ONE SHOT EXTRA: "Non sopporto gli addii! 6.4 K"
Okay. Odio gli addii.
Sarò sintetica.
Non è vero, ve l'ho fatta!
Non sopporto gli addii, è vero, ma la farò mooolto lunga, come sempre. Sono logorroica.
Non so che cosa scrivere, in realtà...
Da dove poter cominciare...
Forse, è meglio che cominci da quello che credevo sarebbe stato il mio ultimo giorno al Castello di Jareth.
L'ultimo giorno con la sua corte.
Con Sarah, i Goblins, Gogol, Bubo, Sir Didymus, il Saggio, il Coprisaggio, la Gang degli Sfrenati, Lady Monnezza e gli altri.
Quelle gallinacce nere, certo, non mi mancheranno!
L'ultimo giorno con... Il mio (non ti atteggiare Betta), il nostro tirannico GoblinKing.
Colui che ha inventato per me il soprannome "Elisasbuccia", che, adesso, è quasi come se fosse diventato il mio vero nome qui, altro che Elisabetta!
Colui che mi ha fatto vivere questa avventura: essere lo scriba dell'Underground, per diffondere il racconto delle gesta di lui e della sua regina e darlo agli abitanti del Sopramondo.
Mi sono materializzata nella sala del trono. Per l'ultima volta.
Quante volte ho corso per aggiornare tutti dell'andamento della storia, scivolando e starnutendo per via del glitter.
Cerco di fare una lista, ad alta voce, con la più rilassata ed equilibrata delle attitudini, delle cose che mi sto portando via. Per non perderle e dimenticarle.
"Bozze di Labyrinth Mind... Prese. Il quaderno viola dove appunto tutto... C'è. Il mio computer, ovvio! Il blocco dove ho trascritto la rubrica con i contatti dei lettori più affezionati e le visualizzazioni settimanali? Eccolo qui! Oddio la penna d'oca... Cioè, di barbagianni, che mi ha regalato Vostra Maestà per la mia laurea! Che sciocca, sta proprio qui in tasca. Credo di aver preso tutto...".
Mi sembra di scordare qualcosa.
Esito. Mi si sta spezzando il cuore, lo sento far rumore.
"Allora... Vi saluto..."
Una delle cose che ricordo chiaramente sono le braccia di Sarah che mi stritolano senza sosta.
"Sarah... Sì... Lo so... Lo so... Mi mancherai anche tu... Ma, ogni tanto, sento la necessità di respirare. Perciò dovresti lasciarmi andare!". Mi stringe ancora più forte. "Evidentemente no!" tossicchio imbarazzata.
Tutti mi chiamano cuore di pietra. Perché non piango mai. Difficilmente mi vedrai in un angolino, commossa, con il fazzoletto per soffiarmi il naso, con la voce tremula, cercando di trattenere le lacrime che, copiose, mi scendono dal viso.
Per questa ragione, molti suppongono che io sia un tipo distaccato, che ha il pieno controllo delle sue emozioni. Un tipo tipo... Jareth, ecco.
E' falso.
Io sento tantissime cose, dentro.
E forte.
Un turbinio di luci che esplodono all'altezza del petto nel buio, soprattutto quando vorrei piangere, ma, puntualmente, non ci riesco.
Questo è uno di quei momenti.
Abbracciando Bubo mi perdo. Non riesco più a ritrovare le mie braccia ed il resto del mio corpo per lasciar andare l'abbraccio. Ho qualche pelo in bocca. Bleah! Ah no... Hanno un buon sapore, sanno di cioccolata!
Naturale, Bubo è un cucciolone dolce in ogni suo aspetto.
Mi inginocchio per stringere anche Gogol e Sir Didymus (ho detto inginocchiarmi per non sembrare troppo bassa, in realtà ho solo dovuto chinare la schiena un po' di più, tutto qui) e, senza accorgermene, annego negli abbracci di tutti. Pacche sulle spalle, strette di mano, baci, carezze, buffetti, solletico, persone, o creature, che mi spettinano i capelli, mi ballano attorno o si dimenano tra l'arrabbiato ed il triste perché sanno che me ne sto andando. Ed improvvisamente finiscono. Finiscono le braccia, le dimostrazioni d'affetto. E fa male. Fa male perché già ne senti la mancanza. Di loro e di quelle parole, di quelle storie che hai scritto e che sai non torneranno più. Che continueranno solo dentro di te.
Ne senti la mancanza.
Perfino quando stai all'inizio della fine.
E ti viene da ridere, anche se ti senti morire.
Sì, perché la risata contiene tutta la gratitudine che hai per esserti imbarcata con i più scatenati e selvaggi Goblins di sempre a scrivere la follia di Labyrinth Mind, un vero e proprio dono.
E con la gratitudine, la speranza che non possa finire.
E la speranza, puntualmente, che è la regina di tutti i sentimenti che hai, se le credi... Ti ripaga.
"Posso andare un attimo vicino alla conca, Sarah?" chiedo, riferendomi a quella bizzarra rientranza della sala del trono dove, un tempo, si agitava un bambino in pigiamino bianco e rosso a righe.
Dove, ora, se ne agitano altri due.
"Certo, vieni, vieni!" mi prende per mano e mi porta dai gemellini mezzi addormentati.
Un maschietto ed una femminuccia. Che non si assomigliano: eterozigoti.
Immaginatevi che bella combinazione potrebbe venire: il maschio con i capelli neri di Sarah e gli occhi azzurri di Jareth; la femmina con i capelli biondi di Jareth e gli occhi verdi di Sarah.
Forse non ve l'avevo detto. Ma Jareth e Sarah hanno avuto dei figli.
D'altronde, "Labyrinth Mind" è cominciato in una fredda notte di marzo del 2016, ed ho iniziato a pubblicarne gli sviluppi solo il 5 aprile del 2016. Oggi è l'11 agosto del 2017. In un anno e quasi cinque mesi succedono tante cose. E Sarah è rimasta incinta. E figuratevi che le ore ed i minuti scorrono diversamente qui, a Goblin. Ha partorito da relativamente poco.
Stanno ancora bisticciando su quali nomi dargli, il bel sovrano e la bella sovrana non si sono ancora decisi: inziale J, di Jareth, per il maschio. Iniziale S, di Sarah, per la femmina. Per ora, quelli definitivi sono Jack e Seraphine. Cambieranno idea di nuovo? Certamente sì!
"Ciao bellissimi!" li saluto ficcando i miei indici nelle loro manine paffute, che agitano con un temperamento degno di dieci Toby. Cinque ciascuno. Che energia! E menomale che dormivano! Mi staccheranno le dita, ne sono sicura. Manco fossero gli Sfrenati!
Con fatica, spingendo, mi libero dalla loro stretta, cadendo a terra all'indietro. E ti pareva!
La prima cosa che vedo, al contrario, è il re, acciambellato al suo solito posto, il trono. Ha alzato un sopracciglio, incuriosito. "Ma questi capitomboli li pianifichi? Oppure sono spontanei?".
Faccio l'imbronciata. "Ahaha, si dà il caso che mi abbiate assunto come scriba di corte e non come giullare! Ed il mio contratto..." improvvisamente, il mio tono sarcastico si trasforma in un sussurro malinconico "scade oggi. Portando a termine" annuisco soddisfatta, "ogni scadenza assegnatami. Risultato finale: 6400 paia di occhi hanno letto ed amato Labyrinth Mind con noi!" ecco, sento che sale il pianto, sta arrivando.
Il monarca, ridendo (oddio la sua risata, qualcuno la registri vi prego, non voglio dimenticarla), mi si avvicina. Mi aiuterà a rialzarmi? Tendo una mano. Lui la prende e la usa come appoggio per scendere nella conca dai figli. Che non sopporti nemmeno lui gli addii? Possibile che lui, tra i tanti, rimandi questo momento esattamente come me? Cioè, che lo rimandi io si capisce. Ma lui?
Come meglio posso, (quindi con risultati scarsi) mi alzo senza sembrare ridicola e lo raggiungo di nuovo nella conca. Sarah si è seduta ai bordi con le gambe penzolanti. Che problema hanno? Lui sempre accavallato al trono e lei adesso alla conca? Andasse anche lei sul suo trono, ma nah, si siede con tutta la sua bellezza sopra di noi, neanche una diva a bordo piscina.
Mentre Jareth coccola i suoi figli, non posso trattenermi oltre per sputare fuori il rospo che mi ha stretto la gola da... Un anno e quasi cinque mesi. "Perché io?".
"Perché tu cosa?" mi guarda l'imperatore.
"Perché avete scelto me." spiego.
Lo stregone non mi risponde, così insisto: "Voglio dire... Vi ricordate, il giorno dell'audizione? Volevate qualcuno del mio pianeta, per raccontare la storia del Labyrinth Mind ai mortali terrestri. E c'erano ottime provinanti, perfino migliori di me! Quel sorcio con gli occhiali so tutto io, per esempio... Era molto più preparata di me sul Labirinto. Eppure, mi avete scelta perché, a detta vostra, ho i vostri occhi? Solo per questo motivo? Il colore delle iridi?".
"Sì!" annuisce semplicemente il mago.
"Perfetto." chiudo il discorso a mia volta, un po' delusa. Mi credevo speciale, figurarsi!
Il Signore del Labirinto, allora, mi si accosta. Tra le gambe incrociate ha i gemelli, a cui accarezza la testa. "Rifletti, Elisasbuccia...".
"Elisabetta.".
"Qual è uno degli epiteti che mi hai attribuito? A mio parere, il più importante?".
"Il biondissimo interlocutore di Sarah? Anche se, a giudicare dal colore delle sopracciglia, siete più biondo cenere che biondissimo..." tento, confusa.
"Concentrati. Fabbricante...".
"Di sogni!" mormoro. "Ma cosa c'entra?".
"Io osservo i sogni di tutti, lo sai.".
"E...?"
"Ebbene?".
"Non c'arrivo da sola. Spiacente.".
Roteando gli occhi, sospirando divertito, suggerisce: "Sono i tuoi sogni che hanno fatto la differenza tra tutte le altre provinanti.".
Il pianto è arrivato. "E perché mai?" volto la testa dall'altra parte. Devo, devo nascondere il viso.
Girandomi vedo Sarah che mi sorride.
La voce di Jareth arriva forte e chiara a dirmi la verità: "Vedi, avrei potuto assumere il sorcio con gli occhiali so tutto io, come lo chiami, infinitamente più preparata. Ma non ci teneva come ci tenevi tu. Ed i suoi sogni... Erano molto aridi, sterili. Invece i tuoi... Erano quantomeno interessanti." libera le mani guantate per generare un cristallo che mi lancia al volo.
Ma perché ha la mania di tirare sfere in giro?!
La prendo e ne fisso il contenuto.
"Questa sono io che scrivo nella... Roccaforte. La roccaforte di Elisabetta... Roccaforte. La Roccaforte?" domando incredula. "No no no, voi mi avevate detto che era abbandonata da secoli, appartenente ad un regno vicino che, in un tempo più remoto del vostro, era esistito per poi scomparire nel nulla!".
"Ho mentito.".
"Ma... Vostra altezza!".
"E' una mezza verità, più propriamente.".
"In che modo non lo comprendo.".
"E' vero. Era di un regno vicino ed era abbandonata da secoli. Ma era anche in rovina. Nei tuoi sogni, ho visto una roccaforte in cui desideravi scrivere. Un sogno puro e ricco di sentimento ed intelligenza. Solo questo. Ed è stato abbastanza. L'ho, come dire...".
"Restaurata.".
"Rigenerata.".
"Per me. Restaurata per me.".
"In effetti rigenerata.".
"Sire... Io..." voglio abbracciarlo. Io devo, devo abbracciarlo. Ma lui esce dalla conca prima che ne abbia la possibilità.
Sfidando tutte le mie capacità ginniche (ne ho?) esco dalla conca anch'io.
E va bene, lo ammetto, mi sono fatta aiutare da Sarah!
"Beh, Vostra grazia..." tiro fuori dai pantaloni un mazzo di chiavi molto pesante. "E' tempo di restituirvele.". Sono le chiavi della Roccaforte.
A malincuore, le allungo con un palmo disteso verso di lui.
"E' questo il destino dei tuoi sogni? Vuoi gettarli via?" mi interroga Jareth, intenso.
"Come?".
"Io ti ho donato la Roccaforte. Essa sarà per sempre tua.".
"Ma... Il contratto...".
"Hai voglia di scrivere ancora?".
"Sì, ma...".
"Ed hai voglia di farlo nella tua Roccaforte, nevvero?".
"Sì, ma...".
"Allora coltiva i tuoi sogni, Elisabetta. Non rinunciarci, sono preziosi. Il nostro contratto non finirà fino ad allora.".
Chino il capo. Sì, sto piangendo.
"Stai bagnando la punta dei miei stivali... Suvvia! Non sopporto la vista del volto di una fanciulla inondato da calde lacrime!" accenna lui.
"Oddio scusami! Cioè, mi scusi! Cioè, scusatemi! Cioè, che bello!" rido e piango e piango e rido.
"Potrai fare ritorno ogni volta che vorrai nella Roccaforte. E' tua. Per arrivare qui, serviti di questa." tende indice e pollice per allontanarli dalle altre dita distese, facendo aderire i polpastrelli e, quando li solleva, a poco a poco, tra di essi appare un piccolo cristallo forato, grande quanto una noce. Con l'altra mano, traccia una linea nell'aria: si forma un nastrino blu, che infila nei fori. Ne chiude l'estremità in un nodo.
"E' una..." incespico, afferrandola.
"Collaporta.".
"Colla che?".
"Collana che funge da porta dimensionale. Ovviamente la sfera è marchio del mio potere. Ti porterà unicamente nell'Underground o nella tua roccaforte. Chiunque porti con te, può venire con te.".
"Chiunque porti con me...?".
"Perché credi tutte quelle chiavi?" le indica. "Avrete bisogno di spazio, la roccaforte ha tante stanze... Considerando l'armata di seguaci che ti porti al seguito.".
"A chi vi riferite?". Sfioro il globo del ciondolo. Forse so già di chi sta parlando.
A un certo punto, di scatto, saltiamo sul posto per un rumore assordante che ci investe: la porta del Castello è stata spalancata.
Un gran vociare d'inferno, peggio dei Goblins, si alza e si dirige verso di noi.
"Oh no..." si lamenta Jareth.
"Cosa ho fatto di sbagliato?!" aiuto, ho paura.
"Hai appena pensato a loro, vero?".
"Loro chi?".
"Lo sai benissimo! Anche soltanto il pensiero di loro è stato sufficiente a portarli qui, dato che mentre pensavi a loro hai toccato il monile! Sento già arrivare l'emicrania.".
Quando li vedo entrare, non ci credo. Piango senza più vergognarmi, felice!
MDChiery, AllegraDelBianco, TiberiusHolden, Poesys, Farfalla Impaziente i primi...
Ed i successivi, in rigoroso ordine alfabetico.
Agata, Aly, Anastasia, Bea, Chiara, Kiara, Desiree, Emma, Fabiana, Isabella, Kevin, Laura, Linda, Lucy, Martina, Rebecca, Sara, ed ancora Sara, e di nuovo Sara (3 Sare), Serena, Sofia, Valeria e moltissimi altri che ho conosciuto tramite le pubblicazioni.
Che non vedevano l'ora di riavere il ritorno di "Labyrinth".
E del suo "dove tutto è possibile".
Il biondissimo (a giudicare dalle sopracciglia biondo cenere) immortale grida: "Fermi!".
Tutti inciampando o aggrappandosi l'uno all'altro, si arrestano di colpo.
"Lontani dalla conca!" afferma Jareth.
Già, una mandria impazzita sui suoi figli non ci vuole proprio.
Approfitto del suo momento di distrazione: adesso o mai più!
Agisco più in fretta che posso, così non ha modo di replicare: abbraccio Jareth.
Si irrigidisce tutto, all'inizio, per la sorpresa, poi si rilassa e ricambia, goffo.
Tutti gli altri lo raggiungono.
E gli facciamo un cappotto come si deve: ovvero il classico abbraccione di gruppo. Lo travolgiamo e lui cade:
"LA GORA! LA GORA! LA GORA PER VOI TUTTI!" lo sento urlare.
"Colpa tua!" ribatte Sarah, lanciandosi anche lei, "hai detto soltanto di stare lontano dalla conca e non – state lontani da me! –".
Ecco, la speranza, se le credi, ripaga sempre.
Per questo motivo, quel giorno fu quello che pensavo fosse il mio ultimo giorno al Castello.
Quello che pensavate sarebbe stato anche il vostro ultimo giorno al Castello di Jareth.
A Goblin, nell'Underground.
Alla corte.
Con la comitiva, il clan più animalesco e meraviglioso che abbia mai avuto.
I fratelli e le sorelle che non ho mai avuto. Gli amici che non ho mai avuto. E che, finalmente, ho.
Ricordate cosa ho detto nell'Epilogo: siete il mio parco, sempre e per sempre.
Vi voglio bene.
Con affetto, per sempre vostra
Elisasbuccia
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