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X° PRECIPITATI E VIVI - PARTE SECONDA


Grassetto: punto di vista di Sarah (dialoghi e riflessioni)

Corsivo: Jareth (dialoghi)


"Mi offendi!" s'era sentita di rispondergli Sarah. E così aveva fatto. Possibile che qualsiasi cosa facesse o dicesse Jareth la mettesse costantemente o in agitazione o in esaltazione? Qualsiasi cosa di lui l'animava improvvisamente di energia nuova, in senso positivo e negativo. "Non è e poi così male essere umani..." lo redarguì. "Beh, comunque non hai perso il tuo fascino, maestà" le sfuggì. Si morse la lingua. Non avrebbe mai voluto assecondare l'idea che si era fatta il Re dell'ascendente che poteva esercitare su di lei. Non che ne avesse abusato, però non era saggio provocarlo a quel modo, l'aveva imparato dal ballo, tutta una farsa pur di farle dimenticare di Toby*. Ma se n'era fatto un'idea, si domandò? Quell'abbraccio era stato fin troppo intimo, come un inconfondibile ritrovarsi. "Davvero?" le aveva rivolto uno sguardo canzonatorio, mal celando una nota di compiacimento negli occhi spaiati, mentre s'era avvicinato con l'atteggiamento di un predatore con la propria cacciagione. "E tu, Sarah, ti diverte il mio Labirinto?"** , aveva assunto la stessa espressione ed attitudine di allora, quando aveva trovato lei e Gogol vicino ai Falsi Allarmi. Che errore aveva fatto nel rispondergli con quel: "Un gioco da ragazzi!". Restò immobile, limitando il rumore del suo respiro ed ogni singolo movimento, come ipnotizzata. "Sono caduto..." disse lui, cambiando argomento, rabbuiandosi inaspettatamente. "Sì, anch'io con te. Non so dove siamo adesso". Sarah si guardò attorno, frastornata. Da quando Jareth s'era risvegliato ed aveva ricordato tutto, il resto era precipitato nell'insignificanza. Tuttavia, ora doveva stabilire dove si trovassero. Avvolti com'erano da una coltre di nebbia umida e fredda, non seppe definire cosa li circondasse e cosa li aspettasse, poi, dall'altra parte di quel banco bianco di foschia, impalpabile, eppure, al contempo, dalla trama così consistente da non far scorgere nulla, attraverso di essa. "Non mi stavo riferendo a quello" l'aveva informata il sovrano. "Sono caduto" ripeté, successivamente, dopo una piccola pausa. "Ovvero, dall'Underground alla tua mente, dovunque mi tenessi, ascendendo al Sopramondo mentre stava per avvenire l'incidente d'auto*** e di nuovo adesso, qui con te, nei recessi delle tue strutture mentali. Utilizzo il termine caduto per intendere precipitato da un mondo all'altro. E' per questo che sono umano. E' per questo che non rammentavo chi fossi... Per me era iniziata una nuova esistenza, umana, per giunta. Il  Re dei goblins che conoscevi aveva cessato di vivere, o meglio, di esistere del tutto nella sua mortalità. Non potevo oltrepassare i varchi di questi mondi senza pagare un pedaggio. Senza adattare la mia forma alla sfida sottopostami". Sarah non lo seguiva più. "Quale sfida?". "Oh, Sarah, non mentire a te stessa. Sai benissimo di cosa sto parlando. Non oserei mai insultare la tua intelligenza a questo modo, so di cosa è capace. Lo avrai sicuramente intuito.". Sarah temette di non comprenderlo, ma aveva ragione, d'altronde. Diede voce alle riflessioni che lentamente s'erano intessute e diramate all' interno dei suoi pensieri. "I nostri ruoli si sono... Invertiti, non è così? Tu devi attraversare il dedalo che è la mia testa ed uscirne vittorioso. Allora il medaglione apparso al mio collo possedeva un significato specifico, lo sapevo! Io... Io sono te in questo momento. Sono io a regnare su questo labirinto ed a proporti il gioco.". Il mago le sorrise. "Brillante. Sempre stata perspicace, riguardo alle cose fantastiche che gli altri tuoi rozzi e volgari coetanei non comprendono. Ti è solo sfuggito un particolare: la mia mortalità. E si spiega dal fatto che sono io l'arrogante umano, adesso, a proporre la competizione". "Non potevi rimanere te stesso?" gli chiese. "No. Questo luogo ti appartiene. Anzi, mi correggo. Questo luogo sei tu stessa, la te stessa attuale. Tu detieni il potere, tue le regole, tuoi i tempi e gli ostacoli che si porranno di fronte al nostro cammino". Sarah rise, nell'udire quelle parole. "Non mi dirai che adesso sono immortale.". "Non esattamente... Però niente all'interno di questo posto può nuocerti, dato che ne sei la legittima proprietaria. Al contrario, io...". "Mortale..." disse a sé stessa Sarah. "Puoi essere ferito e... Morire anche. Morire qui dentro?" non poteva, non voleva crederci. "Come quando tu stessa attraversasti il mio, di Labirinto. Totalmente vulnerabile ed in svantaggio qualitativo. Io mi sono servito della mia magia, allora. Ora sei tu a proporre le livellazioni immaginifiche.". "Io dovevo riprendere Toby" specificò, a quel punto, Sarah. "Dovevo riavere il mio fratellino. Tu cosa devi conquistare?". "Te!", fu il pensiero fugace che arrivò, a bruciapelo, fulmineo, alle labbra del Signore del Labirinto, senza esitazione alcuna, rapido come rapida era la constatazione da fare. Appena lo udì Sarah si sentì colma di un calore che sciolse ogni sua difesa. Come aveva fatto a vivere, finora, quella vuotezza che erano stati quegli anni folli, senza niente e nessuno a riempirli di luce? Com'era sopravvissuta, con quella voragine dentro al petto? Com'era possibile che fosse bastata una sola parola detta da lui, proprio lui, il suo nemico, il rapitore di suo fratello, per cancellare le sofferenze degli ultimi quindici anni? "Te." ribadì l'altro una seconda volta, come se fosse una richiesta semplicissima da fare ed altrettanto da ottenere. "E magari senza la pazzia a tenerti prigioniera. Eliminando essa, riconquisterei anche la mia identità. Il mio potere. Il mio popolo, il mio regno. Li rivoglio indietro.". "E come farai?" lo incalzò Sarah, amareggiata. "Devo convincerti che la tua follia non è mai stata reale. Che tutti noi eravamo reali. Che l'impresa che hai compiuto è stata reale. La maniera da adottare la ignoro. Improvviserò. Ultimamente è una cosa che ho imparato a fare. D'altronde, voi umani non potete pianificare tutto e date le mie... Condizioni" rise senza allegria, "non sono altrettanto dissimile dai terrestri, sempre in balia degli eventi". Prese a passeggiare su e giù nella foschia, guardandosi intorno. Le sembrò che galleggiasse, immerso com'era nella nebbia. "Non ho poteri, Sarah. Non posso proteggerti." fissò un punto indefinito oltre le sue spalle, dopodiché i suoi occhi si posarono su di lei, rivolgendole un'occhiata indecifrabile. Gli sembrò... Fragile. A renderlo fragile era l'idea di non riuscire a difenderla, di non essere in grado? Sarah, in tutta risposta, s'illuminò in modo folle, senza nessuna apparente ragione. "Non importa. La nostra volontà è forte". "Hai detto che non sai dove ci troviamo adesso, poco fa?" le chiese, continuando a circoscrivere la zona. "No. In effetti no. Hai qualche idea?". Lo sentì ridere. La sua risata si diffuse attorno a loro come l'eco della voce di un fantasma, dato che, tutto preso dall'esplorazione, ormai si era allontanato di molto da lei. "Non ti sembra abbastanza ovvio? Questi sono soltanto i primi livelli. Ho tredici ore a disposizione per arrivare al tuo cuore, dove giace la verità." alzò un dito, indicando un'enorme orologio dorato, dall'aria antica, a tre lancette, a tredici ore, apparso improvvisamente sopra di loro. Sarah lo guardò: stava sospeso sulle loro teste come una minacciosa spada di Damocle, pronta, retta da un filo invisibile, a cadere e trapassarli, schiacciandoli. "Certo," continuò lui, aggiungendo: "se sapessi controllare meglio i tuoi, di poteri, saremo un gigantesco passo avanti.". "I miei poteri?" pensò Sarah. Pose le dita di una mano dove stava il medaglione al suo collo. "Sì, i miei poteri o almeno quelli di cui mi sono impossessata", rifletté. Jareth aveva, decisamente, ragione: come dargli torto? Non s'era neppure accorta del tempo che era trascorso, che trascorreva e che avrebbe continuato a scorrere lì dentro con lui, se non fosse stato per quell'orologio che era apparso senza un suo comando conscio. Se avesse avuto il controllo delle sue nuove abilità acquisite, avrebbe saputo a cosa sarebbero andati incontro di lì a poco. Quantomeno avrebbe dovuto intuirlo! Eppure lo ignorava. Non sapeva cosa affrontare e come affrontarlo. Non sapeva gestire nulla, all'interno della sua testa. "Ma va bene così: rende il tutto, la sfida solo più interessante ed affascinante." sentì dire dal suo biondissimo interlocutore. Sarah osservò Jareth illuminarsi come un pazzo. "Avremo a che fare con qualcosa di imprevedibile." aveva concluso esaltato, fiero. Sarah dovette letteralmente porre di nuovo il controllo sulla mascella che, caduta per lo stupore, aveva toccato terra. Si ricompose, dandosi un tono: "Tutto qui? Sarà un gioco da ragazzi.". "Non oltre le tredici ore, Sarah." suggerì cupo lui. "Altrimenti le conseguenze saranno terribili. Per tutti noi. Dobbiamo riportare in vita il mio regno. E con lui me stesso. O saremo perduti.". "E sia, Re di Goblin!" gli concesse. "Attraversiamo questo dedalo. Come procediamo?". "Questa è la tua mente. Dovresti essere tu a fare strada, sei tu stessa a conoscerla.". Conoscerla era una parola grossa, soppesò lei. "Ultimamente la mia mente non è stata degli ambienti più semplici e confortevoli, sai...". "Allora ritengo che sia giunto il momento di metterci in marcia. Sarà meglio accelerare il passo.". Lo osservò salire, rispetto al punto che aveva occupato poco prima, fisso, immobile, stazionario. Com'era possibile? Che avesse trovato una via sulla quale inerpicarsi? Corse verso di lui e lo imitò. "Dove siamo?" era stanca di dover fare tutte quelle domande. Tuttavia porre quesiti in un labirinto era fondamentale. E soprattutto porre i quesiti giusti e con le giuste parole. "Se non ti dai una risposta da sola, non mi permetterai di arrivare molto lontano. Io conoscevo il mio Labirinto. E tu, Sarah, conosci te stessa?". Sarah storse la bocca. Riconobbe che aveva sbagliato il modo d'esprimersi. Comunque, avrebbe preferito non conoscere la Sarah attuale. "Non potresti aiutarmi tu con una qualche intuizione geniale? Sai dirmi dove ci troviamo esattamente? Sei più pratico di queste cose. Questa è veramente la mia mente... Siamo... Nella mia testa." non volle più errare nel prendere atto delle cose. "Questo oramai l'ho compreso. Ma..." s'interruppe, sorpresa: sentì una strada formarsi al di sotto dei suoi piedi, il suo passo calpestare dei ciottoli. L'altro, accanto a lei, sembrò non scomporsi affatto. In effetti, apparve ai suoi occhi come quasi indifferente. "Se parli di un'ubicazione precisa, ecco l'informazione" iniziò a dirle. "Tecnicamente è il Sopramondo, la Terra, eppure non lo è. Ci hai portati dentro la mente di un terrestre, di un umano, la tua, all' interno dell'Aboveground. Non è l'Underground, il Sottomondo che hai avuto modo di visitare. Lo chiamerei il "Background", piuttosto e cioè il "mondo che sta dietro" e nello specifico, il Background di Sarah Williams, perché è il tuo ed esclusivamente il tuo. Questo è un Labyrinth Mind, un labirinto della mente" finì. Sarah espirò forte dal naso, sollevando le sopracciglia allibita. "Quindi adesso che percorso imbocchiamo? Voglio dire, non si vede niente." alzò i palmi delle mani rivolgendoli all'insù, come a sfiorare la coltre che li avvolgeva, accogliendola tra le dita. Strinse ed afferrò il nulla. Vide Jareth arrestarsi di colpo e voltarsi verso di lei. Le prese delicatamente il mento tra due dita, costringendo il suo viso ad avvicinarsi al proprio, "Per te è così importante - vedere -" sottolineò il verbo con enfasi, piantando gli occhi spaiati dentro i suoi, un terso cielo invernale che si distende su di un prato in piena fioritura primaverile, avvolgendolo, " la strada che si intraprende, quando la meta è già stata prestabilita? Ti è indispensabile vedere? Oppure è più importante giungere comunque alla destinazione finale, ignorando il percorso preso per farlo? Devi scegliere a cosa credere Sarah.". "Voglio credere ai tuoi occhi. Voglio credere in te." pensò lei. Deglutì rumorosamente: era troppo vicino. Troppo d'occhi, troppo di labbra e di tutto il suo viso. Non lo sopportò oltre. "Questo posto è tanto incomprensibile quanto lo sei tu!" sbuffò, oltrepassandolo. "Cammina, Sarah. Cammina," si disse. "Beh... Coraggio piedi!****".



*Sì, il ballo è anche uno stratagemma per far perdere tempo a Sarah nella sua ricerca. Le tredici ore per attraversare il Labirinto ed arrivare al Castello oltre la città di Goblin, d'altronde, scorrono velocemente. Ricordate, a un certo punto del film Labyrinth, cosa dice Jareth, poco prima che Gogol le consegni la pesca? "Guarda Sarah... E' questo che cerchi tanto?" tiene in braccio Toby, guardandola all'interno della sfera. "Tante pene per un cosa così piccola, ma non per molto..." si rivolge al piccolo Tobias. "Lei presto dimenticherà tutto di te, mio bel fanciullo. Subito, appena Gogol le darà il mio regalo. Dimenticherà anche te.".

**Scena del film: Sarah cade nelle Segrete perché ha sbagliato la risposta da dare all'indovinello delle due porte. In suo aiuto giunge Gogol, che la fa uscire dalla Segreta. Percorrono dei tunnel dove i falsi allarmi, dei giganteschi visi di pietra animati, li redarguiscono dal procedere oltre (Gogol le confida che quando si è sulla strada giusta il Labirinto ne è disseminato). A quel punto, Jareth raggiunge la coppia e rimprovera Gogol per l'aver soccorso Sarah, minacciando di lanciarlo nella Gora dell'Eterno Fetore. Così, poi, si avvicina a Sarah e le chiede (TROPPO BELLO DA SVENIRE "ALL'ISTANTE"): "E tu, Sarah, ti diverte il mio Labirinto?". "And you, Sarah, how are you enjoying my Labyrinth?". E lei gli risponderà: "A piece of cake", espressione tipicamente inglese, "un pezzo di torta", come il nostro "facile come bere un bicchier d'acqua". Nei dialoghi italiani della pellicola cinematografica hanno optato per "Un gioco da ragazzi".

*** Incidente d'auto illustrato nei capitoli "Desidero..." parte prima e seconda e "David?" parte prima e seconda.

**** E' la frase di incoraggiamento che si dice Sarah alle porte del Labirinto in "Labyrinth", prima di intraprendere il viaggio all'interno del Labirinto per riavere Toby indietro.



715 visualizzazioni di occhi Abovegroundiani. Tutti bravi servitori a compiacere il Signore del Labirinto... GRAAAAAAAAAAAAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

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