecciate, allungò un dito verso di lei, che si fermò ad indugiare sul profilo di una sua guancia. 

"Hai appena pronunciato i voti coniugali nel mio... Nel nostro," si corresse, estasiato, "idioma. Come?" le domandò, affascinato. 

 "Rifletti." gli consigliò l'altra. "Ti ho udito parlarmi con la voce del Labirinto, quando mi hai narrato della distruzione del reame. Dalla frase che mi hai citato, sono risalita al dialetto ed ho compreso." illustrò. 

 "E in che modo?" indagò lui, sempre più meravigliato. 

 "Non saprei dirtelo... Lo so e basta." e la sua diletta pose una mano sulla sua bocca, che già stava per aprirsi di nuovo per fare l'ennesima considerazione. "Non conosco il perché!" poco dopo, le chiuse con delle risa ed un bacio. 

Sarah era sua. Sarah lo amava. Sarah era la sua regina. 

Un sorriso ostinato sul volto del re, trasognato, un sorriso dal profondo dell'anima, luminoso ed intenso, non accennava a voler sparire. 

"Mi seguirai, stavolta?" le chiese, dentro alle iridi verdi di lei. Ebbe l'impressione che non ne sarebbe mai più uscito, per nulla al mondo. 

"Sai, quando ci siamo conosciuti, non appena avevi portato via Toby," cominciò la sua amata, "rammenti, quando hai forgiato il primo cristallo che mi hai offerto in dono? Mi era parso, anche soltanto per un secondo, nel suo riflesso, di scorgere il tuo viso.". 

 Lo stregone, al solo ricordo, abbassò gli occhi blu verso la terra e, successivamente, li fece ritornare a Sarah. Con una smorfia imbarazzata, commentò, in un sussurro: "L'avevi notato.". 

 "Sì, ma allora ero troppo preoccupata per l'incolumità del mio fratellino per prestare attenzione ad un dettaglio simile. 

Forse, la sfera semplicemente aveva incastonata l'immagine di colui che l'aveva generata. 

Poco fa, invece, mentre ti confessavo d'amarti, tra le tante cose, ho scoperto il vero significato di questo particolare: il globo conteneva i miei sogni. Ed in essi, avevi incluso te stesso. Fin dall'inizio.

 Avevi previsto che ne saremmo stati entrambi partecipi, per il legame che ci unisce. Di cui io non ero ancora cosciente. 

Ecco, adesso abbiamo portato a termine la tua opera incompleta, mi sembra: ricordi****? 

Non siamo morti, abbiamo vinto. E nemmeno saremo più perseguitati dall'Oblio e Daimon. 

Ed io voglio con tutta me stessa starti accanto. Te l'ho dimostrato. Ho lottato perfino contro i sembianti, me stessa e le pillole per non perderti. Per non perdere quello che siamo. 

E la certezza più assoluta che ho conquistato è questa: se tu riformassi, daccapo, i miei sogni, il tuo riflesso vi sarebbe comunque. E non solo per tua volontà: ne sono consapevole. 

Sei sempre stato tu quello che desideravo, quello che volevo. Perciò ti seguirò.". 

 Il Signore del Labirinto sospirò, sorridente. 

Cullandola fra le braccia, le bisbigliò: "Non hai idea di quanto ho atteso che mi dicessi proprio queste parole! Quanto le ho desiderate, etam luos*****...". 

 "Voglio tornare a casa. Con te, drol ym*****." mormorò Sarah. 

"E' da così tanto tempo che non ho una casa. Anni interi... Anzi, forse, non l'ho mai avuta." soffiò, stremata. 

 "Ed io te ne costruirò una attorno: le mie braccia ed il mio regno. Per te." le assicurò il mago. 

"Non siamo andati oltre le tredici ore, abbiamo risolto l'enigma della tua follia ed hai riconquistato il tuo Io originale." la prese per mano. 

"E come dubitarne? Conosco la tua volontà, il tuo coraggio e la tua forza: una volta vittoriosa, vittoriosa contro la vita sempre e per sempre. 

L'ultimo sforzo da compiere: si tratta di individuare l'uscita, mia cara.". 

"Stando alle conclusioni," ragionò la giovane donna, "dovremmo giungere, a questo punto, al cuore, la mia anima." sottolineò con enfasi. 

 "Precisamente." concordò lui. "Ma lascia pure fare a me!". 

Chiuse gli occhi. E spinse il suo sguardo ben oltre dove sostavano: con la magia ritrovata, vide il dedalo da più prospettive. 

Adottò la più comoda, quella dall'alto ed attraversò le pareti, fatte di un marmo bianco sale, venate grigio cenere. 

Mappò Il Labirinto che avevano appena percorso. Su più livelli. I superiori e gli inferiori. Per individuare che punto occupassero adesso. 

Ora contemplava la sua bellezza con più serenità e ne sorrise, silenziosamente: che bizzarro, terribile, meraviglioso, prodigioso dono strabiliante e sbalorditivo! Esplorare e conoscere la mente di Sarah.

Varcarne le porte, spalancarle, relazionarsi ad essa, apertamente, per com'era veramente. 

Non aveva mai solcato dei meandri simili da visitatore esterno. 

Mai degli intrecci che non fossero stati intessuti dalle sue stesse mani e mai di un altro essere vivente. Ed erano quelli della sua regina. 

Sfiorò ogni piega e curva discendente ed ascendente che conteneva il ricordo dei suoi sembianti. 

Accarezzò ogni via e cammino: una personalità di Sarah legata ad esso, con le sue costruzioni e creature. 

Sentì ancora i suoi passi affondare tra i granelli grigio perla delle sabbie mobili, o procedere più sicuri e stabili nei corridoi del teatro, sul tappeto di foglie autunnali del sottobosco, nei tunnel umidi di pietra, nella radura del lago, nel cocente deserto, sulla scala a chiocciola, nella biblioteca-cattedrale bianca, nella mansarda polverosa. 

Osservò ogni cunicolo e svolta e fissò l'immagine, tra gli svariati solchi, di una piazzola, in posizione centrale, poco distante, le cui mura gli suggerivano, piano, di raggiungerla. 

"E' questione di minuti e saremo liberi, mia cara." le disse. 

 La condusse verso lo spiazzo, vicinissimo, perché non poteva materializzarsi lì con lei, la sua natura umana non avrebbe retto lo sforzo. 

Nel tragitto, Sarah fece delle interessanti osservazioni sul conto di entrambi. 

"Non poteva strapparmi il medaglione con la forza, Daimon. 

Dovevo cederglielo spontaneamente, affinché potesse rovesciare anche il sostituto a cui era stata affidata la corona di Goblin. 

Eppure, nonostante ciò, secondo me, hai sempre avuto il potere, Jareth. 

Non l'hai mai perso! 

Come l'ho sempre avuto anch'io, a prescindere se indossassi il pendente al collo. 

Era solo un catalizzatore per far aumentare ancor di più le mie capacità. Ciò di cui ero in grado. Questo mi hai detto tu stesso. 

Per questo il Labirinto mi ha dato la collana. 

Perché io dovevo accrescere il potere già residente in me per liberarci dal dominio del demone. 

Perché tutto è stato voluto e scelto da me! 

Pensavi di averlo perso quando il Labirinto me l'ha affidato... Ma lo hai solo creduto. Me ne rendo conto adesso! 

Come avresti potuto raggiungermi nei miei sogni per avvertirmi di non fidarmi della Daimon, altrimenti? I sogni sono sempre stati il tuo elemento! 

Mi hai detto che avevo capovolto tutto, le nostre parti. 

- Sono stremato dal vivere in funzione di quello che ti aspetti da me -, mi dicesti tempo fa. 

I ruoli si sono semplicemente rovesciati: io a sottoporti un labirinto che tu dovessi attraversare e superare. Io a guidarti attraverso di esso affinché potessi riconquistare la mia fiducia, potessi convincermi che tutto era stato reale e vero, nonostante i Sigilli ed il veleno delle pillole. Un castello da raggiungere, che in realtà è il mio cuore, la mia anima, dove è celata la verità. Tu umano ed io con la magia, perché volevo che provassi come ci si sente ad essere me e volevo provare come ci si sentisse ad essere te, per un mio desiderio inconscio di comprenderci al meglio. 

Io, quindi, in definitiva, a vivere in funzione di quello che ti aspettavi da me. 

E tu ti aspettavi che prendessi il controllo. 

Perciò mi sono ritrovata addosso il ciondolo, apparso dal nulla, quel giorno alla fiera, subito dopo che il Dedalo mi aveva parlato. 

Per custodirlo, per far sì che la Daimon non avesse accesso al tuo, al nostro potere. 

E' come se mi avessi lasciato come regina in carica, non appena vedevi che si stava e ti stavi dissolvendo a causa della mia follia, perché credevo che niente di tutto questo e di quello che avevo vissuto in passato fosse stato realtà. 

Ti ammalavo ed uccidevo perché non pensavo che tu potessi essere esistente, come il resto che ti stava attorno, il Labirinto, Goblin ed i suoi abitanti. 

Ora so che mi hai permesso di appropriarmi del gioiello, di fare tutto ciò, come se avessi abdicato volontariamente. 

- Ma ciò che nessuno sapeva, era che il re dei goblins si era innamorato della ragazza e le aveva dato certi poteri -. 

Capisci? Il tuo amore mi ha salvata, mi ha dato il potere per salvarci. 

Mi hai fatto dono di questi poteri ed in parte ti sentivi indebolito anche per questo, perché non eri più tu e tu soltanto a detenerli, ma li condividevi, con me, come tua futura regina e futura Signora del Labirinto. 

E così il Dedalo che possediamo ci ha aiutati. E' venuto in nostro soccorso. 

Affidando al co-reggente, me, il monile. 

Per quanto riguarda la sfera in cui ti avevo, diciamo così, messo in trappola, è semplice, non trovi? E' piuttosto ovvio: era un altro modo per custodirti all'interno del simbolo del tuo potere, le sfere. 

Come se fossero state una sorta di talismano, una barriera per isolarti dalla Daimon e tenerti lontano da lei, non credi?". 

Il monarca si arrestò un attimo per guardarla. E poi, illuminandosi, annuì, ammirato. 

"Complimenti, Campionessa!". 

Valutò le sue parole e convenne che le teorie che aveva enunciato non erano del tutto infondate, anzi. 

Era probabile che fossero la semplice verità e la realtà intrinseca dei fatti appena avvenuti. Il suo potere conoscitivo doveva accrescere ogni minuto, dato che le permetteva di formulare delle ipotesi così raffinate e ragionate. 

Merito di tutte le ore che aveva passato con il medaglione? Quanto in lei era fluito? Quanto in lei era stato liberato? 

Oppure era la genuina consapevolezza di tutto quello che aveva appreso a smuoverla, per superare l'ostacolo dei suoi falsi limiti presupposti? 

"Il tuo intelletto supera di netto quello di chiunque altro abbia mai incontrato." la lusingò. "Non che non mi fossi già accorto, infatti, della rara creatura che eri, fin dall'inizio, quando ti osservavo in quel parco. Così eccezionale e... Preziosa. Tutto ciò che puoi fare e comprendere... La tua fede nel mondo magico e la visione che ne hai... Tu sei speciale. Sei diversa." le confermò nuovamente. 

"E' il significato nascosto dietro l'epiteto che mi hai attribuito nel corso degli eventi ultimi che abbiamo vissuto, giusto? E' accaduto poche ore fa. Mi hai chiamato...". 

"Eletta." la interruppe. "Ma dietro a questo appellativo si cela ancora di più. Ricordami di parlartene, quando saremo a casa.". 

Il fabbricante di sogni accompagnò la sua adorata al piazzale, ma si rese conto subito, una volta giunto lì, di dover attendere. 

Non sapeva precisamente cosa. Però doveva aspettare.

 Perché le mura avevano iniziato una conversazione con lui e non avevano mai smesso. 

Un incessante fluire nitido di parole, chiare ed inconfondibili, gli giungevano all'orecchio e gli consigliavano di... Fermarsi. 

Ne approfittò per guardarsi intorno: l'area, circolare, in cui si trovavano, era delimitata da un muro dalle giunture dorate, che si fermavano attorno ad una nicchia vuota, rettangolare. 

Al cui interno, sicuramente, mancava... qualcosa. 

Avrebbe dovuto ospitare un oggetto che non vi era più. Ma quale? Un'immagine? Un'icona? Un idolo scultoreo? 

Con qualche passo si avvicinò alla vuotezza della piccola edicola. Senza mai lasciare andare la mano della Campionessa del Labirinto. 

"Un... Tabernacolo?" esitò lei, confusa. 

"Così pare, un vano in cui riporre..." iniziò. 

La sentì allentare la presa sulle sue dita, per portarle al viso. 

Guardò l'espressione del suo volto, atterrita. "Cosa c'è?" le chiese, allarmato. 

"Penso... Credo che... Sto... Per andarmene...".




* Vi dice niente "No one can blame you, for walking away. Too much rejection, no love injection. But down, in the Underground, you'll find someone true. Down, in the Underground, a land serene, a crystal moon. Nothing never hurts again! It's only forever, not long at all." ?

Parafrasi con aggiunte personale della canzone Underground!

** Sarah Williams, vuoi sposarmi?

*** Sì, mio amore, sempre e per sempre.

****Cap 28, Mea culpa, parte seconda.

*****anima promessa.

****** mio signore.





PENSAVATE DI ESSERVI LIBERATI DI ME... INVECE NO!

In sintesi: il mio computer è esploso.

Ed adesso è tornato tra noi!

Mi scuso dal più profondo del cuore per la lunga assenza, perdonatemi, voi che siete anime pie!

Sono affranta...

Dice il Saggio: "Non piangere sul latte versato".

Ed aggiunge il Coprisaggio: "Ed i cocci sono i suoi!".

STATE ZITTI! Ah, uffa!

A presto con tantissimi altri capitoli ed una oneshot extra tutta per voi perché, perfino durante le vacanze, mi avete fatto arrivare a 6.1 k!

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