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Capitolo 6




          

Madrid, 5 luglio 1762

La mano ruvida e callosa della cameriera, stringeva con forza il manico in porcellana di Capodimonte della spazzola, mentre spazzolava con dedizione la lunga chioma dorata dell'Infanta di Spagna Maria Luisa. Gli occhi nocciola era fissi sul suo operato ed era talmente assorta, che quasi non si accorse dell'ingresso della dama di compagnia.

"È giunta corrispondenza per voi, Vostra grazia!" la informò con ossequioso rispetto la contessa porgendole il vassoio.

"Chi mi scrive?" inquisì ancor prima di afferrare le buste, ma il suo sguardo allenato fu subito catturato dall'unica senza nobili sigilli.

L'afferrò con interesse e lesse le poche righe d'intestazione rimanendone sconcertata. Era la prima volta che le capitava una tale svista.

"Questa non è per me" dichiarò lanciando uno sguardo alla donna che le stava acconciando i capelli e che pareva completamente disinteressata alle loro faccende.

"Charlotte?" la chiamò poi per catturarne l'attenzione.

"Sì, Vostra Grazia" reagì con una sorta di incertezza nella voce. Era preoccupata di aver perso un ordine e lo dimostrò rispondendo allo sguardo dell'Infanta con uno carico d'apprensione.

"C'è una lettera per te nella mia corrispondenza" la informò sollevando la busta a mezz'aria.

"Improbabile, Vostra Grazia."

"Pensi che abbia motivo di mentire?" inquisì inarcando un delicato sopracciglio. "Guarda con i tuoi occhi."

La cameriera prese la busta con evidente soggezione prima di riporla sul  ripiano della toeletta. "Avranno fatto confusione" sentenziò cauta, mi duole avervi recato disturbo.

La contessa ebbe un guizzo di supponenza alla mascella che non sfuggì all'Infanta.

"Adelita, potete andare ora", la congedò Maria Luisa, "vi raggiungerò tra poco."

Una volta sole, l'Infanta tornò a guardare la cameriera nel riflesso. Fin dalle più giovanili reminiscenze, ricordava Charlotte a servizio della sua famiglia. In quel momento, vedeva una donna ormai quarantenne che aveva dedicato la sua vita al Casato dei Borbone, servendolo con rispetto e decoro, senza mai mostrare cedimento. Per tale ragione si sorprese nel vedere per la prima volta sul di lei viso un'espressione sofferente.

"Charlotte, cosa ti succede?" inquisì con interesse. Nonostante ella fosse soltanto una serva, era pur sempre la figura femminile più simile a una madre che aveva nella propria vita. La verità era che le dame da compagnia le servivano perché avevano il titolo e gli agi per starle accanto nei momenti pubblici, ma quando si sentiva triste e perduta, era a Charlotte che confidava le sue debolezze, perché in lei riponeva estrema fiducia.

"Nulla, Vostra Grazia" rispose applicando la parrucca, stando bene attenta a non mostrare l'amarezza che sentiva dentro. Era sicura che quella lettera fosse del suo Antonio, ma come per le altre non aveva modo di leggerle. Se solo non gli avesse mentito quell'ultima notte trascorsa insieme, in quel momento non si sarebbe ritrovata con un cassetto ricolmo di carta e di parole sconosciute.

"Non mentirmi", la rimproverò senza cattiveria, "vedere quella lettera ti ha incupita."

"Non crucciatevi per i problemi di una serva, Vostra Grazia, voi avete ben altro a cui pensare."

"A cosa? La mia vita è assai tediosa in questi ultimi tempi e sai bene quanto me, che se non vi sono novità non vi sono neanche argomenti di discussione. Passo il tempo a poltrire, comprendi?"

"Non proprio, Vostra Grazia, io non ho tempo per oziare."

"Hai ragione", sospirò lanciando uno sguardo curioso alla lettera di Charlotte, completamente dimentica delle proprie, "chi ti scrive da Napoli?"

"Un amico, Vostra Grazia."

"Chi?"

La cameriera sospirò con un sorriso rassegnato. "Non vi arrenderete vero?"

"Sono annoiata", ripeté con fare teatrale molto simile alla regina madre, "dammi un argomento di cui discutere."

"Mi dispiacerebbe se ne parlaste con la vostra dama" ammise mentre continuava il suo operato.

"Non con lei allora, ma raccontami qualcosa di te. A riflettere bene, di te non so nulla!"

"Perché mai dovreste? Sono una serva" ripeté sottolineando il concetto che a Maria Luisa sembrava sfuggire.

"Chi è questo amico?" riprese con le domande.

"Antonio, il valletto di Sua Altezza" rispose, sapendo di non poter mentire. Se l'Infanta avesse voluto, avrebbe potuto leggere da sé la lettera ed ella non avrebbe potuto dire niente.

"Perché ti scrive?" incalzò con un sorriso biricchino. Gli occhi chiari brillanti di maliziosa curiosità.

"Siamo amici" ripeté cercando di rimanere seria, ma l'insinuazione dell'Infanta stuzzicava la propria ironia.

"Fermati e leggila, vediamo cosa ti racconta" propose la giovane allegra.

Il cuore della cameriera si strinse in una morsa di vergogna e arrossì, non potendolo evitare.

"Tu sai leggere?" domandò perplessa. Che il baronetto fosse capace di leggere e scrivere era normale, ma che una proletaria lo fosse, era quanto mai impossibile.

"No, Vostra Grazia" confessò abbassando ancora di più il capo.

"Dunque, perché ti scrive?"

"Un malinteso. All'epoca non ebbi il coraggio di dirglielo" confidò, sentendosi con l'animo più leggero.

"Questa è la prima?" incalzò ancora l'Infanta afferrando la carta.

"No, ne ho altre. Tutte chiuse in un cassetto."

"Perché non me ne hai parlato? Avrei potuto leggerle per te."

"Vostra Grazia, cosa state dicendo, la vostra proposta è colma di gentilezza, ma non esiste che voi rechiate un servigio a una come me."

"Non essere sciocca!", l'ammonì bonariamente. "Non sarò meno principessa se leggerò per te."

Gli occhi nocciola si inumidirono di gratitudine. "Mi ricordate molto la regina", azzardò con voce gentile, "come voi aveva un buon cuore e si prodigava per gli altri senza riserve. Disse una frase simile alla Baronessa il giorno delle sue nozze."

"Davvero?" inquisì con orgoglio.  Quel paragone poteva solo che gratificarla e null'altro.

"Sì, Vostra Grazia."

Maria Luisa s'illuminò con un sorriso appagato. "Vuoi che la legga?" le chiese poi muovendo la lettera davanti al viso.

"Non oso chiedervi tanto, ma se lo gradite, ve ne sarei grata" rispose come era giusto che facesse.

L'Infanta sorrise nuovamente e lesse a voce alta.

Cara Charlotte,

mi auguro che questa lettera ti giunga integra. L'ho spedita con il messo reale insieme a quelle del Reggente perché il messaggio è di notevole importanza. Mi duole informarti che la tua adorata madre è morta il 20 giugno di tubercolosi. Tuo fratello Carlo, ottimo uomo e fratello, ha preso in custodia Anna e Amalia e le ha portate a vivere con sé insieme alla moglie e al figlio. Non so se hai ricevuto le mie precedenti lettere, ma lui ora è spostato, vive in un paesino nell'entroterra dove lavora la terra del suocero ed è felice. Vorrei essere lì con te per stringerti in un abbraccio e darti il mio sostegno. So quanto l'amavi. Sappi, mia amata, che il tuo silenzio rende questa separazione ancora più difficile. Il Palazzo non è più lo stesso senza di te. Spesso erro tra i corridoi nella speranza di incontrarti per rivedere il tuo sorriso, quello autentico che dedicavi solo a me.

Mi manchi immensamente.

Antonio

Gli occhi azzurri della giovane si sollevarono dalla carta per guardare la cameriera alle sue spalle.

"Mi dispiace, Charlotte!" disse semplicemente. Non aveva mai pensato che anche i servitori avessero degli affetti e degli amori.

"È la vita, Vostra Grazia" minimizzò, deglutendo il nodo amaro che le era salito in gola.

"Vuoi rispondere?" le chiese con sollecitudine.

"Non..." una lacrima silenziosa comparve da quegli occhi nocciola scivolando piano sul volto pallido.

Nessuno, oltre Antonio, l'aveva mai vista piangere.

"Merita di sapere, Charlotte, sembra così affranto."

La cameriera abbassò lo sguardo cercando di riacquisire la consueta compostezza. La morte della madre le arrecava notevole dolore, ma sapere che Antonio soffrisse per il proprio silenzio le annichiliva l'anima.

"Mi aiutereste?" domandò con un filo di voce, sperando con tutto il cuore di non indisporla.

"Certo", annuì alzandosi in piedi per andare allo scrittoio, "sai già cosa gli vuoi dire?"

"Ho troppa confusione per esprimere una risposta sensata, Vostra Grazia."

"Ti aiuterò io" si offrì gentile, mentre intingeva il calamaio nell'inchiostro scuro e diceva a voce alta:

Mio adorato,

perdona questo lungo e brutale silenzio, ma la verità è che la lettura mi è difficile e questo scritto non è per mano mia. Ti ringrazio per le notizie, nonostante una sia crudele, perché sapere di mio fratello allevia la mia anima dalla costante preoccupazione che avevo dei miei affetti.

L'Infanta fermò lo scritto per guardarla negli occhi. "Va bene quanto scritto? Vuoi che gli dica altro?" domandò sollecita.

"Ditegli solo che mi manca e che senza di lui, mi sento come se mancasse la parte migliore di me."

Maria Luisa annuì e riprese a scrivere.

Mi manchi, Antonio, più di quanto possano esprimere le parole e sappi, mio amato, che senza di te sento di aver perso la mia parte migliore.

Con eterno sentimento

Charlotte.

"Grazie, Vostra Grazia" asserì la cameriera con una gratitudine talmente grande da raggiungere il cielo.

"Non ho fatto niente di speciale, Charlotte", rispose ponendo il sigillo di chiusura, "ora vai a chiamare il messaggero. Io intanto leggo le mie lettere" asserì e sorrise, felice, di essere stata realmente d'aiuto a qualcuno.



*Mio spazietto*
Carissime alla prossima!

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